Elezioni europee 2019, quando si vota? La data di ciascun Stato e il sistema elettorale

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Elezioni europee 2019, quando si vota? La data di ciascun Stato e il sistema elettorale

Quando si terranno le elezioni europee in programma nel 2019? Anche se mancano ancora diversi mesi al voto comunitario, tutti i partiti si stanno iniziando a preparare a questo importante appuntamento elettorale tanto che iniziano a circolare già i primi sondaggi in merito.

Per l’Italia si tratterà anche di una sorta di primo test nazionale per il governo Conte, con il Movimento 5 Stelle e la Lega che dopo l’exploit dello scorso 4 marzo potranno vedere come è stato l’impatto sull’elettorato dei loro primi mesi di governo.

Vediamo allora la data di queste elezioni europee e il sistema elettorale, ricordando che quello del 2019 sarà il primo voto comunitario dove non ci sarà il Regno Unito che con la Brexit ha deciso di abbandonare l’Unione.

La data delle elezioni europee 2019

Da quando sono state istituite nel 1979, quelle del 2019 saranno le none elezioni europee che si terranno nel Vecchio Continente. Come da prassi, il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso in maniera unanime il periodo in cui si svolgerà il voto.

Le urne nei 27 Stati membri si apriranno tra il 23 e il 26 maggio 2019. Ogni paese quindi potrà scegliere ora in maniera autonoma la data ufficiale che dovrà comunque essere compresa nel periodo stabilito.

A prescindere dalle decisioni prese dalle singole nazioni in merito al giorno delle elezioni, lo scrutinio inizierà per tutti in maniera contemporanea a partire dalle ore 23.00 di domenica 26 maggio.

Vediamo allora la data scelta da ciascun Stato membro dell’Unione Europea.

  • Austria – 26 maggio
  • Belgio – 26 maggio
  • Bulgaria – 26 maggio
  • Cipro – da decidere
  • Croazia – da decidere
  • Danimarca – da decidere
  • Estonia – 26 maggio
  • Finlandia – 26 maggio
  • Francia – 26 maggio
  • Germania – da decidere
  • Grecia – da decidere
  • Irlanda – da decidere
  • Italia – da decidere
  • Lettonia – da decidere
  • Lituania – 26 maggio
  • Lussemburgo – 26 maggio
  • Malta – 25 maggio
  • Paesi Bassi – 23 maggio
  • Polonia – da decidere
  • Portogallo – da decidere
  • Repubblica Ceca – da decidere
  • Romania – 26 maggio
  • Slovacchia – da decidere
  • Slovenia – da decidere
  • Spagna – da decidere
  • Svezia – da decidere
  • Ungheria – da decidere

Anche se ancora in Italia non è stata ufficializzata la data, con ogni probabilità il giorno scelto sarà quello di domenica 26 maggio. Si dovrà vedere poi se come avvenuto cinque anni fa le urne si apriranno in contemporanea anche per il primo turno delle elezioni amministrative.

Il sistema elettorale

Per legge ogni Stato membro può eleggere al massimo 96 europarlamentari e come minimo 6. Soltanto la Germania al momento ne elegge 96 mentre nel 2014 l’Italia ne eleggeva 73, come il Regno Unito e uno in meno della Francia.

Vista la Brexit, il Parlamento Europeo dai 751 membri del 2014 (750 europarlamentari più il Presidente) si sarebbe ritrovato con 73 europarlamentari in meno vista la fuoriuscita del Regno Unito.

Bruxelles così ha deciso che 27 seggi verranno ridistribuiti, portando così il totale a 705, mentre i restanti posti verranno lasciati vacanti aspettando magari l’ingresso di altri paesi come Albania e Montenegro.

Con questa nuova distribuzione, ecco quanti europarlamentari andrà a eleggere ciascun Paese membro.

