Insonnia addio: 7 trucchi scientifici per addormentarti

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Se hai dei giorni liberi durante le vacanze, potresti prenderti cura di te stesso migliorando davvero la tua vita: basta correggere la tua tabella del sonno. Certo, è più facile a dirsi che a farsi. Nel nostro mondo frenetico sempre collegato, il 40% delle persone dorme meno delle 7-9 ore raccomandate a notte. E, infatti, quasi la metà degli adulti nel mondo soffre di insonnia a un certo momento della vita. Peggio, questa incapacità ad addormentarsi è costante in più del 15% delle persone, al punto da provocare grave stress. Eppure c’è una speranza: secondo l’American Academy of Sleep Medicine, è possibile curare l’insonnia senza medicine o cosiddetti rimedi “naturali”, come melatonina e radici di valeriana.

Alcuni tipi d’insonnia derivano da fattori esterni, come un ambiente di sonno ostile o un problema di abuso di sostanze che danno dipendenza, e sono detti di “insonnia secondaria”. Si possono affrontare semplicementerisolvendo il fattore esterno. Però in casi di “insonnia primaria”, non causata cioè da una fonte secondaria, non riuscire a dormire può innescare un circolo vizioso dove la mancanza di sonno rende arrabbiati o frustrati, rendendo ancora più difficile dormire. In questi casi, è fondamentale interrompere il ciclo. Non esiste la strategia migliore, ma ci sono sette strategie di aiuto al sonno consigliate dagli esperti.

Le tre strategie di seguito hanno avuto risultati positivi in studi randomizzati controllati:

  1. Smetti di infuriarti per il sonno. L’inabilità cronica al sonno è tremendamente frustrante. Chi affronta la notte con timore e guarda la sveglia fino all’ora di alzarsi inizia a sviluppare emozioni negative quali paura, ansia e rabbia associate al provare a prendere sonno. La terapia del controllo dello stimolo cerca di interrompere questa associazione, per associare al sonno solo il letto e non tutto questo carico extra. I dottori che raccomandano questo approccio potranno consigliare di non tenere la sveglia in camera e non restare a letto se non riesci a dormire. L’Ohio Sleep Medicine Institute raccomanda che “durante una ‘brutta notte’ i pazienti non ‘catastrofizzino’”. Invece di preoccuparti di quanto la tua giornata sarà tremenda perché sei stanco, pensa che ciò ti farà dormire meglio la notte seguente.
  2. Pratica il rilassamento. Quando l’incapacità di dormire ti rende ansioso, il tuo corpo produce ormoni dello stress che rendono più difficile liberarti da quest’ansia. Può essere utile esercitarti al rilassamento. Usa una tecnica per rilassare progressivamente i muscoli (concentrandoti sul rilassare in sequenza ogni parte del corpo) o la meditazione.
  3. Cambia il tuo modo di pensare il sonno. Questa è una strategia in due parti. La parte cognitiva comprende il mutamento delle proprie convinzioni sull’insonnia. In molti casi, chi è stressato dalla propria incapacità al sonno tende a esagerare il problema, pensando di aver dormito meno di quanto effettivamente fatto. Cambiare questi pensieri negativi può attenuare lo stress. Per cambiare il comportamento, gli esperti consigliano di combinare l’esercizio al rilassamento e la terapia del controllo dello stimolo prima descritti. Anche creare un ambiente che favorisce il sonno, come una stanza tranquilla e scura, può essere di aiuto.

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Le strategie seguenti sono state dimostrate ma non sono state testate a fondo come le precedenti:

