Giorgio Napolitano, il massone, intercettato con Bazoli, il banchiere inquisito: le mani sul Corriere della Sera. Come occupare abusivamente una nazione

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LE VERGOGNE DEL MONARCA ASSOLUTO

Come fosse se una novità, uno dei peggiori intrallazzatori nazionali venduto sempre al miglior offerente, quello che poi tutti si sono dimenticati è che era a capo della “Corrente Migliorista” del PCI, quella che gestiva i fondi neri che arrivavano dall’URSS che facente parte del Patto di Varsavia e l’Italia della NATO è alto tradimento, si fecero l’ultima amnistia nazionale nel 1989 e finì tutto a tarallucci e vino come nella miglior tradizione di tutto quello che riguarda quella area politica che non so più nemmeno come chiamarla perchè sarebbe come insultare la sinistra, fu denunciato da Bettino Craxi in parlamento e anni dopo il simpaticone“Tonino er molisano”, Di Pietro, bel venduto pure lui, disse che forse aveva ragione Craxi.
Buio e smemoratezza nazionale sopratutto della magistratura, ovvio, che Falcone e Borsellino quando gli fu fatto l’ultimo “regalo” fatale è che stavano indagando su quei fondi neri.
Ma la storia dell’infame inizia da lontano :

 

 

L’opportunismo, sarà una costante della sua carriera politica, il problema non è che fosse fascista. ma che da fascista nel 1941 sostenesse “l’Operazione Barbarossa”, l’attacco di Hitler alla Russia, nel 1944 lavora per “l’American Red Cross”, la croce rossa americana, poi nel 1945 si iscrive al PCI e nel 1956 da comunista sostiene durante la rivoluzione ungherese il sanguinosissimo intervento sovietico, il nostro amico dopo essere stato nel 1978 il primo dirigente del PCI ad ottenere il visto per gli USA ed aver partecipato a delle riunioni del CFR (Council of Foreign Relations) il peggio del peggio delle associazioni criminali auto legalizzate, diviene a conti fatti atlantista e nel 1979, condanna l’URSS quando invade l’Afghanistan.

Dopo aver devastato la nazione non a caso Henry Kissinger lo dichiarerà “my favourite communist” e nel 2015 lo ha premiato con il “Premio Kissinger” «in riconoscimento degli straordinari contributi al consolidamento dell’integrazione e stabilità europea».

In 60 anni di politica, Napolitano ci è costato 13 milioni di euro, più tutti i danni che ha fatto, detta così sembrerebbero bruscolini, sono 26 miliardi di Lire, così fa più effetto.
In più, nel 2013, in piena spending review, Napolitano si è alzato lo stipendio di 8.835 euro, passando a 248.017 euro.
Questo è un breve riassuntino sarà il caso di fare un articolo più completo, per venire alla vicenda odierna, come dicevo non è una novità, ma non è nemmeno una novità che pare passare nell’indifferenza l’evidente collusione del nuovo Presidente Sergio Mattarella ovviamente facente parte della medesima banda e chiaramente andando avanti così non andiamo da nessuna parte …
Nel marzo 2016Giorgio Napolitano organizza un incontro tra il suo successoreSergio MattarellaeGiovanni Bazoli, all’epoca presidente di Intesa e attivo nella battaglia per il controllo del Corriere della Sera. Lo rivela Panorama in edicola oggi, riportando i contenuti di un’intercettazione sull’utenza di Bazoli, indagato nell’inchiesta su Ubi banca coordinata dalla Procura di Bergamo.

La telefonata parte da un’utenza in uso al Quirinale (Napolitano si era dimesso da due mesi). L’incontro Bazoli-Mattarella avrebbe dovuto affrontare “alcuni argomenti urgenti”, scrive laGuardia di Finanza che riassume la conversazione.

Tra questi argomenti, la lotta per il controllo di RCS E del Corriere della sera. Scrivono le fiamme gialle:
“Napolitano specifica di aver fatto riferimento (con Mattarella, ndr)anche al dialogo di questi anni tra loro (e cioé tra Napolitano e Bazoli, ndr) e prima ancora con Ciampi. Napolitano dice che questi (Mattarella) ha apprezzato, ed ha detto che considera naturale avviare uno stesso tipo di rapporto schietto, informativo e di consiglio. (…) Napolitano dicesperiamo bene,  anche perché ha sentito fare (riguardo al Corriere)un nome folle, ovvero di quel signore che si occupa o meglio è il factotum de La 7″.

Quell’Urbano Cairo che poi le ha messe, le mani sul Corsera.

Dopo la conversazione, il banchiere, passando per la segreteria del Quirinale,fissa un incontro con Mattarella: il faccia a faccia avviene il 27 marzo. Dieci giorni prima, il 17 marzo, l’ex Capo dello Stato è anche oggetto di una conversazione tra Bazoli, azionista del Corsera, e l’allora direttore di Repubblica, Ezio Mauro, la concorrenza:

“Se tu lo tieni in mano (il Corsera, ndr) io sono tranquillo”, afferma Mauro. Dunque l’invito a Bazoli a“non lavarsene le mani di queste scelte”. Poi spunta Napolitano:”La situazione ha ancora un margine di incertezza e ti spiegherò se ci vediamo perché, niente, devo vedere Napolitano…insomma, devo, tengo rapporti con lui”.

Sempre lui. Sempre Re Giorgio, che dimostra di avere rapporti consolidatissimi con Bazoli. I due infatti si incontrano al Colle il 13 marzo 2014,quando Napolitano è ancora Capo dello Stato. E ancora, il 15 aprile dello stesso anno, in una telefonata tra il patron di Intesa San Paolo e Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di gestione della stessa banca, Bazoli, notano gli inquirenti,
“fa presente che giovedì sarà al Colle per un tema diverso dalle banche”.
Tre giorni dopo, sempre al telefono con Gros-Pietro, Bazoli
“riferisce di essere stato a Roma e di aver avuto un incontro col Colle ed aggiunge ‘io gli ho chiesto espressamente ed ho avuto da lui l’assicurazione che quantomeno fino alla fine dell’anno lui rimane. Mi pare una notizia molto rassicurante’…”.
Le mani di Napolitano, insomma, erano ovunque: Colle, banche, Corriere della Sera.

Cesare Lombroso, una mente satanica. Un criminale al servizio dei Savoia.

