Ci penso io.

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Cioè che ci sta qua mia sorella da Milano con mia nipote duenne che io chiamo, sminuendone le gesta, Isis. Che mo vorrei dire a sorema, a parte gli effetti collaterali di qualche tic, gli occhi iniettati di sangue per la privazione di sonno, ecchimosi varie – roba, poi, da prognosi di trenta giorni che non rimane manco la cicatrice – tieni una linea invidiabile… come fai a lamentarti? Che sfaccimma, vuol dire che non ti abboffi manco di terra di camposanto! ! Cosa mi significa, quindi, il biglietto di sola andata per l’Alaska dell’Est che ho trovato, per caso, nella tasca della tua borsa chiusa con tripla catena elettrificata e combinazione? Ad ogni modo, per scongiurare crisi apoplettiche, che poi avrei dovuto pure pulire la bava dal pavimento, le dico di andarsi a fare un giro per i negozi che resto io con la creatura che stava dormendo come un angioletto. Mia sorella mi bacia fugacemente le mani con le lacrime agli occhi e poi piglia na fuga peggio di Bebeep. Passano due decimi di secondo e mia nipote si sveglia con un ruggito che se lo fotte al leone della Metro Golding Mayer. Cioè guardate, che ve ne fate di Rosemary’s baby? Io non ci ho provato manco a trattare, ho capito subito che era meglio arrendermi senza condizioni, per cui in un’ora le ho concesso, senza pietà e dando prova di grandi nozioni didattiche, tutti gli sfizi che mia sorella le concede in un anno; dalle patatine, al gelato, passando per la pasta e fagioli con la nduja, fino al tiro al piattello e al lancio del gatto. Insomma le basi educative minime per un aspirante serial killer di successo, bella della zia! F.to Francesca  Prisco 

Banca Etruria e la Boschi

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,IERI SERA A PIAZZA PULITA HO VISTO “UN RAGAZZO” CHE RAPPRESENTA IL POPOLO ITALIANO! Ma vi rendete conto di che Ragazzi Straordinari è fatto il M5S!? con loro fino al 40% e  fino alle Stelle.
Trema lo studio! Di Battista scatenato. Guardate come fa sbiancare Formigli.

#VIDEO>> 


OGNUNO HA IL DOVERE DI UNIRE I PUNTI
Nel 2014 Banca Etruria se la passa male. Se la passa male perché i suoi dirigenti prestano agli amici degli amici della politica decine di milioni di euro spesso non rientrati. Per esempio Banca Etruria presta molto denaro a Sorgenia, società di energia indebitata fino al collo controllata allora dalla CIR di De Benedetti (il patron del Gruppo espresso). Banca Etruria, così come MPS, da moltissimo denaro alle aziende della tessera numero 1 del PD. Banca Etruria presta moltissimi soldi anche alla Saico, un’azienda con sede ad Arezzo e succursale a Laterina, dove la Boschi’s family vive. Nel 2013 la Saico fallisce e finiscono per strada 200 lavoratori. Chi c’era nel CDA di Saico? Stefano Agresti, zio di Maria Elena. La banca, dicevamo, se la passa molto male.
Sempre nel 2014 Maria Elena diventa ministro e pochi mesi dopo il babbo viene nominato vice-presidente di Banca Etruria. Qualche settimana dopo avvengono due fatti che riguardano il babbo e non solo. Papà Boschi incontra a Roma il massone (già condannato per il crac del banco ambrosiano) Flavio Carboni per chiedergli una mano per Banca Etruria. In quei giorni la banca finisce sotto la lente di ingrandimento di Bankitalia che, finalmente, aveva capito che qualcosa non tornava.

Sempre nel 2014 (inchiesta pubblicata oggi da Il Fatto) a Laterina, a casa Boschi, avviene un incontro tra il babbo, la figlia, l’allora Presidente di Etruria Giuseppe Fornasari e i vertici di Veneto banca. Secondo Il Fatto il vertice (al quale partecipò Maria Elena) ci fu per trovare una strategia per difendersi da Bankitalia.
Piccolo inciso. Veneto banca è un’altra banca con un mucchio di problemi. Sapete a chi ha prestato 7,5 milioni di euro? A Denis Verdini, l’artefice (insieme alla Boschi) delle riforme costituzionali bocciate dal Popolo italiano. Verdini, secondo Il Sole 24 ore, ottenne quel denaro per coprire i debiti contratti per le sue società editoriali ma anche per pagare la sanzione data da Bankitalia per le irregolarità nella gestione del Credito cooperativo fiorentino, la sua banca poi fallita.
L’altro ieri veniamo a sapere da Ferruccio De Bortoli che Boschi figlia chiese all’AD di Unicredit di comprarsi la banca di famiglia che se la passava per l’appunto malissimo.
Io feci l’intervento in aula durante la sfiducia alla Boschi. Lei si difese dicendo che “non si era mai occupata di banche”. Bugiarda!
Con il M5S al governo Bankitalia avrebbe più poteri di controllo e sarebbe slegata dalla politica. Con il M5S le banche d’affari sarebbero separate da quelle commerciali. Con il M5S i risparmi dei cittadini sarebbero al sicuro.
Alessandro Di Battista

