MILENA GABANELLI SU TUTTE LE FURIE:”PERCHE’ LE ONG NON SBARCANO I MIGRANTI ANCHE A NIZZA E MALTA?”. EUROPA MASSACRATA!

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venerdì 5 maggio 2017

“MI-JENA” GABANELLI MOZZICA L’UE: “LE ONG SBARCHINO I MIGRANTI ANCHE A NIZZA E A MALTA E FACCIANO ESPLODERE IL PROBLEMA SUI TAVOLI DELL’EUROPA. MAGARI SI INNESCA L’URGENZA DI RIVEDERE GLI ACCORDI DI DUBLINO, E ANCHE QUELLA DI OBBLIGARE LA TUNISIA AD ACCOGLIERE I NAUFRAGHI…”

Milena Gabanelli per il Corriere della Sera

Torniamo ad aprile 2015: al largo delle coste libiche si ribalta un peschereccio con più di 700 migranti. Si solleva l’ indignazione generale e nel Mediterraneo viene messa in campo l’ operazione Triton, sotto il controllo di Frontex, l’ agenzia della guardia di frontiera e costiera europea. Cosa fa Frontex: definisce modelli dell’ immigrazione clandestina e delle attività criminali transfrontaliere ai confini esterni, inclusa la tratta di esseri umani.

Condivide i suoi dati con i Paesi dell’ Ue e la Commissione Europea, e li usa per operazioni congiunte inviando mezzi di rinforzo nelle zone che ne hanno necessità. Dispone di 1.500 esperti. In italia le strutture operative fanno riferimento al Viminale e alla Guardia di Finanza.

Triton (che oggi si chiama Eunavfor Med o «Sophia») fa attività di pattugliamento marittimo e aereo, di soccorso e investigazione per il contrasto dei traffici migratori illegali dal nord Africa. La priorità è il soccorso di vite umane fino a 70 miglia dalle acque libiche, ed è coordinata, su mandato di Bruxelles, dalla nostra Guardia Costiera, che dipende dal ministero delle Infrastrutture. Operano 11 imbarcazioni, 3 aerei, 2 elicotteri.

Il 2015 è un anno cruciale: l’ Europa da un lato monitora, dall’ altro prende le distanze, e a fine anno si chiudono tutte le rotte via terra; mentre l’ instabilità libica consente il via libera ai trafficanti di uomini. Fra il 2015 e il 2016 il numero delle organizzazioni umanitarie che affittano imbarcazioni battendo bandiera panamense, del Belize, olandese, e partono verso le coste libiche, si impenna, e continua a crescere nei primi mesi del 2017.

Più navi e più morti Tutte operano con donazioni private e fino a prova contraria del loro spirito umanitario non si può dubitare. Il dato è che non ci sono mai state tante barche per salvare vite nel Mediterraneo, e mai tanti morti: 4.500 nel 2016, contro i 2.800 del 2015. Dal primo gennaio 2017 a fine aprile i dispersi sono 849. Il pensiero rozzo è: più navi sono pronte a soccorrere e più i trafficanti stipano anime in mare su imbarcazioni improbabili. Allora la risposta civile potrebbe essere: organizziamo più soccorsi! L’ 85% dei migranti irregolari verso l’ Italia parte dalla Libia e proviene dall’ Africa Subsahariana. Si sta aggiungendo un fenomeno nuovo: un flusso dal Bangladesh che arriva in aereo al Cairo, poi scende verso il Sudan e rientra in Libia da sud.

Il rapporto di Frontex e l’ audizione del suo direttore al Senato sono noti: «Gli uomini libici che controllano la migrazione irregolare, il traffico di droga e armi, sarebbero in contatto con le Ong durante l’ operazione di soccorso. Abbiamo evidenze che alcune imbarcazioni spengono per alcune ore il sistema automatico di identificazione».

