Pensione: chi può uscire con la quota 100?

Views: 1

Confermata per il 2019 la pensione anticipata con quota 100, con limiti di età e contributi ma senza penalizzazioni: chi può uscire dal lavoro?

Dal 2019, in base a quanto annunciato dal Governo, sarà possibile pensionarsi con la quota 100. Per pensione quota 100 si intende una pensione anticipata che il cittadino può raggiungere quando la somma dell’età e degli anni di contributi accreditati è almeno pari a 100. Ad oggi, la pensione quota 100 non è ancora operativa, ma entrerà in vigore dal 2019, perché l’intervento è previsto con la prossima legge di bilancio. Non basterà, però, la sola quota 100 per uscire dal lavoro, ma sarà necessario possedere un minimo di 38 anni di contributi e aver compiuto 62 anni di età. In ogni caso, la quota 100 non è vantaggiosa per tutti: conviene sicuramente a chi ha alle spalle diversi anni di contributi, mentre non è risolutiva per chi di anni di contribuzione ne possiede pochi: affiancherebbe, in ogni caso, la pensione di vecchiaia, quindi per coloro che possiedono pochi contributi non ci sarebbe alcun rischio di doversi pensionare ad un’età ancora più avanzata rispetto a quella prevista per il trattamento di vecchiaia. Chi possiede molti anni di contributi potrebbe invece continuare a beneficiare della pensione anticipata, che al 2020 dovrebbe poter essere maturata, in base a quanto reso noto sinora, con 41 anni e 6 mesi di contributi (ad oggi si può raggiungere con 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, dal 2019 il requisito aumenta di 5 mesi). Ma procediamo per ordine e facciamo il punto sulla pensione: chi può uscire con la quota 100?

 

Quando si raggiunge la quota 100?

La pensione quota 100 si raggiunge quando la quota dell’interessato è pari o superiore a 100. La quota è il risultato della somma dell’età pensionabile del lavoratore e degli anni di contributi posseduti: non si tratta di una novità assoluta, in quanto, prima che entrasse in vigore la legge Fornero, era possibile ottenere la pensione di anzianità (ora abolita e sostituita dalla pensione anticipata) con le quote.

Ad oggi sopravvivono alcune tipologie di pensione di anzianità con le quote: si tratta delle pensioni degli addetti ai lavori usuranti, delle pensioni dei beneficiari delle salvaguardie e del cosiddetto salvacondotto.

Come si calcola la quota?

Quando l’età o le annualità di contribuzione non corrispondono a una cifra esatta, per calcolare la quota i mesi devono essere trasformati in decimi:

  • ad esempio, se il lavoratore raggiunge 63 anni e 6 mesi di età, ai fini del calcolo della quota deve indicare 63,5;
  • può ottenere la pensione quota 100 se possiede almeno 36 anni e 6 mesi di contributi (perché 100-63,5= 36,5, ossia 36 anni e 6 mesi).

Tuttavia, in base alle proposte più recenti, per pensionarsi con la quota 100 è necessario il possesso di 38 anni di contributi e di 62 anni di età.

Quali sono l’età e gli anni di contributi minimi per la quota 100?

La pensione anticipata quota 100, in base alla più recente proposta, richiede il possesso di una contribuzione minima pari a 38 anni e di un’età minima di 62 anni. In buona sostanza, anche se si raggiunge la quota 100, non ci si potrà pensionare se l’età non sarà almeno pari a 62 anni e gli anni di contributi almeno pari a 38.

Altre proposte invece fissavano l’età minima a 64 anni e la contribuzione minima a 36 anni.

Come funziona il calcolo della pensione quota 100?

La pensione con quota 100, in base a quanto reso noto dal sottosegretario al Lavoro, sarà calcolata come qualsiasi altro trattamento pensionistico, senza penalizzazioni e senza il ricalcolo misto  o il ricalcolo integralmente contributivo.

Il calcolo della pensione sarà dunque:

  • retributivo sino al 31 dicembre 2011, poi contributivo, per chi possiede oltre 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
  • retributivo sino al 31 dicembre 1995, poi contributivo, per chi possiede meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
  • integralmente contributivo per chi non possiede contributi al 31 dicembre 1995.

Per capire meglio le differenze di calcolo della pensione: Come si calcola la pensione.