È nato a Roma da genitori di Civita Castellana, figlio di Vittorio, già consigliere comunale nelle file del Movimento Sociale Italiano. Si è diplomato al liceo scientifico Farnesina della capitale con 46/60 e, dopo essersi laureato in discipline dell’arte, della musica e dello spettacolo (DAMS) presso la Università di Roma Tre ha conseguito un Master di secondo livello in tutela internazionale dei diritti umani all’Università degli Studi di Roma. Successivamente ha lavorato un anno come cooperante in Guatemala, occupandosi di educazione e progetti produttivi nelle comunità indigene.
Nel 2008 si è occupato di microcredito e istruzione in Congo-Kinshasa. Lo stesso anno si è occupato di diritto all’alimentazione per conto dell’UNESCO[5][6][7]. Ha inoltre collaborato col Consiglio italiano per i rifugiati, la Caritas e Amka onlus (organizzazione non governativa dedita alla realizzazione di progetti di sviluppo per i paesi australi).
Nel 2010 è stato in Argentina, Cile, Paraguay, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Guatemala e Cuba per scrivere il libro Sulle nuove politiche continentali
A partire dal 2011 ha collaborato con il blog di Beppe Grillo pubblicando reportage sulle azioni di Enel in Guatemala.
Nel 2012 gli è stato commissionato un libro sui sicari sudamericani da parte della Casaleggio Associati. È quindi partito per Ecuador, Panama, Guatemala e Colombia e a fine anno ha pubblicato l’eBook Sicari a cinque euro, edito da Adagio (Casaleggio Associati), nel quale analizza l’origine del fenomeno del sicariato e propone alcune possibili soluzioni.

La prima comunione

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E io che, ingenua, mi pensavo che le prime comunioni modello sposalizio erano una roba cafona dei miei tempi. Cazzo è che non avevo mai incontrato di persona l’orgogliosa madre di Noemi, Chantecler, Avacomelava Scannasurice. Una donna, in fin dei conti, semplice se non siete così superficiali da soffermarvi sul fatto che sembra l’anello di congiunzione tra Barbie Gang bang e l’ultimo modello di bambola gonfiabile; Lady Godeva, che, peraltro, tengono pure la stessa bocca aperta in un ohhhh di… meraviglia, solo che alla signora è stata colpa del Botox andato di acito. Cioè che dalla grigia sala di attesa del medico della mutua io mi sento all’intrasatta proiettata in uno scenario che è un ibrido tra il Boss delle cerimonie e il mio Grosso grasso matrimonio gipsy. Vengo rapita dalla descrizione del vestito della creatura con corpetto vedo-non vedo, l’acconciatura intrafogliata con rarissime orchidee egrù, le scarpetelle di pexiglas modello Cenerentola. Mi perdo sognante nel volo di farfalle e nel lancio di confetti gusto cotica, fatti realizzare apposta su ricetta dello zio chianchiere. Mi sbavo sulle scarpe quando elenca le trenta portate del menù che si chiude, giustamente con fella di carne arrostuta e spaghetti aglio e olio. Ma, soprattutto, mi scopro priva di scrupoli quando, su due piedi, congegno un efferato piano per entrare in possesso della bimbiniera: una statuina di Capodimonte con le fattezze della peccerella, abiti in seta di San Leucio, cristalli Swarovski al posto degli occhi, che tiri un filo e canta le hit di Maria Nazionale. Ecco, ucciderei per averla. F.to Francesca Prisco 

L’ordine è partito dall’alto, colpite la Raggi”. Dichiarazione choc: il giornalista ha scoperto tutto

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giovedì 11 maggio 2017

“. Condividete.

PS: anche se il video è di qualche mese passato, ricordare queste dichiarazioni nell’opinione pubblica è di assoluta importanza, sopratutto in giorni simili a questi in cui la Raggi viene attaccata per una presunta “Emergenza Rifiuti”, smentita anche da un video del giornalista Franco Bechis.  

                                                         
Nella serata di martedì 20 dicembre è andata in onda su La7 la prima puntata di Terza Repubblica, il talk show politico condotto dal duo formato da David Parenzo e Luca Telese. Tra gli argomenti trattati non poteva mancare il cosiddetto ‘caso Roma’ che coinvolge, anche grazie al massiccio impegno dei mass Media, la Giunta M5S di #Virginia Raggi. Tra i ‘relatori’ della serata c’era Peter Gomez, direttore del fattoquotidiano.it, secondo il quale “buona parte dei giornali rappresentano l’establishment” e non apprezzano, quindi, la “rottura” rappresentata dai grillini. Bianca Berlinguer, ex direttore del Tg3, riporta un dato interessante: a Tor Bella Monaca, quartiere ghetto dove hanno trionfato i 5 Stelle, la gente rivoterebbe la Raggi nonostante tutto. Ma la testimonianza che ‘scassa’ arriva da #Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano La Verità, convinto che sia stato #Matteo Renzi in persona ad ordinare a tv e giornali di colpire la Raggi “per dimostrare che i 5 Stelle sono incapaci di governare”.

Il video dell’attacco di Belpietro a Renzi
“L’attenzione che il circolo dell’informazione ha dedicato a Virginia Raggi e alla Giunta del M5S – questa l’accusa che Belpietro rivolge ai Media mainstream – è superiore a quella dedicata a tutte le altre giunte della Capitale. Io ricordo Ignazio Marino: sbagliò le nomine, faceva gaffe una dietro l’altra, nominò un capo dei vigili che non aveva i titoli, nominò un capo dell’Ama (anche quello senza titoli ndr)”. E questi fatti, ricorda il giornalista di fede berlusconiana, non finirono mai “come titolo di apertura dei principali giornali” e non furono “l’apertura dei tg nazionali”.

