MARCO TRAVAGLIO POCO FA HA SPUTTANATO RENZI E LA BOSCHI IN MANIERA COLOSSALE!

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Nel suo editoriale odierno Marco Travaglio silura il duo Renzi-Boschi.

Ecco quello che ha scritto:

“(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Due fatti, freschi di giornata – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 10 maggio 2017, dal titolo “Il copione della vergogna”.

1) Nel suo libro Poteri forti (o quasi) (Rizzoli), l’ex direttore del Corriere e del Sole 24 Ore Ferruccio de Bortoli rivela che nel 2015 una ministra chiese all’amministratore delegato di una grande banca quotata in Borsa, Unicredit, di acquistare la banchetta decotta di Arezzo, la Etruria vicepresieduta dal di lei padre, multato da Bankitalia e indagato dalla Procura per averla male amministrata.

2) Il pm di Napoli che ha avviato le indagini sul padre e alcuni stretti collaboratori dell’ex premier, dopo vari attacchi calunniosi, viene trascinato dinanzi al Csm da un procedimento disciplinare promosso dal Pg della Cassazione a cui il governo dell’ex premier ha appena allungato la carriera, prorogandogli l’età pensionabile; il procuratore capo di Napoli invece viene spedito anzitempo a casa da un decreto dell’ex premier che gli anticipa l’età pensionabile; l’indagine di Napoli viene trasferita a Roma, con i ritmi da ponentino tipici del luogo; e il capitano del Noe che l’ha coordinata viene indagato per falso in atto pubblico a Roma per uno scambio di persona nell’informativa.

Immaginate che accadrebbe se i protagonisti di questi due fatti fossero Silvio Berlusconi e una sua ministra: avremmo (giustamente) le piazze piene di manifestanti contro l’abuso di potere, l’uso privato di pubbliche funzioni, il familismo amorale e l’attacco all’indipendenza della magistratura. Invece la protagonista del primo fatto è Maria Elena Boschi, ex ministra delle Riforme del governo Renzi, ora sottosegretaria del governo Gentiloni: tutti zitti. Cuore di figlia: cosa non si fa per salvare il papà. L’ex premier che ha fatto attaccare dai suoi il pm Henry John Woodcock e gli altri inquirenti napoletani, rei di avere scoperto il ruolo di suo padre Tiziano e del suo ministro Luca Lotti nello scandalo Consip, poi ha allungato la carriera del Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo mentre anticipava la fine di quella del procuratore di Napoli Giovanni Colangelo, poi ha esultato per l’incriminazione del capitano Giampaolo Scafarto e ora vede finire al Csm Woodcock, è Matteo Renzi: tutti zitti. Cuore di figlio: cosa non si fa per salvare il babbo.

Si ripete paro paro il vecchio copione collaudato nel biennio di Tangentopoli e nel ventennio berlusconiano: un pm scopre reati dalle parti del governo e subito finisce nel fuoco incrociato di attacchi politico-mediatici, ispezioni ministeriali, azioni disciplinari, procedimenti di trasferimento d’ufficio, tentativi di scippare l’inchiesta per trasferirla a Roma o in altri lidi più placidi e ameni. La differenza tra ieri e oggi è che i punti di resistenza sono scomparsi. Ai tempi di B. c’erano alcuni giornali, intellettuali e programmi tv che denunciavano i fatti, una parte di opinione pubblica informata e dunque indignata che scendeva in piazza trascinandovi un’opposizione tremebonda e consociativa, una magistratura piuttosto compatta a difesa delle prerogative costituzionali, un Csm non proprio prono ai diktat del governo. Ora che il pericolo viene dal centrosinistra, complice il lungo martellamento di Napolitano contro le Procure più attive, non si muove una foglia. Oggi l’azione disciplinare contro quel discolo di Woodcock, che ha avuto l’ardire di indagare sui cari di Renzi, non la sferra più il ministro della Giustizia, come facevano i vari Biondi, Mancuso e Castelli agli ordini di B. (il Guardasigilli Andrea Orlando ha respinto le pressioni renziane in tal senso e, in un’intervista al Fatto, ha avvertito l’ex premier che, se vuole colpire i magistrati, deve trovarsi un altro ministro): la promuove direttamente un magistrato, il Pg della Cassazione, pochi mesi dopo il decreto contestatissimo (anche dall’Anm) che ha esentato lui e poche altre supertoghe (ma non il procuratore di Napoli) dal pensionamento anticipato. Lo stesso Ciccolo aveva già dato ottima prova di sé nel 2007 contro il pm Luigi de Magistris, impegnato a Catanzaro in inchieste sgradite ai politici e a Napolitano; e soprattutto nel 2012, quando Napolitano, su richiesta dell’indagato Mancino, tentò d’interferire nelle indagini di Palermo sulla trattativa Stato-mafia. Napolitano scrisse al Pg Ciani e al suo vice Ciccolo di assecondare le richieste di Mancino, che puntava al trasferimento dell’indagine e al quale il consigliere giuridico del Colle confidò: “Ho parlato sia con Ciccolo che con Ciani: hanno voluto la lettera così fatta per sentirsi più forti”. Fu persino convocato il procuratore antimafia Piero Grasso, che però rifiutò di avocare l’inchiesta perché non ne aveva il potere e non ne ricorrevano i presupposti.