Il rapporto riservato delle audizioni rese dai migranti dice inoltre «Navigarono per circa 8 ore, quando una nave di Medici senza frontiere venne loro in soccorso. L’ interrogato afferma che la lancia con i facilitatori libici rimase sul posto durante l’ evacuazione e parlarono coi soccorritori. Dopo che tutti i migranti furono salvati, i facilitatori libici distrussero la barca di legno. Prima avevano smontato il motore, che portarono con sé». In un’ altra audizione: «fu messo in mare un gommone con circa 140 persone a bordo, scortato da un gommone ad alta velocità, con 4 guardie armate in uniforme. Dopo poco più di un’ ora, fecero una chiamata, nella quale il testimone li sentì dire: “Abbiamo già lasciato qui la gente, potete venire”». Ancora:

«Al crepuscolo, la barca di legno lasciò la costa libica, guidata per 2 km da un libico armato, che istruì due africani sulle manovre da compiere. Dopo circa tre ore lo skipper africano, che aveva ricevuto dal libico un satellitare, lanciò una richiesta di soccorso Poco prima del salvataggio, gettò in mare il telefono e una bussola. I migranti furono portati, dalla nave Aquarius, a Pozzallo».

Tsunami umano Le testimonianze sono tante, ma dimostrano poco. I numeri di telefono delle navi di soccorso e la loro posizione non sono segreti, si trovano su internet. E comunque di fronte ad un gommone alla deriva non è compito delle Ong occuparsi degli scafisti. Mentre le Procure di Catania e Trapani cercano la mela (o le mele) marcia, sul nostro Paese il nastro trasportatore scarica disperati a ritmo continuo.

Lo tsunami umano si è messo in moto, l’ Europa si è girata dall’ altra parte, noi siamo rimasti l’ approdo più facile. Come ne usciamo? Allestendo i corridoi umanitari nei Paesi d’ origine.

Ma quanti sono i Paesi d’ origine, e chi ci deve pensare? Il ministro dell’ Interno Minniti le sta provando tutte per far dialogare le fazioni libiche a suon di milioni ottenuti dall’ Europa. Paghiamo le tribù del sud per limitare i flussi; addestriamo le guardie costiere libiche e gli forniamo imbarcazioni per impedire le partenze; paghiamo le organizzazioni internazionali perché allestiscano i campi d’ accoglienza in Libia dove fare la ricognizione di chi ha diritto alla protezione. Paghiamo i Paesi d’ origine perché si riprendano i loro migranti economici. Ma fino a quando?

Azioni dimostrative Nella più complessa situazione geopolitica della storia recente, le Ong, oltre a salvare persone, potrebbero fare un’ altra cosa: contribuire a far esplodere il problema sui tavoli dell’ Europa. Per esempio Médecins Sans Frontières, la cui dedizione alla causa è totale, che utilizza navi attrezzate di tutto, non potrebbe tentare un’ azione dimostrativa, sbarcando un carico di migranti a Nizza? Si rifiuterà la civile Francia di soccorrere uomini, donne e bambini? La Fondazione Moas, degli imprenditori milionari Catambrone con sede a Malta, con la loro nave Phoenix, perché non provano ad attraccare almeno una volta nel più vicino porto sicuro della Valletta, come prevede la convenzione di Amburgo? L’ isola è piccola, ma qualche centinaio di persone ogni tanto, potrebbe anche gestirle, in fondo stiamo parlando dello Stato europeo più ricco.

Costringa il Paese che in questo momento ha la presidenza di turno dell’ Ue ad allestire centri degni di questo nome, o al contrario, ad esporre al mondo la propria viltà.

Magari si innesca l’ urgenza di rivedere gli accordi di Dublino, e anche quella di obbligare la Tunisia, che ha firmato la Convenzione di Amburgo, a raccogliere e accogliere i naufraghi, essendo geograficamente il porto più sicuro. Oltre alla consapevolezza che il mondo sta cambiando per tutti.