Insomma, prosegue Belpietro, “di fronte agli andamenti pessimi dell’economia italiana, i principali tg della Rai hanno scelto di raccontare il caso di Virginia Raggi che aveva sbagliato l’assessore”. Esempio fulgido di “inesperienza e incapacità”, ma che “si facessero le aperture su questo anziché su altro fa abbastanza sorridere”. Poi, ecco la bomba lanciata contro l’ex presidente del Consiglio. “Del resto era evidente – punta il dito Belpietro – il giorno dopo la vittoria del 5 Stelle è partito da Renzi un ordine che aveva questo significato: ‘Colpite la Raggi perché lì dobbiamo dimostrare che i 5 Stelle sono incapaci di governare’”.

“Ma quello che mi colpisce di più – prosegue – è l’esiguità dell’arretramento” nei sondaggi del M5S, calato di soli 1 o 2 punti nonostante la bufera politico-mediatico-giudiziaria che imperversa su di loro, soprattutto riguardo al caso Roma. “Io penso che tutto sommato, di fronte a quello che è successo a Roma, l’arresto di Marra, la Muraro che si dimette, che il M5S rimanga il primo partito italiano dovrebbe far riflettere”. Certo che “sull’onda dell’emozione qualche punto se ne va, ma il M5S conserva tutto quanto il proprio consenso o, comunque, la maggioranza, la stragrande maggioranza del proprio consenso”.

“Evidentemente i romani – questo il pensiero dell’ex direttore di libero – e anche forse gli italiani, a questo punto si rendono conto che Roma era gestita così male che nessuno poteva fare un miracolo, e quindi perdonano alla Raggi l’inesperienza e forse anche la presunzione. Ma sostanzialmente dicono: ‘Vabbè, sono lì da sei mesi, vediamo quello che combinano’”. Alla fine, “nonostante il fuoco di sbarramento che è stato messo in atto nei confronti del Movimento per questo caso – conclude Belpietro rimarcando la sua insospettabilità in quanto lontanissimo dal M5S – gli italiani pensano: ‘Peggio di quello finora non è successo, fra un po’ giudicheremo e tireremo le somme’”.

Photo by fabiolopiccolo:

FOTO. Yemen, l’Arabia Saudita appoggiata dagli USA ha distrutto 412 centri medici e l’Organizzazione mondiale della Sanità distribuisce farmaci scaduti

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I servizi di sicurezza e le autorità mediche yemenite, ieri, hanno sequestrato camion appartenenti alla Organizzazione Mondiale della Sanità OMS, con farmaci scaduti destinato alla popolazione della provincia di Taiz.

FOTO. Yemen, l'Arabia Saudita appoggiata dagli USA ha distrutto 412 centri medici e l'Organizzazione mondiale della Sanità distribuisce farmaci scaduti

Il direttore dell’ufficio medico a Taiz, Wasek al-Fakih, ha spiegato che l’Organizzazione mondiale della Sanità, OMS, ha inviato al popolo yemenita, che vive da 3 anni sotto il blocco saudita-USA, una grande quantità di farmaci scaduti o in via di scadenza.

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Al-Fakih ha sottolineato la necessità che questi aiuti siano conformi alle norme mediche.

412 centri medici distrutti dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita

Da parte sua, il portavoce del Ministero della Salute yemenita, medico Abdel Hakim Kaahlani, ha assicurato che l’industria medica sta per crollare a causa del blocco e dell’aggressione militare della coalizione Di Arabia Saudita-Stati Uniti contro lo Yemen.

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In un’intervista con la catena AlMasirah, M.Kaahlani ha dichiarato che “5000 pazienti con insufficienza renale soffrono di una carenza di farmaci nelle cliniche. Lo stesso vale per i pazienti con cancro e diabete “.

Kaahlani li ha definiti “crimini contro l’umanità gli assalti della coalizione contro il settore medico”, affermando che ci sono stati “80 martiri e 220 feriti tra il personale medico. Le forze della coalizione hanno distrutto 412 centri sanitari e 360 ambulanze “.

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Fonte: www.almasirah.net

 

Attività fisica, 100 minuti a settimana per vivere di più Esperto Usa, 7 regole per ‘sfiammare’ l’organismo

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Bastano cento minuti di attività fisica la settimana per essere in salute e vivere più a lungo, con 7 regole per ‘sfiammare’ l’organismo. Il corpo, infatti, si nutre e si ‘sfiamma’ anche grazie all’attività fisica. Proprio come il cibo, il movimento allena le cellule a disattivare i geni pro-infiammatori e ad attivare quelli della longevità.

 

Perché l’esercizio fisico, al pari dell’alimentazione, può modificare l’espressione dei geni. Ecco perché l’attività fisica è uno dei pilastri della Positive Nutrition, la nuova ‘formula’ della longevità, che riprende l’omonimo titolo del nuovo libro di Barry Sears, biochimico americano ideatore della dieta Zona.

Se ne è parlato oggi a Milano all’International Congress Science in Nutrition organizzato dalla Fondazione Paolo Sorbini per la scienza nell’alimentazione. Dunque movimento e cibo giocano in tandem, perché l’attività fisica aiuta a controllare l’infiammazione ma il cibo giusto aiuta a migliorare la performance. Dando vita a 7 regole chiave, che insieme possono migliorare la qualità di vita.