Come funziona la quota 100 selettiva per gli esuberi?

Un’altra recente proposta, in merito alla quota 100, prevede invece l’accesso alla pensione senza limiti minimi di età e anzianità contributiva, ma riservato soltanto a determinate categorie di lavoratori: si tratta della cosiddetta quota 100 per gli esuberi. La misura sarebbe dedicata, prioritariamente, ai lavoratori in esubero, per la precisione ai dipendenti più anziani che rischiano il licenziamento per riduzione del personale, o che sono già stati licenziati.

In base a quanto reso noto sinora, la quota 100 per gli esuberi si affiancherebbe alla quota 100 con limiti e penalità, e sarebbe sostenuta da appositi fondi di solidarietà.

Il prepensionamento dei lavoratori in esubero con quota 100 consentirebbe un anticipo massimo dell’uscita dal lavoro pari a 5 anni.

I fondi che sosterrebbero gli interventi potrebbero essere sia quelli già attivi in diversi settori, come il fondo credito, assicurazioni, trasporto pubblico o il fondo Tris del settore chimico-farmaceutico, sia dei nuovi fondi specifici; potrebbe essere ad esempio destinato all’intervento Fondimpresa, che attualmente finanzia la formazione continua.

Su questi fondi dovrebbero confluire in parte i contributi previdenziali volontari delle aziende, ed in parte delle risorse pubbliche. In cambio dei contributi, i datori di lavoro beneficerebbero di incentivi fiscali.

Gran parte del costo per la quota 100 degli esuberi sarebbe dunque finanziato dalle aziende, che comunque dovrebbero sostenere oneri più leggeri rispetto a quelli previsti per gli attuali prepensionamenti, come l’assegno straordinario e l’isopensione. Probabilmente la convenienza della quota 100 risulterebbe maggiore anche rispetto all’Ape aziendale, l’anticipo pensionistico volontario pagato dalle aziende.

I lavoratori non perderebbero nulla col prepensionamento: quanto eventualmente perso, in termini di assegno mensile, a causa dell’uscita dal lavoro prima della maturazione della pensione di vecchiaia dovrebbe essere recuperato grazie a versamenti aggiuntivi dell’azienda, che accrediterebbero, in questo modo, i contributi dovuti sino all’età pensionabile.

Ad ogni modo, sull’attuazione di questa proposta non si hanno, ad oggi, notizie certe: la previsione della quota 100 senza penalità dovrebbe aver ridimensionato l’interesse nell’attuazione del prepensionamento con quota 100.

Quali sono le altre proposte per la pensione?

Oltre alla quota 100, sono state ipotizzate altre tipologie di pensioni agevolate; quelle di cui si parla più spesso sono:

  • la pensione quota 41 e 6 mesi (il termine quota qui è usato impropriamente, in quanto indica solo gli anni di contributi): questa pensione attualmente esiste già, ma è riservata ai soli lavoratori precoci appartenenti a determinate categorie tutelate, che la possono raggiungere con 41 anni di contributi; dovrebbe essere estesa in futuro almeno a tutti lavoratori appartenenti alle categorie svantaggiate;
  • la pensione quota 42: si tratta di una riformulazione della quota 41, per la quale sono previsti 42 anni di contributi, che dovrebbe partire dal 2020 e coinvolgere tutti i lavoratori;
  • la proroga dell’opzione donna, con la possibilità, per le lavoratrici, di pensionarsi a 57 o 58 anni di età e 35 anni di contributi;
  • la nona salvaguardia, che darebbe la possibilità, ai cosiddetti lavoratori salvaguardati, di pensionarsi con le regole precedenti alla Legge Fornero.

fonte

Reddito di cittadinanza: a chi spetta? I requisiti

Views: 1

Condizioni per ottenere l’assegno di 780 euro mensili a persona: anche pensionati e percettori di redditi bassi ne avranno diritto.

Si delinea, giorno dopo giorno, la fascia del reddito di cittadinanza cui sta lavorando il Governo. Per mantenere la promessa elettorale si attingerà a piene mani dalla pace fiscale e da un innalzamento del deficit dal 1,6% promesso all’Ue all’1,9%. Con tutte le ricadute in termini di interessi che lo Stato dovrà pagare sul proprio debito pubblico. Come spesso succede quando ci sono lavori in corso è difficile sfuggire alla tentazione di vedere cosa c’è dietro il telo e cosa nascondono le novità. Le vediamo qui di seguito in questa breve scheda dedicata appunto ai requisiti del reddito di cittadinanza: a chi spetta?

