È legale filmare persone sconosciute?

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Filmare ciò che avviene intorno a noi è divenuto oramai semplicissimo: basta estrarre dalla tasca il fedele smartphone e premere il tasto giusto. Il video finisce immediatamente in rete e circola sui social network. Ma è legale filmare persone sconosciute? Lo è sempre o soltanto in alcuni casi? Vediamo cosa dice la legge.

Filmare persone sconosciute: il codice penale

Il codice penale punisce con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita che si svolge nei luoghi di privata dimora. La stessa pena è applicata a chi rivela o diffonde, mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, le notizie o le immagini ottenute nei modi indicati [1]. La norma è chiaramente posta a tutela della privacy ed intende proteggere solamente la vita privata all’interno delle abitazioni, cioè tra le mura di casa. Possiamo dire che si tratta di una tutela allargata del domicilio. Quindi, chi riprende di nascosto una persona che si trova nella propria abitazione, convinta di essere lontana da sguardi indiscreti, commette reato.

Filmare persone sconosciute e tutela del domicilio

Dalla disposizione appena riportata si capisce immediatamente che fotografie e videoriprese effettuate alla proprietà del vicino, quando non superino le mura esterne, cioè quando non invadano la vita privata della persona, sono assolutamente legali. In altre parole, il divieto riguarda solo ciò che è nascosto alla vista. Anche secondo la Corte di Cassazione  non ricorre il reato di interferenze illecite nella vita privata quando il vicino abbia protetto la propria dimora da occhi indiscreti come, per esempio, con delle tende. Insomma: quel che è pubblico (come la facciata dell’abitazione) può essere oggetto di riprese fotografiche e filmati. La tutela della proprietà è pertanto limitata a ciò che si compie in luoghi di privata dimora in condizioni tali da renderlo tendenzialmente non visibile ad estranei. Il titolare del domicilio non può recriminare nulla se le sue azioni, pur svolgendosi all’interno della privata dimora, possono essere liberamente osservate dall’esterno senza ricorrere a particolari accorgimenti [2]: emblematico è l’esempio di chi si spogli mettendosi in bella mostra davanti alla finestra spalancata. In questo caso, non c’è ragione di tutelare la riservatezza se l’interessato si è volontariamente esposto alla vista della collettività.

Filmare persone per tutelare un proprio diritto o per denunciare un illecito

Un’ipotesi particolare è quella di chi filma persone per tutelare un proprio diritto oppure per dimostrarne un illecito. La Suprema Corte ha stabilito che non viola la privacy chi effettua riprese fotografiche o filmati dell’attività edificatoria in corso nella proprietà del vicino: la fattispecie concreta era quella della costruzione di un manufatto in prossimità del confine tra due abitazioni che sembrava non rispettare le prescrizioni urbanistiche e civilistiche [3]. Se, infatti, non c’è interferenza illecita nella vita privata riguardo alle riprese pure e semplici dell’altrui abitazione, tanto più ciò vale se l’occhio della telecamera è diretto a riprendere possibili illeciti come, appunto, un abuso edilizio.

Allo stesso modo, in ambito condominiale, la Suprema Corte ha detto che, se scopo del comportamento non è quello di arrecare disturbo alle persone filmate bensì di acquisire prove delle violazioni del regolamento di condominio, agendo per la tutela dei propri diritti, non sussiste alcun reato. È però necessario non attivare un sistema di videosorveglianza continuo e prolungato sulla proprietà altrui, nel qual caso infatti si passerebbe dalla ragione al torto. La condotta di filmare e fotografare il vicino, infatti, non deve essere abituale [4].

La Corte di Cassazione [5] ha stabilito la liceità della condotta di chi filma persone sconosciute, purché non diffonda le immagini per scopi diversi dalla tutela di un diritto proprio o altrui. In pratica, registrare o filmare, di nascosto, una conversazione tra privati, utilizzando un cellulare o un altro apparecchio è lecito anche senza il consenso dell’interlocutore. Tuttavia, non si ha diritto di diffondere o pubblicare il materiale su un social network né si può inviare via mail il file audio contenente le voci delle persone spiate.

Filmare persone sconosciute in pubblico

Veniamo al caso più classico: quello delle riprese effettuate in luogo pubblico. È una condotta legale e, soprattutto, è possibile diffondere il materiale? In effetti, chi decide di frequentare un luogo pubblico (una piazza, ad esempio) accetta il rischio di essere visto e, eventualmente, ripreso.

La legge vieta la diffusione di immagini che non sia autorizzata dal diretto interessato [6]; pertanto, se si effettua un filmato di persone sconosciute, anche se si trovano in luogo pubblico, non potrà essere pubblicato o distribuito senza l’espressa liberatoriadella persona ripresa. Da tanto si evince che il filmato realizzato per uso esclusivamente personale è perfettamente legale, senza che occorra alcun permesso.