  1. Se non riesci a dormire, esci dal letto. È una strategia semplice — se non riesci a dormire non restare sdraiato a letto provando ad addormntarti. Se ci stai provando da più di 20 minuti, esci dal letto e vai a fare qualcos’altro. Ma non usare computer, telefono o televisione, possono solo peggiorare il problema. Secondo gli esperti uscire dal letto quando non si riesce a dormire aiuta a interrompere il ciclo che associa il letto a emozioni negative. Inoltre, la dolce privazione del sonno che viene indotta potrebbe rendere più facile dormire il giorno dopo.
  2. Cambia il tuo comportamento. Già solo seguire la terapia del controllo dello stimolo descritta sopra, aggiungendo l’esercizio al rilassamento e un migliore ambiente del sonno, può essere efficace. Provaci.
  3. Smetti di impegnarti troppo. Per quanto suoni ridicolo, il trucco per addormentarsi potrebbe essere provare a restare sveglio. È stato dimostrato che se restano a letto contenti di essere svegli e non preoccupandosi di addormentarsi, gli insonni si addormentano in realtà più velocemente e dormono meglio. Secondo gli esperti succede perché (senza guardare telefono, computer ma facendo niente e basta) si rimuove l’ansia che si può provare mentre si tenta di addormentarsi.
  4. Impara a riconoscere lo stress. Gli psicologi usano spesso la retroazione biologica per aiutare i pazienti a gestire lo stress, e può funzionare anche con l’insonnia. Devi imparare a riconoscere i sintomi: ad esempio l’elevato battito cardiaco, la tensione muscolare e il respiro affannoso: Poi prova a riportare questi sintomi dello stress a un livello normale. Se hai problemi ad addormentarti, fa qualcosa per te e nei prossimi giorni prova una o più strategie tra quelle suggerite. Se ti danno conforto, puoi continuare a usarle.

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Come eliminare veramente la cronologia che Google, Facebook e Amazon hanno memorizzato. Una guida passo passo

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Eliminare la cronologia dai programmi di navigazione non implica che i vari Google, Facebook e Amazon la eliminino dai loro serverE tantomeno la navigazione in incognito ci garantisce da questo punto di vista.

 

Fu interessante, a questo proposito, uno studio compiuto da un gruppo di ricercatori di Stanford e Princeton che dimostrò quanto si può conoscere di una persona da una cronologia. L’indagine portò a definire un metodo capace di correlare un profilo Twitter a un’identità, semplicemente esaminando la cronologia dei siti visitati nel programma di navigazione.

La ricerca è soltanto una delle tante sull’argomento: è sicuro che Google, Amazon e Facebook memorizzino le ricerche sui propri server, anche se si provvede a pulire la cronologia sul proprio browser ed è altrettanto sicuro quanto sia abbastanza facile costruire un profilo da consumatore in base a queste ricerche. D’altronde, come farebbe Amazon, per esempio, a consigliarti dei prodotti che “potrebbero piacerti”?

Si può, comunque, procedere a una pulizia più accuratase solo si sa come si fa, è un nostro diritto ed è obbligatorio renderlo possibile. Dopo le ultime vicissitudini, inoltre, Facebook ha promesso che lo permetterà in maniera ancora più semplice. Nell’attesa vediamo, dunque, come cancellare tutta la cronologiadelle navigazioni su Google, Facebook e Amazon.

Come cancellare la propria cronologia da Google

google

Facciamo ricerche su Google, ma anche su Gmail, su Google Maps, su YouTube e su Drive, e Google tiene traccia di tutto. E spesso ciò ci torna utile, pensiamo solo a quanto tempo guadagniamo recuperando una ricerca già fatta grazie ai suggerimenti che otteniamo cliccando a vuoto sulla barra di ricerca di qualsiasi servizio di Google.

Per esaminare cosa conserva Google delle nostre navigazioni andiamo su ⇒ Account Personale e accediamo con mail e password. Successivamente, scrolliamo e, in basso a destra, clicchiamo su ⇒ Vai alle Mie Attività e poi su ⇒ Filtra per data & prodotto.

A questo punto avremo l’elenco di tutti i prodotti Google in cui abbiamo eseguito delle ricerche. Selezioniamo solo la voce ⇒ Ricerca, per esempio, e scegliamo la data o l’intervallo di date all’interno della scheda ⇒ Filtro per data. Possiamo selezionare ⇒ Sempre per poi cliccare in alto sulla lente a fianco alla barra di ricerca.

Ora clicchiamo sui tre puntini posti di fianco alla stringa di ricerca e selezioniamo ⇒ Elimina risultati. Comparirà una finestra di conferma e cliccando su ⇒ Elimina, gli elementi cercati saranno cancellati definitivamente.