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Cesare Lombroso, una mente demoniaca, che si è autodefinito l’inventore dell’Antropologia criminale, nasce a Verona il 6 novembre 1835 da un’agiata famiglia ebraica. Nel 1852 si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia, dove si laurea nel 1858.

Un personaggio squallido e perverso, una mente feroce e satanica al servizio dei Savoia, che furono a loro volta criminali. Nella sua patetica ed arrogante presunzione si autodefinisce un grande antropologo, un grande saggio e un illustre scienziato offrendo così il suo contributo ai regnanti sabaudi. La verità però è una sola: Marco Ezechia Lombroso, che successivamente cambiò nome in Cesare (Verona, 6 novembre 1835 – Torino, 19 ottobre 1909), è stato un pseudo-medico, pseudo-antropologo, e pseudo-giurista italiano, è considerato, da alcuni, pioniere e “padre” della moderna criminologia, mentre in realtà è stato solo una mente perversa con progetti criminali. E’ stato un grande razzista al servizio di una casa regnante “ I Savoia”, i cui membri vengono ricordati dalla storia come una banda di uomini privi di saggezza, privi di etica e di morale. I Savoia,  che progettarono  e massacrarono un milione di meridionali, sudditi liberi del Regno delle due Sicilie, sciogliendo i loro corpi nella calce viva. Lombroso, questo criminale, profanatore di tombe di origine ebraica è stato la vergogna di quel regno sabaudo e continua oggi ad essere la vergogna torinese e piemontese. Questo essere immondo in gioventù trafugava i crani dei cadaveri dai cimiteri di campagna per poi studiarne con comodo la conformazione. Ai contadini che, ignari, gli chiedevano cosa trasportasse con sé rispondeva: “Zucche”. Così Cesare Lombroso, il ragazzo dei cimiteri fece carriera. Questo scellerato fu osannato da vivo dai criminali del regno sabaudo, ed adesso da morto dalle istituzioni piemontesi. Tutto il lavoro malefico di questo Lombroso è la negazione della serietà scientifica e culturale.

Cesare Lombroso: mente satanica, un criminale al servizio dei Savoia

La fama di Lombroso è legata soprattutto alla teoria dell’uomo delinquente nato o atavico, individuo che reca nella struttura fisica i caratteri degenerativi che lo differenziano dall’uomo normale e socialmente inserito. L’interesse di Lombroso per i poveri, gli emarginati, i folli è presente fin dagli anni giovanili, quando, giovane medico, gira per le campagne lombarde, distribuendo opuscoli, stampati a proprie spese, ai contadini vittime della pellagra. Nel 1859, arruolatosi nel Corpo Sanitario Militare durante la campagna di repressione del brigantaggio, è inviato per tre mesi in Calabria ed inizia, ancor di più, ad odiare le popolazioni dell’Italia del Sud. Qui Lombroso affronta lo studio delle popolazioni calabresi in rapporto al linguaggio e al folklore. L’interesse per il fenomeno della delinquenza insorge nel 1864, osservando i tatuaggi dei soldati e le frasi oscene tatuate che distinguono “il soldato disonesto in confronto all’onesto”. Lombroso comprende, però, che l’elemento del tatuaggio non basta da solo per capire la natura del delinquente e che è necessario definire i caratteri dell’anormale, del delinquente e del pazzo utilizzando il metodo sperimentale della scienza positivista. Nel 1866 è nominato professore straordinario dell’Università di Pavia. Il 10 aprile 1870 sposa Nina De Benedetti. Dal matrimonio nasceranno cinque figli, tra cui Gina, secondogenita e biografa del padre. Nel 1871 Lombroso ottiene la direzione del manicomio di Pesaro dove vivrà una felice esperienza professionale, in quel periodo elabora una proposta che sottopone alle autorità ministeriali: la creazione di manicomi criminali destinati agli alienati che delinquono e agli alienati pericolosi. L’anno dopo rientra a Pavia e inizia gli studi che lo porteranno alla elaborazione della “teoria dell’uomo delinquente”.

Fenestrelle (TO): il lager della vergogna

Museo Cesare Lombroso a Torino

Molte persone vanno a visitare questo vergognoso museo, pagano anche il biglietto, per vedere delle teste mozzate. Teste mozzate di Padri di famiglia e di Patrioti del Regno delle due Sicilie, che si sono opposti alla barbarie e alla ferocia dei Piemontesi invasori ed assassini. Come trofeo della vittoria vengono conservate queste teste degli Italiani del Sud ed i Piemontesi non si vergognano di mostrare questi orrori. Lombroso con le sue teorie sentenziò che gli abitanti delle due Sicilie erano una razza inferiore, paragonabili per natura e stile di vita alle bestie. (Il Regno delle Due Sicilie comprendeva tutta l’Italia del Sud: Campania con parte dell’odierno Lazio, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). Questa strampalata teoria la dedusse misurando i crani ed altri resti umani degli insorgenti napolitani e dei poveracci che vennero uccisi dai bersaglieri. Le teorie dello pseudoscienziato veronese furono facilmente smentite da studi successivi e dichiarate dalla comunità scientifica internazionale prive di ogni fondamento scientifico. Nonostante tutto queste teorie sballate, con la complicità di un sistema scolastico basato sulla falsità, faziosità e sulla mistificazione storica, si sono diffuse nella società italiana, sia al nord diventando principio di tutti i preconcetti e razzismo antimeridionale, sia a sud al fine di creare quel complesso di inferiorità che hanno tanti meridionali. Tutti i governanti dal 1860 ad oggi basandosi sui concetti razzisti di Lombroso hanno agito ai danni delle “Due Sicilie” o perché i suoi componenti erano settentrionali e condizionati dal razzismo o meridionali con complesso di inferiorità e spirito servile. E’ arrivato il momento di far conoscere la verità a tutti e di ribellarsi a tutte le menzogne raccontate finora. Cesare Lombroso, è stato un criminale ed una mente perversa, malefica e satanica. Grazie alla famiglia Savoia più di un secolo e mezzo fa ha trovato spazio nel raccontare tutte queste bestialità, ma continua a trovarne ancora adesso in una piccola parte di oggi, dove le persone vivono di anti meridionalità.