 

A chi finirà il reddito di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza andrà alle persone che vivono con un reddito al di sotto di 780 euro mensili per un totale di 9.360 euro all’anno per un single.

A quanto ammonta il reddito di cittadinanza?

Scopo del reddito di cittadinanza è fare in modo che tutti gli aventi diritto abbiano un reddito non inferiore a 780 euro mensili. Il tetto è considerato per persone single senza lavoro e, quindi, senza altre fonti di reddito. Per i pensionati bisognerà aggiungere in media circa 300 euro (alla pensione minima o a quella sociale). Invece un disoccupato o un lavoratore “povero”, percettori già di una forma minimale di reddito, avrà diritto a 480 euro medi mensili (per raggiungere la cifra di 780 euro). Qualora, invece, il disoccupato non dovesse risultare percettore di alcun reddito, avrà diritto all’intero assegno di 780 euro. 

I pensionati avranno diritto al reddito di cittadinanza? 

Certamente.  Per pensionati, disoccupati e lavoratori poveri il reddito di cittadinanza integrerà altre forme di reddito fino al raggiungimento della soglia di 780 euro, che sale in base al numero dei componenti del nucleo familiare (1.014 euro per 2 componenti). 

Come potrà essere speso il reddito di cittadinanza?

Sbaglia chi pensa che il reddito di cittadinanza sia un assegno che potrà spendere per come vorrà. A chiarirlo è Di Maio. Il reddito di cittadinanza, precisa il ministro, sarà erogato su una card, «questo permette la tracciabilità e non permette evasioni o spese immorali». La card, aggiunge il vice premier «permette di utilizzare questi soldi per la funzione per cui esiste il reddito: assicurare la sopravvivenza minima dell’individuo. È chiaro che per comprare un “gratta e vinci” o le sigarette o dei beni non di prima necessità la card non funziona». L’obiettivo che si dà il governo, sottolinea ancora, è che il reddito sia «speso nelle attività sul suolo italiano perché vogliamo iniettare nell’economia reale 10 miliardi di euro ogni anno, il che significa far ripartire i consumi e la vita delle imprese e dei commercianti».

Quali sono i requisiti per avere il reddito di cittadinanza?

Per avere il reddito di cittadinanza, oltre a possedere un reddito non superiore a 780 euro mensili ed essere iscritto ai centri per l’impiego, bisogna rispettare le seguenti condizioni:

  1. ricerca attiva di un lavoro (un po’ come succede già con la Naspi);
  2. partecipazione e completamento dei corsi di formazione (anche qui il requisito ricalca l’assegno di disoccupazione);
  3. involontarietà della disoccupazione. 

Su quest’ultimo punto bisogna fare un chiarimento. Ai sensi della normativa sulla Naspi, per come interpretata dall’Inps e dalle altre istituzioni, la disoccupazione si considera involontaria quando deriva da licenziamento e da dimissioni per giusta causa (ad esempio necessitate dal mancato pagamento degli stipendi, dal mobbing, da violenze, ecc.). Nel concetto di licenziamento rientra però anche quello per “giusta causa” ossia determinato da un comportamento di solito doloso del dipendente (ad esempio quando il lavoratore resta a casa senza dare più notizie di sé al datore). Chiaramente un’interpretazione di questo tipo aumenta il rischio di frodi: per farsi licenziare “involontariamente” basta non inviare alcun certificato medico e il gioco è fatto. Questo porrà – così come già pone – sui contribuenti il peso del sostenimento di chi non vuole andare a lavorare.

Il reddito di cittadinanza andrà solo agli italiani o anche agli immigrati?

Di Maio ha detto che il reddito di cittadinanza sarà dato «solo a italiani che spendono in negozi italiani, residenti in Italia da 10 anni e che prendono un impegno col governo di formazione e riqualificazione». Tuttavia la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione hanno escluso la possibilità che misure di sostegno alla disabilità o alla povertà possano contenere delle discriminazioni. 

