IL PD DI NUOVO NEI GUAI MA I GIORNALISTI NASCONDONO LA NOTIZIA:CONDIVIDETELA VOI!

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sabato 6 maggio 2017

A Milano abbiamo il sindaco piddino Sala indagato e un’indagine dell’Anac su 173 monitor installati al Palazzo di giustizia, comprati con fondi Expo ma senza gara.

I giornaloni, però, non ritengono importante questa vicenda. Ne parlano, sì, ma la relegano nelle pagine interne dei propri siti, senza metterla in evidenza.

Sono più importanti i guai della Raggi e ai cittadini, di ciò che succede a Milano, non è dato sapere. Ma per fortuna c’è internet e ci sono i social network e potete leggere quanto segue.

Anac indaga su fondi Expo a Tribunale

Riporta Il Corriere della Sera:

“Per mesi e mesi sono rimasti assolutamente spenti, poi hanno cominciato a funzionare per un «test-udienza facile» che dura ancora senza fine e solo da un annetto una sparuta parte dei 173 monitor che tappezzano pareti e i corridoi del Palazzo di giustizia fa il proprio dovere fornendo ai circa 10mila utenti che ogni giorno entrano nell’edificio di corso di Porta Vittoria poche informazioni stringate sulle udienze in corso nelle sezioni civili del Tribunale di Milano. Quei monitor marca «Samsung» sono stati istallati grazie a un appalto legato ad Expo 2015 sul quale l’Autorità anticorruzione guidata da Raffele Cantone ha deciso di puntare la propria attenzione mandando la Guardia di finanza ad acquisire gli atti negli uffici del Tribunale e a Palazzo Marino. L’operazione «monitor» nel Palazzo di giustizia rientrava tra gli appalti finanziati con 16 mioni di euro di fondi pubblici stanziati per Expo e relativi a servizi e infrastrutture destinate al Palazzo di giustizia in vista dell’esposizione internazionale.”.

Il Corriere aggiunge poi che questo servizio “non è mai decollato e i monitor continuano a rimanere accesi dalla mattina alla sera anche se non sono realmente operativi. Con la velocità alla quale galoppa la tecnologia, sono già stati superati dai modelli più moderni e rischiano di diventare obsoleti ancor prima di funzionare”.

Photo by fabiolopiccolo:

MILENA GABANELLI SU TUTTE LE FURIE:”PERCHE’ LE ONG NON SBARCANO I MIGRANTI ANCHE A NIZZA E MALTA?”. EUROPA MASSACRATA!

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venerdì 5 maggio 2017

“MI-JENA” GABANELLI MOZZICA L’UE: “LE ONG SBARCHINO I MIGRANTI ANCHE A NIZZA E A MALTA E FACCIANO ESPLODERE IL PROBLEMA SUI TAVOLI DELL’EUROPA. MAGARI SI INNESCA L’URGENZA DI RIVEDERE GLI ACCORDI DI DUBLINO, E ANCHE QUELLA DI OBBLIGARE LA TUNISIA AD ACCOGLIERE I NAUFRAGHI…”

Milena Gabanelli per il Corriere della Sera

Torniamo ad aprile 2015: al largo delle coste libiche si ribalta un peschereccio con più di 700 migranti. Si solleva l’ indignazione generale e nel Mediterraneo viene messa in campo l’ operazione Triton, sotto il controllo di Frontex, l’ agenzia della guardia di frontiera e costiera europea. Cosa fa Frontex: definisce modelli dell’ immigrazione clandestina e delle attività criminali transfrontaliere ai confini esterni, inclusa la tratta di esseri umani.

Condivide i suoi dati con i Paesi dell’ Ue e la Commissione Europea, e li usa per operazioni congiunte inviando mezzi di rinforzo nelle zone che ne hanno necessità. Dispone di 1.500 esperti. In italia le strutture operative fanno riferimento al Viminale e alla Guardia di Finanza.

Triton (che oggi si chiama Eunavfor Med o «Sophia») fa attività di pattugliamento marittimo e aereo, di soccorso e investigazione per il contrasto dei traffici migratori illegali dal nord Africa. La priorità è il soccorso di vite umane fino a 70 miglia dalle acque libiche, ed è coordinata, su mandato di Bruxelles, dalla nostra Guardia Costiera, che dipende dal ministero delle Infrastrutture. Operano 11 imbarcazioni, 3 aerei, 2 elicotteri.

Il 2015 è un anno cruciale: l’ Europa da un lato monitora, dall’ altro prende le distanze, e a fine anno si chiudono tutte le rotte via terra; mentre l’ instabilità libica consente il via libera ai trafficanti di uomini. Fra il 2015 e il 2016 il numero delle organizzazioni umanitarie che affittano imbarcazioni battendo bandiera panamense, del Belize, olandese, e partono verso le coste libiche, si impenna, e continua a crescere nei primi mesi del 2017.