  • Austria – 19 (+1)
  • Belgio – 21 (/)
  • Bulgaria – 17 (/)
  • Cipro – 6 (/)
  • Croazia – 12 (+1)
  • Danimarca – 14 (+1)
  • Estonia – 7 (+1)
  • Finlandia – 14 (+1)
  • Francia – 79 (+5)
  • Germania – 96 (/)
  • Grecia – 21 (+1)
  • Irlanda – 13 (+2)
  • Italia – 76 (+3)
  • Lettonia – 8 (/)
  • Lituania – 11 (/)
  • Lussemburgo – 6 (/)
  • Malta – 6 (/)
  • Paesi Bassi – 29 (+3)
  • Polonia – 52 (+1)
  • Portogallo – 21 (/)
  • Repubblica Ceca – 21 (/)
  • Romania – 33 (+1)
  • Slovacchia – 14 (+1)
  • Slovenia – 8 (/)
  • Spagna – 59 (+5)
  • Svezia – 21 (+1)
  • Ungheria – 21 (/)

L’Italia quindi avrà 3 europarlamentari in più rispetto il 2014, con anche il sistema di voto che subirà alcune modifiche rispetto le precedenti elezioni fermo restando che ogni Stato può decidere quale legge elettorale applicare.

Con 397 voti a favore, 207 contrari e 62 astensioni, il Parlamento Europeo ha infatti deliberato in favore della possibilità del voto postale per chi risiede all’estero, di alcune norme per eliminare il doppio voto e di una soglia di sbarramento obbligatoria da dover applicare (solo Germania e Spagna si dovranno adeguare in tal senso).

Il voto in Italia

In Italia la legge elettorale che regola le europee è del 1979, la più datata tra quelle vigenti nel nostro paese tanto che è stata firmata dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Si tratta di un proporzionale puro al quale nel 2009 è stata poi aggiunta una soglia di sbarramento del 4%. Grazie al voto di preferenza, ogni elettore può scrivere fino a tre nomi presenti in una stessa lista ma sempre rispettando la rappresentanza di genere (non si possono votare tutti maschi o tutte donne, in quel caso il terzo voto viene annullato).

L’Italia quindi viene divisa in cinque circoscrizioni, ognuna delle quali elegge un numero prestabilito di europarlamentari rispettando i criteri proporzionali con uno sbarramento al 4%.

  • Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia)
  • Italia nord-orientale (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna)
  • Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio)
  • Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria)
  • Italia insulare (Sicilia, Sardegna)

Visto l’aumento degli europarlamentari da eleggere, ancora deve essere riformulata la ripartizione tra le varie circoscrizioni. Infine a differenza degli altri paesi dove ci si può candidare anche a 18, 21 o 23 anni, in Italia invece l’età minima è di 25 anni.

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I baby pensionati d’oro che difendono la Fornero

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I baby pensionati d'oro che difendono la Fornero

di Mario Giordano, La Verità

La cosa che mi stupisce in questo dibattito sulle pensioni è che tutti coloro che dicono che “non si può toccare la Fornero perché i conti pubblici, perché sennò costo tanto, perché bisogna lavorare fino a 67 anni, 68, 92, 120 anni, bisogna lavorar tutta la vita”, tutti costoro, tutti, godono più o meno di privilegi previdenziali.

A cominciare dal presidente dell’Inps, Tito Boeri,
 che incasserà molto probabilmente una doppia ricca super pensione grazie a un “codicillo” peraltro ispirato da me medesimo, a cominciare dall’ex mister “mani di forbice” Cottarelli, che dice “No, la Fornero, per l’amor del cielo, è sacra”: lui in pensione a 59 anni, oltre 18mila euro al mese dal Fondo Monetario Internazionale, e in più ci costa 6.500 euro per ogni volta che compare per mezz’oretta in tv su Raiuno, ma questo a parte.

I dirigenti di Bankitalia: “No, ma la Fornero è sacra, attenzione, i costi…”. I dirigenti di Bankitalia hanno avuto privilegi pazzeschi: Rainer Masera, tanto per dirne uno, andò in pensione a 44 anni e oggi prende 18 mila euro al mese. Da quattro anni! I giornalisti, i politici, i parlamentari che godono ancora l’abbiamo raccontato, in parte, dei contributi figurativi… tutti! Tutti coloro che dicono “La Fornero non si tocca” hanno un privilegio e dicono a chi sta in fabbrica, a chi sta nei cantieri che “38 anni di contributi vuoi andare in pensione, ma sei matto? Ma chi ti credi di essere, ti credi di essere un Cottarelli? Ti credi di essere un Boeri? No, tu devi lavorare in fabbrica ancora 39, 40, 42 anni!”. Io scusate, ma quando ce vò ce vò, non so dire altro se non che avete la faccia come il culo.