Ricapitolando, anche quando le persone, presenziando ad un evento pubblico (politico, sportivo, ecc.), rinunciano in parte al loro diritto alla privacy, per filmarle e diffondere il video sarebbe comunque necessario il loro consenso scritto. Questo ostacolo, tuttavia, può essere facilmente superato facendo solo rapide panoramiche sulla folla, senza soffermarsi sui primi piani (altrimenti occorrerebbe la liberatoria della persona singolarmente inquadrata); oppure, editando l’immagine e rendendo non riconoscibili le persone (ad esempio, oscurando i volti).

Filmare persone famose

Sono invece esenti dalla tutela per la privacy le persone famose: filmare un politico a un comizio e poi condividere il video sui social network non necessita di alcuna liberatoria. La legge sul punto è chiara: «Non occorre il consenso della persona ritratta quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o culturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico» [7]; lo stesso articolo, però, afferma anche che «Il ritratto non può essere esposto o messo in commercio quando l’esposizione rechi pregiudizio all’onore, alla reputazione o anche al decoro della persona ritratta». Ciò significa, quindi, che è fatto divieto diffondere immagini che possano danneggiare la fama e la considerazione che il pubblico ha di quella persona: si pensi ad esempio ad una nota star ripresa mentre è ubriaca. Lo stesso vale per la sua sfera privata o intima: anche quest’ultima non potrà essere oggetto di riprese, poiché in quel momento la persona famosa non intende esser vista da altri.

Quanto detto vale per quasi tutte le celebrities, fatta eccezione per alcuni casi in cui il consenso è comunque richiesto. Si tratta delle manifestazioni nelle quali è fatto divieto di riprese: si pensi ai concerti dei cantanti che proibiscono di filmare l’evento.

note

[1] Art. 615-bis cod. pen.

[2] Cass., sent. n. 18035/2012 del 11.05.2012.

[3] Cass., sent. n. 25453/2011 del 24.06.2011.

[4] Cass., sent. n. 18539/2017.

[5] Cass., sent. n. 18908, del 13.05.2011.

[6] Art. 96, legge n. 633/1941.

[7] Art. 97, l. n. 633/1941.

Autore immagine: Pixabay.com

Pensione con 5 anni di contributi, come fare

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Hai da poco compiuto l’età pensionabile (66 anni e 7 mesi sino al 2018, 67 anni dal 2019) ma non arrivi a 20 anni di contributi? Purtroppo non puoi ottenere la pensione di vecchiaia ordinaria, per la quale sono necessari 20 anni di contributi (15 soltanto se rientri tra i destinatari di alcune deroghe “sopravvissute” alla legge Fornero). Puoi, però, ottenere la pensione di vecchiaia contributiva se possiedi almeno 5 anni di contributi, al raggiungimento di 70 anni e 7 mesi di età (71 anni dal 2019).

Per ottenere questa pensione, però, devi essere assoggettato al calcolo integralmente contributivo della prestazione; se non fai parte di questa categoria, cioè quella dei cosiddetti “contributivi puri”, esistono comunque dei modi per rientrarvi. Ma procediamo per ordine e vediamo, nel dettaglio, come fare per ottenere la pensione con 5 anni di contributi.

Pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi, chi ne ha diritto

Come appena esposto, hanno diritto alla pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi, o pensione di vecchiaia contributiva, tutti i lavoratori la cui prestazione deve essere calcolata col sistema interamente contributivo.

Sono assoggettati a questo sistema di calcolo coloro che:

  • non possiedono contributi versati prima del 1° gennaio 1996;
  • possiedono contributi soltanto nella gestione separata o hanno optato per il computo della contribuzione in questa gestione;
  • hanno optato per il sistema di calcolo contributivo.

In buona sostanza, se non possiedi nemmeno un contributo accreditato alla data del 31 dicembre 1995, oppure se i tuoi contributi risultano versati soltanto alla gestione separata dell’Inps, hai pieno diritto alla pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi.

Ma che cosa può fare chi ha dei contributi accreditati prima del 31 dicembre 1995 e, quindi, non rientra nella categoria dei cosiddetti “contributivi puri”?

Computo nella gestione separata

Se possiedi dei contributi accreditati alla data del 31 dicembre 1995, puoi optare per il computo nella gestione separata. Grazie alla facoltà di computo, infatti, è possibile versare tutta la contribuzione posseduta in diverse gestioni previdenziali, escluse le casse dei liberi professionisti, nella gestione separata. La pensione, nella gestione separata, viene calcolata con il sistema integralmente contributivo, ma viene data la possibilità di accedere ad alcune pensioni agevolate, come la pensione anticipata a 63 anni di età e la pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi.

