Formiche invadenti? Ecco come liberarsene in modo naturale

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Eliminare le formiche nel proprio appartamento, in giardino o nel cortile di casa può essere un’impresa molto complicata…

Eliminare le formiche nel proprio appartamento, in giardino o nel cortile di casa può essere un’impresa molto complicata se non si conoscono i giusti trucchi per riuscire nell’intento.E non è detto che sia necessario utilizzare dei prodotti chimici o degli insetticidi, poiché in molti casi bastano dei semplici ma efficaci rimedi naturali per dire addio a questi fastidiosi “invasori”.Può sembrare banale, ma innanzitutto basterebbe avere alcune accortezze nella vita di tutti i giorni: è opportuno, per esempio, evitare di lasciare aperti i barattoli delle marmellate, del miele e delle confetture, ma anche raccogliere prontamente le briciole che cadono sul pavimento e lavare i piatti subito dopo i pasti, così da non lasciarli sporchi per tutta la notte.

Se ciò non bastasse è necessario intervenire in modo deciso, magari evitando di utilizzare prodotti chimici e inquinanti (soprattutto in presenza di animali domestici o bambini!).Ecco quindi 8 utilissimi modi naturali per risolvere il problema dell’invasione delle formiche:

1) Stop alle formiche

Non di rado, abbiamo già in casa i prodotti che potrebbero tornarci utili per tenere le formiche alla larga: è il caso dell’aceto, il cui odore risulta particolarmente sgradito agli insetti e che, dunque, può essere usato per lavare le superfici “invase” o spruzzato, magari dopo averlo mescolato con del succo di limone o un po’ di acqua. In molte circostanze, accade che le formiche entrino in casa approfittando di una crepa su un muro o di una fessura su una parete: ecco, quindi, che con del silicone o con dello stucco si ha a portata di mano la soluzione.

2) I prodotti naturali

In cucina, non c’è solo l’aceto tra i numerosi prodotti naturali che possono essere impiegati per mandare via le formiche: basti pensare alle spezie, il cui forte e persistente odore può risultare tanto piacevole per gli esseri umani quanto poco gradito per gli insetti. C’è solo l’imbarazzo della scelta, dunque, tra la cannella, la paprika piccante, il peperoncino, il pepe o dei semplici chiodi di garofano. Lo stesso esito si può ottenere anche con le erbe aromatiche, tra le quali una delle più utili a questo scopo è senza dubbio la menta.

3) Gli oli essenziali

Soprattutto nella stagione primaverile e in quella estiva, quando si comincia a tenere le finestre aperte, le formiche diventano una piaga da contrastare: nel novero degli alleati a cui si può ricorrere per vincere questa battaglia ci sono gli oli essenziali. Che siano al rosmarino, alla menta piperita, agli agrumi o a qualsiasi altra fragranza, ne sono sufficienti poche gocce, da diluire in un flacone con un po’ di acqua, per liberare le zone più popolate da questi minuscoli insetti.

4) L’orto

Un problema particolare è quello di chi ha un giardino o coltiva un piccolo orticello: anche qui le formiche possono risultare piuttosto moleste. Per mandarle via, sono utili quelli che vengono definiti come rimedi olfattivi: è sufficiente collocare un bulbo di aglio nei pressi delle piantine che attirano gli insetti per mandarli via evitando di ucciderli. In alternativa, si possono usare dei chicchi di caffè o dei chicchi di pepe nero, oltre alla classica soluzione di acqua e aceto di vino bianco.

5) Le erbe e il limone

Anche l’origano e l’alloro possono essere annoverati tra i deterrenti meno costosi e più utili per le formiche: anche in questo caso, il loro profumo è gradito al nostro olfatto ma rappresenta un disturbo per gli insetti. Con il succo di limone, invece, si possono pulire le superfici, come i davanzali e il pavimento dell’ingresso, in cui le formiche si concentrano. Ancora, vale la pena di prendere in considerazione tutti quei prodotti che possono fungere da barriere naturali: è il caso del bicarbonato di sodio, per esempio, ma anche della cannella o del pepe di Cayenna. Veri e propri muri in miniatura possono essere realizzati anche con del gesso, con della polvere di talco o con del detersivo in polvere.