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Bollo auto, multe e spazzatura: la pace fiscale cancella i debiti

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Le cartelle fino a mille euro saranno cancellate in automatico senza istanze: condonati i debiti per bollo auto, imposta sulla spazzatura, multe stradali, Imu e Tasi.

In attesa di stabilire le modalità di attuazione della nuova rottamazione sulle cartelle di pagamento di imposto elevato, il Governo sembra voler chiudere almeno il capitolo della pace fiscale sulle micro cartelle. E così fa sapere che saranno “condonati” i debiti per multebollo auto e imposte locali fino a mille euro. Si tratta di tutti i debiti iscritti a ruolo tra il 2000 e il 2010 (ma l’Esecutivo sta tentando di ampliare il raggio d’azione anche alle cartelle successive al 2010). Per capire se rientri nel perimetro del nuovo beneficio devi innanzitutto recuperare la cartella esattoriale che conservi nel cassetto, a prescindere se spedita da Equitalia, Agenzia Entrate Riscossione o dall’Esattore locale. Trova, all’interno, la pagina con l’elenco delle causali e degli importi dovuti. Lì c’è un campo che indica la data di iscrizione a ruolo. Se l’anno rientra tra il 2000 e il 2010 la cartella si dovrà ritenere annullata in automatico. Significa – stando alle indiscrezioni che cita Il Sole 24 Ore nel quotidiano in edicola – che non dovrai presentare una domanda come per la rottamazione, né dovrai pagare un importo minimo per ottenere lo sgravio: sarà già l’Agente della Riscossione a cancellare il debito. Ma lo farà solo nel momento in cui la legge di bilancio sarà approvata ossia entro la fine del 2018. E al momento nulla è scontato: il fuoco incrociato tra la Commissione Europea, il Fondo Monetario e la Bce lascia intendere che la battaglia sarà dura. Il Governo non intende cedere su nessuno dei punti del programma elettorale e potrebbe essere proprio questa rigidità a condizionarne la sopravvivenza. 

Le cartelle fino a mille euro saranno cancellate in automatico, senza bisogno di istanze del cittadino

Resta che le bozze del decreto fiscale, collegato alla legge di bilancio e finora circolate, prevedevano uno stralcio totale per le micro cartelle notificate all’Agente della Riscossione dal 2000 al 2010. Le cartelle non sono solo quelle relative ai debiti tributari ma anche per multe stradali e tributi locali, come il bollo auto, la Tari (l’imposta sulla spazzatura), la Tasi e l’Imu. Si tratterà di una cancellazione automatica che gli agenti della riscossione dovrebbero effettuare entro la fine dell’anno in corso e quindi senza alcun adempimento per il cittadino “multato” o il contribuente debitore. Già ora però potrebbero essere interessate dallo stralcio non meno di tre milioni di cartelle relative a violazioni del Codice della strada, considerando la stima del 25% di ruoli complessivamente stralciati con la misura secondo fonti di Governo.

Si tratterà di un vero e proprio condono e riguarderà micro debiti come bollo auto, multe e imposta sulla spazzatura

La rottamazione tre procederà invece su altri binari e dovrebbe ricalcare le misure già adottate da Renzi con uno sconto maggiore e più tempo per pagare (si parla di un debito da spalmare in cinque anni). C’è poi la chiusura delle liti in corso, ossia che ancora pendono in tribunale, misura che risparmierebbe al fisco e al cittadino i costi del contenzioso. Infine si pensa a un ravvedimento operoso straordinario con cui sarà possibile definire gli anni d’imposta dal 2013 al 2017 senza il versamento di sanzioni e interessi, ma corrispondendo tutta l’imposta. Con tutta probabilità, vista l’alta aleatorietà delle adesione il gettito imputabile sarà simbolico di 1 euro.

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Raccomandate: ecco tutti i codici identificativi

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Il codice numerico a barre riportato sull’avviso di giacenza identifica l’oggetto della raccomandata. Vediamo i più frequenti

Frequentemente ci capita di trovare, nella nostra cassetta postale, delle cartoline colorate (oggi sempre meno usate) o foglietti bianchi simili a scontrini. Si tratta di avvisi di giacenza, che ci vengono lasciati dal postino quando, nel tentativo di recapitare una raccomandata, non ci trova a casa.

