Le tue feci ti indicano il tuo stato di salute, ecco come capire cosa non va! Devi assolutamente sapere tutto questo…

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Pensi che le feci siano solamente un prodotto di scarto da eliminare subito? In realtà si può scoprire molto dalle scorie prodotte dal nostro organismo, sopratutto si può capire molto sul nostro stato di salute.
Dovresti controllare giornalmente le condizioni delle tue feci. Può creare disgusto e imbarazzo, ma potrebbe aiutarvi molto a comprendere e prevenire una serie di complicazioni di salute.
Come sono le feci di una persona in salute?
Le feci ideali devono essere di color “oro antico”, avere una forma a banana e la consistenza del dentifricio. Galleggiano e sono inodore. Se le tue non sono così continua a leggere con attenzione. So che potrebbe creare un po’ di imbarazzo parlare di queste cose, ma si può capire davvero tanto sul proprio stato di salute.
Come si analizzano le proprie feci?
Le feci sono le sostanze solide di rifiuto del cibo e ci rivelano la condizione di salute del nostro corpo relativa ai 2/3 giorni prima, mentre l’urina indica quella più recente.
Puoi analizzare I seguenti parametri:
1) frequenza dell’evacuazione
2) odore e galleggiamento
3) forma
4) colore
1) frequenza dell’evacuazione.
Noboru muramoto, uno dei principali esponenti della medici cinese in occidente afferma che: “la defecazione dovrebbe avvenire una volta al giorno: il momento ideale è al mattino. Ogni irregolarità nell’evacuazione delle feci è segno di problemi intestinali. La regolarità della defecazione è una condizione basilare per una buona salute”. Quindi è bene svuotare l’intestino almeno una volta al giorno sentendo poi la sensazione di vuoto nella pancia. Alcune persone riescono ad andare in bagno anche più volte al giorno. Ma questo dipende dal metabolismo.
2) odore e galleggiamento
Un cattivo odore delle feci indica uno scarso equilibrio nell’alimentazione. Se le feci affondano vuol dire che il cibo non è stato masticato o digerito bene.
3) forma
Bisogna essere sicuri che le feci abbiano una forma ben definita, questo denota che la digestione è avvenuta correttamente e quindi I nutrienti sono stati assorbiti eliminando tossine ed acidi. Se si usa troppo sale il colon assorbe più acqua e le tue feci saranno secche, al contrario se si mangiano troppi zuccheri saranno umide ed informi.
Ecco un pratico riferimento chiamato il grafico bristol.

Tipo 1: grumi duri come palline, sono difficili da espellere.
Tipo 2: classica forma cilindrica, ma a grumi.
Tipo 3: forma cilindrica, ma con crepe sulla superficie.
Tipo 4: forma cilindrica, liscia e morbida.
Tipo 5: grumi morbidi e frastagliati
Tipo 6: porzioni morbide con bordi frastagliati.
Tipo 7: acquosa e senza particelle solide.
Il tipo 4 è il prototipo di cacca perfetta:
– esce con facilità e senza dolori.
– non ha odori.
– galleggia.
– ha la forma grossa a banana.
4) colore
Il colore perfetto dovrebbe essere tra marrone chiaro e marrone scuro. Il colore dipende molto dal tipo di alimentazione che si segue. Se mangiate rape rosse ovviamente le feci potrebbero avere un colore rossastro.
Feci giallastre con cattivo odore: vuol dire che sono stati assorbiti male I grassi per colpa di un insufficienza funzionamento del pancreas, questo si verifica nelle pancreatiti, nel cancro al pancreas, nella fibrosi cistica e nella celiachia.
Feci di colore scuro con cattivo odore: sanguinamento dello stomaco o delle parti superiori dell’intestino.
Feci nere: potrebbero essere innocue quando si usano degli integratori contenenti ferro, ma se non hanno cattivo odore, tutto normale.
Feci che presentano sangue scuro: ulcere sanguinanti o tumori nella parte media dell’intestino, morbo di crhon o colite ulcerativa.
Le feci possono essere dure e di colore scure quando restano nell’intestino di più del dovuto. Le feci del neonato dovrebbero essere sempre giallo-arancioni e piuttosto soffici. Se sono scure o verdi, allora vuol dire che il latte materno non è di buona qualità.
Vuoi avere delle feci perfette? Ecco alcuni consigli:
1. Il cibo per essere assimilato bene deve rispettare la combinazione degli alimenti, basandosi sul ph e sugli enzimi. Bisogna prediligere cibi a ph alcalino ed eliminare gli alimenti industriali.
2. Prima di iniziare a mangiare, fare un respiro profondo e buttare via tutta l’aria, se sei stressato esegui questa operazione più volte.
3. Masticare per almeno 8 secondi ogni boccone, la prima “digestione” si ha in bocca.
4. Prendersi cura del proprio intestino, non basta solamente una buona alimentazione, bisogna mantenere l’equilibrio della flora batterica ed eliminare I germi cattivi che danneggiano l’intestino.

