Niente più scarico otturato con i rimedi fai da te a base di sale e bicarbonato. Scopriamoli insieme!

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Contro lo scarico lento e intasato ci sono degli ottimi rimedi fai da te che risolveranno il problema in pochi minuti. Sale e bicarbonato sono due ottime soluzioni che non solo libereranno lo scarico di lavandino, doccia o lavatrice, ma lo renderanno ancora più brillante. Vediamo come preparare in casa degli ottimi rimedi fai da te per liberare lo scarico otturato della cucina e del bagno.

scarico otturato
Fonte foto: https://it.pinterest.com/pin/746823550678645893/

Liberare lo scarico otturato della cucina e del bagno con metodi fai da te

Per lo scarico del lavandino della cucina o del bagno preparate una miscela di sale fino e bicarbonato nella stessa quantità. Versate i due prodotti nello scarico e aprite ogni tanto l’acqua corrente in modo da far scendere il composto verso i tubi.

Successivamente, chiudete il punto di scarico e far scorrere dell’acqua calda in modo da riempire il lavandino. Versateci dentro mezza bottiglia di aceto e dopo circa un minuto aprite il passaggio e fate scorrere il tutto lungo i tubi.

Per lo scarico della doccia, invece, mettete sale e aceto nel tubo di scarico, versate dell’acqua bollente e lasciate agire per un paio di ore. Inizierà così una prima reazione chimica che farà friggere il tutto.

Dopo un paio di ore, versate dell’aceto bianco e lasciate agire tutta la notte per ottenere un risultato ottimale. Al mattino fate scorrere dell’acqua corrente e vedrete che come questa non rimarrà nel piatto doccia. Se il lavoro è andato a buon fine, lo scarico è libero.

Per mantenere lo scarico pulito ed evitare ingorghi, ripetete questa operazione una volta a settimana utilizzando semplicemente dell’acqua calda senza l’aceto. In alternativa, fate bollire mezza bottiglia di aceto bianco e versate nello scarico lasciando agire per un paio di ore.

FERMI TUTTI! Parla Celentano: “Ecco chi preferisco tra Di Maio e Renzi”

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Il cantautore commenta la petizione del Fatto Quotidiano contro i presunti nemici della Costituzione, tra la legge “truffa” sulle grandi navi a Venezia e regolamenti televisivi mancati.
La democrazia e l’alternativa renziana – Tanto per cominciare, diciamo subito che, se è in atto un cambiamento, il merito va a un uomo solo: Grillo. Senza di lui rischiavamo altri 50 anni di macerie come quelle create dall’ipnotica cultura della Democrazia Cristiana, dei socialisti, fascisti e comunisti, senza contare poi l’indotto distruttivo che da questi ne deriverebbe a causa della loro tragica malformazione mentale e che purtroppo, dico purtroppo, investirebbe il povero italiano che, assorbendone tutti i difetti, precipiterebbe a loro “immagine e somiglianza”. Un’impresa, quella di Grillo, che tuttavia non manca di qualche errore. Si dice che sbagliando si impara e qualcuno del suo movimento sta quasi esagerando nell’imparare. Il primo fra tutti, Luigi Di Maio. Un ragazzo in gamba dallo sguardo fermo e rassicurante, e altri che sono stati espulsi perché avevano una loro opinione. Ma a Grillo non bastava. Sentiva che gli mancava qualcosa e così ha pensato bene di generare lui stesso il suo antagonista. E gli è venuto mica male, devo dire, tutt’altro che “ebetino”. In quattro e quattr’otto ha fatto un clamoroso sgambetto a Letta ed è subito diventato Presidente del Consiglio. Grillo ancora non è contento. Forse se lo immaginava diverso e qualcuno già dice che si sia pentito di averlo concepito in quel modo. Dal suo blog infatti lo accusa di golpe alla democrazia. Un’accusa che gli fanno in parecchi e, anche se meno esplicita, persino alcuni del suo partito.