Facciamo un po’ di chiarezza. Vediamo, dunque, cos’è una posta raccomandata. Cos’è e perché ci viene consegnato un avviso di giacenza e cosa indicano i codici numerici delle raccomandate.

 

Cos’è una posta raccomandata?

Una posta raccomandata è una spedizione postale che usufruisce del servizio accessorio di raccomandazione. Tale servizio, che ha lo scopo di evitare furti o smarrimenti, consiste nella numerazione univoca degli oggetti della spedizione e nella relativa annotazione su appositi registri.

Il destinatario di una raccomandata deve essere identificato con certezza oppure, qualora per una qualsiasi ragione sia impossibilitato a riceverla, è tenuto a delegare con firma una persona che prenda il relativo incarico. Per tale motivazione la raccomandata viene solitamente utilizzata per l’invio di documenti.

Avviso di giacenza: cos’è e perché ci viene consegnato?

Quando il postino non trova a casa il destinatario di una raccomandata gli consegna l’avviso di giacenza: si tratta di cartoline colorate o foglietti bianchi che somigliano a scontrini, che non indicano l’oggetto del recapito né il nome del mittente. Per tale ragione, il destinatario della raccomandata viene pervaso da una iniziale sorpresa, cui si associa una naturale curiosità circa il contenuto del plico, il quale potrà essere ritirato solo dopo che sia trascorso almeno un giorno (a volte anche di più!) dalla consegna dell’avviso di giacenza. Come fare allora per individuare l’oggetto dell’enigmatica raccomandata? Tramite il suo codice identificativo! Altri elementi che possono essere di aiuto al destinatario sono: il colore della cartolina (anche se oggi queste vengono utilizzate sempre più raramente) e il mittente.

I codici delle raccomandate

Ogni avviso di giacenza riporta un codice numerico a barre, identificativo della relativa raccomandata. I vari codici corrispondono ai diversi oggetti di spedizione e, pertanto, consentono al destinatario di individuare, prima ancora del ritiro della posta, il tipo di comunicazione ricevuta nonché il suo mittente. Ma a quali numeri è necessario fare attenzione? Alle cifre iniziali del codice. Sono queste, infatti, che distinguono il tipo di raccomandata e rimangono costanti (gli altri numeri, al contrario, identificano la specifica spedizione e sono sempre diversi).

Riportiamo di seguito i codici principali:

  • Raccomandate con codici 12131415151152151315141515: generalmente indicano una raccomandata semplice. È probabile che si tratti di una lettera inviata da un privato, da un avvocato, da una società che fornisce qualche utenza (come luce, acqua, gas). Potrebbe anche trattarsi del preavviso di scadenza di una fattura, di un sollecito di pagamento, di un avviso da parte del datore di lavoro, di qualche diffida.
  • Raccomandate con codici 7576777879: individuano probabilmente una multa o un atto giudiziario (come la notifica di un atto di citazione a comparire in giudizio, di un atto di precetto, di un atto di pignoramento, di un provvedimento del Tribunale ecc.). Potrebbero anche indicare un accertamento dell’Agenzia delle entrate;
  • Raccomandate con codici 608609: indicano, solitamente, l’avviso di un Ente pubblico dell’infruttuoso tentativo della notifica di un proprio atto;
  • Raccomandate con codici 6126140693: caratterizzano le raccomandate di comunicazioni che provengono da banche o da altri istituti di credito. Potrebbe trattarsi, altresì, di avvisi dell’Agenzia delle entrate.
  • Raccomandate con codici 613615: si tratta di comunicazioni dell’Agenzia delle entrate, (come le notifiche concernenti multe o imposte non pagate). Talvolta, potrebbero indicare comunicazioni di Poste Italiane ovvero di comunicazioni provenienti dall’Inps relative al raggiungimento dei requisiti pensionistici.
  • Raccomandate con codice 616: individuano diverse tipologie di comunicazioni. Potrebbe trattarsi di un avviso per mancato pagamento del bollo auto, di una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, di un richiamo di un’autovettura o di uno scooter relativo a problemi tecnici da risolvere in officina, di una comunicazione da parte dell’assicurazione per la gestione di un sinistro, di un avviso ad opera di Poste Italiane concernete servizi di carte e conti, di un sollecito per il pagamento bollette o di un controllo relativo alla compilazione della dichiarazione dei redditi.
  • Raccomandate con codici 648649669: identificano avvisi e richieste di pagamento dell’Agenzia delle Entrate. Questi codici possono altresì riguardare la spedizione di nuovo bancomat, di una nuova carta di credito, richiami di autovetture o solleciti di pagamenti per le utenze.
  • Raccomandate con codice 665: questo codice potrebbe essere usato per l’invio di comunicazioni concernenti sinistri stradali o le assicurazioni in generale.
  • Raccomandate con codici 670671689: identificano (purtroppo) una cartella di Equitalia.
  • Raccomandate con codici 63, 65, 630, 650: indicano una comunicazione o un atto dell’Inps.