Ci sono diverse possibilità: lasciare selezionati ⇒ Tutti i prodotti, e scegliere un intervallo di date percorrendo tutto il calendario, un modo in verità un po’ farraginoso.

C’è da ricordarsi che se si fa tabula rasa, anche le password memorizzate saranno eliminate, e questo potrebbe essere un serio problema.

Se non vogliamo che da quel momento Google non memorizzi più niente, andiamo su ⇒ Dati personali e privacy/Gestisci le tue attività su Google e clicchiamo su ⇒ Accedi a Gestione Attività. Da qui si può “spegnere” l’interruttore per le attività web e sulle app, per la cronologia delle posizioni, le informazioni memorizzate sul dispositivo (contatti, calendario app), l’attività vocale e audio, ovvero le ricerche vocali, e la cronologia su YouTube.

Come cancellare la cronologia da Facebook

Nel caso di Facebook la procedura è più semplice.clicchiamo all’interno della barra di ricerca in alto a sinistra, noteremo un ⇒ Modifica a destra. Cliccandolo avremo la cronologia completa delle nostre ricerche sul social network, cliccando successivamente su ⇒ Cancella Ricerche e confermando, cancelleremo tutto. Possiamo anche cancellare una singola ricerca selezionando ⇒ Modifica al suo fianco e possiamo visualizzare le ricerche anno per anno.

Come cancellare la cronologia di Amazon

Dopo essersi autenticati su Amazon cerchiamo Amazon.it ⇒ TUOUSERNAME proprio sotto la barra di ricerca. Successivamente clicchiamo su ⇒ Consigliato in base alla cronologia di navigazione e, a destra, su ⇒ Gestisci cronologia. Si potrà cliccare il bottone ⇒ Rimuovi tutti gli articoli o spegnere l’interruttore ⇒ Attiva/disattiva cronologia di navigazione.

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Con questi strumenti, usati da Google e Facebook per sapere tutto di te, scoprirai cose del tuo passato che nemmeno immagini

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Tieniti forte perché stai per scoprire cose su di te che nemmeno ricordi. Google e Facebook, invece, sì. Si tratta dei tuoi dati che queste due grandi società possiedono e che conservano: magari non hai mai realmente realizzato di averli forniti, neanche dopo l’entrata in vigore del GDPR. Hai cliccato magari “sì, acconsento” solo per pigrizia o perché non volevi rinunciare a quel determinato servizio o app.

Partiamo.

Google sa dove sei stato negli ultimi anni

In effetti sono stato proprio in questi luoghi nell’ultimo anno.

La tua posizione viene memorizzata (se hai acconsentito) ogni volta che accendi lo smartphone. Questo già lo sai: probabilmente non sai che puoi vedere la cronologia delle posizioni e dei luoghi nei quali sei stato in Italia o nel mondo dal primo giorno che hai cominciato ad usare Google sul tuo telefono. Basta cliccare qui per vedere la mappa di dove sei stato o quante volte sei passato fuori quel determinato locale.

 

Google sa tutto quello che hai cercato. E cancellato.

Memorizza le ricerche a prescindere dal device sui quali vengono effettuate. Questo lo sai: quello che forse non sai è che anche se cancelli la cronologia delle ricerche o telefonate da uno specifico dispositivo che usi, ad esempio il computer desktop, i dati potrebbero essere salvati su altri device come il tuo telefono. A questo indirizzo puoi avere più informazioni sui tuoi dati.

 

Per Google (ma non solo) sei una Buyer Persona.

Esiste un tuo “profilo pubblicitario” creato in base alle informazioni che fornisci, inclusa la posizione, sesso, hobby, età, lavoro, interessi, stato sentimentale, peso e guadagniA questo indirizzo puoi vedere il tuo profilo. Puoi disattivarlo per non ricevere la classica pubblicità.

La mia lista di argomenti aggiunti in base a come uso i servizi Google, anche se alcune sono piuttosto improbabili

 Google sa tutto quello che hai cercato e visto su YouTube.