Più navi e più morti Tutte operano con donazioni private e fino a prova contraria del loro spirito umanitario non si può dubitare. Il dato è che non ci sono mai state tante barche per salvare vite nel Mediterraneo, e mai tanti morti: 4.500 nel 2016, contro i 2.800 del 2015. Dal primo gennaio 2017 a fine aprile i dispersi sono 849. Il pensiero rozzo è: più navi sono pronte a soccorrere e più i trafficanti stipano anime in mare su imbarcazioni improbabili. Allora la risposta civile potrebbe essere: organizziamo più soccorsi! L’ 85% dei migranti irregolari verso l’ Italia parte dalla Libia e proviene dall’ Africa Subsahariana. Si sta aggiungendo un fenomeno nuovo: un flusso dal Bangladesh che arriva in aereo al Cairo, poi scende verso il Sudan e rientra in Libia da sud.

Il rapporto di Frontex e l’ audizione del suo direttore al Senato sono noti: «Gli uomini libici che controllano la migrazione irregolare, il traffico di droga e armi, sarebbero in contatto con le Ong durante l’ operazione di soccorso. Abbiamo evidenze che alcune imbarcazioni spengono per alcune ore il sistema automatico di identificazione».

Il rapporto riservato delle audizioni rese dai migranti dice inoltre «Navigarono per circa 8 ore, quando una nave di Medici senza frontiere venne loro in soccorso. L’ interrogato afferma che la lancia con i facilitatori libici rimase sul posto durante l’ evacuazione e parlarono coi soccorritori. Dopo che tutti i migranti furono salvati, i facilitatori libici distrussero la barca di legno. Prima avevano smontato il motore, che portarono con sé». In un’ altra audizione: «fu messo in mare un gommone con circa 140 persone a bordo, scortato da un gommone ad alta velocità, con 4 guardie armate in uniforme. Dopo poco più di un’ ora, fecero una chiamata, nella quale il testimone li sentì dire: “Abbiamo già lasciato qui la gente, potete venire”». Ancora:

«Al crepuscolo, la barca di legno lasciò la costa libica, guidata per 2 km da un libico armato, che istruì due africani sulle manovre da compiere. Dopo circa tre ore lo skipper africano, che aveva ricevuto dal libico un satellitare, lanciò una richiesta di soccorso Poco prima del salvataggio, gettò in mare il telefono e una bussola. I migranti furono portati, dalla nave Aquarius, a Pozzallo».

Tsunami umano Le testimonianze sono tante, ma dimostrano poco. I numeri di telefono delle navi di soccorso e la loro posizione non sono segreti, si trovano su internet. E comunque di fronte ad un gommone alla deriva non è compito delle Ong occuparsi degli scafisti. Mentre le Procure di Catania e Trapani cercano la mela (o le mele) marcia, sul nostro Paese il nastro trasportatore scarica disperati a ritmo continuo.

Lo tsunami umano si è messo in moto, l’ Europa si è girata dall’ altra parte, noi siamo rimasti l’ approdo più facile. Come ne usciamo? Allestendo i corridoi umanitari nei Paesi d’ origine.

Ma quanti sono i Paesi d’ origine, e chi ci deve pensare? Il ministro dell’ Interno Minniti le sta provando tutte per far dialogare le fazioni libiche a suon di milioni ottenuti dall’ Europa. Paghiamo le tribù del sud per limitare i flussi; addestriamo le guardie costiere libiche e gli forniamo imbarcazioni per impedire le partenze; paghiamo le organizzazioni internazionali perché allestiscano i campi d’ accoglienza in Libia dove fare la ricognizione di chi ha diritto alla protezione. Paghiamo i Paesi d’ origine perché si riprendano i loro migranti economici. Ma fino a quando?

Azioni dimostrative Nella più complessa situazione geopolitica della storia recente, le Ong, oltre a salvare persone, potrebbero fare un’ altra cosa: contribuire a far esplodere il problema sui tavoli dell’ Europa. Per esempio Médecins Sans Frontières, la cui dedizione alla causa è totale, che utilizza navi attrezzate di tutto, non potrebbe tentare un’ azione dimostrativa, sbarcando un carico di migranti a Nizza? Si rifiuterà la civile Francia di soccorrere uomini, donne e bambini? La Fondazione Moas, degli imprenditori milionari Catambrone con sede a Malta, con la loro nave Phoenix, perché non provano ad attraccare almeno una volta nel più vicino porto sicuro della Valletta, come prevede la convenzione di Amburgo? L’ isola è piccola, ma qualche centinaio di persone ogni tanto, potrebbe anche gestirle, in fondo stiamo parlando dello Stato europeo più ricco.