Attenzione, però: chi possiede soltanto 5 anni di contributi non può accedere al computo nella gestione separata. Per beneficiare di questa facoltà, difatti, bisogna possedere i seguenti requisiti:

  • almeno 15 anni di contributi complessivi;
  • almeno 5 anni di contributi versati successivamente al 1 gennaio 1996;
  • almeno un contributo ma non più di 18 anni di contributi versati alla data del 31 dicembre 1995.

Opzione contributiva per ottenere la pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi

Pertanto, per chi possiede i requisiti appena esposti è più conveniente avvalersi dell’opzione contributiva ( per la quale i requisiti previsti sono gli stessi del computo nella gestione separata), che consente di pensionarsi con 15 anni di contributiricalcolando l’intero trattamento con il sistema contributivo. L’età pensionabile, però, resta quella valida per la pensione di vecchiaia ordinaria, quindi 66 anni e 7 mesi sino al 31 dicembre 2018 e 67 anni di età dal 2019.

Sistema di calcolo contributivo della pensione

Il sistema di calcolo contributivo, solitamente, risulta maggiormente penalizzante rispetto al sistema di calcolo retributivo. Mentre quest’ultimo, difatti, si basa sulle ultime annualità di stipendio o di retribuzione, il sistema di calcolo contributivo si basa sui contributi effettivamente versati. Non esiste una penalizzazione fissa, in quanto la differenza tra calcolo contributivo e retributivo dipende dalla carriera del lavoratore.  Mediamente si registra una penalizzazione che oscilla dal 25% al 30%, ma non mancano i casi in cui la penalizzazione arrivi al 50% e, al contrario, i casi in cui il sistema retributivo risulti meno favorevole del contributivo, ad esempio quando a fine carriera le retribuzioni o gli stipendi risultano notevolmente più bassi.

Con uno stipendio inferiore a mille euro al mese ti spetta il mantenimento 

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Lo scorso 10 maggio, la Cassazione ha riscritto le regole sul mantenimento dell’ex coniuge [1]. E stato stabilito, in particolare, il diritto all’assegno spetta solo a colei (o colui) che non ha un reddito tale da mantenersi da solo, reddito da rapportare al territorio in cui vive (si deve quindi tenere conto del potere di acquisto del denaro che, in determinate zone e paesi, è più alto che nei grossi capoluoghi). La Corte non ha definito un criterio quantitativo per determinare l’autosufficienza economica, ma ci ha pensato il tribunale di Milano [2]: secondo i giudici meneghini chi raggiunge mille euro al mese dirsi indipendente, mentre chi sta al di sotto di tale soglia può ancora rivendicare l’assegno di mantenimento da parte dell’ex.

Se guadagno meno di mille euro al mese a cosa ho diritto?

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Mille euro al mese: secondo alcune norme di legge è questa, all’incirca, la soglia di povertà delle persone. Chi percepisce uno stipendio inferiore ha diritto a una serie di benefici e contributi (statali e non). Dal diritto al gratuito patrocinio all’assegno di mantenimento dell’ex coniuge, dall’assegno di invalidità all’esenzione dalle tasse universitarie per i figli, dalla quattordicesima all’esenzione del canone RAI. Non esiste tuttavia una norma che fissi un’unica soglia per tutte le svariate agevolazioni disposte dalla legge: ogni materia ha la sua soglia. Ma tutte restano, più o meno, nella stessa orbita. Così, un impiegato con una busta paga di 1.500 euro al mese resta fuori da gran parte degli aiuti. Proprio per cercare di fare il punto della situazione, in questo articolo cercheremo di elencare tutti i benefici che spettano a chi guadagna meno di mille euro al mese e quali sono, con precisione, le relative soglie.

  • Con uno stipendio inferiore a mille euro al mese ti spetta il mantenimento
  • Con uno stipendio inferiore a mille euro al mese sei esente dal Canone RAI
  • Con uno stipendio inferiore a mille euro ti spetta il reddito di inclusione
  • Con uno stipendio inferiore a mille euro al mese ti spetta la Naspi
  • Con una pensione inferiore a mille euro non puoi subire il pignoramento
  • Con uno stipendio inferiore a mille euro hai l’esenzione dalle tasse universitarie
  • Con una pensione di mille euro al mese hai diritto alla 14ma
  • Con uno stipendio inferiore a mille euro ti spetta la riduzione della bolletta Telecom
  • Con uno stipendio inferiore a mille euro ti spettano bonus luce e gas
  • Con uno stipendio inferiore a mille euro ti spetta l’esenzione dal ticket
  • Con uno stipendio inferiore a mille euro ti spettano le detrazioni sull’affitto
  • Con uno stipendio inferiore a mille euro sei fiscalmente a carico
  • Con uno stipendio pari a mille euro ti spettano tutti i contributi
  • Con uno stipendio di mille euro hai diritto alla pensione per intero
  • Con uno stipendio pari a mille euro ti spetta l’assegno di invalidità
  • Con uno stipendio inferiore a mille euro al mese non paghi avvocato e spese di giustizia
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