Pare che il motivo stia nella velocità con la quale il Presidente del Consiglio vuole riformare il Senato in modo diverso a com’era prima del suo arrivo: oltre a volerlo snellire nelnumero dei senatori(da 350 a 100) e nei costi, la cosa che più infastidisce i dissidenti (e fra questi ci sono fior di professori come Rodotà, lo storico dell’arte Salvatore Settis, Zagrebelsky e molti altri) sta nel fatto che i rimanenti 100 senatori prenderanno un compenso ridotto, ma non saranno eletti dal popolo. Le loro poltrone saranno strettamente raccomandate dalle Regioni e daiComuni. Due enti, che dalla fine della guerra in poi, si sono dimostrati tra i principali responsabili del disastro italiano. Per cui verrebbe a mancare la leggendaria sovranità del popolo. Dopo di che non è difficile immaginare la domanda che gli italiani, compreso il sottoscritto, potrebbero farsi: “Cosa ha prodotto la sovranità popolare negli ultimi 50 anni”? Se diamo un’occhiata in giro, solo disastri (e la sciagurata trascuratezza degli scavi di Pompei ne è la testimone oculare): con un debito pubblico stratosferico che non si può più neanche chiamare debito, poiché la sua fisionomia più corrispondente è ormai quella del becchino. Pertanto viene logico pensare che quel tipo di democrazia così tanto ambita dai detrattori di Renzi esistesse solo nel suono delle parole. “Forse, più che una democrazia – avrà pensato Renzi – ciò che davvero serve è una “dittatura democratica”, dove l’approvazione di una legge non dovrà più sottostare all’eterno ping pong senza uscita fra le due Camere. Certo, stando così le cose, è difficile dargli torto. Ma allora dov’è lo sbaglio? In quelli che vogliono una finta democrazia dove c’è posto anche per la corruzione che avvelena il Sud con le scorie nucleari? O in quelli che vogliono una dittatura democratica dove, per paura che la sovranità popolare possa esprimersi, si tenti con ogni mezzo di allontanare l’agibilità dei referendum portandoli a 800mila firme anziché a 500mila come è stato fino ad ora? Di sicuro non è facile. Specie quando si tratta di scegliere fra due sistemi orrendi.
Quel Canale dei mostri che deturpa la Laguna – C’è un solo modo per capire quale dei due sentieri è il meno sanguinoso. Osservare, credo, con più attenzione quelli che per ora non sono che i primi passi di questo governo, al fine di intercettare qualche segnale che ci dia almeno un’idea di quale sarebbe la sua vera direzione. E uno di questi segnali si è manifestato già nei primi giorni di Ferragosto. Con un blitz a sorpresa è stata approvata la legge “truffa” sulle grandi navi a Venezia. La quale ci annuncia che il nuovo attacco alla città sarà di scavare il Contorta, un canale apposito per il passaggio dei mostri. Questo per liberare “ipocritamente” la Laguna dallo spaventoso traffico che tuttavia permarrà fino a oltre il 2016, periodo in cui agli sciacalli del mare è stato imposto un divieto che ha più della farsa tanto è spudorato: non superare le 96mila tonnellate di peso. Forse Renzi non sa che con questa legge ha inferto un colpo mortale al cuore dell’Arte in seno alla città di Venezia: culla delle arti figurative, dell’architettura e della musica. Ritenuta da tutte le nazioni una delle città più belle del mondo, patrimonio tutelato dall’Unesco, che ora minaccia di escludere la città dalla lista dei patrimoni dell’umanità. Mi domando come sarebbe apparso Renzi agli occhi del mondo se, oltre a essere giovane, svelto e simpatico, avesse fatto anche un decreto legge hard rock, che avesse vietato per sempre (senza ulteriori sprechi e scavi pericolosi) il micidiale passaggio delle grandi navi a Venezia. Sono certo che avrebbe ricevuto il plauso di tutti i giovani del mondo e non solo, difficile da credere, ma persino dal suo “acerrimo” nemico Grillo. E invece caro Matteo, credo proprio che tu abbia perso il treno della tua vita. Quel treno che, non avendo il coraggio di non far salire uomini distruttivi come il ministro Lupi e il velenoso padrone del porto Paolo Costa, rischia di andare a sbattere, sebbene tu non perda occasione per dire che a te interessa solo il bene degli italiani. Sarà anche vero e io voglio crederlo, ma forse ancora non hai capito qual è il bene degli italiani, come credo non l’abbiano capito non solo nessuno dei tuoi avversari politici, ma neanche gli italiani. Ed è questa la vera disgrazia.
Cambiamo verso alla pubblicità – E, se devo essere sincero, con tutti questi giochi di potere, di cui in prima linea è sempre il popolo a fare le spese, proprio non saprei dire quale potrebbe essere lo schema ideale per il tuo governo. Viviamo in un mondo in cui, come giustamente dice il Papa, è in atto (sia pure a piccoli sprazzi) la terza guerra mondiale. Dove, oltre alle bombe, non mancano i cretini che, per paura di essere dimenticati, sganciano frasi non meno pericolose. Dove nemici come la Rai, e altrettanto dicasi diMediaset, bombardano di spot pubblicitari la mente dell’uomo con una frequenza devastante, dove l’inserto non è più quello dello spot pubblicitario che interrompe il film, ma al contrario è il film che interrompe la pubblicità con tanti piccoli frammenti di “Ben Hur” distribuiti nella intera serata pubblicitaria. E qui capisci che la guerra è molto più sottile e penetrante. Perché lacera i sentimenti. Quei sentimenti che, se appiattiti, riducono l’uomo ad annaspare nel buio del nulla in cerca magari di qualche guerra da combattere. Non importa quale e chi sia il nemico, purché si combatta, tanto per ammazzare il tempo, oltre che se stessi. Questo è ciò che mi pare di capire. Una prospettiva alquanto triste che il “Re degli ignoranti” altro non sa immaginare e che solo un presidente del Consiglio potrebbe cambiare.