Ora potrai finalmente vedere i commenti che hai lasciato sotto un video YouTube quattro anni fa. Sì, sono imbarazzanti. Google sa probabilmente se diventerai presto genitore, se sei di destra o sinistra, se ti senti depresso o se sei felice in base a cosa guardi. Clicca qui per scoprire quello che hai visto 3 anni fa.

Facebook ha tanti, troppi dati su di te. 

Il colosso di Menlo Park offre comunque la possibilità di scaricarli e nel frattempo ha anche trovato una scappatoia per l’adeguamento al Gdpr. I miei personali ammontano a circa 500 Mb, parliamo di centinaia di migliaia di pagine word, giusto per quantificare. Una volta scaricati ti si parerà davanti un tesoro di tutti i messaggi che hai mandato e che ti sono arrivati, tutti i contatti della rubrica e tutti i messaggi audio inviati e spediti.

Facebook memorizza (e usa) tutto.

La creatura di Zuckerberg mantiene tutto ciò che potrebbe interessarti in base ai tuoi mi piace ma anche di cosa parlano i tuoi amici. L’ammontare dei dati di cui dispongono è enorme, addirittura memorizzano anche le emoji e stickers che invii ai tuoi amici e una lista di amici che pensavo di aver “cancellato” anni fa. Mantiene anche quello. Memorizza anche ogni volta che fai il login, a che ora e da quale dispositivo, quali app hai scaricato e molto altro. Sanno dove sei, quali app hai installato e quando le usi, possono accedere ai tuoi contatti, email, le tue foto, i tuoi video, musica, le radio che ascolti.

I dati che Google sa su di te possono riempire milioni di documenti Word. 

Google in effetti è ancora più spaventoso. Puoi scaricare tutti i dati che Google memorizza su di te a questo indirizzo grazie allo strumento chiamato Takeout. Tieniti forte anche stavolta, potrebbero volerci parecchie ore. Una volta iniziato il processo di download ti arriverà una email con i tuoi dati divisi in pacchetti, a me personalmente ne sono arrivati quattro di diversi Gb ognuno. Parliamo di tutte le tue foto, email, contatti, file su Google Drive (anche quelli che hai eliminato), eventiai quali hai partecipato, dove si sono svolti e l’orario solo per citarne qualcuno. Tra le tante cartella c’è da notare “Le mie attività” che è una sorta di vista dall’alto sull’utilizzo dei prodotti di Google compresi Android, Google News e Maps. Qui c’è davvero un pozzo di dati, molti dei quali hanno estensioni che una persona che comprende poco la tecnologia potrebbe non riuscire ad aprire: JSON, CSV o un banale HTML, non è proprio per tutti.

FOTO 3 Dida: se volete davvero scavare nel vostro passato Google Takeout è la via.

 

Quanto illustrato è solo la punta dell’iceberg dei dati che forniamo, che cominciano ad avere un valore quanto vengono messi a sistema e analizzati. Una volta presa coscienza di tutto questo magari si farà più attenzione a cliccare “acconsento” senza leggere cosa si sta fornendo a questi grandi colossi. Ora le normative sulla privacy stanno cambiando e sono più chiare, almeno per i cittadini europei, ma questo non significa che i dati che forniamo sono inferiori rispetto al passatoqui si può trovare la nuova informativa di Facebook, qui quella di Google in particolare sulle modalità di conservazione dei dati, detta “data retention”.

Interessante questo passaggio: “Alcuni dati possono essere eliminati quando vuoi, altri vengono eliminati automaticamente e altri ancora vengono conservati per periodi di tempo più lunghi, ove necessario. Se decidi di eliminare alcuni dati, ci atteniamo a norme relative all’eliminazione per assicurarci che i tuoi dati vengano rimossi completamente e in modo sicuro dai nostri server oppure che rimangano memorizzati in forma anonima”. Insomma alcuni dati, anche se anonimizzati, sono per sempre.