Costringa il Paese che in questo momento ha la presidenza di turno dell’ Ue ad allestire centri degni di questo nome, o al contrario, ad esporre al mondo la propria viltà.

Magari si innesca l’ urgenza di rivedere gli accordi di Dublino, e anche quella di obbligare la Tunisia, che ha firmato la Convenzione di Amburgo, a raccogliere e accogliere i naufraghi, essendo geograficamente il porto più sicuro. Oltre alla consapevolezza che il mondo sta cambiando per tutti.

Fonte: dagospia

Photo by fabiolopiccolo:

DIVERSI SGARBI A PARMA

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SGARBISSIMO!/2 – DOMENICA A PARMA UN EVENTO UNICO: DECINE DI PERSONE CHE PARLANO, RACCONTANO, INSULTANO IL VECCHIO SGARBONE. CHE PER UNA VOLTA DOVRÀ STARE ZITTO, E RELEGATO TRA IL PUBBLICO – CI SARANNO DAGO, BARBARA ALBERTI, LANGONE, LA SORELLA ELISABETTA, VISSANI, GUERRI, GAWRONSKI, OSCAR FARINETTI, DAVERIO, MAURO CORONA, FRANCESCO MICHELI, ECC. ECC.


 

DIVERSI SGARBI A PARMA

www.gazzettadiparma.it

 

Continuando idealmente l’evento del 7 maggio 2016, al Labirinto della Masone si svolgerà l’evento “Studiamo Sgarbi, interpretiamo un interprete”. Convivio di eccellenze su Sgarbi e con Sgarbi, al Labirinto

 

Un parterre de roi di esponenti del mondo della cultura e della società italiana, eccezionalmente riuniti nello stesso luogo, per raccontare Vittorio Sgarbi, al Labirinto della Masone di Fontanellato.

 

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La comunità del Tempio Fudenji, dopo il successo dell’evento “Studiamo Sgarbi, interpretiamo un interprete” dello scorso 7 Maggio 2016, mantenendo la stessa data benaugurante, si fa promotore di un evento unico e irripetibile, che riunisce un nutrito gruppo di professionisti legati in vario modo all’istrionico studioso, ognuno campione della sua arte.

 

Ciascuno di loro con la propria presenza e voce, nella suggestiva cornice del Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, davanti a un Vittorio per una volta spettatore, esprimerà il proprio punto di vista e il rapporto personale (talvolta anche conflittuale) con Sgarbi, in piccoli ma preziosi contributi. L’evento avrà inizio domenica 7 Maggio alle ore 17,30. L’ingresso sarà aperto al pubblico, con il normale biglietto giornaliero di accesso alla struttura.

SGARBI ORIGINE DEL MONDOSGARBI ORIGINE DEL MONDO

 

Per l’occasione nella Sala Calvino del Labirinto della Masone, sarà inaugurata e poi visitabile per tutti i giorni, dal 7 al 14 maggio, una selezione di Franco Maria Ricci delle opere provenienti dalla mostra “Oltre il limite”, organizzata dalla Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, curata da Sabrina Colle, in cui decine di artisti si sono adoperati per dare un’immagine dell’illustre studioso e critico d’arte italiano. Sarà possibile realizzare questo evento grazie al supporto di Finarte e Synergetic e alla partnership con il Labirinto della Masone.

 

Ospiti confermati:

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? Barbara Alberti – scrittrice, giornalista e sceneggiatrice

? Camillo Langone – saggista e giornalista del Foglio e di altre testate

? Carlo Vulpio – giornalista, autore televisivo e politico

? Elisabetta Sgarbi – editrice e promotrice della Nave di Teseo, sorella di Vittorio

? Fabio Massimo Bertolo – direttore della casa d’aste Minerva Auctions

? Fabio Canessa – professore, critico musicale, letterario e cinematografico

? Filippo Martinez – regista televisivo, creativo e autore

? Francesco Micheli – uno dei più importanti finanzieri italiani, appassionato di arte e musica

 

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? Fulvio Pierangelini – storico cuoco del Gambero Rosso, direttore creativo della Rocco Forte

? Gianfranco Vissani – cuoco, scrittore, ristoratore, critico gastronomico e conduttore televisivo

? Giordano Bruno Guerri – scrittore, giornalista e storico

? Jas Gawronski – giornalista, inviato e politico

? Luca Sommi – giornalista e scrittore

? Marco Cubeddu – scrittore, giornalista e personaggio TV

? Maria Rita Parsi – scrittrice, psicologa e psicoterapeuta

? Maria Elisabetta Marelli – regista, autrice e artista multimediale

 

? Mauro Corona – scrittore, alpinista e scultore

? Oscar Farinetti – imprenditore, dirigente d’azienda e fondatore della catena Eataly

? Philippe Daverio – critico d’arte, docente, scrittore, autore, politico e personaggio televisivo

? Roberto D’Agostino – giornalista e personaggio televisivo, autore del sito Dagospia

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? Romano Tamani – cuoco all’Ambasciata di Quistello, da sempre fra i migliori ristoranti italiani

 

? Vittoria Risi – attrice italiana

? Introduce il Rev. Fausto Taiten Guareschi – Abate del Tempio e Monastero Zen Soto Fudenji.