Una vergogna torinese: i Crani di Padri di famiglia e Patrioti del Regno delle due Sicilie, giudicati da Lombroso come i crani delle bestie

Il Lager di Fenestrelle: La ciclopica sabauda cortina bastionata. (Fonte: MIGLIAIA DI SOLDATI BORBONICI DEPORTATI NEI LAGER DEL NORD di Stefania Maffeo)

UNITA’ D’ITALIA: i piemontesi massacrarono 1.000.000 di INNOCENTI – (Migliaia di soldati borbonici deportati nei lager del nord di Stefania Maffeo) – Dopo l’ “invenzione” del “contrassegno per marchiare gli ebrei con un panno sulla spalla” (vedi AMEDEO VIII DI SAVOIA) – quindi un precursore dello “antisemitismo” hitleriano – nel 1863 un altro sabaudo inventava i “lager”, e le “vasche di calce” per scioglierci dentro i cadaveri dei reclusi soccombenti borbonici. 5212 condanne a morte, 6564 arresti, 54 paesi rasi al suolo, 1 milione di morti. Queste le cifre della repressione consumata all’indomani dell’Unità d’Italia dai Savoia. La prima pulizia etnica della modernità occidentale operata sulle popolazioni meridionali dettata dalla Legge Pica, promulgata dal governo Minghetti del 15 agosto 1863 ” per la repressione del brigantaggio nel Meridione”[1].

Questa legge istituiva, sotto l’egida savoiarda, tribunali di guerra per il Sud ed i soldati ebbero carta bianca, le fucilazioni, anche di vecchi, donne e bambini, divennero cosa ordinaria e non straordinaria. Un genocidio la cui portata è mitigata solo dalla fuga e dall’emigrazione forzata, nell’inesorabile comandamento di destino: “O briganti, o emigranti”.

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Il Professore Duccio Mallamaci davanti al museo Lombroso di Torino

Per vincere la resistenza dei prigionieri di guerra, già trasportati in Piemonte e Lombardia, si ebbe ricorso ad uno spediente crudele e disumano, che fa fremere. Quei meschinelli, appena coperti da cenci di tela, e rifiniti di fame perché tenuti a mezza razione con cattivo pane e acqua e una sozza broda, furono fatti scortare nelle gelide casematte di Fenestrelle e di altri luoghi nei più aspri siti delle Alpi. La fortezza di Fenestrelle era attiva dai primi del Settecento. Avamposto di confine dei Savoia, ma anche carcere militare. Nel 1860 fu il luogo di pena dei soldati pontifìci e borbonici catturati dai piemontesi. Edifìcio a scaloni, immerso nella neve in inverno a quasi 2000 metri di altezza sulla sinistra del Chisone.

da OndaSud

http://laveritadininconaco.altervista.org/cesare-lombroso-una-mente-satanica-un-criminale-al-servizio-dei-savoia/

 

ORDINE ESECUTIVO 11110. ECCO PER COSA FU UCCISO KENNEDY

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Franklin Delano Roosvelt un ventennio prima dell’insediamento di JFK, dichiarò: <la verità è che elementi della finanza sono proprietari del governo nei suoi cardini principali sin dai giorni di Andrew Jakson>.Proprio Jackson chiamava i banchieri “covo di vipere” e aveva promesso di distruggerli.

 

Come i suoi predecessori Jhon Kennedy si oppose a questo sistema con una sorta di “colpo di stato”, che ricalcava il tentativo di Lincoln di far stampare direttamente dal dipartimento del tesoro la moneta. Lincoln venne ucciso nel 1865 poco dopo la creazione delle banconote Greenbacks, banconote prive di interessi bancari di proprietà del portatore che non avrebbero permesso gli enormi profitti dei Rothschild guadagnati grazie ai prestiti concessi ai Nordisti e ai Suddisti durante la guerra civile americana, profitti che avrebberò cosi creato il famigerato debito pubblico presente tutt’oggi.

Per arginare il debito causato dal signoraggio, Kennedy intendeva ridare la proprietà della moneta agli Usa, il presidente sapeva che l’uso delle banconote dellaFED come presunta valuta legale era contrario alla Costituzione degli stati Uniti d’ America.

 

Già Andrew jackson aveva svelato l’inganno del signoraggio bancario, invitando a sottrarre alla FED il diritto di stampare moneta:

<Il debito nazionale è una frode perpetrata verso gli USA dagli interessei dei banchieri internazionali. La migliore soluzione per il debito nazionale e per la sicurezza sociale è che glu USA smettano di permettere a una società privata di stampare la moneta e di caricarci sopra gli interessi. La federal reserve dovrebbe essere abolita come punto di partenza per liberare gli USA da una falsa dipendenza>

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Il 4 giugno del 1963, un decreto presidenziale virtualmente sconosciuto, l’Ordine Esecutivo 11110, fu firmato da JFK con l’obbiettivo di impedire alla Federal Reserve Bank di prestare soldi a interesse al Governo federale degli Stati Uniti. Con un colpo di penna, il presidente Kennedy decretò che la Federal Reserve, proprietà dei privati, sarebbe presto fallita.

Più di 4 miliardi di dollari in banconote furono messi in circolazione in base alle riserve argentee del governo, in tagli da 2 e 5 dollari (mentre quelli da 10 e 20 non circolarono mai, ma furono comunque stampate) la dicitura Federal Reserve note venne sostituita con “United State Note” cioè banconote degli Stati Uniti e non della FED.

Alla sua morte, le banconote furono immediatamente tolte dalla circolazione: così le vecchie stampate dalla FED continuarono  a fungere da valuta legale della Nazione, senza che i cittadini americani fossero venuti a conoscenza del tentativo di ribellione del Presidente.

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Abilitazione conseguita in Spagna è valida, ordine del Consiglio di Stato al Miur

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Il Consiglio di Stato, con l’Ordinanza n. 4709 pubblicata il 30.10.2017, ha accolto il reclamo cautelare proposto dallo Studio Legale Naso & Partners avverso la nota ministeriale n. 2179 del 17.03.2017.

Con la predetta nota il MIUR, modificando i criteri previsti in precedenza, aveva subordinato il riconoscimento dell’abilitazione conseguita in Spagna alla richiesta dell’ulteriore requisito del superamento del concorso pubblico per l’insegnamento in Spagna, o almeno di una parte dello stesso, o in alternativa richiedeva l’iscrizione nelle graduatorie straordinarie di professori supplenti delle Comunità autonome spagnole.