Queste le 7 indicazioni dell’esperto: 1. La “dose” giusta di movimento. Gli studi scientifici suggeriscono di praticare 3 allenamenti la settimana. In pratica, un giorno sì e uno no; 2. Rispettare l’interval training, ovvero l’intervello tra gli esercizi sportivi con un allenamento ad alta intensità con la massima quantità di ossigeno che i muscoli consumano al minuto, seguito da 3-4 minuti di recupero; 3. L’allenamento a digiuno. Lo sport svolto con una scarsa disponibilità di energia aziona l’enzima della vita, l’AMP chinasi che, se attivato, sostiene la longevità. Questa molecola viene attivata proprio quando la cellula ha poca energia; 4. L’allenamento ‘concorrente’, ovvero, non solo allenamento aerobico. Al corpo serve esercitare anche la forza muscolare. Abbinare i due tipi di allenamento nell’arco della giornata o della settima; 5. L’importanza dell’idratazione. Bisogna bere sempre e nelle giuste dosi, due litri d’acqua al giorno, anche quando non si ha sete; 7. La giusta intensità. Il fiato è un buon metro di misura dell’intensità di un allenamento. Nella prima fase di riscaldamento la respirazione non deve essere mai affannata. (FONTE)

Una vita tutta curve (o Cosa fanno le banche centrali)

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Lo stato della nostra economia può essere emblematicamente spiegato con un episodio: quando Berlusconi, in un periodo di acuta crisi economica, disse che i ristoranti erano pieni, si fu quasi in procinto di fare la rivoluzione. Mi rendo conto che, per chi non è messo in buone condizioni economiche, un’affermazione del genere può essere considerata una presa per i fondelli e, nell’ipotesi più soft, uno sberleffo bello e buono.

In quell’episodio tuttavia si è misurato quanto in Italia quel che conta di più è fare bagarre politica e non risolvere i problemi economici, poiché – se un minimo di preparazione economica la si avesse (e mi riferisco ai politici e non ai cittadini) – non si trascurerebbe mai che la prima regola dell’economia è una regola psicologica: l’ottimismo. E non voglio riprendere Tonino Guerra con l’affermazione che l’ottimismo è il profumo della vita: no, l’ottimismo è il motore dell’economia.

Finché saremo pieni di politici che ci ricordano, come se noi non lo sapessimo già abbastanza bene, che l’economia va male, l’economia non migliorerà mai! Mi spiego meglio: non parlo dell’essere ipocriti, parlo del fatto che i politici non dovrebbero campare delle lamentele, ma dovrebbero proporre soluzioni. Guardatevi in giro e fate mente locale: quanta parte della politica è fatta di accuse e controaccuse, di lamentele, populismi e via dicendo? E quanta parte è fatta dalla messa sul piatto di soluzioni concrete e fattibili?

La politica e i politici di oggi inculcano solo pessimismo su pessimismo. Questa è una delle cause principali, ovviamente non la sola (poiché la situazione italiana è così ingarbugliata che ormai le variabili da considerare sono moltissime), dell’immobilismo della nostra economia.

 A cosa serve l’ottimismo? A riavviare i consumi quando sono fermi o a continuare ad alimentarli quando sono in essere. Una popolazione di consumatori ricettivi incrementa la domanda di prodotti e quindi anche il lavoro richiesto alle aziende, il che si potrebbe convertire in nuove assunzioni giacché per produrre più prodotti serve più personale. Ma perché dico “si potrebbe convertire” e non “si converte”? Perché il condizionale anziché l’indicativo?

La risposta è semplice: nel momento in cui un imprenditore deve decidere se farsi carico o meno di un nuovo stipendio con annessi e connessi, valuta se quest’ottimismo – e quindi la maggiore richiesta di consumo di prodotti – è una costante nel tempo oppure è un “capriccio” momentaneo del consumatore. In quest’ultimo caso, non si prenderà il rischio di assumere un nuovo dipendente che, una volta cessato il consumismo della popolazione, dovrà comunque pagare “a vuoto”; bensì, quel che farà sarà al massimo far fare gli straordinari ai dipendenti già assunti. Ne consegue che non ci saranno nuove persone a beneficiare di un nuovo posto di lavoro.

 Già solo con questi due ragionamenti si è capito come l’ottimismo influenzi, in primis, la produttività di un’impresa e, in secondo luogo, l’aumento dei posti di lavoro. Se invece quest’ottimismo non c’è non si verifica nessuna delle due cose, per il semplice motivo che – anche nel caso in cui gli individui vedessero incrementare il proprio reddito (come sembra, ad esempio, sia avvenuto per le tasche degli italiani nell’ultimo anno) – quei soldini in più non li spenderanno, e invece di andare a finire nella voce Consumo (C) andranno in quella Risparmio (in economia indicato con S, dall’inglese Saving). Lo stesso vale per gli investimenti, interni o esteri: chi investe se non è altamente probabile che l’andamento positivo rimarrà a lungo?

 Ma perché vi parlo di ristoranti e consumi in un post dedicato alle banche?

 Beh, perché in economia tutto è interdipendente. Difatti, l’economia di uno Stato sta bene da tutti i punti di vista quando si trova in una posizione di equilibrio – o ad essa molto molto vicina – tra due indicatori, ossia la curva IS (iniziali delle parole inglesi Investment e Savings) e quella LM (iniziali delle parole inglesi Liquidity e Money), graficamente rappresentate come due rette che si intersecano (nel punto di equilibrio) e che sono matematicamente riassunte, invece, in due equazioni.

 Allora, non voglio fare alta economia, fate solo lo sforzo di seguirmi per qualche riga un po’ più complicata, ma potete capirle tranquillamente e vi servirà per capire un sacco di cose poi. Io, dal mio canto, cercherò di essere il più semplice possibile.

Il grafico qui sotto rappresenta l’equilibrio macroeconomico (quindi quello riferito a uno Stato e non, per esempio, a una singola impresa e al suo andamento economico-finanziario).