Fonte: dagospia

Photo by fabiolopiccolo:

DIVERSI SGARBI A PARMA

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SGARBISSIMO!/2 – DOMENICA A PARMA UN EVENTO UNICO: DECINE DI PERSONE CHE PARLANO, RACCONTANO, INSULTANO IL VECCHIO SGARBONE. CHE PER UNA VOLTA DOVRÀ STARE ZITTO, E RELEGATO TRA IL PUBBLICO – CI SARANNO DAGO, BARBARA ALBERTI, LANGONE, LA SORELLA ELISABETTA, VISSANI, GUERRI, GAWRONSKI, OSCAR FARINETTI, DAVERIO, MAURO CORONA, FRANCESCO MICHELI, ECC. ECC.


 

DIVERSI SGARBI A PARMA

www.gazzettadiparma.it

 

Continuando idealmente l’evento del 7 maggio 2016, al Labirinto della Masone si svolgerà l’evento “Studiamo Sgarbi, interpretiamo un interprete”. Convivio di eccellenze su Sgarbi e con Sgarbi, al Labirinto

 

Un parterre de roi di esponenti del mondo della cultura e della società italiana, eccezionalmente riuniti nello stesso luogo, per raccontare Vittorio Sgarbi, al Labirinto della Masone di Fontanellato.

 

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La comunità del Tempio Fudenji, dopo il successo dell’evento “Studiamo Sgarbi, interpretiamo un interprete” dello scorso 7 Maggio 2016, mantenendo la stessa data benaugurante, si fa promotore di un evento unico e irripetibile, che riunisce un nutrito gruppo di professionisti legati in vario modo all’istrionico studioso, ognuno campione della sua arte.

 

Ciascuno di loro con la propria presenza e voce, nella suggestiva cornice del Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, davanti a un Vittorio per una volta spettatore, esprimerà il proprio punto di vista e il rapporto personale (talvolta anche conflittuale) con Sgarbi, in piccoli ma preziosi contributi. L’evento avrà inizio domenica 7 Maggio alle ore 17,30. L’ingresso sarà aperto al pubblico, con il normale biglietto giornaliero di accesso alla struttura.

SGARBI ORIGINE DEL MONDOSGARBI ORIGINE DEL MONDO

 

Per l’occasione nella Sala Calvino del Labirinto della Masone, sarà inaugurata e poi visitabile per tutti i giorni, dal 7 al 14 maggio, una selezione di Franco Maria Ricci delle opere provenienti dalla mostra “Oltre il limite”, organizzata dalla Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, curata da Sabrina Colle, in cui decine di artisti si sono adoperati per dare un’immagine dell’illustre studioso e critico d’arte italiano. Sarà possibile realizzare questo evento grazie al supporto di Finarte e Synergetic e alla partnership con il Labirinto della Masone.

 

Ospiti confermati:

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? Barbara Alberti – scrittrice, giornalista e sceneggiatrice

? Camillo Langone – saggista e giornalista del Foglio e di altre testate

? Carlo Vulpio – giornalista, autore televisivo e politico

? Elisabetta Sgarbi – editrice e promotrice della Nave di Teseo, sorella di Vittorio

? Fabio Massimo Bertolo – direttore della casa d’aste Minerva Auctions

? Fabio Canessa – professore, critico musicale, letterario e cinematografico

? Filippo Martinez – regista televisivo, creativo e autore

? Francesco Micheli – uno dei più importanti finanzieri italiani, appassionato di arte e musica

 

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? Fulvio Pierangelini – storico cuoco del Gambero Rosso, direttore creativo della Rocco Forte

? Gianfranco Vissani – cuoco, scrittore, ristoratore, critico gastronomico e conduttore televisivo

? Giordano Bruno Guerri – scrittore, giornalista e storico

? Jas Gawronski – giornalista, inviato e politico

? Luca Sommi – giornalista e scrittore

? Marco Cubeddu – scrittore, giornalista e personaggio TV

? Maria Rita Parsi – scrittrice, psicologa e psicoterapeuta

? Maria Elisabetta Marelli – regista, autrice e artista multimediale

 