Secondo i predetti docenti abilitati in Spagna e difesi dall’Avv. Naso, tale nota ministeriale risultava palesemente illegittima perché frutto di un’erronea traduzione della documentazione inviata dal Ministero spagnolo, ove la laurea, unitamente al master, tuttora abilitano all’insegnamento nella scuola secondaria.

Tale interpretazione del MIUR aveva dunque determinato un blocco alle domande di riconoscimento del titolo per i docenti abilitati in Spagna.

Il Consiglio di Stato, accogliendo integralmente le argomentazioni proposte dallo Studio legale Naso, ha così ingiunto al MIUR di “utilizzare le modalità di riconoscimento delle quali ha fatto applicazione fino alla predetta nota del 20-03-2017”.

Agevolazioni anziani 2018 over 60 65 70 75 anni requisiti ISEE domanda

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Agevolazioni senior 2018 over 60 65 70 75 e più di 80 anni età mezzi pubblici musei tasse ticket bollettini posta, come fare domanda sconti requisiti ISEE

Le agevolazioni anziani 2018 over 60 65 70 75 e oltre gli 80 anni di età sono degli aiuti che lo Stato, attraverso i Comuni, riconosce ai cittadini una volta superata una certa soglia di età.

Tra le agevolazioni richiedibili nel 2018 troviamo ad esempio la riduzione delle tariffe per i mezzi di trasporto pubblici, del canone RAI e quello telefonico Telecom, dei bollettini postali, della TARI tassa sui rifiuti, esenzione ticket per visite ed esami ma anche dei farmaci e tante altre iniziative che è sempre bene conoscere e diffondere.

 

Agevolazioni anziani 2018 trasporti pubblici over 60, 70 e 75 anni

Agevolazioni anziani 2018 Trasporti pubblici autobus, metropolitana e tram: in tutti i Comuni di Italia sono previsti degli sconti tariffa sui mezzi pubblici per gli over 60 e 65 anni.

Per esempio:

  • Milano, il Comune, ha previsto una riduzione dei costi per l’acquisto della tessera che vanno dal 20 al 50% per i senior uomini con più di 65 anni e alle donne con più di 60 anni. La suddetta agevolazione, prevede la possibilità di acquistare la cd. tessera elettronica per i mezzi pubblici che dura 4 anni, ed ha un costo di attivazione di 10 euro mentre la ricarica mensile ha un costo pari a 16 euro e l’abbonamento annuale di 170 euro.
  • Torino invece le agevolazioni per il trasporto pubblico, sono riservate a chi ha compiuto 60 anni: 15 euro al mese o 130 euro l’anno.
  • Roma, invece, le agevolazioni per i mezzi pubblici iniziano solo dai senior con più di 70 anni con reddito ISEE sotto i 15.000 euro, i quali possono richiedere la cd. card over 70, una tessera che consente la completa gratuità dei mezzi pubblici. Sempre a Roma poi, l’ATAC riserva una riduzione sulla tariffa annuale per gli over 65 anni, il  cui costo di abbonamento varia in funzione del reddito ISEE per cui fino a 10.000 euro il prezzo dell’abbonamento annuale è pari 120 euro, da 10.000 a 15.000 euro è pari a 130 euro e per i redditi fino a 20.000 euro è di 150 euro.
  • Nel Comune di Brescia invece dal 1° settembre è stata introdotta la nuova tariffazione per i pensionati chiamata “speciale over 60” che consente di ottenere sconti sulle tariffe di abbonamento per la zona 1 e 1+2. Gli sconti sono da 69 euro a 65 euro per l’abbonamento trimestrale e da 138 a 120 euro per quello semestrale, in entrambi i casi sono previste delle limitazioni sul numero di corse, massimo 4 nelle ore tra le 7.30 e le 9, e dalle 13 alle 14 dal lunedì al venerdì.
  • Firenze invece è in vigore l’abbonamento ATAF Basic valido un anno; tale agevolazione non è in funzione dell’età ma del reddito ISEE che non deve essere superiore a 10.000 euro.

Come richiedere l’esenzione, agevolazioni e sconti per i mezzi pubblici per i senior?

Occorre verificare sul sito ufficiale della società che gestisce il trasporto urbano nella propria città o al Comune, tramite i CAF e Patronati, se e quali sono le agevolazioni riservate a chi ha più di 60, 65 e 70 anni di età, i requisiti richiesti, l’ISEE 2018 e come fare la domanda.

  • Agevolazioni senior per chi viaggia in treno: Trenitalia offre sconti e offerte vantaggiose per viaggiare in treno a chi ha superato 60 anni età. Inoltre propone la tessera CartaFreccia Argento e Carta Argento over 60 con validità annuale, ed un costo di 30 euro e gratis per chi ha compiuto 75 anni di età con la quale è possibile ottenere anche sconti tariffa del 10% per i viaggi in cuccetta, del 15% sulla tariffa base per i treni nazionali in prima ed in seconda classe, e del 25% sui treni esteri. La carta può essere richiesta ed acquistata presso le biglietterie Trenitalia nelle Stazioni o nelle agenzie di viaggio autorizzate. Inoltre, sempre per chi ha compiuto 60 anni, c’è la possibilità di richiedere la Carta Argento Railplus (Rail Europe Senior) che consente di viaggiare sulla rete ferroviaria europea con sconti fino al 30% sulla tariffa normale per informazioni, costi, percorsi e domanda rivolgersi alle Ferrovie dello Stato.
  • Agevolazioni anziani che viaggiano in aereo: Alitalia offre sconti ed offerte per i senior con più di 65 anni. Lo sconto applicato sulle tratte nazionali è pari al 30% mentre per quelle estere, la riduzione della tariffa è in funzione della località internazionale da raggiungere.

In arrivo con la nuova Legge di Bilancio 2018, probabilmente la nuova detrazione 19% sul costo di abbonamento treni e autobus.

 

Agevolazioni senior 2018 per chi ha più di 65 anni:

Le agevolazioni previste nel 2018 per chi ha più di 65 anni sono:

Musei, cinema, teatro gratis per gli over 65 anni? Per i gestori di queste attrazioni,  è ormai consuetudine prevedere delle agevolazioni fiscali che possono essere per esempio sconti sul prezzo del biglietto di ingresso, offerte od entrate gratuite, per i cittadini che hanno superato la soglia dei 65 anni età o per i disabili anche con accompagnatore. Diciamo però che, non esiste una normativa nazionale o locale che prevede che tali servizi siano gratuiti per queste categorie di cittadini mentre diverso è il discorso per quanto riguarda i luoghi di cultura, in quanto il Decreto Ministero Beni e Attività Culturali n. 239/2006 che aveva previsto la gratuità di ingresso per musei, biblioteche e archivi, aree e parchi per chi ha compiuto 65 anni, è stato modificato di recente con il decreto 94/2014 che ha abolito non solo la gratuità per gli ultrasessantacinquenni ma anche le domeniche gratis.