Ma tu non te la senti, o te la senti (tanto per cominciare, per poi subito dopo affondare il dito nella piaga delle tasse ingiuste) di fare un decreto legge che impone alla Rai, aMediaset e a tutte le stazioni televisive che l’intervallo tra un inserto pubblicitario e l’altro non debba essere inferiore ai 20 minuti? E che l’inserto pubblicitario non possa durare più di 2 minuti? No, non te la senti, perché avresti contro il mondo della pubblicità, le televisioni e i politici di tutti i partiti comincerebbero a parlarti di disoccupazione, di gente che vive sulla pubblicità, come l’Ilva diTaranto e le grandi navi, che come ha dichiarato il governatore Zaia (dall’alto della sua cattiva ignoranza) danno lavoro a tanta gente, anche se poi è a causa loro che si muore di cancro. Ma tu non te la senti vero? Perché è questo il tipo di governo che “il vento di questo tempo” impone. Le legislature, compresa la tua, dureranno sempre meno se chi ne è coinvolto non ascolterà la voce impetuosa di questo vento. Oggi, più di ieri, la gente ascolta e giudica. E anche se, come dicono tanti, l’aggettivo di “sovrano” applicato al popolo è una tragica burla, piuttosto che niente è meglio vederlo scritto a caratteri cubitali nella Costituzione, in modo che i 100 senatori rimasti prenderanno qualcosa meno, ma avranno l’onore di essere eletti direttamente dal popolo e conservare così una chiave di controllo nel caso la Camera impazzisca (cosa non difficile) e approvasse una legge ingiusta, antidemocratica e contro la libertà di pensiero.
Il sottile nemico che alberga in noi – Ho letto Eugenio Scalfari che, in un suo bellissimo editoriale su Repubblica, diceva: “Credo che la sola e vera forma che realizza la sovranità sociale sial’oligarchia”. Che significa (lo spiego per il mio popolo): tipo di governo in cui i poteri sono concentrati nelle mani di pochi cittadini. “A patto però – diceva Scalfari – che siano democraticamente eletti dal popolo.” Quindi un’oligarchia aperta al facile e disinvolto rinnovamento sia per i molti che vi entrano che per quelli che escono. Un’idea che a mio parere si può anche condividere, ma non prima d’aver trovato il rimedio per risolvere la crisi. Che non si risolverà mai se non si ha il coraggio di fare una vera e propria “rivoluzione economica.” E qui sono d’accordo con Grillo, quando dice che se l’Europa non condivide il pagamento del nostro “debito” è meglio uscire dall’euro. Del resto, il titolo di “comunità Europea” è valido solo se gli Stati membri si aiutano l’uno con l’altro. Solidarietà indispensabile, per non dire vitale, tanto più nel caso di un ritorno alla lira, che però non avrebbe nessun effetto se nei rapporti col prossimo l’uomo non recupera, prima di ogni altra cosa, quellaspiritualità che l’arido mondo del business ha perso. E per farlo è necessario che la società popolare sia investita da un senso nazionale di crisi, non per addentrarsi nei meandri di un incubo, ma al contrario per accomunarci tutti insieme lungo il sentiero della trasparenza e dell’onestà. E questa è una pulizia che deve partire dalpopolo. Perché, se lo sporco è già tra le file del popolo, come non di rado accade quando magari il falegname o l’idraulico si approfitta dell’ingenuità del semplice per fargli pagare la riparazione di un tavolo o un rubinetto che perde tre volte quello che dovrebbe costare, è inevitabile poi che anche i pochi che ci governano, se prima erano puliti, piano piano ma non tanto piano addirittura ci sguazzino nello sporco, perché troverebbero nel popolo un terreno fertile.
E come giustamente ha esortato il Papa in una delle sue ultime omelie: le vie che l’uomo può percorrere non sono tre, ma due. Quella Spirituale, seminata nell’arte della natura e delle cose, e quella mondana, la cui dimensione rischia di ingigantire il sottile nemico che alberga in ognuno di noi, l’ego. Che tanti identificano come “lo sfidante”, “il falso io” che esiste solo a livello psichico ma non fisico. Da qualche parte, non so dove, devo aver letto qualcosa che diceva più o meno così: “Quando l’ego occupa lo spazio che il Creatore ha destinato alla natura, attraverso la quale vive quel principio divino da cui nasce l’unica vera essenza dell’uomo, non fa altro che sfruttare a suo vantaggio le risorse di quell’essere umano di cui l’ego si è impossessato, a tal punto che il ‘posseduto’ non ha più coscienza di sé e di cosa ci sta a fare in questo mondo. E la sua vita si trasforma in un vero inferno”.
FONTE: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/13/celentano-renzi-dittatore-democratico-incapace-di-fare-veri-decreti-hard-rock/1120051/