Non vanno, infine, dimenticati i codici delle spedizioni provenienti dall’estero, i quali si diversificano in base al Paese di origine, ma sono di solito contraddistinti da due lettere e da una serie numerica.

Il servizio telematico fornito da Poste italiane

Il sito Poste italiane fornisce un servizio telematico che permette di avere accesso alle informazioni attinenti alla spedizione, al mittente e al luogo di provenienza: basterà, dunque, inserire nell’apposito spazio il codice numerico a barre che si trova sull’avviso di giacenza della raccomandata.

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Bike sharing ed e-scooter: c’è qualcosa di profondamente sbagliato

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Prima di tutto, una lezione dal programma bike sharing

Prima di parlare della crescente moda degli e-scooter, penso sia importante guardare indietro a quello che è successo prima. Nel mio Paese si può dire che i piani di sharing siano stati, beh, altalenanti a dir poco.

mobike manchester

Parliamo della Gran Bretagna: i piani di biciclette condivise a Londra hanno avuto un successo relativo con le cosiddette “Boris Bikes”. I Santander Cycles (precedentemente Barclays Cycle Hire) potevano essere lasciati solo in una delle 839 docking station in giro per la città e per un po’ ha funzionato abbastanza bene. Il vero problema, a quanto pare, è sorto con il passaggio alle bici senza dock.

L’avventura di Mobike a Manchester è stata un interessante caso di studio su come i programmi di bike sharing possano andare terribilmente male. L’azienda cinese è stata lanciata nel 2017, ma ora sta minacciando di ritirarsi per i continui vandalismi ed i furti registrati. Il leader dell’e-marketing di Mobike, Steve Milton, afferma che ogni mese scompare il 10% della flotta, circa 2000 biciclette.

Molte finiscono nei corsi d’acqua di Machester o chiuse nei garage con le serrature tagliate o ancora semplicemente abbandonate al centro commerciale Arndale. Qualcuno le ha prese addirittura per arrivare al Peak District. Altre hanno sorpassato il confine dello Yorkshire fino a Huddlesfield, a 45 chilometri di distanza! Se avete mai guidato una Mobike, potete solo ammirare lo sforzo erculeo necessario.

Questa non è la normale inclinazione di Manchester. Ho vissuto lì per cinque anni e adoro sia la città che le persone, ma Mobike è stato un vero disastro. Nella austera Gran Bretagna, dove l’1% più ricco non condivide nulla, è difficile chiedere a chi si trova all’altro capo della società di accettare un sistema di trasporto collettivo che raccoglie dati in nome della condivisione.

Un altro caso emblematico è la città dove vivo ora, Berlino. Nella capitale tedesca c’è il problema opposto: i progetti di bike sharing hanno avuto troppo successo. Qui Mobike è affiancato da Nextbike, una collaborazione con il servizio di streaming musicale Deezer, Byke, Donkey Republiic, Lidl Bikes, Lime Bike, oBike, Ofo e Sacoora. Ci sono tutti? A volte sembra che non si possa sfuggire a queste bici che intasano le strade. Se ne gettassero ogni mese un paio di migliaia nella Sprea, i vandali ci farebbero un favore.