Come si riceveranno i soldi del reddito di cittadinanza?

I soldi saranno versati sulla tessera sanitaria con il chip, o su una carta elettronica, non in contante, perché secondo il vicepremier «questi soldi si devono spendere presso gli esercizi commerciali italiani per far crescere l’economia e limitare al massimo le spese fuori dall’Italia», così «avremo un gettito Iva e Pil superiore »

Per quanto tempo si avrà diritto al reddito di cittadinanza?

Una volta riconosciuto il diritto al reddito di cittadinanza, il beneficiario ne godrà per tre anni di seguito salvo dovesse, nel periodo intermedio, perdere i requisiti (nel caso di innalzamento del reddito). Dopo i primi 18 mesi verranno effettuate verifiche periodiche.

Dopo i primi tre anni, se il cittadino mantiene i requisiti, si vedrà rinnovare il reddito di cittadinanza. Diversamente perde il diritto.

Quando si perde il reddito di cittadinanza?

Si perde il diritto al reddito di cittadinanza innanzitutto se si supera, nell’arco del triennio, il limite di reddito di 780 euro. In secondo luogo se si rifiutano almeno tre proposte lavorative “congrue”.

Chi è proprietario di una casa avrà diritto al reddito di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza sarà riconosciuto anche ai proprietari di casa, ma in forma ridotta: «Se hai un appartamento e chiedi il reddito di cittadinanza – ha spiegato il vicepremier Luigi Di Maio – ti viene stornato il cosiddetto affitto imputato, quindi dai 780 euro concessi ai redditi “zero” arrivi a circa 400 euro». 

In sostanza si attribuisce all’alloggio di proprietà un valore equivalente alla casa presa in affitto.

Chi vuole il reddito di cittadinanza?

Sicuramente il M5S. Il ministro dell’Economia Tria non vuol portare il deficit al di sopra dell’1,6% per cui mira verso una manovra più prudente. Anche Salvini è piuttosto freddo sul reddito di cittadinanza – «non è una nostra priorità» dice -, conferma il sostegno leghista alla misura, che è contenuta nel contratto di governo come «reinserimento al lavoro, come aiuto a chi non ce la fa per tornare ad essere libero, produttivo, indipendente».

fonte

Reddito di cittadinanza: assegno o social card?

Views: 1

Il reddito di cittadinanza non sarà un assegno da 780 euro al mese, ma consisterà in una sorta di social card con la quale si potranno acquistare soltanto i beni essenziali: è quanto recentemente annunciato dal vicepremier Di Maio in merito alla nuova misura, che dovrà diventare operativa dal 2019. Peraltro, nel 2019 il reddito di cittadinanza sarà riconosciuto in due fasi: inizialmente sotto forma di pensione minima di cittadinanza, cioè d’integrazione sino a 780 euro mensili di tutte le pensioni sotto la soglia di povertà. Completata la riforma dei centri per l’impiego, quindi entro maggio- giugno 2019, verrà poi riconosciuto il reddito di cittadinanza a tutti i cittadini che si trovano sotto la soglia di povertà.  Ai cittadini in età lavorativa, in cambio del sussidio mensile di 780 euro, si richiederà però la ricerca assidua di un’occupazione, la frequenza di corsi di formazione e di 8 ore di lavoro a favore del proprio Comune di residenza. Per quanto riguarda la pensione minima di cittadinanza, l’intervento era stato esposto come un aumento dell’integrazione al trattamento minimo e delle maggiorazioni: in base alle ultime novità, sembrerebbe che anche l’integrazione mensile delle pensioni avverrà su social card e non con un aumento dell’assegno da parte dell’Inps. L’erogazione degli importi su social card sarebbe indispensabile, secondo il Vicepremier, per evitare spese immorali servendosi del reddito di cittadinanza; in ogni caso, la riforma dei centri per l’impiego, in base a quanto affermato dallo stesso Di Maio, dovrebbe trasformare il reddito di cittadinanza in una misura straordinaria, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro ed assicurando realmente il collocamento dei disoccupati.  Ma procediamo per ordine, e facciamo il punto della situazione sul reddito di cittadinanza: assegno o social card, come funziona, chi sono i beneficiari, a quanto ammonta, quali sono i requisiti e gli adempimenti richiesti, come ottenerlo.

