L’Italia è sotto attacco

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Credo che chiunque abbia avuto a che fare con lo studio del sistema finanziario se lo sarebbe aspettato. Io, da parlamentare, mi sono occupato della “Bancocrazia”, la forma più moderna di Stato totalitario, e onestamente me l’aspettavo. Il problema, lo ripeto, non è il deficit al 2,4%, o il reddito di cittadinanza, o il superamento della legge Fornero. Il problema è che per la prima volta si è deciso di tirare fuori denari per ripristinare alcuni diritti economici e sociali dei cittadini e non per garantire le solite entrate alle banche d’affari. E se tale scelta politica dovesse per di più produrre un aumento del PIL e un conseguente abbassamento del deficit per tutti coloro che hanno obbligato gli Stati sovrani a tagliare la spesa pubblica, a privatizzare i loro gioielli, a mettere le mani sui diritti dei lavoratori o sulle pensioni gli si metterebbe male.

L’Italia, salvo rare eccezioni, non è mai stato, storicamente, un paese di ribelli. Tuttavia una ribellione democratica e di partecipazione è necessaria. E tale ribellione passa indubbiamente attraverso una campagna di informazione necessaria per far capire ai cittadini che senza il loro supporto nessun governo, sia esso di destra, di sinistra, di centro o populista, avrà mai le mani libere per potere realizzare, autonomamente, le proprie politiche.

Chi è di destra avrà idee di destra. Ebbene sappiano costoro che senza un briciolo di sovranità finanziaria tali idee non potranno mai vedere la loro concretizzazione. Ai compagni, quelli veri, se ancora ci sono, dico che i loro rappresentanti dentro o fuori le Istituzioni, negli ultimi 25 anni, si sono piegati. Hanno studiato più lo spread che le condizioni di vita nelle periferie. A questo punto il Popolo italiano deve assumersi le proprie responsabilità. Votare non basta, l’avete visto, provano in ogni modo a rendere l’esercizio del voto un’attività pressoché inutile. Il Popolo italiano ha il dovere di difendere non la politica di Salvini o del Movimento o del PD o della sinistra antagonista ma il sacrosanto diritto di un Parlamento e di un governo ad esser sovrani e a rispondere delle loro scelte di fronte al Popolo stesso, non di fronte ad organismi internazionali che ambiscono, da decenni, alla privatizzazione delle società.

Sarà un caso ma l’escalation di attacchi nei confronti dell’Italia è partita dall’annuncio della possibile nazionalizzazione delle autostrade. Nazionalizzazione che va portata a termine, per quanto mi riguarda, il prima possibile. E’ indispensabile che il governo oggi sia unito e che le opposizioni, che hanno il diritto a contrastare la maggioranza, capiscano che qui non è in gioco il destino di un governo ma la speranza che milioni di cittadini ancora hanno nei confronti della politica la quale deve ribadire il suo primato rispetto alla grande finanza.

Io ritengo di aver fatto la mia parte durante i 5 anni da parlamentare. Ovviamente, qualora fosse richiesto, sento il dovere di mettermi al servizio di una battaglia di civiltà che si può vincere solo a colpi di informazione! Vanno spiegati i conflitti di interesse tra le agenzie di rating e i grandi istituti finanziari. Va spiegato il perché una politica che intende rendere di nuovo pubblici determinati asset strategici sia così contrastata a Bruxelles. Vanno informati i cittadini dei legami tra banche d’affari e pezzi grossi dei passati governi o della commissione europea. Le battaglie si possono vincere o perdere. Certamente si perdono se ci si lascia intimorire da minacce sempre meno velate da parte di chi, sulla privatizzazione dei diritti ha costruito il suo impero. Coraggio!