 Come spiega il grafico, la curva IS rappresenta l’equilibrio nel mercato dei beni (leggasi, commercio) mentre la curva LM l’equilibrio nel mercato finanziario (leggasi, per semplificare, nel mondo delle valute, delle monete). Il punto di equilibrio cui tendere perché il Paese goda di una situazione economica ottimale è quello di intersezione, indicato con il punto A. I due parametri su cui si muovono le curve IS e LM sono la produzione Y (o anche reddito, inteso come reddito del Paese) indicata sull’asse orizzontale e il tasso di interesse i indicato sull’asse verticale.

Quindi, in breve, IS è quella combinazione di produzione e tasso di interesse che garantisce l’equilibrio nel mercato dei beni e servizi, mentre LM è quella combinazione di produzione e tasso di interesse che garantisce l’equilibrio nel mercato monetario.

Ma Y da cosa è composto? Y è sì la produzione, ma è ancora più semplicemente il reddito. Il reddito di uno Stato intendo. Esso si compone così: Y=C+I+G+X dove

  • C è il consumo (prevalentemente privato, quindi i soldi che mettete/mettiamo in circolazione andando a fare acquisti, sia di beni di prima necessità che di beni “superflui”)

  • I sono gli investimenti

  • G è la spesa pubblica (in questo caso la si intende comprendendo le tasse, o meglio al netto delle tasse. Vale a dire che le tasse T sono un’entrata mentre la spesa pubblica è denaro che esce, di conseguenza il denaro che effettivamente rimane nelle tasche dello Stato è dato dalla sottrazione T-G)

  • X sono le esportazioni nette, ossia esportazioni meno importazioni. Questo perché siamo in un mercato aperto, che quindi commercia con l’estero; altrimenti, se fossimo in un mercato chiuso in se stesso, il reddito dello Stato sarebbe composto solo da consumo, investimenti e spesa pubblica.

La matematica ci insegna che quando uno degli addendi cambia, cambia anche il risultato finale. Quindi se il consumo diminuisce, con gli altri fattori rimasti invece invariati, anche il reddito diminuisce e allora il punto della curva IS in cui si piazza l’economia dello Stato non è più A (quindi l’equilibrio) bensì un altro punto che però non si interseca più con LM in quello che è il punto di equilibrio. Siamo finiti in un punto di “disequilibrio”.

 Perciò, lo Stato, per tornare al punto di intersezione con la curva LM cosa deve fare? Deve intervenire sulle altre componenti del reddito, quindi per esempio sulla spesa pubblica (ad es. taglia le pensioni o gli stipendi degli statali, o fa nuova edilizia statale, ecc.) o aumenta le tasse, oppure prova ad aumentare le esportazioni, di modo che alla fine dei conti il risultato torni ad essere quello iniziale. In pratica, la variazione del consumo viene contemperata dalla variazione di un altro componente, con il risultato finale che mantiene l’equilibrio.

Tutti gli interventi che lo Stato fa o può fare su C, I, G e X prendono il nome di “politica fiscale”. Quindi, quando si parla di politica fiscale solo rispetto alle tasse si riduce notevolmente il significato che economicamente ha questa espressione.

 Ma se non si riesce o non si può momentaneamente intervenire sulla curva IS per riavvicinarsi al punto di equilibrio, è possibile intervenire e quindi far spostare in qualche modo la curva LM? Sì, e in questo caso tutti gli interventi che si fanno sulle componenti di quest’altra equazione prendono il nome di “politica monetaria”.

Ed ecco qui che entra in gioco la banca, per l’esattezza la Banca Centrale. Nell’immaginario collettivo, quella che stampa la moneta. Ma se la stampa non è per diletto o per evitare che i soldi finiscano; la Banca Centrale quando stampa un tot di moneta lo fa per assecondare o contrastare i movimenti della curva LM rispetto alla curva IS. Insomma, la nostra realtà economica è tutta una questione di curve!

 Abbiamo già detto che LM sta per “liquidity” e “money”. Per liquidità intendiamo il denaro sonante, quello che circola, quindi banconote e spiccetti 🙂

E non è assolutamente vero che più moneta circola e meglio è! Difatti, dovete considerare il denaro come un qualunque altro bene che può essere barattato: se prima barattavamo un kg di zucchine con un kg di melanzane, adesso quel kg di zucchine lo barattiamo con una monetina di due euro. Ecco, se iniziate a considerare la moneta come un semplice bene, potete capire perché non è sempre cosa buona che ce ne sia tanto in circolazione.

Mi spiego ancora meglio: pensate alla frutta di stagione. Questa, nella sua stagione, è generalmente in grande quantità per cui tendenzialmente costerà di meno perché facilmente reperibile. Una volta passata la sua stagione, la quantità di frutti disponibile diminuisce facendo sì che il prezzo aumenti, perché quel frutto è divenuto una merce più rara. Riprendendo la moneta e ipotizzando che sia questa il frutto di stagione, se la moneta in circolazione (banconote e spiccetti) diventa troppa essa perderà di valore. Questo significa che se oggi ho 10 euro e per un mese la banca centrale inietta moneta a più non posso nel mercato, io il mese successivo avrò sempre in mano quella moneta da 10 euro ma varrà di meno e potrò comprarci quello che prima avrei avuto ad esempio con soli 9 euro. Tradotto in soldoni (scusate il gioco di parole): se c’è troppa moneta in circolazione, il mio potere d’acquisto cala!

 Ora, tornando alla curva LM, sostanzialmente in base alla posizione che questa curva acquisisce nel grafico (posizione legata o alla congiuntura economica generale che per esempio porta a ridurre i consumi o le esportazioni, o alla politica fiscale del governo o a entrambe, e che quindi è assolutamente interdipendente dalla curva IS), la Banca Centrale di ogni Paese decide quando aumentare la liquidità di moneta e quando ridurla.