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Tari 2018: come si calcola e chi paga l’imposta sulla casa

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Tari 2018: cos’è

La Tari è una componente della Iuc, imposta unica comunale, insieme all’Imu, imposta municipale unica e alla Tasi, tassa sui costi indivisibili del Comune ed è la nuova tassa sui rifiuti introdotta dalla legge di stabilità del 2014, che ha accorpato in unico tributo, uguale in tutta Italia, le precedenti tasse sui rifiuti e l’ambiente:

  • TIA – Tariffa di igiene ambientale;
  • TARSU – Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani;
  • TARES – Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi;

Tari 2018: come si calcola

Dopo aver visto in cosa consiste questo tributo, passiamo ora a vedere come si calcola la tassa sui rifiuti per l’anno 2018. Il calcolo della Tari 2018, si effettua sulla base di tariffe fisse e variabili e a seconda del tipo di utenza (domestica o non domestica). Sono previste esenzioni e riduzioni di tariffa per i nuclei a basso reddito che presentino il nuovo modello Isee 2018.

Il pagamento della Tari, può avere cadenza bimestrale, trimestrale, quadrimestrale, semestrale, ogni Comune infatti può scegliere un numero e una scadenza diversa.

Come detto la Tari 2018 sarà data dalla somma di una quota fissa e di una quota variabile.

  • La quota fissa della Tari 2018,  rappresenta  il costo del servizio, le spese di pulizia delle strade, i costi di investimento, ed altri.
  • La quota variabile Tari 2018, rappresenta in generale il costo di servizio e gestione per la raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti.

Per il calcolo della Tari, occorre poi tenere presente la distinzione tra utenze domestiche,  come i locali ad uso abitativo comprese le pertinenze (garage, box auto, cantina), e utenze non domestiche  come  le attività produttive, commerciali e di servizi.

Tari 2018 sulle utenze domestiche

Nel calcolo della Tari 2018 sulle utenze domestiche:

  • il costo fisso tiene conto principalmente della superficie dell’immobile espressa in metri quadrati;
  • il costo variabile tiene conto della quantità di rifiuti prodotti in base al numero degli occupanti l’immobile (il dato dei residenti è ricavato dal Comune attraverso i propri archivi anagrafici).

Il calcolo Tari 2018 corretto sulle utenze domestiche: abitazione e pertinenze

Il decreto del Presidente della Repubblica [1] che disciplina le procedure di calcolo della Tari stabilisce che la quota variabile per le abitazioni va calcolata in riferimento alla singola utenza. Il chiarimento è arrivato dal sottosegretario del Ministero dell’economia e delle finanze, durante il question-time alla Camera del 18 ottobre 2017.

I Comuni, quindi devono applicare la parte variabile una sola volta alla utenza costituita insieme da abitazione e pertinenze. Molti Comuni invece hanno applicato la quota variabile oltre che all’abitazione, anche alle pertinenze tante volte per quante sono, con il risultato che l’importo finale del tributo era molto più alto del dovuto. Sono dunque illegittimi i conteggi di molti comuni che hanno replicato la quota variabile per le singole pertinenze.

Per la Tari 2018 non dovrebbero esserci altri errori considerato che i Comuni, pare,  si stiano attivando per correggere i prossimi regolamenti Tari 2018.

Per i precedenti cinque anni di tributi versati, invece, se la quota variabile è stata applicata sia sull’abitazione che sulle pertinenze, il contribuente potrà richiedere al Comune o, in caso in cui il servizio sia stato gestito da un soggetto terzo a quest’ultimo, il rimborso della parte eccedente rispetto a quanto dovuto.

Tari 2018 sulle utenze non domestiche

Nel calcolo della Tari 2018 sulle utenze non domestiche:

  • Il costo fisso tiene conto della superficie dei locali e aree occupate;
  • Il costo variabile della tipologia di attività economica svolta.

L’avviso di pagamento Tari inviato dal Comune comunque contiene sia le informazioni di calcolo in base al regolamento comunale adottato, che i bollettini precompilati per il pagamento: Mav o  postali o bancari o F24.

Tari 2018: riduzioni ed esenzioni

Le riduzioni della Tari sono obbligatorie, in caso di:

  • mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti (riduzione 20%);
  • effettuazione del servizio Tari 2018 in grave violazione della disciplina di riferimento;
  • interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente.

Le riduzioni della Tari sono facoltative, possono quindi variare da un Comune all’altro, in caso di:

  • Abitazioni con un unico occupante;
  • Abitazioni solo per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo;
  • Locali, diversi dalle abitazioni, ed aree scoperte adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente;
  • Abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di 6 mesi all’anno, all’estero;
  • Fabbricati rurali ad uso abitativo.

I titolari di un’utenza domestica possono richiedere la riduzione o l’esenzione della Tari 2018 in caso di basso reddito previa presentazione del nuovo modello Isee 2018.