Nuova carta REI 2018 Reddito di inclusione: dal 2018, la Carta Acquisti over 65 anni di età, ossia l’agevolazione che consente ai beneficiari di ottenere un contributo economico pari a 40 euro al mese, ovvero, 80 euro a bimestre per fare la spesa presso negozi convenzionati o per pagare le bollette di gas, luce, acqua o telefono, sarà sostituita dalla nuova carta REI 2018.

Per richiedere il reddito di inclusione 2018, il senior, dovrà dimostrare di possedere tutti i requisiti richiesti dalla legge.

Esenzione ticket visite e farmaci over 65: l’esenzione ticket sanitario over 65 per visite ed esami è garantita a chi ha superato i 65 anni di età ed ha un reddito fino a 36.151,98 euro, Codice esenzione E01 e per i pensionati con pensione sociale ( codice E012) o minima se di età superiore a 60 anni con reddito inferiore a 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge, + ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico (CODICE E04).

Come si richiede l’esenzione? Attraverso la ASL di competenza territoriale.

Esenzione dal pagamento ticket sui farmaci: per tutti i cittadini a cui è stata riconosciuta un’esenzione E01, E02, E03 e E04 a seconda della propria fascia di reddito. Per maggiori informazioni, leggi esenzione ticket visite e farmaci over 65.

Agevolazioni TARI, tassa sui rifiuti: secondo il regolamento TARI, il Comune può prevedere delle riduzioni sulle tariffe sui rifiuti per l’abitazione principale per gli over 65 anni che rientrano in determinate soglie di reddito ISEE.

Per richiedere l’esenzione o la riduzione tariffa, occorre verificare sul sito del proprio Comune di residenza quali sono le agevolazioni in vigore ed eventualmente presentare la domanda entro una specifica scadenza, online sul sito del Comune, oppure, rivolgendosi gratuitamente a CAF e Patronati.

 

Agevolazioni over 70 e 75 anni:

Le agevolazioni per chi ha compiuto 70 e 75 anni in vigore nel 2017 sono:

Pagamento bollettini postali over 70: riduzione da 1,30 euro a 0,70 centesimi di euro per chi ha compiuto 70 anni di età. Lo sconto è applicato al momonto del pagamento del bollettino presso l’Ufficio Postale, al titolare dell’utenza che presenta i suddetti requisiti di età mentre se la bolletta è pagata da altre persone, familiari, amici o persone delegate, al momento del pagmento, occorre esibire il documento d’identità dell’intestatario avente diritto.

Detrazioni pensionati: la detrazione redditi pensione che spetta è pari a:

  • reddito non superiore a 8.000 euro, spetta detrazione fino a 1880 euro;
  • reddito tra 8.001 euro e 15.000 euro: 1.297 euro;
  • reddito  tra 15.001 euro e 55.000 euro: 1.297 x [(55.000 – reddito complessivo) / 40.000];
  • oltre 55.000 euro: non spetta alcuna detrazione.

Ricordiamo che il calcolo del reddito deve essere considerato al netto della deduzione per l’abitazione principale e pertinenze, e deve comprendere i redditi locazione con cedolare secca.

Riduzione canone telefonico Telecom over 75 anni: è riservata una riduzione del 50% sul costo del canone telecom per chi ha superato i 75 anni di età , per chi ha un reddito sotto i 6.713,94 euro e per i capofamiglia disoccupati. La richiesta può essere presentata direttamente alla Telecom, oppure, rivolgendosi gratuitamente ai CAF.

Esenzione Canone RAI per gli over 75: Per gli anziani con età superiore ai 75 anni di età con redditi non al di sopra di 6.713 euro all’anno, è prevista l’esenzione dal pagamento del canone tv.

Il modulo per la richiesta e per l’eventuale rimborso canoni precedenti pagati per errore, scaricabile dal sito Agenzia delle Entrate o RAI o ritirabile presso gli sportelli agenzia delle entrate. Vedi esenzione Canone RAI oer 75.

https://www.guidafisco.it/agevolazioni-senior-over-60-65-70-75-80-anni-1451

 

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DOSSIER – Sponsor arbitri stessa proprietà della Juve! Ecco tutti gli errori a favore dei bianconeri nel campionato 2016-17

L’edizione del 12 MARZO 2017   del Mattino dedica un lungo approfondimento ai “regali” arbitrali alla Juventus, elencando tutti gli episodi nel dossier: “Tutto sommato non è un male e nemmeno un caso che a lamentarsi non sia soltanto una squadra. O non soltanto il Napoli. Milano rossonera è insorta contro Massa, la Juve e quello che definisce il furto dell’ anno ma spulciando bene non è l’ unico favore arbitrale che in questa stagione ha spinto Buffon e soci ben oltre la propria forza e i propri meriti. Dal Torino al Chievo, dalla Roma al Sassuolo, è lunga la casistica dei cadeau distrattamente o gentilmente elargiti alla vecchia signora. La quale, come al solito fa spallucce riconducendo tutto alla solita nenia con la particolarità, però, che mai come oggi è mezza serie A ad alzare la voce contro il potere esercitato dal club bianconero.

Gli arbitri, ovviamente, sono i principali protagonisti. E sul capo dei fischietti nostrani pende sempre questa fastidiosa spada di Damocle dello sponsor: la classe arbitrale italiana, infatti, sulle proprie maglie (esattamente su entrambe le maniche) pubblicizza il marchio Eurovita assicurazioni, grazie a un accordo commerciale sottoscritto con l’ Aia e che scadrà nel 2019. Questa società è di proprietà della JC Flowers che, secondo autorevoli fonti giornalistiche di settore (Reuters ad esempio), nel diabolico labirinto dei fondi d’ investimento si sarebbe imparentata strettamente con la Exor, ovvero la finanziaria della famiglia Agnelli, nonché principale azionista della Juventus.