? Presenterà gli ospiti e condurrà la scaletta degli interventi: Tinto della trasmissione Decanter di Radio2

 

Contributi (durata da 5′ a 7′ ciascuno)

 

Fra il pubblico, da spettatore,

? VITTORIO SGARBI

 

e altri ospiti a sorpresa.

La spazzatura dell’oceano diventa una risorsa edilizia

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La spazzatura dell’oceano diventa una risorsa edilizia

 

(Rinnovabili.it) – L’inquinamento degli oceani è ad un livello critico: oggi nei nostri mari finiscono circa 8 milioni di tonnellate di plastica l’anno e senza adeguate misure di contrasto il problema assumerà nel prossimo futuro i contorni di uno tsunami: secondo le elaborazioni della Ellen MacArthur Foundation entro il 2050 nelle acque del Pianeta ci saranno più rifiuti polimerici che pesci. Mentre gli studiosi invitano a ridurne la produzione a monte e ad incentivare le pratiche di riciclo, c’è chi si sta già operando per ripulire gli oceani, creando nuove opportunità di business.

 

Un esempio? La ByFusion, startup statunitense che ha ideato un modo per mettere a frutto tutti questi rifiuti: riciclarli in blocchi di costruzione. Il metodo utilizzato è basato su un’idea dell’ingegnere e inventore Peter Lewis dalla Nuova Zelanda, ora assunto dalla ByFusion. “Abbiamo acquistato la proprietà intellettuale e sviluppato una piattaforma per portare il concept negli Stati Uniti e realizzare le cose in una scala molto più grande”, spiega Gregor Gomory, CEO di ByFusionCon una pressa modulare i rifiuti in plastica sono compressi in blocchi di forma e densità differente, a seconda dello scopo futuro. Il risultato è stato battezzato Replast. E anche se non sono in grado di svolgere lo stesso lavoro del calcestruzzo (in termini di resistenza alla compressione, le loro proprietà di isolamento sono molto più convincenti. “I blocchi Replast hanno caratteristiche incredibili in termini trasferimento di calore e di suono”, aggiunge Gomory. “Potremmo utilizzarli integrati alle normali strutture di costruzione come elementi di riempimento”.

 

La spazzatura dell’oceano diventa una risorsa edilizia

 

Per ora però, ci si deve affidare solo alle parole dell’azienda perché non sono state pubblicate né specifiche tecniche né valori di riferimento per quanto riguarda l’isolamento. Si sa tuttavia che i blocchi non richiedono colle o adesivi, possono contribuire alla certificazione LEED per l’edilizia e possiedono un peso in termini di emissioni di gas serra del 95 per cento inferiore rispetto ai blocchi di cemento. Se il progetto dovesse andare in porto, consoliderebbe la lista delle starup e aziende che negli ultimi anni hanno guardo ai rifiuti marini per creare qualcosa di nuovo, sostenibile ma soprattutto economicamente fruttuoso. Basti pensare alla Bureo che in Cile recupera le vecchie reti da pesca per trasformale in skateboard, o alla Adidas che, in collaborazione con Parley for the Oceans, ha dato vita ad una T-shirt tecnica realizzata con la plastica marina recuperata.

Nasce il centro di riciclo mobile che trasforma rifiuti in piastrelle

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centro di riciclo mobile

 

 

(Rinnovabili.it9 – È alimentato grazie all’energia solare ed è in grado di trasformare rapidamente rifiuti di plastica e tessuto in piastrelle per l’edilizia. Non poteva esserci dunque nome più appropriato di Trashpresso, per il nuovo centro di riciclo mobileinventato da Miniwiz.

La società aveva già fatto parlare di sé con il lancio dei Polli-Bricks, mattoni in PET riciclato con cui nel 2010 è stata realizzata la struttura temporanea EcoARK a Taipei. Il successo dei Polli-Bricks – unità ottagonali leggere e allo stesso tempo robuste e facili da assemblare – ha spinto Miniwiz a osare di più.