Lui è il Generale Sergio Costa. Ha lanciato un’accusa gravissima contro il Governo del PD. Guadate cos’ha scoperto..

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LA RIVELAZIONE: «GLI ECOMAFIOSI HANNO BRINDATO ALLA NOTIZIA»

«Abbiamo scoperto Terra dei fuochi. E ora lo Stato ci vuole smantellare»
Intervista esclusiva al generale Costa: «Folle sciogliere il Corpo forestale». Sit in a Roma
Sergio Costa, generale, comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Ci sarà oggi a Roma per manifestare contro lo smantellamento della «sua» polizia?
«Purtroppo no».
Perché?
«Questa mattina abbiamo una riunione per decidere quali terreni della Terra dei fuochi vincolare e quali liberare. Non posso andare in piazza, ho l’obbligo etico di dare una risposta al Governo. Quello, per intenderci, che vuole cancellarmi».
LA RIVELAZIONE: «GLI ECOMAFIOSI HANNO BRINDATO ALLA NOTIZIA»
«Abbiamo scoperto Terra dei fuochi. E ora lo Stato ci vuole smantellare»
Intervista esclusiva al generale Costa: «Folle sciogliere il Corpo forestale». Sit in a Roma
Sergio Costa, generale, comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Ci sarà oggi a Roma per manifestare contro lo smantellamento della «sua» polizia?
«Purtroppo no».
Perché?
«Questa mattina abbiamo una riunione per decidere quali terreni della Terra dei fuochi vincolare e quali liberare. Non posso andare in piazza, ho l’obbligo etico di dare una risposta al Governo. Quello, per intenderci, che vuole cancellarmi».

Polizze vita dormienti: come chiedere il rimborso

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Polizze vita non riscosse e prescritte: domanda di rimborso anche per gli eredi.

Le polizze vita dormienti sono polizze che non sono state riscosse dai beneficiari e si trovano presso le imprese di assicurazione o intermediari in attesa della prescrizione(decennale), trascorsa la quale vengono trasferite in un apposito fondo pubblico.