Di fatto la storia dei regali alla Juventus inizia già alla terza giornata, quando contro i potenti e protetti bianconeri si trova il malcapitato Sassuolo. Mani netto di Chiellini in area ma niente penalty agli emiliani, Di Bello sorvola perché non vede (solo lui) volontarietà nel gesto scomposto del difensore. Saltiamo dieci domeniche oltre, siamo alla tredicesima tornata. Il Chievo ospita a Verona i campioni d’ Italia, che sono in vantaggio. Nel convulso finale, con i padroni di casa all’ attacco alla ricerca disperata del pareggio, Benatia affossa Spolli. Valeri fa proseguire ma il fallo del marocchino è netto oltre che sciocco.

Una bella botta di vita la dà Rocchi, spesso nell’ occhio del ciclone quando di mezzo c’ è la formazione di Allegri. A urlare è la Torino granata, incavolata nera per due episodi che a fine match peseranno sull’ economia del risultato. Decisioni entrambe a favore dei cugini: c’ è Lichtsteiner che affossa in area Castan, senza incorrere nella punizione dell’ arbitro. Il quale in precedenza non espelle Rugani per fallo da ultimo uomo su Belotti lanciato a rete.
Sconfitta che brucia alla luce di quanto accaduto nel derby di un anno fa, quello diretto da Rizzoli, che si fece rifilare una testata da Bonucci, annullò un gol regolare a Maxi Lopez e non espulse Alex Sandro.

Il turno successivo a quello del derby torinese mette di fronte Juventus e Roma. Fischia Orsato che al momento giusto trattiene il respiro: Chiellini contrasta pesantemente e irregolarmente Dzeko. Ci sarebbe penalty a favore del centravanti bosniaco, non così per il direttore di gara. Allegri vincerà lo scontro diretto e inizierà ad allungare in classifica su Napoli e giallorossi. Dito puntato e ambiente caldissimo alla quarta di ritorno durante il derby d’ Italia con l’ Inter, spesso macchiato da forti contestazioni. Gli juventini stentano, trovano il gol con Cuadrado e poi difendono. Più con le cattive che con le buone. Chiellini strattona Icardi. Pare rigore solare, come pure il contrasto tra Lichtsteiner e D’ Ambrosio. La chicca di Rizzoli è quella del passaggio involontario di Chiellini a Icardi, che fila tutto solo verso Buffon.

Il bolognese ferma l’ azione inventandosi una palla in movimento. Alla fine, proprio lui che in passato si era beccato i vaffa di Totti e la testata di Bonucci senza battere ciglio, espelle Icardi che calcia da venti metri il pallone contro la terna arbitrale. Singolare poi è il fatto che, in regime di silenzio stampa assoluto per gli arbitri, il solo Rizzoli abbia derogato due volte: la prima volta precisando di essere stato lui a mettere la testa contro Bonucci e la seconda pochi giorni fa, quando ha sottolineato la eccessive lamentele degli interisti.

La settimana dopo il teatro è sempre lo Stadium torinese, in coppa Italia Rizzoli passa il testimone a Valeri. Paga dazio il Napoli, colpito e affondato due volte dagli undici metri. C’ è massima punizione per un contatto Dybala-Koulibaly a palla lontana, niente invece quando Pjanic aggancia Albiol in area, con Valeri a cinque metri. Sugli sviluppi Reina in uscita prende palla su Cuadrado che gli va contro, Valeri è a cinquanta metri ma vede e provvede a modo suo.

Prima del rigore di venerdì sera ottenuto contro il Milan, dubbio e a tempo scaduto, la Juve aveva pareggiato a Udine l’ unica partita della stagione: era però inesistente la punizione fischiata da Damato che aveva portato al pareggio di Bonucci. Il cerchio (per ora) si chiude qui, in un’ ipotetica classifica redatta in base ai torti e ai favori subìti, la capolista oggi beneficia di almeno cinque punti in più. La morale è semplice, o ha ragione Sarri: «Forse siamo tutti pazzi». Oppure aveva visto giusto il brasiliano Dunga quando militava nel nostro campionato: «Giocare a Torino è come andare nella foresta e incontrare il leone. Ma almeno il leone ti mangia, non ti truffa»”.

Quanto costa mantenere una famiglia: i figli hanno un prezzo?

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Ma per farli diventare grandi i genitori devono sborsare un sacco di soldi. Allora è importante conoscere, anche in modo approssimativo, di quanti soldi parliamo. Consapevoli o meno, l’idea che se ne ha spesso incide nella scelta di avere (o non avere) dei figli. Non solo, serve anche per valutare l’incidenza in caso di emergenze come malattia, morte, licenziamento di uno dei genitori e/o di separazione/divorzio del nucleo familiare. Una serie di mutamenti che quasi sempre portano alla medesima conseguenza: il drastico impoverimento del nucleo familiare.

Ma i costi di un figlio dipendono dalla sua età, dal reddito dei genitori e dal loro patrimonio, dalla composizione familiare, dalla città di residenza, dagli stili di vita, dal sistema di welfare pubblico…. Come è possibile avere degli importi verosimili?

Federconsumatori periodicamente pubblica uno studio piuttosto attendibile dal titolo “I costi per crescere un figlio/a da 0 a 18 anni” (l’ultimo è del 2016). Vengono prese in considerazione le spese per un figlio di una famiglia bi-genitoriale, che abita in una grande città del centro‐nord, in un’abitazione di circa 100 mq con mutuo o affitto da pagare.

I tipi di costo attribuiti al figlio sono:

  • casa: che comprende la quota parte dei costi di affitto o mutuo, arredamento, tasse, bollette, ecc.;
  • alimentazione: le spese per pasti, spuntini, mense e ristoranti;
  • trasporti e comunicazioni: che comprende la quota di ammortamento per l’acquisto dell’auto, carburante, manutenzione, assicurazione, trasporti pubblici, telefonia fissa e mobile e connessione internet;
  • abbigliamento: acquisto, pulitura e riparazione di scarpe e vestiario;
  • salute: i costi non coperti dal servizio pubblico (es. dentista, fisioterapia, psicologo, ecc.);
  • educazione e cura: spese per baby-sitter, tasse scolastiche, libri, ripetizioni, doposcuola, viaggi di studio, computer;
  • varie: spese per cura personale, paghetta, sport, intrattenimento, viaggi, regali.

Figlio: più cresce, più costa

E dunque?