Tari 2018: chi paga

Come per la vecchie Tia, Tarsu, e Tares, il pagamento della tassa sui rifiuti 2018, spetta ai soggetti indicati nel regolamento comunale Tari 2018. Ovvero chiunque possiede, occupa o detiene a qualsiasi titolo, locali o aree scoperte, in grado di produrre rifiuti urbani ed assimilati, a prescindere dal loro utilizzo. Il pagamento Tari 2018 spetta quindi al proprietario residente nell’immobile, in caso di affitto all’inquilino che occupa l’immobile, nell’ipotesi di comodato a colui che lo usa.

Tari 2018: su cosa non si paga

Non sono soggetti al pagamento del tributo, i proprietari, possessori o detentori dell’immobile a qualsiasi titolo di, sulle:

  • Aree scoperte di pertinenza o accessorie di abitazioni civili (balconi, terrazze scoperte, posti auto scoperti, cortili, giardini e parchi);
  • Aree condominiali non detenute o occupate in via esclusiva, quindi comuni a tutti i condomini ( come ad esempio androni, scale, ascensori, stenditoi, luoghi di passaggio o di utilizzo di tutti i condomini).

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[1] Art. 5 del D.P.R.  n.158 del 27.04.1999.

Allacci per auto elettriche negli edifici al 31 dicembre

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A partire dal prossimo anno, la costruzione di nuovi edifici sarà resa ancora più complessa dalla necessità di prevedere l’installazione per la ricarica delle auto elettriche.

È noto che quello dell’inquinamento atmosferico provocato dai veicoli a motore è un problema di grandissima attualità ed è particolarmente sentito soprattutto nelle grandi città. Per ridurre tale problema, il Governo ha cercato in più occasioni, nel corso degli anni, di sostenere la così detta mobilità sostenibile: basti pensare ai numerosi incentivi economici e fiscali sull’acquisto di auto elettriche, all’esenzione dal pagamento del bollo per i primi 5 anni e così via. Al fine di intervenire in maniera ancora più decisa e risolutiva sul problema dell’inquinamento proveniente dai veicoli, è stato infine previsto che, entro il 31 dicembre di quest’anno, il rilascio del titolo edilizio necessario alla costruzione di nuovi edifici sarà subordinato alla previsione della predisposizione dell’allaccio per l’installazione di infrastrutture elettriche per la ricarica dei veicoli. A tal fine, i Comuni dovranno modificare i propri regolamenti edilizi prevedendo questa specifica prescrizione [1].

Tale obbligo si applicherà per gli edifici:

  • di nuova costruzione ad uso diverso da quello residenziale con superficie utile superiore a 500 metri quadrati ed i relativi interventi di ristrutturazione edilizia;
  • gli edifici residenziali di nuova costruzione con almeno 10 unità abitative ed i relativi interventi di ristrutturazione edilizia.

L’obbligo in questione non troverà invece applicazione per gli immobili di proprietà delle amministrazioni pubbliche

Al fine di assicurare il rispetto di tale obbligo, è stato peraltro attribuito un potere di vigilanza e sanzionatorio in capo alle regioni le quali, nel caso di mancato adeguamento da parte dei Comuni, dovranno annullare i titoli edilizi rilasciati che non prevedano l’obbligo della predisposizione dell’allaccio per le auto elettriche.

Si deve peraltro ricordare che il termine di adeguamento, oggi imposto al 31 dicembre 2017, era già stato fissato al 1 giugno 2014 [2].

Le infrastrutture elettriche in questione dovranno permettere il collegamento di una vettura da ciascuno spazio a parcheggio coperto o scoperto e da ciascun box per auto, nel rispetto delle specifiche disposizioni edilizie che verranno fissate nel regolamento edilizio stesso e, relativamente ai soli edifici residenziali di nuova costruzione con almeno 10 unità abitative, per un numero di spazi a parcheggio e box auto non inferiore al 20% di quelli totali.

Dal punto di vista operativo, le colonnine rappresentano un servizio misurabile. Infatti l’accesso alla ricarica, in genere, avviene tramite tessere magnetiche individuali e quindi sarà possibile ripartire le spese sulla base degli effettivi consumi.

Con  lo stesso provvedimento con cui è stato previsto l’obbligo per gli edifici di nuova costruzione, si è stabilito anche di realizzare sul territorio un numero adeguato di punti di ricarica accessibili al pubblico entro il 31 dicembre 2020.

Il numero dei punti di ricarica sarà stabilito dai singoli Comuni tenendo conto anche del numero stimato di veicoli elettrici e delle esigenze particolari connesse all’installazione di punti di ricarica accessibili al pubblico nelle stazioni di trasporto pubblico.

Inoltre, entro il 31 dicembre 2025, sarà realizzato un numero adeguato di punti di rifornimento per l’idrogeno, accessibili al pubblico, da sviluppare gradualmente, tenendo conto della domanda attuale e del suo sviluppo a breve termine, per consentire la circolazione di veicoli a motore alimentati a idrogeno.

note

[1] Articolo 4, decreto del Presidente della Repubblica 380/2001, come modificato dal decreto legislativo 257/2016.

[2] Decreto legge 83/2012.

Autore immagine: Pixabay

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