Il centro di riciclo mobile Trashpresso nasce dall’esigenza di facilitare le buone pratiche di smaltimento rifiuti anche in quelle comunità remote e isolate che non hanno accesso a infrastrutture e servizi comuni nei centri sviluppati. In altre parole Trashpresso è stato progettato per alleggerire il carico, creando in loco un sistema di upcyclingautosufficiente.

 

Come funziona il centro di riciclo mobile Trashpresso

L’impianto, una grossa scatola lunga approssimativamente 12 metri, è mobile: può essere trasportato ovunque ce ne sia bisogno con l’unica precauzione di essere parcheggiato sotto il sole. Per poter funzionare in aree remote e quindi, con molta probabilità, prive di rete elettrica, l’intero processo di riciclo deve essere autosufficiente. Ecco perché il macchinario è alimentato da alcuni moduli fotovoltaici istallati sulla sommità della struttura.

Una volta portata a destinazione e disimballata, la macchina è in grado di pulire, sminuzzare, fondere e ri-solidificare i rifiuti di plastica e tessuto in piastrelle adatte a pavimentazioni interne ed esterne. Secondo la società, serve l’equivalente di cinque bottiglie in PET per realizzare una piastrella. Trashpresso può produrre circa 10 metri quadrati di piastrelle ogni 40 minuti. Anche l’acqua impiegata per lavare la spazzatura viene riciclata all’interno del sistema, nel tentativo di ridurre ulteriormente la sua impronta

 

“Trashpresso – spiega Arthur Huang, co-fondatore e CEO di Miniwiz – supera le barriere della distanza e dell’energia, dimostrando che il riciclo è possibile ovunque. Non solo permette di trasformare i rifiuti in loco, ma serve anche come strumento educativo nelle comunità isolate”. Il primo utilizzo del centro di riciclo mobile sarà a partire da luglio, nella regione del NianBao Yuze, sull’altopiano tibetano, dove l’aumento del turismo sta incrementando anche l’abbandono dei rifiuti.

I testimoni di Geova

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Che poi, sotto sotto, sono una persona gentile, cioè so cazza pure di aprire la porta ai testimoni di Geova nella controra domenicale, col ragù che mi continua a pippiare nello stomaco, la braciola che ancora cerca un centro di gravità permanente, trattenendo persino il rutto gusto limoncello, modello Hiroshima. Sto lì con l’aria obnubilata di chi sta in overdose da carboidrati, la pupilla dilatata causa sei babà al rum, e il rivoletto di bava secca ai lati della bocca e mi sorbisco eroica le loro teorie sulla fede, coinvolgendo nell’interessante dibattito anche un rappresentante della Folletto in borghese che passava di lì per caso e arrivando, con il suo contributo tecnico, all’ipotesi innovativa che una casa pulita è propedeutica ad una coscienza pulita! E poi volete mettere? Cioè veramente che io a Torre di guardia, quasi quasi, mi ci farei l’abbonamento che sta cosa del “pentiti, la fine del mondo è vicina” mi pare un consiglio in fin dei conti sensato, una teoria assai più convincente rispetto a tutte le boiate che scrivono sui giornali o che sento al telegiornale.

F.to Francesca Prisco

Nomi, finanziatori e intrighi. Ecco tutti i segreti delle navi Ong

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Da Soros al tifoso di Hillary Clinton, ecco dove prendono i soldi e come li spendono le Ong che portano migranti in Italia

È vero? Chissà. Di certo ci sono molti lati oscuri su cui è doveroso fare un po’ di luce.

Medici Senza Frontiere

Partiamo dalle associazioni più grandi. In cima alla lista va messa ovviamente Medici Senza Frontiere, che nel 2016 poteva contare su tre navi: la Dignity I, la Bourbon Argos e Aquarius. Oggi è rimasta attiva solo la Aquarius, a cui però è stato affiancato il nuovo acquisto “Prudence“, un’imbarcazione commerciale da 75 metri e 1000 posti a bordo. Un gigante del salvataggio.

Niente da ridire sulle attività che Msf porta avanti nel mondo. Anzi. Fa però sorridere il fatto che tra i suoi fondatori compaia Bernard Kouchner, medico francese che ha visto più palazzi della politica che sale operatorie. Nel 2007 infatti è stato nominato ministro degli Affari Esteri da Nicolas Sarkozy, ovvero di quel governo che ha bombardato Muhammad Gheddafi e trasformato la Libia nel porto senza regole da cui oggi partono i barconi carichi di immigrati.