Ci deve essere una soluzione migliore…

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Puc Aversa, M5S: “Amministrazione prigioniera delle promesse elettorali”

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2018 simbolo_TRACCIATO [1600x1200] nuovo elaborato [320x200]Mancano meno di tre mesi per la realizzazione del Puc, poi l’argomento dovrebbe passare integralmente nelle mani di un commissario. Il Puc è il progetto madre sul quale basare la visione politica ed umana del territorio. Il Movimento 5 Stelle immagina una città che sappia esprimere il proprio potenziale approfittando dei propri limiti per farne un punto di forza: l’equidistanza fra Napoli e Caserta, la centralità di Aversa nel territorio dell’Agro Aversano, sono tutte frecce al nostro arco per centrare l’obiettivo di realizzare una città equilibrata. Ma purtroppo questa Amministrazione è prigioniera delle promesse elettorali e, pur volendo, non riesce ad avere una visione nuova di Aversa.

Sul Puc, dopo il Consiglio Comunale dei primi di giugno in cui si è semplicemente dato lettura di linee programmatiche, che stante poi la sfiducia che di lì a breve si è avuta nei confronti dell’Assessore Gilda Emanuele, che quelle linee aveva redatto, lasciano il tempo che trova, questa Amministrazione non è stata neanche in grado di individuare un tecnico esperto capace di coadiuvare la politica nella redazione del Puc, senza far nascere il dubbio sulla reale trasparenza dell’incarico che si intende  affidare e ciò in considerazione del fatto che il bando dell’incarico è stato pubblicato, in piena estate, e dunque nel periodo di minore attenzione mediatica.

L’iter difficile e un po’ imbarazzante  della stesura del Puc ormai lo conosciamo tutti:  nel lontano novembre del 2017 si demandano al  Dirigente di settore la preparazione degli atti per il Puc e per la Vas, un acronimo che sta per Valutazione Ambientale Strategica, cioè la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente naturale (se ancora è rimasto  qualcosa di naturale in questa terra saccheggiata) così come previsto da una direttiva europea entrata in vigore il 21 luglio 2001,  per lo sviluppo sostenibile.

Successivamente, nel luglio del 2018, fu indetta una gara tramite l’Asmel per l’affidamento della redazione del Puc, l’Asmel comunica dei nominativi e la gara viene fissata per il giorno 17 settembre 2018, viene costituita la commissione si proclama il gruppo vincitore e alla fine si scopre che si revoca la gara per non meglio precisate violazioni. La normativa che regola la redazione del Puc prevede la massima partecipazione delle forze politiche, delle associazioni, dei cittadini ma, come al solito, è diventato un penoso e surreale iter burocratico lontano dalle vere esigenze dei cittadini ai quali interessa solo una città più vivibile. Ora, a tre mesi dalla sua adozione, il M5S Aversa pensa sia giunto il momento di riflettere tutti insieme e di farlo seriamente, perche questa amministrazione ha il dovere etico, politico ed umano di non fallire sul Puc. Dobbiamo pretendere Consigli comunali monotematici, piani di lavoro bipartisan (maggioranza ed opposizione); il Puc era una buona occasione per dimostrare di lavorare con le opposizioni sui temi e non sulla ricerca di voti di una maggioranza traballante. 

Città  a “misura d’uomo” per il M5S significa città  a “misura di bambino” dove si tengano nella giusta considerazione scuole, parchi, spazi aperti per il gioco e lo sport, piste ciclabili; città  a “misura di commercianti” dove vengano valorizzate le attività  locali mediante parcheggi, viabilità, spazi pedonali; città a “misura di cultura” che, partendo da una sostanziale riqualificazione del centro storico, oramai in stato di abbandono, consideri (e non dimentichi più) i luoghi di aggregazione naturale come le piazze, i simboli  “il Leonardo Bianchi” in primis, e gli uomini illustri, Domenico Cimarosa fra tutti, della sua Storia; città a “misura d’ambiente” che blocchi finalmente lo scempio della Maddalena affinché venga riconvertita in Centro Studi e parco urbano; città a “misura di sport” che si riappropri del suo Stadio con una riqualificazione dell’intera area circostante; ma soprattutto una città  a misura di “disabili” che dia a tutti pari opportunità  di circolazione, eliminando ogni forma di ostacolo sul cammino dei diversamente abili.