 

Come funziona il reddito di cittadinanza?

Cerchiamo innanzitutto di capire le caratteristiche fondamentali del nuovo reddito di cittadinanza: questo sussidio consiste in una prestazione economica mensile, esentasse, accreditata a favore di coloro che possiedono un reddito sotto la soglia di povertà.

È considerato al di sotto della soglia di povertà ai fini del reddito di cittadinanza chi possiede un reddito inferiore ai 780 euro mensili, in caso di nucleo familiare con un solo componente: questa è la soglia di povertà come definita da Eurostat nel 2014. In base ai dati 2016, la soglia di povertà è passata a 812 euro, ma le attuali proposte di legge prevedono l’integrazione del reddito sino a 780 euro al mese.

In base al recente annuncio del Vicepremier, il reddito di cittadinanza non sarà erogato con un assegno, ma accreditando l’importo spettante in una carta, una sorta di social card.

Come funziona la pensione di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza non interesserà soltanto i lavoratori che si trovano sotto la soglia di povertà, ma anche i pensionati. Nello specifico, tutte le pensioni dovrebbero essere integrate a 780 euro mensili. L’attuale integrazione al trattamento minimo, pari a 507,42 euro mensili, e le ulteriori maggiorazioni, dovrebbero dunque essere assorbite dalla pensione di cittadinanza.

In base alle ultime notizie, non dovrebbe però essere aumentato direttamente l’assegno di pensione, ma l’integrazione dovrebbe avvenire attraverso l’erogazione dell’importo spettante su una sorta di social card.

A quanto ammonta il reddito di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza dovrebbe ammontare a 780 euro per ogni persona adulta e disoccupata; per chi ha un reddito sotto soglia, il reddito di cittadinanza integrerà gli importi percepiti sino ad arrivare a 780 euro al mese.

Per una famiglia di tre persone, con genitori disoccupati a reddito zero e figlio maggiorenne a carico, il reddito di cittadinanza del nucleo, in base a quanto annunciato dal Movimento 5 stelle, dovrebbe essere pari a 1560 euro al mese. Sempre in base a quanto annunciato dal Movimento, una famiglia di 4 persone potrebbe arrivare a percepire 1950 euro. Per una coppia di pensionati con pensioni minime da 400 euro ciascuno, il reddito di cittadinanza sarà pari ad altri 370 euro per la coppia, come integrazione al reddito.

Il reddito di cittadinanza, che dovrebbe interessare una platea di 9 milioni di italiani, sarà esentasse e non pignorabile. Come abbiamo osservato, dovrebbe essere erogato tramite una sorta di social card.

Niente assegno, reddito di cittadinanza con la social card

Se il reddito di cittadinanza sarà, come preannunciato dal Vicepremier, riconosciuto tramite social card, o carta acquisti, potrebbe funzionare in modo analogo alla vecchia social card, erogata alle famiglie più bisognose.

La social card di cittadinanza potrebbe dunque consistere in un sussidio erogato dall’Inps, tramite una carta prepagata ricaricabile, facente parte del circuito Mastercard: la carta sarebbe utile per effettuare acquisti negli esercizi convenzionati, ma anche per pagare le utenze domestiche e per i pagamenti tramite POS.

La carta acquisti non dovrebbe essere, invece, abilitata al prelievo di contante, e potrebbe essere ricaricata soltanto dall’Inps, a cadenza periodica, sulla base dell’importo spettante al nucleo familiare.

Le uniche uscite autorizzate, oltre al pagamento delle bollette, dovrebbero riguardare la spesa alimentare e sanitaria e, in generale, gli  articoli di prima necessità.

Chi ha diritto al reddito di cittadinanza?

Potranno chiedere il reddito di cittadinanza i cittadini maggiorenni che soddisfano una delle seguenti condizioni:

  • si trovano in stato di disoccupazione o risultano inoccupati (cioè hanno perso il posto o non hanno mai lavorato);
  • percepiscono un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà, cioè sotto i 780 euro mensili;
  • percepiscono una pensione inferiore alla soglia di povertà, pari, come abbiamo detto, a 780 euro mensili (in questo caso si parla di pensione di cittadinanza).