E dunque per crescere un figlio da 0 a 18 anni servono 113 mila euro alle famiglie che hanno un reddito basso (fino a un reddito di 22.100 euro annui), 171 mila euro alle famiglie con un reddito medio (37.500€/anno), 271 mila per quelle con un reddito alto (sopra i 68.000€/anno).

Nella tabella qui sotto è possibile vedere questi costi divisi per fasce di età:

Reddito medio

  
Età del figlio

Reddito basso

fino a

22.100 €/anno

Reddito Medio

 

37.500 €/anno

Reddito Alto

oltre

68.000 €/anno

0‐3 anni 5.850€/anno 8.400€/anno 13.800€/anno
3‐5 “ 5.950€/anno 8.680€/anno 14.250€/anno
6‐8 “ 6.100€/anno 9.100€/anno 14.700€/anno
9‐11 “ 6.300€/anno 9.450€/anno 15.400€/anno
12‐14 “ 6.600€/anno 9.950€/anno 15.800€/anno
15‐18 “ 7.100€/anno 11.400€/anno 16.500€/anno

Spesa totale a 18

anni

113.700 €

170.940 €

271.350 €

I totali implicano nei 18 anni una spesa annuale media pari a 6.300 euro (525 euro al mese) per le famiglie con reddito basso, 9.500 euro (790 euro al mese) per le famiglie con reddito medio e 15.050 euro ( 1.255 euro al mese) per le famiglie a reddito alto. In pratica crescere un figlio fino a 18 anni comporta tra il 25% e il 35% di spese del totale del reddito.

Nella tabella qui sotto invece i costi di un figlio (fascia di età 15-18 anni) per tipologia di costo.

Reddito medio

  
Categoria di spesa

Reddito basso

fino a

22.100 €/anno

Reddito

Medio

37.500 €/anno

Reddito Alto

oltre

68.000 €/anno

Abitazione 1.880 3.275 4.450
Alimenti e bevande 1.280 1.865 2.470
Trasporti e comunicazione 1.145 1.780 2.575
Abbigliamento 655 980 1.485
Salute 380 650 1.050
Cura & 780 1.365 2.150
Varie 980 1.450 2.320

Totale annuale

7.100 €

11.365 €

16.500 €

Totale mensile

591 €

947 €

1.375 €

Il luogo dove si cresce un figlio ha ovviamente un’incidenza importante sui costi per cui, tenendo come riferimento le spese di un reddito medio, si ottengono le seguenti differenze territoriali (la fascia di età presa in considerazione è sempre 15-18 anni).

 

Nord Ovest

Nord est

Centro

Sud e Isole

Area urbana 11.365€ 12.325€ 10.420€ 8.930€
Media città 9.735€ 11.215€ 8.940€ 7.545€
Area rurale 7.678€ 8.180€ 7.440€ 6.290€

Mantenere una famiglia: meno male che ci sono i nonni

Undicimila euro all’anno, praticamente quanto un affitto o un mutuo a Roma o a Milano.

E non è finita. Se si lavora, serve qualcuno che si prenda cura del figlio e spesso la madre è costretta a rinunciare al proprio lavoro, dopo anni (e soldi) di formazione e ricerca. Per chi invece continua a lavorare full time, la scelta è fra girare l’intero stipendio alla babysitter o contare su un’alternativa. L’indagine Eurispes del Rapporto Italia 2017 lo mostra, spiegando che il 23% delle giovani famiglie consegna direttamente i propri figli ai nonni.

Ma oggi i genitori vogliono lavorare entrambi, i nonni in genere sono lontani e quindi si fanno sempre meno figli. Giusto?

I dati elaborati da Banca d’Italia nell’ultima “Indagine sui bilanci delle famiglie” (2015), mostrano proprio come l’aumento sempre maggiore dei costi per mantenere un figlio abbiano accompagnato la trasformazione del nucleo familiare. Nel 1977 vi erano poco meno di 17 milioni di famiglie composte, in media, da 3,3 componenti; nel 2014 il loro numero era salito a quasi 25 milioni e la dimensione media era diminuita a 2,5 persone. E il calo della dimensione media si è accompagnato con il mutamento delle tipologie familiari: si è dimezzata l’incidenza delle coppie con figli (dal 63 al 34 per cento) ed è triplicata quella delle famiglie con un solo genitore (dal 9 al 30 per cento).

Mantenere una famiglia è più facile con la busta paga, con la pensione o con la partita IVA?

A mettere a confronto le tre diverse fonti di reddito è stato uno studio della Cgia di Mestre. La categoria più a rischio di povertà è quella delle partite IVA. Secondo questo studio, nel 2015 il 25,8% delle famiglie mantenute da un lavoratore autonomo, quindi una su quattro, viveva al di sotto della soglia fissata dall’Istat per l’indice di povertà. Tra i pensionati il rischio è stato riscontrato nel 21% dei casi. Una maggiore sicurezza per mantenere la famiglia viene dai lavoratori dipendenti che solo nel 15,5% dei casi sono a rischio povertà.

 

Perché è inutile guadagnare troppo

Ma esiste un reddito giusto per essere una famiglia felice?

È una buona domanda. Già nel 1974 Richard Easterlin, un docente di economia americano, aveva definito il paradosso della felicità (o paradosso di Easterlin), secondo cui, quando aumenta il reddito, la felicità umana cresce fino a un certo punto, poi diminuisce seguendo una curva ad U rovesciata. E ancora oggi molti studiosi sostengono che esiste un numero magico, una cifra di reddito sopra la quale è inutile andare, perché la felicità non aumenta. Negli Stati Uniti questa sottile linea rossa sta tra i i 4.500 e i 6.000 dollari al mese: oltre, non vale la pena.

E in Italia? Quanto costa da noi la felicità?

Secondo l’ex direttore del Censis Giuseppe Roma «se si ha un figlio servono 3.500 euro al mese, purché non si abbia un mutuo da pagare». È una cifra ben al di sopra delle possibilità di una buona metà della popolazione, che secondo le dichiarazioni dell’Irpef (ammesso che siano veritiere), non arriva a 1.250 euro, mentre la media generale è di 1.600. Ed è assai superiore anche al reddito considerato minimo per vivere “senza lussi ma senza privarsi del necessario”: 1.400 euro al mese se si è single, 2.000 in coppia, 2.400 in una famiglia composta da tre persone (ancora dati Banca d’Italia).

Lei ha un consiglio da darci?