E così, in qualche modo, persone collegate a Msf sono al tempo stesso causa e palliativo della crisi migratoria. Oggi l’associazione per salvare stranieri dalle bagnarole sostiene spese ingenti, ma i fondi non sembrano essere un problema. Nel 2016 ha raccolto 38 milioni di euro grazie al contributo di 319.496 donatori, 9,7 milioni di euro dal 5×1000 (di cui 1,5 andati per la nave Bourbon Argos) e 3,3 milioni da aziende e fondazioni. Tra queste chi appare? La Open Society Foundation di George Soros, il magnate ungherese col vizio del buonismo e delle frontiere aperte. Peraltro, la Open Society e Msf sono soliti scambiarsi collaboratori come se facessero le cose in famiglia. Un esempio? Marine Buissonnière, per 12 anni dipendente Msf, poi direttrice del programma per la Sanità pubblica di Soros e ora di nuovo consulente per le migrazioni della Ong.

Save The Children

Guarda caso, Soros ha finanziato (anche se per altre iniziative) pure un’altra organizzazione attivissima nel recupero clandestini: Save The Children. La nota associazione internazionale ha nel suo parco navi la Vos Hestia, un’imbarcazione da 62metri, che batte bandiera italiana e si avvale di due gommoni di salvataggio. I soldi? No problem: nel 2015 a bilancio sono segnati 80,4 milioni di euro di incassi.

Proactiva Open Arms

Un anno fa a gestire il famoso peschereccio Golfo Azzurro, “beccato” dai radar a raccogliere stranieri vicino alle coste libiche, ci pensava l’olandese Life Boat Refugee Foundation. Da inizio 2017 la fondazione non organizza più salvataggi in mare, ma la Golfo Azzurro continua la sua opera al servizio della Ong spagnola Proactiva Open Arms, che una volta usava il vascello di lusso Astral donato dal milionario italiano Livio Lo Monaco. Per le loro navi gli spagnoli spendono 1,4 milioni di euro, di cui il 95% usati per le azioni di salvataggio (700mila euro al largo della Libia e 700mila euro a Lesbo) e il restante 5% in strutture, comunicazione e via dicendo. L’incasso però è più alto, con una raccolta fondi che supera i 2,1 milioni di euro. Secondo il direttore Oscar Camps, la Golfo Azzurro può ospitare 400 persone a bordo e un giorno di navigazione costa “solo” 5mila euro.

SOS Mediterranée

Spende invece almeno il doppio la Ong italo-franco-tedesca Sos Mediterranée, fondata dall’ex ammiraglio Klaus Vogel. Per sostenere 24 ore di mare, alla Acquarius servono circa 11mila euro. E se desiderate fare una donazione sappiate che con 30 euro si riesce a mettere in mare per un’oretta solo la lancia di salvataggio. Tra i soci fondatori compare il Cospe, una Onlus italiana dedita all’immigrazione e che (oltre a fondi pubblici) ha ricevuto 46mila euro dalla solita Open Society di Soros.

Sea Watch Foundation

Il mistero dei costi si infittisce osservando le attività della Sea Watch Foundation. Nel 2014 Harald Höppner investe con un socio 60.000€ nell’acquisto di un vecchio peschereccio olandese. Oggi vanta attrezzature di tutto rispetto: oltre alle due unità navali (una battente bandiera olandese e l’altra neozelandese), a breve dovrebbe essere operativo il “Sea Watch Air”, un aereo col compito di pattugliare dall’alto il Mediterraneo. Da dove vengono i soldi? Non è dato sapere.

Life Boat

Sia Sea Watch che la sorella Life Boat condividono una curiosità interessante. Tra i loro partner spicca la Fc St. Pauli, una società sportiva di Amburgo più famosa per sposare cause buoniste che per meriti calcistici. Per dirne una, è stata la prima squadra a vietare l’ingresso allo stadio ai tifosi di destra. Altro che accoglienza. La base operativa sarebbe a Malta, ma l’equipaggio della Minden sembra preferire i porti italiani per “scaricare” i migranti. Solitamente effettuano missioni da 10 giorni per 24 ore di navigazione e il costo giornaliero del carburante ruota attorno ai 25 euro. Sulla piattaforma betterplace.org sono riusciti a raccogliere 6mila euro per radar e comunicazioni satellitari, 7.500 euro per comprare un gommone di salvataggio e 12 mila euro per il combustibile. Troppi pochi per gestire così tante missioni. Gli altri da dove arrivano? Lecito chiederselo, visto che a breve dovrà comprare una barca tutta sua e per ora i generosi sostenitori hanno versato solo 1.800 euro.

Sea-Eye e Jugend Rettet

All’appello delle cinque Ong tedesche mancano la Sea-Eye e la Jugend Rettet. La prima è stata fondata nel 2015 da Michael Buschheuer, conta circa 200 volontari e sul sito è scritto che gli bastano 1.000 euro per pagare un’intera giornata alla ricerca di clandestini. Si avvale dei pescherecci Sea-Eye e Sea Fox. La seconda invece è formata da un gruppo di ragazzi che per 100mila euro ha comprato il peschereccio Iuventa. Ogni missione in mare costa circa 40 mila euro al mese e viene finanziata con donazioni private. La loro raccolta fondi funziona molto bene, visto che da ottobre 2016 ad oggi hanno racimolato 166.232 euro.