Per aumentare la liquidità, sostanzialmente la Banca batte moneta. Ma per ritirarla? Generalmente, l’opzione usata è quella delle obbligazioni di Stato(ricordate i Bot che negli anni ’80 hanno invaso la vita degli italiani e vi hanno fatto sentire ricchissimi?!). Il meccanismo è molto semplice: tu cittadino se vuoi comprare un’obbligazione mi paghi in moneta, quindi io banca centrale a te do il foglietto con l’obbligazione e tu dai a me le banconote e gli spiccetti che quindi ritiro dalla circolazione e mi metto in cassaforte, fino a quando non ci sarà nuovamente bisogno che io li ri-immetta nel mercato. Il problema di queste obbligazioni è che tu, cittadino, le compravi perché ti assicuravano un rendimento futuro a scadenza, quindi la banca centrale non ti avrebbe solo restituito il prezzo che avevi pagato bensì ti avrebbe dato denaro aggiuntivo. In pratica, per ritirare denaro dalla circolazione la banca finiva per indebitarsi.

Al contempo, tu cittadino eri invogliato a comprare più Bot se il rendimento (leggi tasso di interesse) era più alto: ricordate l’asse verticale del grafico che vi ho segnalato su? Quindi, anche la curva LM come quella IS dipende dal tasso di interesse (più alto è più l’obbligazione diventa per me appetibile!).

Quando la Banca centrale immette moneta parliamo di politica monetaria espansiva, quando la ritira è politica monetaria restrittiva.

 Spero che fin qui sia tutto chiaro.

Ora, dove sta l’inghippo?

Sta nel fatto che il grafico IS-LM non è uguale per ogni Paese, bensì ogni Stato c’ha il suo, e dipende dalla propria capacità industriale, da quella commerciale soprattutto di IMPORT-EXPORT, dalla ricchezza pro-capite, e via dicendo. Ne consegue, che sia la politica fiscale (curva IS) sia quella monetaria (curva LM) dovrebbero essere “mosse” a livello nazionale: tutto in genere dipende dalle decisioni statali che vengono eseguite, nel caso della politica fiscale, dal governo (inteso in senso lato) e, nel caso di quella monetaria, dalla Banca centrale.

Su questo trend ci muovevamo fino a quando in Italia vi era la lira, e sebbene non fosse ben presente a nessuno di noi, la nostra Banca centrale doveva operare sulla base della nostra curva LM di modo da completare e complementare le politiche governative che invece operavamo sulla curva IS. Era quindi tutta una questione di bilanciamento ed equilibrio. Fino a quando le due politiche dialogavano, il Paese poteva funzionare. A modo suo, ma poteva farlo.

A maggior ragione perché la Banca centrale poteva, quando necessario, intervenire anche sulla curva IS. Come? Attraverso la svalutazione, ossia la diminuzione di valore della moneta nazionale, che quindi rendeva più competitivi i nostri prodotti all’estero rispetto ad altri aumentando le nostre esportazioni, e quindi facendo aumentare anche la voce delle esportazioni nette (X) presente tra quelle che abbiamo detto essere le componenti di IS.

 Con l’ingresso nella zona euro, cosa è successo? È successo che la curva IS è rimasta nazionale mentre quella LM è diventata unica e soprattutto sovranazionale. Ciò si traduce nel fatto che, siccome la politica monetaria è solo una, magari essa è adatta alla curva IS della Francia o della Germania mentre non è adatta e quindi potenzialmente nociva per la curva IS italiana.

A maggior ragione perché, come da trattato istitutivo, il compito della Banca centrale europea (BCE) NON è assolutamente quello di fare una politica monetaria “tradizionale” o sostenere l’economia europea. No. Il compito principale della BCE è mantenere l’inflazione (quindi la variazione del livello dei prezzi) all’interno di un determinato range. Vale a dire che la BCE batterà moneta o la ritirerà dal mercato (prevalentemente attraverso il meccanismo delle obbligazioni che vi ho raccontato prima) solo e unicamente se questo serve a stabilizzare l’inflazione. Per cui, poco le importa se l’Euro si apprezza o si deprezza, e quindi di come vanno o non vanno le esportazioni.

 Ricordate il periodo in cui si diceva l’Euro è forte? Sì, l’Euro era forte (quindi la moneta era apprezzata) e ciò rendeva conveniente per gli europei, ad esempio, acquistare i beni americani o comunque venduti in dollari. Però, con la bocca piena de “l’Euro è forte, l’Euro è forte, olé!” non ci si rendeva conto (o si faceva finta di non rendersene conto) che l’altra faccia della medaglia era che, mentre i beni venduti in dollari erano appetibili, quelli venduti in euro no. Ne conseguiva che aumentavano le nostre importazioni, ma le esportazioni no (e prima abbiamo visto che a contare nel reddito dello Stato, Y, sono le esportazioni!!!)! Ciononostante, ovviamente, la BCE non si è posta il problema di svalutare. L’euro è rimasto forte per molto tempo.

 Quanto detto non significa che la BCE non possa, in determinate circostanze, venire incontro alle esigenze commerciali dell’eurozona (badate, dell’eurozona nel complesso, non del singolo Paese: la curva LM è solo una!); può farlo purché questo non vada in collisione con il suo compito fissato da Trattato. Infatti, L’articolo 127, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, sancisce che: “L’obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali […] è il mantenimento della stabilità dei prezzi. [ndr. livello dell’inflazione]”.

E successivamente precisa che, “fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC sostiene le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea”

Nb. Il SEBC (Sistema europeo di banche centrali) è composto dalla BCE e dalle Banche centrali di tutti i Paesi membri dell’UE (non solo quelle dei Paesi entrati nell’Euro).