Possibilmente non fermarsi al primo figlio: il secondo già costa il 30 per cento in meno.

In sintesi possiamo dire che:

– Crescere un figlio al Sud o nelle isole costa meno che crescere un figlio al Nord.

– Il nucleo familiare si è trasformato proprio a causa dei costi.

– Le partite Iva sbarcano il lunario con molti più problemi degli altri.

– Una famiglia di tre persone può essere felice con 2.400 euro al mese

Bollette a 28 giorni: le “giustificazioni” delle aziende telefoniche

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Per mettere al bando le bollette telefoniche a 28 giorni è intervenuto anche il Governo. Gli operatori delle società di Internet e della telefonia, tuttavia, non sembrano rassegnarsi. Ciò che è in atto in questi giorni è un vero e proprio “pressing” nei confronti dei parlamentari che si stanno accingendo ad imporre con legge la fatturazione con cadenza mensile, anziché ogni 28 giorni. Più in particolare, ciò che le compagnie telefoniche stanno tentando di far credere è che, paradossalmente, tredici (e non dodici) pagamenti annuali rappresenterebbero addirittura un vantaggio per i clienti con il cellulare. Un vero e proprio “capovolgimento di frittata” insomma. Vediamo perché e soprattutto cerchiamo di comprendere le “stravaganti teorie” portate avanti negli ultimi giorni dalle società di Internet e della telefonia. 

Bollette a 28 giorni illegittime

Pagare una bolletta telefonica ogni 28 giorni anziché con cadenza mensile potrebbe sembrare quasi indifferente. In realtà, si tratta di un vero e proprio “trucchetto” ideato dalle compagnie telefoniche (tra cui Tim, Wind, Tre, Vodafone e Fastweb) per lucrare sulle tasche degli utenti. Calcolatrice alla mano, infatti, pagare una bolletta telefonica ogni 28 giorni anziché con cadenza mensile, significa pagarne 13 e non 12 in un anno. In buona sostanza, così facendo, gli utenti “regalano” ogni anno alla propria compagnia telefonica il pagamento di una bolletta non dovuta. Tradotto in denaro: il rincaro per il cittadino si aggira intorno all’8,6% in più ogni anno, mentre l’illegittimo guadagno per la compagnia telefonica corrisponde ad una vera e propria tredicesima, che garantisce alle società della telefonia e di Internet un fatturato maggiorato di almeno un miliardo l’anno. Fortunatamente questa situazione di illegittimità non è sfuggita né ai consumatori, né all’occhio attento dell’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) che ha “condannato” questa pratica commerciale scorretta. Ma non è tutto.

L’emendamento per bloccare la fatturazione a 28 giorni 

Come anticipato, è intervenuto anche il Governo per mettere al bando le bollette telefoniche a 28 giorni. Il divieto di fatturazione a 28 giorni sarà stabilito grazie a un emendamento al decreto Fiscale oppure alla Legge di Bilancio. La proposta di legge introduce l’obbligo della fatturazione dei servizi su base mensile e non più ogni 28 giorni; prevede un irrobustimento dei poteri di vigilanza da parte delle competenti autorità e soprattutto dell’Agcom ed un aumento delle sanzioni da queste ultime comminabili. Inoltre, secondo la proposta di legge, le compagnie telefoniche devono restituire le somme indebitamente percepite da parte dagli utenti in caso di violazione dell’obbligo di cadenza mensile, con l’obbligo per l’operatore sanzionato di pagare al consumatore interessato dalla illegittima fatturazione un indennizzo non inferiore a 50 euro.

Le “giustificazioni” delle compagnie telefoniche

Al quanto “strana” la reazione delle società della telefonia e di Internet, che  in vista dell’imminente decisione politica, anziché adeguarsi,  non hanno trovato niente di meglio da fare che “pressare” i parlamentari, chiedendo loro che la fatturazione a 28 giorniresti in campo almeno per quanto riguarda i cellulari, con riferimento ai quali deve considerarsi non solo legittima, ma addirittura conveniente.  La richiesta delle compagnie telefoniche è supportata da un’argomentazione davvero stravagante. Vediamo quale.

Spiegano le compagnie telefoniche che chi possiede un cellulare, il più delle volte, ha a disposizione una sorta di “pacchetto tutto compreso” di chiamate, sms e giga di traffico che è libero di utilizzare. Una volta “esaurita l’offerta”, il cliente comincia a “pagare a consumo”, con esborsi che potrebbero rivelarsi anche molto cospicui. Ciò posto, argomentano le compagnie telefoniche: la fatturazione mensile comporta che il cliente utilizzi le offerte nell’arco di 30 o 31 giorni, anziché nell’arco di 28. Nel caso di fatturazione mensile, dunque, il cliente esaurirà più facilmente le proprie scorte di chiamate e giga, al contrario, la fatturazione a 28 giorni rende il rischio di sforamento più basso. Non solo. Sempre secondo le compagnie telefoniche, ulteriore “vantaggio” è che la fatturazione a 28 giorni produce non solo 13 bollette in un anno, ma anche 13 ricarichecontenenti l’offerta prescelta. Viceversa, la bolletta mensile porta con sé soltanto 12 ricariche nel corso dei 12 mesi.
In buona sostanza: le 13 bollette e la fatturazione a 28 giorni comportano un aumento della spesa annua per il cliente, nell’ordine dell’8.6 per cento. Ma questo aumento sarebbe giustificato – questa la tesi delle società – da una maggiore disponibilità di telefonate, sms, e giga di navigazione. La fatturazione a 28 giorni rappresenterebbe, inoltre,  anche un “cuscinetto” per chi chiama o naviga molto, sforando i tetti di consumo della sua offerta.

Questi ragionamenti, per quanto raffinati, non convincono. È vero, il cliente riceve 13 ricariche l’anno e ciò gli permette di chiamare e navigare di più senza sforare il proprio budget. Tuttavia, lo stesso risultato, se davvero le compagnie telefoniche ci tengono tanto, potrebbe essere raggiunto rendendo migliori le offerte mensili. Non deve sfuggire inoltre un “piccolo” dettaglio: è vero che il cliente che riceve 13 bollette riceve anche 13 ricariche, ma si tratta comunque di un surplus (che si accompagna comunque ad una spesa) mai richiesto. Il cliente, quindi, è indotto unilateralmente ad usufruire e a pagare un servizio mai richiesto.

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