Bonus Resto al Sud: come funziona

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Mezzogiorno e giovani imprenditori: vediamo in cosa consiste il Bonus Resto al Sud, quali sono le attività finanziate, come fare domanda e le ultime novità

Sono disponibili, a partire da gennaio 2018, le somme stanziate dal Governo per incentivare i giovani che vogliono fare impresa nel Mezzogiorno. Il finanziamento ammonta ad un massimo di 50mila euro a soggetto. Nel caso di più richiedenti, già costituiti o che intendano costituirsi in forma societaria, l’importo massimo del finanziamento è di 50mila euro per ciascun soggetto richiedente, per un totale di 200mila euro. Di seguito tutti i dettagli. Vediamo, dunque, in cosa consiste il Bonus “Resto al Sud”, quali sono le attività finanziate, quali le agevolazioni, chi può usufruirne e come inviare la domanda. Di recente, inoltre, il Ministero dello Sviluppo Economico ha aggiornato le Faq sul Bonus Resto al Sud, per creare una sorta di guida online in grado di rispondere ai dubbi più comuni. Vediamo allora tutte le novità.

Bonus Resto al Sud: cos’è?

Resto al Sud è un progetto a sostegno dell’imprenditoria giovanile [1]. Questo incentivo mira, quindi, a sostenere ed incoraggiare la nascita di nuove attività imprenditoriali avviate da giovani nelle regioni del Mezzogiorno (AbruzzoBasilicataCalabriaCampaniaMolisePugliaSardegna e Sicilia). La somma stanziata dal Governo per Resto al Sud è di 1.250 milioni di euro; la sua gestione è stata affidata a Invitalia. Come anticipato, il finanziamento ammonta ad un massimo di 50mila euro a soggetto. Nel caso di più richiedenti, già costituiti o che intendano costituirsi in forma societaria, l’importo massimo del finanziamento è di 50mila euro per ciascun soggetto richiedente, per un totale di 200mila euro.

Resto al Sud: quali sono le attività finanziate?

Le attività che l’incentivo Resto al Sud mira a finanziare sono quelle di produzione di beni e servizi. Sono, invece, escluse dal finanziamento le attività libero professionali e il commercio. In particolare le spese ammissibili sono:

  • le spese per la ristrutturazione manutenzione straordinaria di beni immobili;
  • le spese per l’acquisto di impianti, macchinariattrezzature e programmi informatici e per le principali voci di spesa utili all’avvio dell’attività.

Resto al Sud: quali sono le agevolazioni?

Il finanziamento garantito da Resto al Sud copre il 100% delle spese ammissibili e consiste in:

  • contributo a fondo perduto pari al 35% dell’investimento complessivo;
  • finanziamento bancario pari al 65% dell’investimento complessivo, garantito dal Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese (Pmi).

Gli interessi del finanziamento sono coperti per intero da un contributo in conto interessi.

Resto al Sud: chi può usufruirne?

Possono usufruire dell’agevolazione Resto al Sud i giovani tra 18 e 35 anni in possesso dei seguenti requisiti:

  • residenza in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia al momento della presentazione della domanda. Qualora la residenza sia altrove, è possibile trasferirla nelle Regioni appena ricordate entro 60 giorni dalla comunicazione dell’esito positivo dell’istruttoria oppure entro 120 giorni nell’eventualità in cui il giovane risieda all’estero. L’incentivo, infatti, mira anche ad incoraggiare i ragazzi che siano fuori sede a tornare al Sud;
  • non beneficiari, nell’ultimo triennio, di ulteriori misure a livello nazionale a favore dell’autoimprenditorialità [2].

Durante tutta la durata del finanziamento i beneficiari non possono essere titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato presso un altro soggetto.

Resto al Sud: chi può richiedere il finanziamento?