 Questa “critica” alla BCE non significa che il controllo dell’inflazione non sia importante, tutt’altro. Significa però che la politica monetaria è stata privata di moltissimi strumenti che ci sarebbero stati utili…

L’aspetto inflazionistico è importante perché tenendo sotto controllo l’inflazione si impedisce che la moneta che abbiamo in saccoccia perda valore e quindi garantiamo il nostro potere d’acquisto. L’esempio storicamente più noto dei danni dell’inflazione è quello della Germania degli anni ’20, in cui si verificò un fenomeno di iperinflazione dovuto al fatto che la banca centrale tedesca stampava banconote a gogò per poter far fronte al pagamento dei debiti di guerra nonché alle riparazioni (annotatevi mentalmente questo fatto, perché nei prossimi articoli “economici” ci torneremo parlando di JP Morgan & Co.!). Quindi la liquidità di moneta era tantissima e questo portò, nel novembre 1923, il marco a valere un bilionesimo [1/1.000.000.000.000] di quanto valeva nel 1914.

Per fare un paragone, un po’ grossolano ma comunque d’effetto, è come se mille miliardi di euro di adesso fra dieci anni valessero solo un euro. Chiaro il concetto? No? In pratica, se io fossi una miliardaria adesso ma il sistema fosse il balìa dell’inflazione, fra dieci anni, pur tenendo in cassaforte i miei bei miliardi (quindi non sperperandoli a destra e a manca, che è tutt’altra storia!), con quei bei miliardi potrei comprarmi fra dieci anni appena appena un pezzo di pane.

Come sapete tutti, il malcontento e l’enorme crisi economica generati dall’iperinflazione nella Germania di Weimar crearono il substrato per l’ascesa del nazismo (andate a vedere le prime campagne elettorali di Hitler a cosa guardavano!). Questo evidenzia l’enorme nesso tra l’economia e i destini politici di una Nazione, per cui mi rifaccio al primo concetto di questo articolo: siate ottimisti! Perché l’essere pessimisti noi, danneggia l’economia dello Stato (non ha davvero senso vedere lo Stato come qualcosa di avulso da noi. Parafrasando il Re Sole, “L’État c’est nous!”. Lo Stato è fatto dall’insieme degli individui quindi i comportamenti individuali messi insieme fanno il comportamento collettivo. Pensare che l’eurino che abbiamo in tasca non influenzi un bel nulla significa svilire il valore di quell’eurino ma anche svilire il ruolo che il nostro comportamento individuale ha nel contesto economico generale!).

 Il pessimismo fa solo andar peggio un’economia che già va male, il pessimismo aumenta il populismo. A creare il boom economico in qualunque situazione è stata la forte speranza e la determinazione di potercela fare: guardate solo il New Deal proposto da Roosevelt dopo il crollo di Wall Street nel 1929. Come fece l’America a riprendersi da quel disastro solo Dio lo sa! E non è una battuta, perché in questo caso economia e religione hanno in comune una cosa: la fede! Bisogna aver fede che una ricetta economica funzionerà: se non vi si crede tutti o quasi tutti fin dall’inizio, ne abbiamo già decretato la morte.

Alla fine, per fare un altro parallelo, una delle componenti principali del New Deal era la costruzione di grandi opere, anche quando queste non erano proprio prioritarie per gli Stati Uniti, a volte addirittura inutili. Da noi invece appena si cita il ponte sullo Stretto sembra che si stia delirando, la TAV è figlia del demonio e qualunque altra grande opera che viene proposta viene alla fine “accannata” perché si ha paura (basta la paura, eh, non è necessario il sospetto, figurarsi la certezza… è troppo chiedere!) che si possano verificare episodi corruttivi. Nulla di più probabile della corruzione, vero, ma così l’economia italiana, e quindi l’Italia, e quindi noi tutti, uno per uno, siamo e rimaniamo bloccati dalla paura. Grandioso!

Il New Deal è stata la massima espressione della ricetta keynesiana (andatevi a spulciare l’economista inglese John Maynard Keynes, è un tipo interessante!), secondo la quale uno Stato pur di far ripartire l’economia avrebbe dovuto assumere degli operai anche per fare opere perfettamente inutili come seppellire bottiglie vuote nel terreno e una volta seppellite disseppellirle e poi seppellirle nuovamente. Questo perché? Ovviamente non per dare agli individui un lavoro svilente ma perché nel frattempo lo Stato avrebbe fatto da garante al riavvio dell’economia: assumere persone – sebbene per un lavoro completamente inutile – significava pagar loro degli stipendi, che in parte sarebbero divenuti risparmi per le famiglie ma in parte sarebbero divenuti consumi, e quindi l’operaio sarebbe andato a comprare il pane e avrebbe fatto lavorare (e quindi guadagnare) il fornaio, sarebbe andato a comprare i vestiti e quindi avrebbe fatto lavorare (e quindi guadagnare) l’azienda tessile della sua regione, ecc. In questo modo gli Stati Uniti risorsero…

 L’obiettivo è innescare il circolo virtuoso. Se invece di far girare la ruota, mettiamo sempre i bastoni fra le ruote facendoci prevalentemente condizionare dagli urlatori e dai populisti, forse (ma non ci metto la mano sul fuoco) un giorno diverremo un popolo meno corrotto, tuttavia è pressoché certo che non diventeremo un popolo più ricco.

 L’atteggiamento mentale fa tutto: l’atteggiamento mentale batte moneta!