Ad oggi, non sono stati menzionati ulteriori requisiti, oltre quelli reddituali, per ottenere il reddito di cittadinanza. Non dovrebbe dunque essere richiesta la dichiarazione Isee per beneficiare del reddito o della pensione di cittadinanza.

Chi lavora o percepisce la disoccupazione ha diritto al reddito di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza sarà compatibile con l’attività lavorativa: nello specifico, se il lavoratore ha un contratto part time, il suo salario sarà integrato, attraverso il reddito di cittadinanza, fino ad arrivare a 780 euro al mese.

Naspi e altre prestazioni collegate allo stato di disoccupazione saranno compatibili col reddito di cittadinanza sino al limite di 780 euro mensili.

Chi percepisce prestazioni di assistenza avrà diritto al reddito di cittadinanza?

L’importo mensile del reddito di cittadinanza, come avviene ora per il Rei, sarà ridotto in corrispondenza al valore mensile di eventuali prestazioni di assistenza di cui fruiscono uno o più componenti del nucleo familiare. In particolare, le prestazioni saranno compatibili col reddito di cittadinanza sino al limite di 780 euro mensili per ogni familiare del nucleo.

Per ottenere il reddito di cittadinanza si deve lavorare?

In base a quanto previsto dalle attuali proposte, il reddito di cittadinanza obbligherà il beneficiario non solo a cercare assiduamente un lavoro ed a riqualificarsi, ma anche ad offrire 8 ore alla settimana di lavoro gratuito per il proprio Comune di residenza.

Chi si rifiuterà di lavorare perderà il sussidio.

Per quanto riguarda, poi, la partecipazione alle iniziative di politica attiva del lavoro previste per il beneficiario del reddito, sarà obbligatorio (a meno che l’interessato non sia pensionato):

  • iscriversi presso i centri per l’impiego e offrire subito la disponibilità al lavoro;
  • iniziare un percorso per essere accompagnati nella ricerca del lavoro dimostrando la reale volontà di trovare un impiego;
  • offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività (come abbiamo osservato, l’impegno lavorativo richiesto è di 8 ore settimanali);
  • frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale;
  • effettuare ricerca attiva del lavoro per almeno 2 ore al giorno;
  • comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito;
  • accettare uno dei primi tre lavori che verranno offerti.

Chi ha un lavoro a tempo pieno, ma è sottopagato, avrà comunque diritto all’integrazione del reddito, senza bisogno di partecipare alle iniziative di politica attiva del lavoro.

Per ottenere la pensione di cittadinanza si deve lavorare?

Per ottenere la pensione di cittadinanza non sarà necessario lavorare, in quanto funzionerà in modo analogo all’attuale integrazione al trattamento minimo ed alle maggiorazioni (salvo il fatto che, con tutta probabilità, l’integrazione della pensione avverrà tramite social card).

Che cosa succede al reddito di cittadinanza se rifiuto un lavoro?

L’interessato che percepisce il reddito di cittadinanza può rifiutare al massimo tre proposte lavorative nell’arco di due anni. Ha anche la possibilità di recedere dall’impiego per due volte nell’arco dell’anno solare. Superati questi limiti, perde la somma.

Come si chiede il reddito di cittadinanza?

In base a quanto annunciato dal Governo, la pensione di cittadinanza potrà essere richiesta da gennaio 2019, mentre il reddito di cittadinanza a partire da giugno 2019; è probabile che le modalità di richiesta del sussidio, in entrambi i casi, siano analoghe a quelle previste per l’attuale reddito d’inclusione Rei.

Per quanto riguarda la richiesta della carta, dovrebbe essere effettuata alle Poste, compilando un apposito modulo disponibile presso gli sportelli territoriali, oppure scaricando lo stesso modulo dal sito di Poste Italiane o dal sito del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze).

Il modulo andrà presentato presso l’ufficio postale più vicino, allegando copia del proprio documento d’identità ( e di un eventuale delegato); non si sa se sarà necessaria anche l’attestazione Isee.

Se la carta di cittadinanza funzionerà in modo analogo alla carta acquisti, arriverà a casa scarica; dovrà essere attivata con l’apposito codice pin fornito dalle Poste, ed in seguito dovrebbe essere ricaricata periodicamente dall’Inps.

fonte