6) Un barattolo di miele

Un altro metodo alternativo agli insetticida commerciali è il miele. Posizionando nei passaggi attraversati dagli insetti, un barattolo con il tappo forato con del miele all’interno (ne basta poco) sarà una soluzione poco costosa e molto efficace. Infatti, le formiche verranno attratte dal miele e rimarranno intrappolate all’interno del contenitore.

7) Detersivo per i piatti

Anche questa soluzione è un ottimo metodo per debellare le formiche senza fatica. Infatti, basterà diluire due cucchiai di detersivo in mezzo litro d’acqua e spruzzarlo direttamente. Non trascurate mai le fessure delle porte, delle finestre e le crepe del muro. Se è pur vero che questo metodo non è il più naturale, è comunque in grado di eliminare gli odori da cui sono attratte le formiche, impedendo che entrino in casa.

8) Levito di birra, zucchero e bicarbonato

La prima soluzione facile e veloce per allontanare le formiche è una miscela composta dal bicarbonato, dallo zucchero a velo e dal lievito di birra. Ognuno di questi ingredienti andrà mescolato in parti uguali da 50 grammi ciascuno e posizionato nei luoghi dove si trovano più frequentemente le formiche. Con questo composto sconfiggerete il problema in poco tempo e in modo molto economico.

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Zanzare: ora si eliminano con questi 6 rimedi facili e naturali

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Le zanzare possono diventare il peggiore incubo delle nostre serate. Lo pensiamo tutti, sono tra gli animali più fastidiosi che la natura abbia creato: da un lato succhiano il sangue…

Le zanzare possono diventare il peggiore incubo delle nostre serate. Lo pensiamo tutti, sono tra gli animali più fastidiosi che la natura abbia creato: da un lato succhiano il sangue di chiunque trovino sul proprio cammino, rilasciando sostanze che provocano un prurito incontrollabile, dall’altro hanno l’abilità di ronzare nelle orecchie degli esseri umani, soprattutto di notte, mentre dormono.Esistono, però, alcuni rimedi in grado di risolvere il problema e sono delle soluzioni facilicasalinghe ed economiche che si possono mettere in pratica in breve tempo, con risultati sorprendenti.

Le soluzioni che stiamo per proporti hanno infatti una logica in realtà molto semplice, poiché sfrutta tutte le debolezze e le caratteristiche delle zanzare, in particolare di quelle femmina. È stato infatti appurato che le zanzare femmina succhiano il sangue per portare a compimento la loro fecondazione e, una volta raggiunto lo scopo, depongono le uova sull’acqua dove le larve si trasformeranno in insetti.È proprio in questa occasione quindi che si possono attirare verso la trappola. In questo articolo, troverai la breve lista di ingredienti e la procedura per eliminare per sempre le zanzare:

1) Cosa ti serve

Per realizzare questo pratico “stermina-zanzare” fai da te occorrono degli elementi che si possono trovare facilmente in casa. Infatti, basta un semplice recipiente al cui interno bisogna inserire dell’acqua miscelata con qualsiasi tipo di olio (in alternativa è anche possibile utilizzare della nafta), l’importante è che il composto appaia come un liquido omogeneo e viscoso. Ora vi spiegheremo come attivare la trappola che salverà la vostra estate!

2) Come preparare la trappola

Per incentivare le zanzare a cascare nella tua trappola, devi scegliere innanzitutto un contenitore di colore nero: le zanzare infatti prediligono i colori scuri e verranno quindi immediatamente attirate in quella direzione. Per essere certi al 100% della sua efficacia, un accorgimento in più potrebbe essere aggiungere una luce diretta sulla bacinella per far riflettere l’acqua e renderla facilmente individuabile.