 P.S.: agli economisti di professione, non rimproveratemi se ho soprasseduto a qualche tecnicismo, a quando sarebbe stato meglio parlare di valuta anziché di moneta, ecc. ma vi chiedo di comprendere l’obiettivo di questo blog: essere comprensibile superando i tecnicismi e creare consapevolezza rendendo accessibili le dinamiche di fondo delle cose. E voi sapete meglio di me che quelli che ho raccontato qui sono i rudimenti dei rudimenti della macroeconomia: siate clementi con me!

https://www.ameimportasoltantodisapere.com

Come sapere se l’Ici è prescritta?

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La legge [1] stabilisce che nel caso di omesso o insufficiente versamento dell’Ici o di omessa o infedele dichiarazione Ici, l’ente creditore (nel caso del lettore, il Comune) deve inviare al contribuente:

  1. innanzitutto un avviso di accertamento (in rettifica e d’ufficio) entro il termine del 31 dicembre del quinto anno successivo a quello nel corso del quale si doveva provvedere ad effettuare il pagamento dell’Ici dovuta o a presentare la dichiarazione Ici;
  2. e, successivamente, deve inviare una cartella di pagamento, attraverso Equitalia, nel caso in cui il contribuente non dovesse pagare il dovuto nemmeno dopo la notificazione dell’avviso di accertamento; la cartella di pagamento deve essere inviata al contribuente entro il termine del 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l’avviso di accertamento è divenuto definitivo (l’avviso di accertamento diventa definitivo il sessantesimo giorno successivo alla sua notificazione nel caso in cui non venga impugnato davanti alla Commissione tributaria).

Applicando questi termini al caso del lettore ed applicando i termini stabiliti dalla legge al suo caso, si può dire quanto segue:

  1. per l’Ici 2006 il Comune doveva inviare avviso di accertamento entro il 31.12.2011, mentre per l’Ici 2007 l’avviso di accertamento doveva essere notificato all’indirizzo del contribuente entro il 31.12.2012;
  2. siccome la cartella deve poi essere inviata entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui gli avvisi di accertamento sono diventati definitivi (e gli avvisi diventano definitivi sessanta giorni dopo la loro notificazione all’indirizzo del contribuente) e siccome nel suo caso la cartella risulta notificata il 10.10.2015, si può dire che la cartella è regolare (cioè è stata inviata nel rispetto del termine di legge) se gli avvisi di accertamento (Ici 2006 e 2007) siano pervenuti all’indirizzo del contribuente dopo all’anno in cui gli avvisi sono diventati definitivi); se, invece, gli avvisi di accertamento fossero pervenuti prima del 01.11.2011, allora la cartella notificata il 10.10.2015 è da considerarsi tardiva (in questo caso, infatti, gli avvisi diventavano definitivi nel corso del 2011, cioè scadeva nel corso del 2011 il sessantesimo giorno successivo alla notificazione degli avvisi e, quindi, il termine per la notificazione della cartella scadeva il 31.12.2014, cioè il 31 dicembre del terzo anno successivo all’anno in cui gli avvisi sono diventati definitivi).il 01.11.2011 (in tal caso, infatti, gli avvisi diventavano definitivi all’inizio del 2012 – cioè sessanta giorni dopo la loro notificazione – e, quindi, il termine per la notificazione della cartella scadeva il 31.12.2015, cioè il 31 dicembre del terzo anno successivo.

Tuttavia, anche se nel caso del lettore la cartella dovesse essere tardiva, vi è da precisare che la cartella può essere impugnata entro e non oltre sessanta giorni da quando sia pervenuta all’indirizzo del contribuente altrimenti essa diventa definitiva e non può più essere contestata.

Se la cartella è stata notificata il 10.10.2015, già scaduto il termine di sessanta giorni per poterla impugnare davanti alla Commissione tributaria provinciale (per ottenere il suo annullamento), per cui non è più possibile eccepire la sua tardività (ammesso che vi sia) ed essa è definitiva e non più impugnabile. Allo stesso modo, un’eventuale istanza in autotutela (ammesso e non concesso che la cartella sia tardiva) è assai probabile che sarebbe respinta proprio perché la cartella, regolare o no, è ormai diventata definitiva. In ogni caso, anche se si volesse presentare un’istanza in autotutela (una volta che si sia accertato che la cartella sia tardiva e cioè una volta che si sia accertato che gli avvisi di accertamento siano stati notificati prima del 01.11.2011), si deve tener presente che l’istanza in autotutela non sospende la decorrenza degli interessi da calcolarsi sul dovuto e non sospende le procedure di riscossione di Equitalia (la quale, una volta che siano passati 120 giorni da quando è pervenuto l’avviso, potrà avviare le procedure cautelari quali, ad esempio, il fermo amministrativo dell’autoveicolo di proprietà o anche le procedure esecutive come pignoramenti di stipendi o pensioni o di conti correnti bancari o postali).

Infine:

  1. a) le date di notificazione degli avvisi di accertamento dell’Ici 2006 e dell’Ici 2007 (che sono comunque indispensabili per comprendere se la cartella di pagamento sia tardiva o no, anche se essa non risulta più oggi contestabile) possono essere individuate nella stessa cartella di pagamento notificata il 10.10.2015;
  2. b) è possibile chiedere ad Equitalia (in alternativa all’istanza in autotutela), la rateizzazione dell’importo da pagare (la rateizzazione, una volta concessa e sottoscritta dal contribuente, impedisce ad Equitalia di avviare la procedura di fermo amministrativo o di procedere con azioni esecutive di pignoramento in danno del debitore).

Articolo tratto da una consulenza dell’avv. Angelo Forte

note

[1] L. n. 296 del 2007 che è in vigore dal 1.1.2007, ma che è comunque applicabile anche all’Ici 2006.