I diritti derivanti dalle polizze vita si prescrivono in 10 anni dalla data dell’evento che coincide con la morte dell’assicurato o con la scadenza del contratto.

Se sono decorsi più di dieci anni, le imprese assicuratrici devono devolvere le relative somme non riscosse al cosiddetto Fondo Rapporti Dormienti istituito presso la Consap.

Come sapere se un familiare deceduto aveva stipulato una polizza vita?

L’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle Assicurazioni) suggerisce due strade per verificare l’esistenza di polizze dormienti stipulate da familiari deceduti:

1) rivolgersi al “Servizio ricerca coperture assicurative vita” dell’ANIA (Associazione nazionale delle imprese assicurazione) che fornisce ai richiedenti (ad esempio eredi delle persone decedute) informazioni sull’esistenza o meno, presso le imprese italiane, di coperture assicurative vita relative alla persona deceduta.

2) rivolgersi all’intermediario assicurativo, alla banca o all’impresa di assicurazione di cui si serviva il familiare, chiedendo informazioni – meglio se per iscritto – sulla esistenza della polizza.

Come ottenere il rimborso della polizza dormiente?

Quando la polizza è già confluita nel Fondo Rapporti Dormienti, è possibile presentare domanda di rimborso alla Consap.

La domanda di rimborso è ammessa per quelle polizze vita prescritte (c.d. “Polizze dormienti”) per le quali sono soddisfatte tutte le seguenti condizioni:

  1. evento (morte/vita dell’assicurato) o scadenza della polizza che hanno determinato il diritto a riscuotere il capitale assicurato, intervenutosuccessivamente alla data del 1° gennaio 2006;
  2. prescrizione di tale diritto intervenuta anteriormente al 1° luglio 2011;
  3. rifiuto della prestazione assicurativa da parte dell’intermediario, per effetto della suddetta prescrizione e conseguente trasferimento del relativo importo al Fondo rapporti dormienti.
  4. non aver già ricevuto alcun rimborso, anche parziale, nell’ambito di uno dei precedenti cinque avvisi di presentazione delle domande per polizze dormienti. In caso di accoglimento della domanda, sarà corrisposto al massimo il 60% dell’importo della polizza devoluto dall’Intermediario al Fondo rapporti dormienti.

Domanda rimborso polizza vita dormiente

La domanda per il rimborso dovrà va presentata entro e non oltre il 20 novembre 2017 [1], a pena di irricevibilità della domanda stessa.

La domanda può essere presentata in uno dei seguenti modi:

  1. Raccomandata a.r. al seguente indirizzo: Consap Spa – Gestione Polizze dormienti, Via Yser, 14 00198, Roma (saranno istruite solamente le domande inoltrate dal 2 ottobre 2017 ed entro il 20 novembre 2017, purché pervengano comunque entro il 1° dicembre 2017. Le domande che dovessero pervenire oltre il 1° dicembre 2017, pur se spedite entro il termine del 20 novembre, non saranno infatti prese in considerazione, saranno ritenute irricevibili e non potranno essere valutate a norma del presente avviso;
  2. Plico a mano: le domande possono essere presentate all’indirizzo di cui sopra dalle ore 8.00 alle ore 17.00 dal lunedì al giovedì, dalle ore 8.00 alle ore 13.00 il venerdì (la data di acquisizione della domanda presentata a mano è comprovata dal timbro datato apposto su di essa da Consap);
  3. Posta Elettronica Certificata al seguente indirizzo: consap@pec.consap.it. (non saranno prese in considerazione le domande inoltrate a mezzo di posta elettronica non certificata).