3) Come annienterà qualsiasi zanzara

Appena le zanzare proveranno a deporre le uova nella trappola, si troveranno le ali appesantite dalla miscela oleosa e non avranno più scampo, rimanendo bloccate nel recipiente. Questo rimedio è capace di bonificare una zona tra i 20 e i 30 metri ed è la soluzione ideale per chi ha giardini o terrazzi dove desidera trascorrere delle serate tranquille, senza le fastidiose punture di questi insetti. Questa stermina zanzare può anche essere utilizzata in casa, basta soltanto non appoggiarla a terra ma su un piano rialzato per evitare piccoli incidenti domestici, soprattutto se si hanno bambini o animali in casa!

4) Bottiglia di plastica ad imbuto: cosa ti serve

Invece per questa trappola vi occorre: 1 grammo di lievito di birra, 4 cucchiai di zucchero, 200 ml di acqua, una bottiglia di plastica da 2 litri, un cartone o cartoncino nero, dello scotch. A questo punto si dovrà tagliare orizzontalmente la bottiglia di plastica ad un centimetro prima che inizi a diminuire la sua circonferenza, in modo uniforme. Poi…

5) Bottiglia di plastica ad imbuto: come funziona

Dopo aver riscaldato l’acqua e aggiunto lo zucchero, la soluzione andrà lasciata raffreddare e poi versata nella parte inferiore della bottiglia e aggiunto il lievito senza mescolarlo. A questo punto la parte superiore della bottiglia andrà capovolta, inserita come un imbuto dentro l’altra metà, sigillata con lo scotch ai bordi e rivestita con il cartoncino nero. Per l’interno di casa andrà posizionata aperta in un luogo buio ed umido. Per gli esterni basterà metterla in un angolo o appesa al soffitto, perforando il contenitore.

Bottiglia di plastica ad imbuto come funziona contro le zanzare

6) La bat box

Infine, per eliminare le zanzare, la natura ci offre una soluzione semplicissima: i pipistrelli. Per questo motivo sarà utile costruire una bat box. Vi basterà creare una scatoletta di 35 x 60 centimetri di grandezza, spessa 5 centimetri, in legno di betulla, da sistemare in un luogo che possano trovare facilmente e disporlo a 3-4 metri d’altezza. Non è necessario l’utilizzo di vernici o collanti, che potrebbero infastidire e allontanare i pipistrelli.

Bat box rimedio contro le zanzare

Perchè gli africani migrano dal loro continente ? Ecco la risposta.

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ITALIAOGGI – NUMERO 196 PAG. 4 DEL 21/08/2018

La Francia controlla, deruba e impoverisce 14 Stati africani

di Tino Oldani

Verso metà settembre si terrà a Roma una manifestazione politica piuttosto singolare. A scendere in piazza saranno infatti solo giovani africani, emigrati da tempo in Italia e in altri paesi europei, che si siederanno per protesta davanti all’ambasciata francese, in piazza Farnese, per contestare la politica africana della Francia di Emmanuel Macron. A guidarli sarà Mohamed Konare, originario della Costa d’Avorio, che si definisce «attivista panafricano» ed ha fondato un movimento politico che, per usare un termine corrente, potremmo definire sovranista. L’obiettivo, come lui stesso afferma in una lunga intervista sul web (Byoblu), è di spiegare agli europei i metodi di tipo coloniale con i quali la Francia continua a comandare e depredare in Africa ben 14 Stati, un tempo sue colonie, diventate indipendenti negli anni 60, ma soltanto sulla carta.