Possono presentare domanda di finanziamento i soggetti sopra menzionati che siano già costituiti al momento della presentazione o si costituiscano, entro 60 giorni (o entro 120 giorni, in caso di residenza all’estero) dalla data di comunicazione del positivo esito dell’istruttoria nelle seguenti forme giuridiche:

  • impresa individuale;
  • società, ivi incluse le società cooperative.

soggetti beneficiari della misura devono mantenere la residenza in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia per tutta la durata del finanziamento. Le imprese e le società devono avere, per tutta la durata del finanziamento, sede legale e operativa nelle regioni appena ricordate [3].

Resto al Sud: come si presenta la domanda?

Le domande di finanziamento sono valutate secondo l’ordine cronologico di presentazione e finanziate fino all’esaurimento delle risorse disponibili. Le domande devono essere compilate esclusivamente per via telematica, utilizzando la procedura informatica messa a disposizione nel sito internet di Invitalia, sezione Resto al Sud.

Per l’inoltro telematico della domanda è necessario essere in possesso di un sistema di identificazione digitale tramite il Sistema pubblico di identità digitale (Spid) o la Carta nazionale dei servizi (Cns) o, in alternativa, essere autenticati tramite il sistema di gestione delle identità digitali di Invitalia. Le domande devono essere firmate digitalmente dal legale rappresentante dell’impresa, o dalla persona fisica in caso di impresa da costituire, e devono essere corredate dal progetto imprenditoriale e dalla documentazione dettagliatamente indicata nella circolare. Le successive comunicazioni tra beneficiario e gestore avvengono esclusivamente a mezzo pec.

Resto al Sud: quali sono i criteri di valutazione?

Una volta accertata la presenza dei requisiti di ammissibilità viene compiuto un esame di merito delle domande. Questo, che può anche richiedere un colloquio con i proponenti, si basa su una serie di criteri di valutazione:

  • adeguatezza e coerenza delle competenze possedute dai soci rispetto all’attività prevista dal progetto imprenditoriale anche con riguardo a titoli e certificazioni possedute;
  • potenzialità del mercato di riferimento, vantaggio competitivo dell’iniziativa e relative strategie di marketing;
  • sostenibilità tecnico-economica dell’iniziativa, con particolare riferimento all’equilibrio economico, nonchè alla pertinenza e coerenza del programma di spesa;
  • verifica della sussistenza dei requisiti per la concedibilità della garanzia del Fondo centrale per le Pmi.

Bonus resto al Sud: ultime novità

Come anticipato, il Ministero dello Sviluppo economico ha appena aggiornato le Faq sul Bonus Resto al Sud, per rispondere alle domande più frequenti e chiarire i dubbi più ricorrenti. In particolare, il Mise con un recentissimo aggiornamento ha fornito risposta a tutta una serie di interrogativi concernenti il credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno. Sul punto, dunque, si consiglia la consultazione del seguente link

note

[1] Istituita dal D.l. 91/2017, convertito nella L. n. 123/2017.

[2] Art. 1, co II, D.l. 91/2017, convertito nella L. n. 123/2017.

[3] Art. 1, co VI, D.l. 91/2017, convertito nella L. n. 123/2017.

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Bonus babysitter da 3600 euro

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Bonus babysitter da 600 euro al mese col libretto famiglia: chi ne ha diritto, come si ottiene.

Un bonus pari a 3600 euro per pagare la babysitter, al posto del congedo parentale: nonostante l’abolizione dei voucher, i vecchi buoni lavoro, è ancora operativo, per tutto il 2018, il bonus babysitter, che consente di ottenere il pagamento da parte dell’Inps dei servizi di babysitting sino a un valore pari a 600 euro mensili. Il bonus è corrisposto per un massimo di 6 mesi, quindi per 3600 euro totali, come incentivo alla rinuncia al congedo parentale, cioè alla maternità facoltativa; si può ottenere in misura parziale se si rinuncia soltanto a una parte del congedo parentale.