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Come scoprire di quanto sonno avete davvero bisogno

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Trascorriamo un sacco di tempo a preoccuparci per il nostro sonno. Secondo una ricerca della “National Sleep Foundation”, più di un terzo degli americani afferma che la qualità del proprio sonno è “scarsa” o “appena sufficiente”. Ma di quanto sonno abbiamo veramente bisogno?

 

Innanzitutto, partiamo dalle cattive notizie: non c’è un unico modello che si adatta a tutte le esigenze – il bisogno di dormire varia davvero da persona a persona.

Potreste essere tra quelle persone incredibilmente rareche in realtà possono farsi bastare poche ore di sonno a notte (quasi sicuramente non lo siete), o potreste essere dall’altra parte della barricata, ovvero coloro che i medici definiscono “grandi dormitori”, che potrebbero aver bisogno di 11 ore a notte.

Ma ci sono alcune cose che sappiamo sul sonno, e che possono aiutarvi a capire di quanto sonno avete effettivamente bisogno – e quale sia il miglior modo per riposare di notte.

Ecco cinque fatti che vi aiuteranno a capire quali sono i vostri modelli di sonno personali e come si rapportano a quelli del resto della popolazione.

1. C’è un motivo se i dottori raccomandano da 7 a 9 ore di sonno 

N.B. La maggior parte delle persone necessita dalle 7 alle 9 ore di sonno. Internal Time: Chronotypes, Social Jet Lag, and Why You’re So Tired by Till Roenneberg.

La quantità di sonno di cui la gente ha bisogno cade in quella che è una curva a campana, con la stragrande maggioranza della popolazione che necessita tra sette e nove ore di riposo ogni notte per sentirsi riposata.

Il grafico in alto, tratto dal libro “Internal Time: Chronotypes, Social Jet Lag, and Why You’re So Tired” del cronobiologo tedesco Till Roenneberg, mostra la distribuzione generale dei bisogni di sonno. (La cronobiologia è la scienza dei nostri orologi interni).

2. Avete un cronotipo naturale, o un orologio del corpo, che determina quando vi è più comodo dormire ed essere svegliati.

Spesso pensiamo a noi stessi come a persone mattiniere o dormiglione, ma queste divisioni non sono scientifiche – sono solo modi per confrontarci tra di noi.

“Il modo in cui ci si definisce gufi o allodole è veramente arbitrario”, dice il dottor David Welsh, professore associato che studia i ritmi circadiani presso la UC San Diego. Welsh afferma che se si guarda a grandi indagini sulla popolazione, si ottiene una normale distribuzione dei cronotipi: la maggior parte delle persone ha cronotipi abbastanza “medi”, alcuni preferiscono alzarsi un po’ prima o un po’ dopo, e piccoli gruppi naturalmente si alzano molto presto o molto tardi.Non esiste una linea che distingue i diversi cronotipi.

Ma tutti abbiamo una pianificazione interna che ci fa sentire più svegli o più sonnolenti in momenti diversi del giorno. A causa di fattori quali i livelli ormonali, la genetica e l’esposizione alla luce, alcuni di noi sono più attenti al mattino, mentre altri preferiscono orari più tardi durante il giorno.

Se il vostro programma non è allineato con il vostro cronotipo, vi sentite stanchi e non sincronizzati.

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Perché cancellare il debito pubblico dell’Italia ci costerebbe caro

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Tortuga è un think-tank di studenti di economia nato nel 2015. Attualmente conta 42 membri, sparsi tra Italia, Francia, Belgio, Inghilterra, Germania, Austria, Senegal e Stati Uniti. Scrive articoli su temi di economia, politica e riforme, ed offre alle istituzioni un supporto professionale alle loro attività di ricerca o policy-making

Tanto si è scritto sulla proposta contenuta in una prima bozza di contratto di governo di chiedere alla BCE di cancellare 250 miliardi di debito pubblico italiano. È peraltro ragionevole ipotizzare che anche questa proposta, filtrata soltanto grazie agli organi di stampa negli scorsi giorni, abbia contribuito allo scontro istituzionale consumatosi fra il Capo dello Stato e i leader di Lega e Movimento 5 Stelle. Tra le tante voci contrastanti, forse non si è ancora fatta chiarezza.