Moas

Il caso più curioso è però quello della Migrant Offshore Aid Station, associazione maltese con due imbarcazioni (Phoenix e Topaz responder), diversi gommoni Rhib e alcuni droni. Moas è stata fondata nel 2013 da due imprenditori italo-americani, Christopher e Regina Catambrone, diventati milionari grazie alla Tangiers Group, agenzia assicurativa specializzata in “assistenza nelle emergenze e servizi di intelligence”. Tra i vari (e ricchi) partner, ha ricevuto 500mila euro da Avaaz.org, cioè la società riconducibile a Moveon.org, che a sua volta fa capo all’onnipresente George Soros. Non è tutto. Perché Christopher appare tra i finanziatori (416mila dollari) di Hillary Clinton durante l’ultima deludente campagna elettorale e negli anni si è contornato di personaggi a dir poco particolari. Nel circolo di amici appare tal Robert Young Pelton, proprietario di un’azienda (Dpx) che produce coltelli da guerra. Esatto: armi bianche già testate in zone di conflitto come Afghanistam Somalia, Iraq e Birmania. Non basta? Fino a giugno 2016 il direttore era Martin Xuereb, in passato Capo della Difesa dell’Esercito maltese. Infine, una seggiola del Consiglio di Moas è riservata a Ian Ruggier, ex ufficiale maltese famoso per aver represso con la violenza le proteste dei migranti ospitati sull’isola. Strano, no? Professano accoglienza e poi usano il pugno duro. Oltre ad avere alcuni lati oscuri, pare che lo Ong pecchino anche di coerenza.

Maggiorazione sociale della pensione e incremento: chi ne ha diritto?

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Maggiorazione sociale per i pensionati e incremento per gli over 70: quali sono i requisiti di reddito per aver diritto alle prestazioni?

Hai compiuto 70 anni e la tua pensione è bassa? Forse non sai che puoi avere diritto all’incremento della maggiorazione sociale della pensione, cioè a un importo aggiuntivo che serve ad aumentare mensilmente la tua pensione. La maggiorazione sociale, che spetta dai 60 anni in poi, è stata introdotta da una legge del 1998 [1], mentre l’incremento della maggiorazione da una legge del 2001 [2]; sia la maggiorazione che il suo incremento sono stati adeguati nel tempo. Gli invalidi possono richiedere l’incremento già dal compimento del 60° anno di età; inoltre, per chi ha versato un minimo di anni di contributi, l’età a partire dalla quale si ha diritto all’aumento della maggiorazione si abbassa, dai 69 sino ai 65 anni.

Ma procediamo per ordine e cerchiamo di capire come funzionano la maggiorazione sociale e il suo incremento, a quanto ammontano, chi ne ha diritto e quali requisiti di reddito si devono possedere per ottenere le prestazioni.

Maggiorazione sociale della pensione: chi ne ha diritto

Si ha diritto alla “semplice” maggiorazione sociale a partire dal compimento del 60° annodi età. La maggiorazione non spetta ai titolari di qualsiasi pensione, ma soltanto a coloro la cui prestazione è pagata da un fondo facente capo all’Inps, ad esclusione degli iscritti alla Gestione Separata. Sono quindi esclusi gli iscritti alle casse dei liberi professionisti.

Incremento della maggiorazione sociale: chi ne ha diritto

L’incremento della pensione, indipendentemente dai contributi versati, spetta ai pensionati di età pari o superiore a 70 anni (over 70). Per i pensionati di età compresa fra 65 e 70 anni,  l’età anagrafica a partire dalla quale si ha diritto all’incremento è ridotta in relazione agli anni di contributi versati, sino a un minimo di 65 anni di età, come vedremo più avanti.

Nel dettaglio, l’incremento spetta:

  • agli invalidi civili totali, ai sordomuti o ai ciechi civili assoluti, titolari di pensione ordinaria o di inabilità; per i titolari di pensione di inabilità, gli invalidi civili totali, i sordomuti e i ciechi civili assoluti l’età per poter ottenere l’incremento della maggiorazione sociale si riduce a 60 anni;
  • ai titolari di assegno sociale;
  • ai titolari di pensione sociale (o della sola maggiorazione della pensione sociale);
  • ai titolari di pensione dei fondi esclusivi e sostitutivi dell’assicurazione generale obbligatoria;
  • ai titolari di pensione a carico dell’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, mezzadri e coloni);
  • ai titolari di pensione della gestione speciale per i lavoratori delle miniere, cave etorbiere.