Il nuovo concetto di Puc è la condivisione. Un concetto introdotto proprio per proteggere la sua redazione dai poteri occulti, dai faccendieri, dagli amanti del cemento. Ma, evidentemente, la storia del film “Mani sulla città” di Francesco Rosi è purtroppo più che mai attuale. 

Movimento 5 Stelle – Aversa

Un grande Travaglio da leggere tutto. Sallusti, che fare?

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di Marco Travaglio
sul Fatto Quotidiano del 4 ottobre:

Lo sconfinato affetto che nutrivamo per Alessandro Sallusti si sta tramutando, giorno dopo giorno, in autentica idolatria. Mista a un pizzico di compassione. Mettetevi nei suoi panni: dopo anni di onorato servizio, nel vero senso della parola, gli tocca improvvisare. Per mancanza di ordini. Prima era tutto semplice: il padrone dettava e lui scriveva, tipo Totò e Peppino con la lettera alla malafemmina. Il padrone lanciava l’osso e lui scattava a riportarlo indietro. “Sallusti, un caffè!”, “Sallusti, i giornali!”, “Sallusti, le pantofole!”, “Sallusti, è finita la carta igienica!”. E lui, fedele e felice, eseguiva. “Sallusti, la Minetti è un’igienista dentale e Ruby la nipote di Mubarak!”, e lui prendeva buona nota. “Sallusti, mi raccomando, niente bungabunga ma solo cene eleganti!”, e lui ci apriva la prima pagina. Ora il padrone alterna brevi momenti di lucidità a lunghi periodi di mancamento. Più che parlare, biascica e vai a capire cosa dice. C’è e non c’è. E, le rare volte che c’è, non si capisce bene cosa voglia. Oppure lo si capisce benissimo, ma purtroppo è l’esatto opposto di quel che voleva il giorno prima. Provate voi a tradurre tutto questo in un giornale, anzi nel Giornale che fu di Montanelli, e capirete il dramma di Sallusti. Ieri, per dire, se l’è presa con Claudio Borghi, il deputato leghista anti-euro che, ogni volta che apre bocca, crolla qualche mercato, almeno rionale. L’altro giorno il buontempone aveva fatto una battuta delle sue sul ritorno alla lira, come se allo spread e ai mercati non bastassero i toni alti di Moscovici e quelli alticci di Juncker. Sallusti l’ha subito rimesso in riga: o è “idiota” o è “terrorista” o “tutti e due”.

Il bello è che Borghi, fino a poco fa, era un editorialista economico del Giornale, dove sparava sull’euro e rimpiangeva la lira un giorno sì e l’altro pure. Le stesse cose che ora dice dalla presidenza della commissione Bilancio. Solo che prima a Sallusti piacevano un sacco, tant’è che gliele pubblicava. Adesso invece gli fanno orrore, da quando la Lega sta al governo senza B. Dunque Borghi non ha mai cambiato idea. È Sallusti che la pensa diversamente, o meglio: gli è parso che la pensi diversamente B., e si adegua. Il guaio supplementare è che pure B. la pensava come Borghi: il primo a dipingere l’euro come causa di tutti i nostri mali fu proprio lui, e da presidente non di una commissione, ma del Consiglio. “L’euro di Prodi ci ha fregati tutti” (28.7.2005), anzi no “L’euro è stato assolutamente positivo e riconosco il merito a Prodi” (4.9.2005), anzi no “Prodi ha svenduto la lira all’euro con un cambio sfavorevole” (24.1.2006). Non solo: “L’euro è un grande imbroglio”. .