Ora tocca a Woodcock: Ciccolo lo accusa di “grave scorrettezza” e “indebita interferenza” nelle indagini romane su Consip. E non per un’intervista, che peraltro sarebbe stata giustificata, anzi doverosa per chiarire la sua posizione e difendere l’ordine giudiziario, viste le calunnie di cui era bersaglio. Ma per alcune frasi scambiate con colleghi e riportate da Repubblica che smentivano le menzogne di giornali e politici sulla sua “guerra” ai pm romani e sul suo ruolo di “mandante” dell’errore del capitano Scafarto. Frasi che non interferiscono affatto nel lavoro della Procura di Roma e non rivelano alcun segreto d’indagine. Dunque – lo diciamo chiaro e tondo, anche in perfetta solitudine – quest’azione disciplinare non sta né in cielo né in terra, come dimostrano gli infiniti precedenti di pm coraggiosi (Woodcock compreso) trascinati davanti al Csm e poi prosciolti per aver detto la verità. Piercamillo Davigo, che di simili rappresaglie ne ha subìte parecchie sulla sua pelle, ripete spesso: “Non ce l’hanno con noi per quello che diciamo, ma per quello che facciamo”.

ANDATE IN TV A DIRE CHE ABBASSATE LE TASSE, NEI DOCUMENTI SCRIVETE IL CONTRARIO”. BELPIETRO MASSACRA LA PARASSITA PD MANDATA A RACCONTAR BALLE DAL CIALTRONE DI FIRENZE

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Scontro sulle tasse tra Maurizio Belpietro e Anna Ascani a DiMartedì su La7 . Il direttore di Libero ha demolito la deputata del Pd: “Nel Def c’è scritto che, a differenza di quanto raccontato da Matteo Renzi in conferenza stampa, le tasse che aumentano. Non sono state aumentate ma aumenteranno nei prossimi anni”. La pressione fiscale, continua Belpietro, “nel 2016-2017 arriverà al 44,1 per cento. Lo dice il Def, non lo dico io. Quindi il presidente del Consiglio dice delle cose che non corrispondono al vero”. E sul tesoretto: “Non esiste. E significa spolo una cosa: Renzi sta indebitando il Paese. Come ha fatto per gli 80 euro”.

Prova a ribattere la Ascani: “Lei ha rielaborato le tabelle”. E tira fuori “le clausole di salvaguardia”. Belpietro la zittisce: “Queste argomentazioni sono inesistenti. C’è una tabella del ministero dell’Economia che dice chela pressione fiscale aumenta. Non c’entra niente la clausola di salvaguardia. Non facciamo confusione. Il Def dice una cosa: vi racconto le previsioni macroeconomiche del Paese che dicono che la pressione fiscale aumenta. Punto. Non c’è altra giustificazione: se la pressione aumenta, aumeano le entrate. Tanto è vero che sono documentate con63 miliardi in più. Mi dite da dove cavolo arrivano questi 63 miliardi?”.

Photo by fabiolopiccolo:

Ci penso io.

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Cioè che ci sta qua mia sorella da Milano con mia nipote duenne che io chiamo, sminuendone le gesta, Isis. Che mo vorrei dire a sorema, a parte gli effetti collaterali di qualche tic, gli occhi iniettati di sangue per la privazione di sonno, ecchimosi varie – roba, poi, da prognosi di trenta giorni che non rimane manco la cicatrice – tieni una linea invidiabile… come fai a lamentarti? Che sfaccimma, vuol dire che non ti abboffi manco di terra di camposanto! ! Cosa mi significa, quindi, il biglietto di sola andata per l’Alaska dell’Est che ho trovato, per caso, nella tasca della tua borsa chiusa con tripla catena elettrificata e combinazione? Ad ogni modo, per scongiurare crisi apoplettiche, che poi avrei dovuto pure pulire la bava dal pavimento, le dico di andarsi a fare un giro per i negozi che resto io con la creatura che stava dormendo come un angioletto. Mia sorella mi bacia fugacemente le mani con le lacrime agli occhi e poi piglia na fuga peggio di Bebeep. Passano due decimi di secondo e mia nipote si sveglia con un ruggito che se lo fotte al leone della Metro Golding Mayer. Cioè guardate, che ve ne fate di Rosemary’s baby? Io non ci ho provato manco a trattare, ho capito subito che era meglio arrendermi senza condizioni, per cui in un’ora le ho concesso, senza pietà e dando prova di grandi nozioni didattiche, tutti gli sfizi che mia sorella le concede in un anno; dalle patatine, al gelato, passando per la pasta e fagioli con la nduja, fino al tiro al piattello e al lancio del gatto. Insomma le basi educative minime per un aspirante serial killer di successo, bella della zia! F.to Francesca  Prisco