Il giogo francese su questi Paesi, sostiene Konare, è soprattutto economico e monetario, ed è congegnato in modo tale da garantire a Parigi un ferreo controllo della loro moneta, oltre a un monopolio esclusivo sulle ricche materie di cui abbondano (oro, uranio, petrolio, gas, cacao, caffè), con un risultato duplice: arricchire la Francia e le sue élites imprenditoriali da un lato, con uno smisurato trasferimento di ricchezza (circa 500 miliardi di dollari l’anno, secondo alcune stime); dall’altro lato. impoverire fino alla miseria i popoli indigeni, che sono così costretti a fuggire per fame verso l’Italia e l’Europa, in cerca di fortuna.

A questo sfruttamento sistematico della Francia, dice Konare, è giunto il momento di dire basta: «Manifesteremo davanti a tutte le ambasciate francesi in Europa e non solo, con l’obiettivo ambizioso, oggi quasi utopico, di giungere alla creazione degli Stati uniti d’Africa, dove i 14 Stati, che sono ancora sotto il giogo francese, diventino veramente sovrani, liberi di usare le loro risorse naturali per lo sviluppo delle economie locali, e non per arricchire sempre più la Francia parassitaria di Macron e i governi burattini da lei insediati in Africa».

Il perno attorno al quale ruota l’intero sistema del controllo francese sui 14 Paesi africani è il franco coloniale, detto franco Cfa, moneta che la Francia impose alle sue colonie nel 1945, subito dopo l’accordo di Bretton Woods, che regolò il sistema monetario dopo la Seconda guerra mondiale. In origine l’acronimo Cfa stava per «Colonie francesi d’Africa», ma negli anni Sessanta, a seguito del riconoscimento dell’indipendenza delle colonie francesi deciso da Charles De Gaulle, il suo significato è cambiato: «Comunità finanziaria africana».

Un riconoscimento puramente formale della fine del regime coloniale, in quanto il franco Cfa ha conservato tutti i vincoli ferrei e giugulatori che aveva fin dall’inizio sulle economie locali. Stiamo parlando di 14 Stati dell’area subsahariana e del Centro Africa, con una popolazione di circa 160 milioni di unità, per i quali la moneta ufficiale è il franco Cfa, coniata e stampata in Francia, paese che ne ha stabilito tutte le caratteristiche e ne detiene il monopolio. Ecco il loro elenco: Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo.

Il primo vincolo del franco Cfa consiste nell’obbligo per i 14 Paesi che ne fanno uso di depositare il 50% delle loro riserve monetarie presso il Tesoro francese. In pratica, quando uno dei 14 Paesi del franco Cfa esporta verso un paese diverso dalla Francia, e incassa dollari o euro, ha l’obbligo di trasferire il 50% di questo incasso presso la Banca di Francia. In origine la quota da trasferire in Francia era pari al 100% dell’incasso, poi è scesa al 65% (riforma del 1973, dopo la fine delle colonie), infine al 50% dal 2005. Così, per esempio, se il Camerun, previo un esplicito permesso francese, esporta vestiti confezionati verso gli Stati Uniti per un valore di 50mila dollari, deve trasferirne 25 mila alla Banca centrale francese. Un sistema al quale non sfugge neppure un soldo, in quanto gli accordi monetari sul franco Cfa prevedono che vi siano rappresentati dello Stato francese, con diritto di veto, sia nei consigli d’amministrazione che in quelli di sorveglianza delle istituzioni finanziarie delle 14 ex colonie.

Grazie a questo trasferimento di ricchezza monetaria, la Francia gestisce a suo piacimento il 50% delle valute estere delle 14 ex colonie, investendoli massicciamente in titoli di Stato emessi dal proprio Tesoro, grazie ai quali ha potuto finanziare per decenni una spesa pubblica generosa, sovente ignara dei vincoli di Maastricht. E Konare, nell’intervista sul web, ricorda che quando Angela Merkel ha chiesto ai vari governi francesi di depositare il 50% delle riserve delle 14 ex colonie presso la Bce, invece che presso la Banca centrale francese, la risposta è sempre stata un secco no.