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Il bonus babysitter non è più erogato, però, sotto forma di voucher, ma per pagare la babysitter si deve utilizzare il nuovo libretto famiglia, l’unica modalità ora consentita per retribuire le prestazioni occasionali da parte dei datori di lavoro che non sono imprese o professionisti. Ad ogni modo, come dichiarato dall’Inps in un recente messaggio [1], non ci sono problemi per chi ha già richiesto il pagamento da parte dell’Inps dei servizi di baby sitting con i vecchi voucher, cioè con i buoni lavoro: questi infatti potranno essere utilizzati fino al 31 dicembre 2018.

Resta in piedi, inoltre, la possibilità di scegliere, al posto del bonus babysitter, il bonus per il pagamento dell’asilo nido da 3600 euro: in questo caso, tuttavia, l’Inps non riconosce dei buoni all’interessato che fruisce del servizio, ma paga la retta della struttura prescelta.

Ma come funziona il bonus babysitter da 3600 euro e chi ne ha diritto?

Bonus babysitter e bonus nido da 3600 euro

Il bonus baby sitter e asilo nido da 3600 euro è stato introdotto dalla legge Fornero di riforma del mercato del lavoro [2]: si tratta di un contributo riconosciuto dall’Inps alle madri lavoratrici che si trovano negli 11 mesi successivi al congedo obbligatorio di maternità, se rinunciano, almeno in parte, al congedo parentale (o maternità facoltativa).

Il contributo può essere erogato, per un massimo di 6 mesi (3 mesi per le lavoratrici autonome), per il pagamento della babysitter o utilizzato per pagare la retta dell’asilonido (in questo caso, come anticipato, l’Inps paga direttamente l’asilo prescelto, che deve essere convenzionato con l’istituto): in entrambi i casi, il suo valore è di 600 euro mensili, sino a un massimo, dunque, di 3600 euro.

In pratica, la lavoratrice, anziché fruire del congedo parentale (o maternità facoltativa) domanda all’Inps un contributo per pagare la retta mensile dell’asilo nido del bambino, oppure richiede i buoni lavoro, ora il libretto famiglia, per pagare la babysitter.

Il bonus asilo nido non deve essere confuso con la misura del buono nido: quest’ultimo infatti è un rimborso riconosciuto dall’Inps direttamente all’interessato a fronte della retta pagata per l’asilo nido, sino a un importo massimo di 1000 euro annuali, corrispondenti a 90,91 euro mensili erogati per 11 mensilità.

Chi può richiedere il bonus babysitter

Possono richiedere il bonus babysitter e asilo nido:

  • le lavoratrici dipendenti del settore pubblico o privato;
  • le lavoratrici iscritte alla gestione Separata, comprese le libere professioniste;
  • le lavoratrici autonome e le imprenditrici (iscritte alle gestioni degli artigiani e dei commercianti, dei coltivatori diretti etc.).

Per poter chiedere il bonus, la lavoratrice deve trovarsi, al momento di presentazione della domanda, negli 11 mesi successivi al termine del congedo obbligatorio di maternità; inoltre, non deve già aver interamente beneficiato delle assenze per congedo parentale (che non possono, nella generalità dei casi, essere superiori a 6 mesi per ciascun genitore).

L’agevolazione è riconosciuta anche a chi ha più figli, presentando una domanda per ogni figlio, mentre non è riconosciuta alle lavoratrici esentate totalmente dal pagamento dei servizi pubblici per l’infanzia o dei servizi privati convenzionati, nonché a quelle che hanno diritto ai benefici legati al Fondo per le Politiche delle pari opportunità.

A quanto ammonta il bonus babysitter

Il bonus babysitter o asilo nido, come abbiamo già detto, ha un valore pari a 600 euro mensili, ed è riconosciuto per un massimo di 6 mesi (3 per le lavoratrici autonome): può dunque arrivare sino a un massimo di 3600 euro per le dipendenti, e di 1800 euro per le autonome.