E ancora: “Se la Germania uscisse dall’euro non sarebbe una tragedia. Io sono sempre stato isolato in Europa nella battaglia contro le politiche di austerity che portano l’economia al collasso e a una spirale recessiva” (presentazione de Il grande imbroglio di Renato Brunetta, 27.9.2012). Quelli sì che erano ordini: chiari, perentori, impegnativi per tutti, almeno per Sallusti che tuonava un giorno sì e un altro pure contro l’euro (“ora tutti capiscono che era un grande imbroglio”), l’Europa, l’austerità e pure il complotto dello spread. Roba tipicamente tedesca, lasciò vagamente intendere nel suo tipico stile british del dire e non dire: “La caduta di Berlusconi: è stata la culona” (31.12.2011), “Ciao ciao culona” (29.6.2012). Ora invece B. è tornato amico della culona, a sua volta ridiventata Angela Merkel. Ma non è mai detta l’ultima parola, infatti ora l’europeista retrattile diserta la tre giorni di FI organizzata dalla Gelmini per volare a Mosca dall’amico Putin. Ma cosa pensi dello spread, dell’austerità e dell’euro non è più dato sapere. E a Sallusti, povero tapino, tocca fare tutto di testa sua (mai usata, fra l’altro). Lo spread non è più un complotto per rovesciare i governi, ma una cosa seria che “da venerdì ci è costata 5.700 milioni” a causa del “governo kamikaze”. L’Europa non è più un’accozzaglia di sanguisughe anti-italiane, ma un nobile simposio di gentiluomini dediti al bene comune. E chi dice il contrario è un terrorista o un idiota. Segue un penoso autodafé: “Borghi ha sedotto anche me e l’ho aiutato a diffondere il suo originale pensiero, pure ospitandolo su questo Giornale in tempi non sospetti”: cioè quando il padrone la pensava ancora come lui.

Lo stesso è accaduto con Marcello Foa: giornalista conservatore, estimatore di Putin, già capo degli Esteri al Giornale, titolare di un seguitissimo blog sul sito del Giornale, avrebbe tutte le carte in regola per piacere a B., e dunque – per la proprietà transitiva – a Sallusti. Ma un brutto giorno di mezza estate viene designato dalla Lega come presidente della Rai senza chiedere il permesso a B. A quel punto diventa un paria, un appestato, un lebbroso infrequentabile anche per il suo direttore, che lo attacca più del Pd e della sinistra. “Foa – tuona Sallusti – è una trappola di Salvini per mettere Berlusconi ulteriormente all’angolo del ring. Se FI, dopo essere stata umiliata, accetta l’imposizione si autocondanna alla subalternità irrilevante e definitiva”. E lo invita a ritirarsi. Due mesi dopo, B. cambia idea: FI vota Foa presidente della Rai. E il Giornale, anziché insistere sulla subalternità irrilevante e definitiva, festeggia la bella “ricucitura” perché Foa ora ha elogiato “il pluralismo” (due mesi prima era contrario). Ora Sallusti vive nel terrore che B. batta la testa in Russia, esca dal coma vigile, torni in Italia e si rimetta a dire quel che diceva prima: viva Putin abbasso la culona, viva la lira abbasso l’euro, e magari pure viva il reddito di cittadinanza (lo diceva fino a dicembre). Nel qual caso, comunque, nessun problema: Sallusti nominerà Borghi vicedirettore del Giornale e ricorderà che il famoso idiota/terrorista già ci scriveva. “In tempi non sospetti”.

CARI TIFOSI JUVENTINI !!! INCOMINCIATE A TREMARE !!!

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CARI TIFOSI JUVENTINI !!! INCOMINCIATE A TREMARE !!! , CHE LA VOSTRA MERDA STA SALENDO A GALLA FINALMENTE , IL CONDUTTORE SIGFRIDO RANUCCI DI “REPORT” CHE ha parlato a”Marte Sport Live” dell’inchiesta svolta sulla Juve e Beppe Marotta: “Nonostante siamo abituati a vedere del fango questa cosa ci ha impressionati. Il calcio è malato e non riesce a uscire fuori da questo connubio. La puntata di Report ci sarà il 22 ottobre, e racconteremo il misterioso suicidio di Raffaello Bucci, anello di congiunzione tra società e tifosi, poiché pensava di essere anche lui sotto indagine. Nelle ore precedenti al suicidio ci sono state dinamiche impressionanti, che abbiamo raccolto tramite testimonianze. Mostreremo documenti e intercettazioni che riguardano i dirigenti della Juventus. La puntata sull’inchiesta “Alto Piemonte” farà un po’ di rumore anche a livello internazionale, anche perché non è coinvolto soltanto Marotta, ma tutta la dirigenza della Juventus, è un vero e proprio mostro vedendo il materiale, è qualcosa di impressionante”.
CONDIVIDETE !! , CHE NESSUNO SE LA DEVE PERDERE QUESTA PUNTATA ORA CI FAREMO TANTE RISATE CON QUESTI SPORTIVI A 360°