È una buona idea, oppure no? E perché?

Di seguito proviamo a spiegare, senza entrare nei dettagli della proposta, come la cancellazione non sia una modalità gratuita di estinzione del debito (o di parte di esso, come viene proposto), ma una modalità di rientro alternativa all’equilibrio di bilancio,economicamente più regressiva, giuridicamente impossibile e politicamente poco attuabile, almeno allo stato attuale.

È importante tenere presente che le problematiche economiche, giuridiche e politiche che rendono questa misura difficilmente attuabile sono indissolubilmente legate fra loro, in quanto gli impedimenti giuridici (contenuti nello statuto della BCE) si propongono di risolvere contenziosi politici che deriverebbero dalle conseguenze economiche dell’operazione.

Il cancelliere tedesco Angela Merkel e il governatore della Bce Mario Draghi. Foto Sean Gallup/Getty Images

Se un paese in regime di crescita economica positiva ma contenuta, come l’Italia di oggi, ha contratto un ingente debito, può mantenerne la sostenibilità attraverso un sostanziale equilibrio tra entrate e uscite dei conti pubblici, oppure richiedendo alla banca centrale di cancellarlo o monetizzarlo (stampando moneta per ripagare i creditori).

La prima delle due soluzioni lascia in capo alla politica la possibilità di decidere a chi far pagare più tasse e a chi meno, quali spese pubbliche contenere e quali invece aumentare, mentre la seconda delle soluzioni agisce attraverso l’estinzione di parte del debito o la creazione di moneta.

Secondo la teoria economica (e molti esempi del passato, compreso il nostro paese), la creazione di ingenti quantità di moneta da parte di una banca centrale dall’oggi al domani, vale a dire senza un corrispondente ed effettivo aumento della domanda di risparmio, produce un aumento di prezzi generalizzato, legato ad una più ampia disponibilità di moneta ed alla sua conseguente perdita di valore. Questo è il modo, indiretto, attraverso il quale il debito viene reso sostenibile: un aumento generalizzato dei prezzi dei beni di consumo. Una misura che spesso in passato ha coinciso con una drastica diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, in particolare di quelle più povere.

Il simbolo dell’euro davanti la Banca centrale europea – Ralph Orlowski/Getty Images

Nel caso in cui invece la BCE cancellasse (senza perciò monetizzare) dal suo bilancio 250 miliardi di debito pubblico italiano, l’operazione si configurerebbe a tutti gli effetti come una forma di default. La principale conseguenza di un default sul debito pubblico sono, inevitabilmente, tassi di interesse più alti in futuro. Se perciò uno stato decide di non ripagare parte del debito, deve anche tenere in conto che il costo di un suo finanziamento futuro sarà molto più alto di quello attuale, soprattutto se agli investitori viene annunciato un piano fiscale dalle uscite esose e dalle entrate misere, come quello contenuto nel contratto di governo.

Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea – Getty Images

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Italia Paese del ‘sì’. Il wedding tourism è un business da 1 milione di presenze straniere e 440 milioni di euro

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Lo diceva già Dante, anche se si riferiva ad altro: l’Italia è “il bel paese là dove ‘l sì suona“, (Divina commedia, Inferno XXXIII, vv. 79-80). E in Toscana il “sì, lo voglio” risuona ancora di più.

Nel cuore della Valdelsa, in provincia di Firenze, c’è il piccolo borgo medievale di Certaldo, un comune di 16mila abitanti circondato dalle colline toscane. Tra le strade del paesino, dove il tempo sembra essersi fermato a qualche secolo fa, lo scorso anno sono stati celebrati 110 matrimonidi cui l’80% di sposi stranieri.

Matrimonio a Certaldo. Tuscan Dreams

Elemento che ne fa una delle destinazioni preferite in Toscana per il wedding tourism, subito dopo la ben più nota Firenze e il Chianti. E il Comune, intuito il potenziale giro d’affari legato al sogno di dire “sì” in una cornice così cinematografica, è il primo ad aver dato vita al “Certaldo wedding”, un progetto organico cheraccoglie gli operatori specializzati nel settore e che vogliono collaborare per la promozione del territorio come terra di cerimonie.