Se la lavoratrice ha già usufruito in parte del congedo parentale, può richiedere il contributo per un numero di mesi pari ai mesi di assenza non ancora utilizzati.

Per le lavoratrici part time, il contributo non è pari a 600 euro ma viene riproporzionato in ragione dell’orario di lavoro: ad esempio, se l’interessata lavora 20 ore alla settimana, con un part time del 50%, ha diritto a 300 euro di bonus mensile.

Il contributo per l’asilo nido è erogato dall’Inps, come abbiamo osservato, direttamente alla struttura prescelta, mentre per quanto riguarda il libretto famiglia o i buoni lavoro per il pagamento della babysitter la procedura per l’erogazione è telematica: deve comunque essere effettuata all’interno del portale web dell’Inps, in un’apposita piattaforma.

Per quanto concerne la procedura di attivazione dei buoni lavoro, che come abbiamo detto possono essere utilizzati, se già richiesti, entro il 31 dicembre 2018.

Per quanto riguarda, invece, la procedura di attivazione del libretto famiglia, in merito al bonus babysitter, vedremo tra poco gli adempimenti da effettuare.

Come si compila la domanda per il bonus babysitter

Per richiedere il bonus babysitter da 3600 euro bisogna innanzitutto accedere al portale web dell’Inps, area My Inps, utilizzando le proprie credenziali (pin dispositivo dell’Inps, identità digitale Spid almeno di 2° livello, Carta nazionale dei servizi).

Bisogna poi accedere alla prestazione. “Bonus Infanzia: domanda per il contributo asilo e voucher baby sitting (cittadino)”.

A questo punto si deve cliccare nel riquadro Nuova domanda.

Nella domanda per l’erogazione del contributo, la lavoratrice deve inserire:

  • i propri dati anagrafici, compresi residenza ed eventuale diverso domicilio;
  • il numero di telefono cellulare e l’indirizzo Pec (posta elettronica certificata) o email per la ricezione delle comunicazioni da parte dell’Inps;
  • i dati relativi al padre del minore per cui si chiede il beneficio, compreso il tipo di rapporto lavorativo, codice fiscale del datore di lavoro, periodi di congedo parentale fruiti;
  • i dati del minore per cui si richiede il beneficio;
  • i dati riguardanti il congedo di maternità relativo al minore indicato;
  • i periodi di congedo parentale già fruiti per il minore stesso;
  • il beneficio prescelto e mensilità di durata;
  • la struttura per l’infanzia, pubblica o privata accreditata, in caso di contributo per l’asilo nido;
  • i dati relativi al proprio datore di lavoro/committente ed al proprio rapporto lavorativo, oppure dichiarazione di non avere datori di lavoro o committenti.

La lavoratrice deve inoltre specificare di aver presentato la dichiarazione Isee e scegliere, in caso di part-time, il rapporto o i rapporti di lavoro per cui si chiede la concessione del beneficio.

Come si presenta la domanda per il bonus babysitter

La domanda, sia per quanto riguarda il bonus babysitter che il contributo per l’asilo nido,può essere presentata non solo attraverso la piattaforma web dell’Inps, ma anche:

  • tramite contact center, chiamando il numero 803.164, qualora la lavoratrice sia munita di Pin dispositivo dell’Inps;
  • tramite patronato.

Il termine per la presentazione delle istanze è il 31 dicembre 2018.

L’accoglimento della domanda da parte dell’Inps è comunicato tramite i seguenti canali telematici: indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) indicato in domanda, oppure pubblicazione del provvedimento nella stessa procedura telematica alla quale si è acceduto per la presentazione della domanda.

Come si utilizza il libretto famiglia per il bonus babysitter

Per attivare il libretto famiglia bisogna in primo luogo, utilizzando l’apposita piattaforma telematica Inps, registrarsi preventivamente al servizio. Per accedere a questa piattaforma telematica, bisogna possedere le credenziali di accesso al sito web dell’Inps: è possibile accedere, in particolare, attraverso il Pin dell’Inps, l’identità unica digitale Spid o la Cns, la Carta nazionale dei servizi.