Alla domanda di rimborso dovrà essere allegata la seguente documentazione:

  1. copia del documento di riconoscimento del richiedente avente titolo al rimborso (fronte/retro);
  2. copia del codice fiscale;
  3. copia della polizza vita. In mancanza (ad es. in caso di smarrimento) sarà necessaria una dichiarazione dell’intermediario con indicazione di contraente, assicurato e beneficiario della polizza;
  4. originale dell’attestazione rilasciata dagli intermediari (compagnie assicuratrici, banche o altri soggetti che esercitano l’assicurazione sulla vita), conforme al modello pubblicato sul sito Consap, in cui l’Intermediario dichiari di: a. aver accertato la sussistenza dei requisiti di dormienza della polizza vita e, quindi, che: I. l’evento (morte/vita dell’assicurato) o la scadenza che hanno determinato il diritto a riscuotere il capitale assicurato siano intervenuti successivamente alla data del 1° gennaio 2006; II. la prescrizione del diritto alla riscossione del capitale assicurato sia intervenuta anteriormente al 1° luglio 2011; b. aver estinto il contratto di polizza esistente e trasferito il capitale assicurato al Fondo rapporti dormienti (indicando la data del versamento, importo e numero di CRO); c. aver rifiutato la prestazione assicurativa, opponendo l’intervenuta prescrizione, con contestuale impegno a non provvedervi in futuro.

Rimborso polizze dormienti eredi

Se la domanda è presentata da persona diversa dall’avente diritto al rimborso, dovrà essere inviata, altresì, documentazione idonea a dimostrare la sussistenza dei poteri rappresentativi in capo al richiedente. Più precisamente:

  1. nel caso di richiesta avanzata dall’erede del beneficiario indicato in polizza, dovrà essere prodotta in originale la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà attestante il decesso del beneficiario e la relativa data con i nominativi degli eredi (va specificato se trattasi di unici eredi);
  2. nel caso di richiesta avanzata dal tutore nell’interesse di un minore ovvero nell’interesse di un soggetto interdetto, dovrà essere prodotto il provvedimento di nomina nonché autorizzazione all’incasso del giudice tutelare.
  3. nel caso di richiesta avanzata dal delegato o dal mandatario – con o senza rappresentanza del mandante – dovranno essere prodotti in originale: a. la delega o il mandato del beneficiario corredata del documento d’identità del delegante o del mandante; b. delega alla riscossione di benefici economici da parte di terzi (o, in alternativa, procura notarile all’incasso, con indicazione delle coordinate IBAN del soggetto delegato.

note

[1] Consap, sesto avviso di rimborsabilità.

Truffe agli anziani: arriva il nuovo reato

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Chi si introduce a casa di una persona con più di 65 anni per sottrargli con l’inganno soldi o altri beni preziosi pagherà una multa fino a 3mila euro e starà in carcere fino a 6 anni.

Chiunque si introdurrà, con l’inganno, in casa di una persona con più di 65 anni per farsi dare denaro o per appropriarsi di gioielli e altri oggetti preziosi commetterà un nuovo reato: quello di truffa agli anziani. È questo il risultato di un disegno di legge che entrerà a breve nel nostro codice penale se anche il Senato, così come ha già fatto la Camera, approverà il testo. In particolare, l’illecito penale viene chiamato «frode patrimoniale a danno di un soggetto vulnerabile in ragione dell’età»: un nome piuttosto articolato che potrà essere ridotto nel più semplice «truffa e circonvenzione ai danni di ultrasessantacinquenni». Ma vediamo meglio in cosa consiste.

Qual è la condotta punita?

Viene punito chi con mezzi fraudolenti induce un anziano a dare (o promettere) indebitamente denaro o altra utilità. La condotta deve essere commessa in casa o dentro o vicino a negozi, uffici postali, banche, ospedali e case di riposo oppure se si simula un’offerta commerciale. Spetta al giudice valutare la condizione di particolare vulnerabilità in rapporto all’età.

Qual è la sanzione

La sanzione prevede il carcere da due a sei anni e il pagamento di una multa da 400 a 3.000 euro. In più gli verranno confiscati tutti i beni di cui si è appropriato (o, se li ha fatti sparire, i suoi beni per un corrispondente valore).

Se la frode è commessa per telefono o internet scatta un’aggravante e un aumento di pena. Stesso discorso se il truffatore si avvale di dati personali acquisiti fraudolentemente o senza consenso.

È obbligatorio l’arresto in flagranza.

Il colpevole potrà godere della sospensione condizionale della pena se restituisce il maltolto e paga il risarcimento del danno.

Chi viene tutelato?