? Mauro Corona – scrittore, alpinista e scultore

? Oscar Farinetti – imprenditore, dirigente d’azienda e fondatore della catena Eataly

? Philippe Daverio – critico d’arte, docente, scrittore, autore, politico e personaggio televisivo

? Roberto D’Agostino – giornalista e personaggio televisivo, autore del sito Dagospia

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? Romano Tamani – cuoco all’Ambasciata di Quistello, da sempre fra i migliori ristoranti italiani

 

? Vittoria Risi – attrice italiana

? Introduce il Rev. Fausto Taiten Guareschi – Abate del Tempio e Monastero Zen Soto Fudenji.

? Presenterà gli ospiti e condurrà la scaletta degli interventi: Tinto della trasmissione Decanter di Radio2

 

Contributi (durata da 5′ a 7′ ciascuno)

 

Fra il pubblico, da spettatore,

? VITTORIO SGARBI

 

e altri ospiti a sorpresa.

La spazzatura dell’oceano diventa una risorsa edilizia

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La spazzatura dell’oceano diventa una risorsa edilizia

 

(Rinnovabili.it) – L’inquinamento degli oceani è ad un livello critico: oggi nei nostri mari finiscono circa 8 milioni di tonnellate di plastica l’anno e senza adeguate misure di contrasto il problema assumerà nel prossimo futuro i contorni di uno tsunami: secondo le elaborazioni della Ellen MacArthur Foundation entro il 2050 nelle acque del Pianeta ci saranno più rifiuti polimerici che pesci. Mentre gli studiosi invitano a ridurne la produzione a monte e ad incentivare le pratiche di riciclo, c’è chi si sta già operando per ripulire gli oceani, creando nuove opportunità di business.

 

Un esempio? La ByFusion, startup statunitense che ha ideato un modo per mettere a frutto tutti questi rifiuti: riciclarli in blocchi di costruzione. Il metodo utilizzato è basato su un’idea dell’ingegnere e inventore Peter Lewis dalla Nuova Zelanda, ora assunto dalla ByFusion. “Abbiamo acquistato la proprietà intellettuale e sviluppato una piattaforma per portare il concept negli Stati Uniti e realizzare le cose in una scala molto più grande”, spiega Gregor Gomory, CEO di ByFusionCon una pressa modulare i rifiuti in plastica sono compressi in blocchi di forma e densità differente, a seconda dello scopo futuro. Il risultato è stato battezzato Replast. E anche se non sono in grado di svolgere lo stesso lavoro del calcestruzzo (in termini di resistenza alla compressione, le loro proprietà di isolamento sono molto più convincenti. “I blocchi Replast hanno caratteristiche incredibili in termini trasferimento di calore e di suono”, aggiunge Gomory. “Potremmo utilizzarli integrati alle normali strutture di costruzione come elementi di riempimento”.

 

La spazzatura dell’oceano diventa una risorsa edilizia

 

Per ora però, ci si deve affidare solo alle parole dell’azienda perché non sono state pubblicate né specifiche tecniche né valori di riferimento per quanto riguarda l’isolamento. Si sa tuttavia che i blocchi non richiedono colle o adesivi, possono contribuire alla certificazione LEED per l’edilizia e possiedono un peso in termini di emissioni di gas serra del 95 per cento inferiore rispetto ai blocchi di cemento. Se il progetto dovesse andare in porto, consoliderebbe la lista delle starup e aziende che negli ultimi anni hanno guardo ai rifiuti marini per creare qualcosa di nuovo, sostenibile ma soprattutto economicamente fruttuoso. Basti pensare alla Bureo che in Cile recupera le vecchie reti da pesca per trasformale in skateboard, o alla Adidas che, in collaborazione con Parley for the Oceans, ha dato vita ad una T-shirt tecnica realizzata con la plastica marina recuperata.