Il limite anagrafico per l’incremento, come anticipato, può essere ridotto fino a 65 anni, nella misura di un anno di età ogni 5 anni di contribuzione.

Vediamo, nel dettaglio, come si riduce il requisito di età:

  • 69 anni età, se la contribuzione è versata per almeno 5 anni;
  • 68 anni età se la contribuzione è versata per almeno 10 anni;
  • 67 anni età se la contribuzione è versata per almeno 15 anni;
  • 66 anni età se la contribuzione è versata per almeno 20 anni;
  • 65 anni età se la contribuzione è versata per almeno 25 anni.

Si può ottenere la riduzione di un anno anche se si è in possesso di un periodo di contribuzione non inferiore a 2 anni e mezzo: ad esempio, se l’interessato ha almeno 2 anni e 6 mesi di contribuzione la maggiorazione può essere concessa a 69 anni, con almeno 7 anni e 6 mesi di contributi a 68 anni, con almeno 12 anni e 6 mesi a 67 anni e così via…

Maggiorazione sociale: ammontare

La maggiorazione sociale, per l’anno 2017, è pari a:

  • 25,83 euro al mese per coloro che hanno dai 60 ai 64 anni;
  • 82,64 euro al mese per chi ha un’età che si colloca tra 65 e i 69 anni.

Incremento della maggiorazione sociale: ammontare

L’incremento della maggiorazione sociale, il cosiddetto incremento al milione, spetta invece, come già esposto, a chi ha compiuto almeno 70 anni e consente di arrivare a una prestazione mensile sino a 638,33 euro (per l’anno 2017) [3]. 

L’incremento della maggiorazione sociale non è dunque fisso, come la maggiorazione base, ma è costituito dalla differenza tra il reddito minimo garantito di 638,33 euro e l’assegno mensile spettante.

Incremento e maggiorazione sociale: limiti di reddito

Se il pensionato non è coniugato e il suo limite di reddito non supera il trattamento minimo, pari a 501,89 euro mensili e 6.254,57 euro annui (considerando 13 mensilità) ha diritto alla maggiorazione sociale o (sussistendone i requisiti) all’incremento in misura intera (se percepisce anche la quattordicesima, l’incremento si abbassa di conseguenza).

La maggiorazione sociale o l’incremento sono invece riconosciuti in misura parziale se il reddito annuo proprio supera il trattamento minimo, ma non supera l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’incremento o della maggiorazione.

In buona sostanza, l’integrazione è parziale:

  • per chi percepisce la sola maggiorazione sociale, se non supera:
    • 860,36 euro annui di reddito, se ha da 60 a 64 anni;
    • 598,89 euro annui di reddito, se ha da 65 a 69 anni;
  • per chi percepisce l’incremento della maggiorazione sociale, se non supera 8.298,29 euro di reddito annuo.

Se il pensionato è coniugato (non legalmente ed effettivamente separato), ha diritto alla maggiorazione o all’incremento in misura intera se, oltre a rispettare i limiti di reddito personale, il reddito coniugale non supera l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’assegno sociale.

La maggiorazione sociale o l’incremento per i coniugati sono invece riconosciuti in misura parziale se il reddito annuo proprio supera il trattamento minimo, ma non supera l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’incremento o della maggiorazione; in riferimento al reddito coniugale, questo non deve superare l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’assegno sociale e dell’incremento o della maggiorazione.

Nel dettaglio, per i coniugati, l’integrazione è totale se il reddito coniugale non supera 12.349,48 euro annui (5.824,91 euro, pari all’assegno sociale – 448,07 euro al mese – per 13 mensilità, più 13 mensilità di trattamento minimo, pari a 6.254,57 euro); l’integrazione, invece, è parziale:

  • per chi percepisce la sola maggiorazione sociale, se non supera:
    • 685,27 euro annui di reddito coniugale, se ha da 60 a 64 anni;
    • 423,80 euro annui di reddito coniugale, se ha da 65 a 69 anni;
  • per chi percepisce l’incremento della maggiorazione sociale, se non supera 14.123,20 euro di reddito annuo coniugale.

Devono, come già esposto, applicarsi anche i limiti di reddito personale già osservati: in pratica, opera un doppio limite, relativo al reddito personale e coniugale, oltre a un ulteriore “paletto”, che comporta, nel caso in cui non si raggiunga la soglia massima data dalla somma tra limiti minimi e incremento o maggiorazione, la corresponsione dell’integrazione per differenza, fino al raggiungimento della soglia massima.

note

[1] L.544/1988

[2] L.448/2001.

[3] Art.38, L. 448/2001.