La vittima deve essere per forza una persona che abbia più di 65 anni. Non deve trovarsi in uno stato di incapacità a causa di patologie di decadimento oppure di indebolimento delle facoltà mentali; in questo caso infatti scatta un diverso reato già previsto dal codice penale, quello per la «circonvenzione di incapace» ma per il quale aumenta peraltro la pena: la reclusione passerà da 2 a 7 anni e la multa a 1.302 a 3.500 euro.

Debiti minimi: stop alle cartelle esattoriali

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È all’esame della Camera il disegno di legge volto ad innalzare la soglia prevista per la riscossione coattiva dei crediti da parte del fisco

Il disegno di legge in discussione alla Camera [1] mira a modificare la legge del 1973 in materia di riscossione dei debiti cartelle esattoriali oramai troppo datata per costituire un valido riferimento. In particolare, la normativa del 1973 [2] – ancora attualmente vigente – prevede che l’iscrizione a ruolo di debiti nei confronti dell’erario sia consentita per importi superiori a 20mila lire. Il valore in questione – che fa quasi sorridere per la sua irrisorietà – è ovviamente anacronistico e per nulla al passo con i tempi.

La nuova soglia che la riforma intende introdurre è più elevata ed ovviamente più al passo con i tempi e con il costo della vita. L’intento principale della riforma è quello di impedire l’iscrizione a ruolo di importi molto bassi e allo stesso tempo di incentivare altre forme di recupero. Il nuovo valore proposto dal disegno di legge è pari al triplo del contributo unificato che si sarebbe dovuto pagare per iscrivere la causa al ruolo civile, penale o amministrativo. Questo importo al momento è pari a 43 euro, per cui il limite per la riscossione mediante ruolo sarebbe limitato a debiti di valore superiore a 129 euro. Detto in parole semplici: per importi inferiori a 129 euro il fisco non potrebbe più procedere a riscuotere mediante ruolo il proprio credito e, dunque, non sarebbero più notificate cartelle esattoriali di importo pari o inferiore. Se la proposta diventerà legge vorrà dire che i contribuenti si vedranno recapitare una cartella esattoriale solo in caso di debito superiore a 129 euro.

Ovviamente per dire addio alle cartelle esattoriali di piccolo importo sarà necessario attendere che il disegno di legge completi il suo iter parlamentare e dunque diventi legge dello Stato.

Se così sarà, le novità in punto di cartelle esattoriali saranno anche altre. Cambierebbero, infatti, le regole per la richiesta di rateazione del debito. Scopo della riforma in proposito è favorire il recupero bonario dei debiti iscritti a ruolo, evitando l’esecuzione forzata. Per tale motivo, la richiesta di rateazione fatta dal debitore, per espressa previsione di legge, non equivale ad un riconoscimento del debito. È possibile, pertanto, per il debitore accedere al piano di rateazione del debito, mantenendo intatti i suoi diritti di contestarlo.

Con la proposta di riforma in commento cambierebbero altresì i tassi di interesse. Secondo le nuove disposizioni, infatti, il tasso di interesse per ritardata iscrizione a ruolo e gli interessi di mora non possono superare il tasso di interesse legale annuo. Inoltre, è fatto espresso divieto di anatocismo ed è previsto che nell’atto impositivo sia indicata la misura degli interessi applicati con le relative modalità di calcolo.

Con l’obiettivo inoltre di garantire la trasparenza dell’operato del concessionario, è previsto che il ruolo e la cartella contengano – a pena di nullità – una serie di dati informativi sia soggettivi in ordine al debitore sia oggettivi in ordine al debito e agli eventuali atti già notificati.

Il disegno di legge si propone di apportare modifiche anche alla legge del 2012 [3] in merito alla procedura di sospensione della riscossione. L’obiettivo dichiarato nella proposta di modifica è quello di dare al contribuente maggiori strumenti di tutela nei casi di procedure illegittime attraverso l’ampliamento del novero delle fattispecie che consentono di accedere al beneficio della sospensione.

note

[1] Disegno di legge n. 4042.

[2] D.p.r. n. 602/1973 del 29.09.1973.

[3] Legge n. 228/2012 del 24.12.2012.

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