Nasce il centro di riciclo mobile che trasforma rifiuti in piastrelle

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centro di riciclo mobile

 

 

(Rinnovabili.it9 – È alimentato grazie all’energia solare ed è in grado di trasformare rapidamente rifiuti di plastica e tessuto in piastrelle per l’edilizia. Non poteva esserci dunque nome più appropriato di Trashpresso, per il nuovo centro di riciclo mobileinventato da Miniwiz.

La società aveva già fatto parlare di sé con il lancio dei Polli-Bricks, mattoni in PET riciclato con cui nel 2010 è stata realizzata la struttura temporanea EcoARK a Taipei. Il successo dei Polli-Bricks – unità ottagonali leggere e allo stesso tempo robuste e facili da assemblare – ha spinto Miniwiz a osare di più.

Il centro di riciclo mobile Trashpresso nasce dall’esigenza di facilitare le buone pratiche di smaltimento rifiuti anche in quelle comunità remote e isolate che non hanno accesso a infrastrutture e servizi comuni nei centri sviluppati. In altre parole Trashpresso è stato progettato per alleggerire il carico, creando in loco un sistema di upcyclingautosufficiente.

 

Come funziona il centro di riciclo mobile Trashpresso

L’impianto, una grossa scatola lunga approssimativamente 12 metri, è mobile: può essere trasportato ovunque ce ne sia bisogno con l’unica precauzione di essere parcheggiato sotto il sole. Per poter funzionare in aree remote e quindi, con molta probabilità, prive di rete elettrica, l’intero processo di riciclo deve essere autosufficiente. Ecco perché il macchinario è alimentato da alcuni moduli fotovoltaici istallati sulla sommità della struttura.

Una volta portata a destinazione e disimballata, la macchina è in grado di pulire, sminuzzare, fondere e ri-solidificare i rifiuti di plastica e tessuto in piastrelle adatte a pavimentazioni interne ed esterne. Secondo la società, serve l’equivalente di cinque bottiglie in PET per realizzare una piastrella. Trashpresso può produrre circa 10 metri quadrati di piastrelle ogni 40 minuti. Anche l’acqua impiegata per lavare la spazzatura viene riciclata all’interno del sistema, nel tentativo di ridurre ulteriormente la sua impronta

 

“Trashpresso – spiega Arthur Huang, co-fondatore e CEO di Miniwiz – supera le barriere della distanza e dell’energia, dimostrando che il riciclo è possibile ovunque. Non solo permette di trasformare i rifiuti in loco, ma serve anche come strumento educativo nelle comunità isolate”. Il primo utilizzo del centro di riciclo mobile sarà a partire da luglio, nella regione del NianBao Yuze, sull’altopiano tibetano, dove l’aumento del turismo sta incrementando anche l’abbandono dei rifiuti.

I testimoni di Geova

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Che poi, sotto sotto, sono una persona gentile, cioè so cazza pure di aprire la porta ai testimoni di Geova nella controra domenicale, col ragù che mi continua a pippiare nello stomaco, la braciola che ancora cerca un centro di gravità permanente, trattenendo persino il rutto gusto limoncello, modello Hiroshima. Sto lì con l’aria obnubilata di chi sta in overdose da carboidrati, la pupilla dilatata causa sei babà al rum, e il rivoletto di bava secca ai lati della bocca e mi sorbisco eroica le loro teorie sulla fede, coinvolgendo nell’interessante dibattito anche un rappresentante della Folletto in borghese che passava di lì per caso e arrivando, con il suo contributo tecnico, all’ipotesi innovativa che una casa pulita è propedeutica ad una coscienza pulita! E poi volete mettere? Cioè veramente che io a Torre di guardia, quasi quasi, mi ci farei l’abbonamento che sta cosa del “pentiti, la fine del mondo è vicina” mi pare un consiglio in fin dei conti sensato, una teoria assai più convincente rispetto a tutte le boiate che scrivono sui giornali o che sento al telegiornale.

F.to Francesca Prisco

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