La regina incontrastata del wedding tourism è Firenze, la città culla del Rinascimento e simbolo delle storiche bellezze del Made in Italy.

La stagione dei matrimoni – che va da maggio a settembre – è già iniziata e per le strade di Firenze è facile imbattersi in novelli sposi intenti a fare foto con sfondi da cartolina.

Matrimonio a Palazzo Vecchio, Firenze. Agf

Secondo il rapporto Destination Wedding in Italia, stilato del Centro studi turistici di Firenze (CST), l’Italia è il Paese preferito dagli stranieri per il fatidico “sì” e in questo scenario, la Toscana conferma anno dopo anno la leadership mondiale come cornice per i matrimoni: il 31,8% delle cerimonie internazionali nel Belpaese avviene in Toscana. Seguono la Lombardia col 16% e la Campania col 14,7%.

Nei giorni scorsi il CST ha presentato l’aggiornamento del rapporto annuale che conferma la crescita in termini di numeri e giro d’affari del Wedding Tourism, un segmento su cui la Regione e gli operatori intendono scommettere.

Nel 2016 i matrimoni di coppie straniere celebrati in Italia sono stati 8.085 di cui 2.567 in Toscana con una crescita del 14% sull’anno precedente. Realizzare il sogno del matrimonio all’italiana ha portato nel Paese 408mila arrivi di turisti stranieri e 1,368 milioni di presenze in più (in Toscana sono stati 130mila arrivi e 500mila pernottamenti) per un giro d’affari totale di 440,8 milioni di euro. Secondo il CST di Firenze, i matrimoni internazionali in Toscana valgono 141 milioni di spesa in beni e servizi che, calcolando anche l’indotto, salgono a 198 milioni.

La bella notizia è che gli stranieri che scelgono l’Italia per coronare il loro sogno d’amore non badano a spese.Potrà anche durare poco, ma l’importante è che quel giorno sia indimenticabile: sembra essere questa la regola d’oro per i matrimoni internazionali. E così se una cerimonia di italiani costa in media tra i 15 e i 16milaeuro (dati Compass e ProntoPro) quelle degli stranieri nel Belpaese costano in media 54mila euro.

Una miniera d’oro per alberghi e ristoranti, ma anche per quell’esercito di wedding planner, cake designers, film-maker, floral designers, hair dressers, make-up artist che secondo il CST sono circa 52.900 in tutta Italia.

Gli sposi inglesi sono i più numerosi (27,6%), seguiti dagli americani (21,2%) e dagli australiani (8,9%), ma è la Cina il mercato emergente a cui si guarda con maggior interesse. Secondo lo studio Destination Wedding infatti anche il 2018 registrerà un aumento di matrimoni stranieri in Italia di circa il 5% sull’anno precedente: a trainare la crescita saranno gli sposi cinesi, russi e latinoamericani. Resterà brillante anche il mercato europeo, con Francia, Regno Unito e Paesi Bassi ancora in crescita.

Ma qual è il matrimonio-tipo degli stranieri in Italia?

Per quanto riguarda la scelta del rito la situazione è molto eterogenea: il 35% sceglie il rito civile, il 32,6% quello religioso e il 32,4% opta per una cerimonia simbolica. Che i matrimoni internazionali siano organizzati in grande stile è confermato anche dalle location prescelte: secondo il CST di Firenze nel 2016 gli stranieri hanno preferito il luxury hotel (32,4%), seguito dalle ville storiche (28,2%), ma la tendenza del 2017 e del 2018 rivela l’aumento dell’interesse per le location tradizionali, soprattutto ville, borghi e tenute.

Tirando le somme, il Wedding Tourism sembra essere un segmento turistico win-win: gli sposini stranieri coronano il sogno di un matrimonio nel Paese di Romeo e Giulietta portando foto e video delle bellezze italiane in giro per tutto il mondo. E intanto generano un business ricco, e in crescita, per la felicità degli oltre 52mila operatori del settore.

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