Tra i numerosi vincoli imposti dagli accordi sul franco Cfa, vi è anche il «primo diritto» per la Francia di comprare qualsiasi risorsa naturale scoperta nelle sue ex colonie. Da qui il controllo di Parigi su materie prime di enorme valore strategico: uranio, oro, petrolio, gas, caffè, cacao. Soltanto dopo un esplicito «non interesse francese», scatta il permesso di cercare un altro compratore. Ma attenzione: i maggiori asset economici di tutte le 14 ex colonie sono in mano a francesi che si sono insediati da tempo in Africa, diventando miliardari a palate (su tutti, Vincent Bolloré e Martin Bouygues). Tanto che Konare trova giusto dire che «gli africani vivono in Paesi di proprietà dei francesi. Mentre agli africani, la Francia di Macron lascia solo le briciole. E spesso neppure quelle: soltanto miseria».

Da questa povertà diffusa, sostiene l’attivista panafricano, hanno origine le ondate migratorie verso l’Europa. «Un viaggio che sono il primo a sconsigliare», dice Konare. «L’Italia non ha lavoro a sufficienza per i suoi giovani, non è pensabile che lo trovi per quelli africani. Per questo ha fatto bene Matteo Salvini a chiudere i porti. I giovani africani devono impegnarsi di più nei loro Paesi per chiedere la fine del colonialismo e delle ruberie francesi, e costruire gli Stati Uniti d’Africa, una federazione di Stati indipendenti e sovrani. Un’utopia che può diventare realtà».

Pensione geometri: che succede se i contributi sono versati parzialmente?

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Pensione geometri, secondo la Cassazione ok alla pensione anche per gli anni in cui ha versato solo parzialmente i dovuti contributi. C’è differenza tra effettiva e integrale contribuzione

Ai fini pensionistici il geometra iscritto alla Cassa di previdenza dei geometri matura l’anzianità di iscrizione anche negli anni in cui versa solo parzialmente i contributi.

Questo è l’importante chiarimento che arriva dalla Corte di Cassazione nella sentenza 15643/2018 del 14 giugno scorso, che affronta il problema della validità delle annualità di contribuzione a fronte di versamenti non integrali, sebbene in piccola parte.

Il caso

Nella fattispecie, un geometra iscritto alla Cassa di previdenza chiede la pensione avendo maturato almeno 30 anni di contributi. La Cassa si oppone in quanto per alcune annualità il professionista non aveva versato tutti i contributi richiesti e pertanto i crediti venivano prescritti.

Ai sensi dell’art. 2 della legge 773/1982, infatti, la pensione di vecchiaia si consegue se si ha almeno:

  • 65 anni di età
  • 30 anni di effettiva contribuzione alla Cassa in relazione a regolamentare iscrizione all’albo.

Giunto in Cassazione, il ricorso del geometra viene accolto.

In generale, nel rapporto tra lavoratore autonomo ed ente previdenziale si ha che:

il mancato versamento dei contributi previdenziali obbligatori impedisce, di regola, la stessa costituzione del rapporto previdenziale e, comunque la maturazione del diritto alle prestazioni.

Tuttavia, a detta degli ermellini, c’è una sostanziale differenza tra effettiva e integrale contribuzione: il termine utilizzato nell’art. 2 della legge 773/1982 (effettiva contribuzione) non presuppone che la “contribuzione debba essere integrale, in quanto esso non contiene alcun riferimento alla misura della contribuzione stessa“.

Pertanto, dal momento che la norma citata non richiede l’integralità della contribuzionema l’effettività della stessa, la pensione deve essere maturata anche in riferimento a quegli anni in cui ha versato solo parzialmente i contributi dovuti alla Cassa.

Inoltre, sempre la legge 773/1982 non prevede la perdita o la riduzione dell’anzianità contributiva e dell’effettività di iscrizione alla Cassa a fronte del versamento parziale dei contributi.

fonte

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