Al momento della registrazione nella piattaforma telematica è necessario scegliere di accedere al libretto famiglia e fornire le informazioni identificative necessarie per la gestione del rapporto di lavoro e degli adempimenti contributivi.

Bisogna poi aver cura che la lavoratrice, cioè la babysitter, si registri ai servizi telematici dell’Inps, e che indichi, sul suo profilo, l’Iban del conto corrente bancario o postale, il libretto postale o la carta di credito su cui l’Inps, entro il giorno 15 del mese successivo a quello di svolgimento della prestazione, dovrà versare il compenso pattuito.

In caso di mancata indicazione dell’Iban, l’Inps verserà il compenso del bonus babysittercon bonifico bancario domiciliato alle Poste.

Una volta effettuata la registrazione al servizio, al termine della prestazione lavorativa, e comunque non oltre il 3° giorno del mese successivo a quello di svolgimento della prestazione stessa, si devono comunicare, attraverso la piattaforma telematica Inps o il contact center Inps Inail (raggiungibile, come già esposto, al numero 803.164):

  • i dati identificativi della lavoratrice;
  • il luogo di svolgimento della prestazione lavorativa;
  • il numero di titoli utilizzati per il pagamento della prestazione;
  • la durata della prestazione;
  • l’ambito di svolgimento della prestazione (nel caso della babysitter, assistenza ai bambini);
  • ulteriori informazioni per la gestione del rapporto, come l’appartenenza della lavoratrice a categorie svantaggiate (disoccupati, pensionati o studenti).

La comunicazione avviene attraverso l’utilizzo di un calendario giornaliero gestito attraverso la procedura Inps, in cui le ore di lavoro svolte devono essere indicate giorno per giorno.

Al momento dell’inserimento della prestazione bisogna selezionare l’apposita voce del menu a tendina presente nella procedura: “Acquisto di servizi di baby-sitting (L. 92/2012, art. 4, comma 24, lett.b)”.

Per tutelare la lavoratrice, la piattaforma telematica Inps le invierà, attraverso comunicazione di posta elettronica, sms o servizio My Inps, la dichiarazione trasmessa sullo svolgimento della prestazione lavorativa, con l’indicazione dei termini generali.

Quanto costa un’ora di lavoro della babysitter col libretto famiglia

Il libretto famiglia è composto da titoli di pagamento, dal valore di 10 euro, utilizzabili per pagare prestazioni di durata non superiore ad un’ora.

Il valore nominale di 10 euro è così suddiviso:

  • 8 euro per il compenso a favore del lavoratore;
  • 1,65 euro per i contributi previdenziali (che vanno alla gestione Separata Inps);
  • 0,25 euro per il premio assicurativo Inail (infortuni e malattie professionali);
  • 0,10 euro per il finanziamento degli oneri di gestione della prestazione di lavoro occasionale e dell’erogazione del compenso al prestatore.

Come pagare la babysitter col libretto famiglia

Una volta effettuata la registrazione nella procedura Prestazioni occasionali, si deve procedere all’acquisizione telematica del contributo per l’acquisto dei servizi di baby-sitting, cioè del bonus babysitter, erogato tramite libretto famiglia, entro 120 giorni dalla comunicazione di accoglimento della domanda da parte dell’Inps. Il superamento di questo termine si intende come rinuncia al bonus.

L’acquisizione telematica di solo una parte del bonus, entro il termine di 120 giorni, comporta l’automatica rinuncia alla restante parte.

Nella Guida al libretto famiglia per retribuire i lavori domestici sono presenti le ulteriori istruzioni per l’utilizzo di questo strumento [3].

note

[1] Inps Messaggio n.1428/2018.

[2] L.92/2012.

[3] Inps Circ. 107/2017.

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