f.to Alessandro Di Battista

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LA CAROVANA DEI MIGRANTI HONDUREGNI E ALTRO…

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Vi racconto una storia. C’è un Paese ricco, ma proprio ricco. Ha moltissimi fiumi, montagne, campi fertili. Non ci vivono neppure troppe persone. Avrebbe tutto per garantire una vita degna alla sua popolazione. Eppure, da decenni ormai, la gente se ne va. Oggi, tra l’altro, le persone hanno deciso di organizzarsi in vere e proprie carovane. Si danno appuntamento via whatsapp e partono in migliaia. Superano il confine con il Guatemala, poi entrano in Messico e da lì risalgono fino agli Stati Uniti. Pare che al confine con gli USA incontreranno migliaia di soldati ma non gli importa. Ci provano. E comunque, nonostante tutti i disagi possibili e immaginabili che si possono avere nel percorrere migliaia di km a piedi con bambini in braccio, meglio questa carovana dei “bordos” di San Pedro Sula o delle bidonville di Tegucigalpa.

Anche prima delle carovane gli honduregni partivano direzione USA. Qualcuno lo faceva per conto proprio ma la maggior parte affidandosi a un coyote, un intermediario, un trafficante di uomini per intenderci. Costo? Tra i 7000 e gli 8000 dollari. Questi denari mica se li prende tutti il coyote. Figuriamoci, il cammino dei migranti in Messico lo gestisce il narcotraffico e i narcos vanno pagati bene altrimenti si sa quel che potrebbe succedere. Con questo denaro i narcos, oltre a corrompere poliziotti, soldati, oltre a rendere felici alcuni banchieri del primo mondo, foraggiano le bande criminali honduregne o salvadoregne. Qui le chiamano pandillas o maras e controllano i quartieri popolari. Comandano loro. L’estorsione è la normalità, è un’“imposta di guerra” perché le maras sono in guerra tra loro. La Salvatrucha contro la Mara 18 e in mezzo c’è la povera gente che se non collabora muore, se parla muore, se alza la testa muore, se al contrario collabora rischia di essere ammazzata dalla banda rivale.

La povertà è la miglior benzina per la violenza. Nei “bordos”, ovvero le baraccopoli ai lati dei fiumi di San Pedro Sula, la miseria è disarmante. Si vive in mezzo alla mondezza senza nulla di nulla. Poi arriva un tizio in moto e promette a un bambino di 11, 12 anni qualche banconota in cambio di un lavoretto. Si inizia con lavori semplici, si inizia a fare le vedette davanti ai quartieri controllati. Basta avvisare chi di dovere se entra qualcuno e il gioco è fatto. I bambini accettano, hanno solo un desiderio, comprarsi un paio di scarpe o magari fare un regalo alla mamma perché la vedono disperata la mamma, sempre disperata perché non riesce a mettere su 3 pasti al giorno per i suoi figli. Questa è la situazione.

Ma non è tutto. Nel 2009 successe una cosa che pochi giornali italiani riportarono. Il premio Nobel per la pace Obama, quello buono e bravo perché afroamericano, insieme all’idolo del centro-sinistra nostrano e del gruppo l’Espresso Hillary Clinton, avallarono un colpo di stato militare contro il Presidente legittimamente eletto dell’Honduras Manuel Zelaya. Zelaya (un moderato, non certo un comunista) aveva osato guardarsi intorno per comprare petrolio ad un prezzo più basso rispetto a quello imposto dai soliti colossi e soprattutto aveva rifiutato le ricette imposte dal Fondo Monetario Internazionale. L’FMI fa una cosa molto semplice. Viene da te e ti propone un prestito. In realtà si incazza anche se non lo accetti e se si incazza l’FMI sono dolori. Ad ogni modo se invece decidi di accettarlo ti impone cambi strutturali alla tua società: abbassamenti salariali, taglio alle pensioni, privatizzazioni su privatizzazioni. Intendiamoci, mica lo fanno solo nel sud del mondo. In Grecia hanno fatto la stessa cosa, in Italia anche. La legge Fornero da dove viene secondo voi?
Ebbene questo signore, Manuel Zelaya, si è rifiutato di obbedire a certi ordini. Risultato? I militari gli sono entrati in casa di notte, l’hanno catturato, messo su un aereo e spedito in Costa Rica. Zelaya (un moderato, non certo un comunista) aveva anche alzato il reddito minimo. Dal 2009 ad oggi l’Honduras è sprofondato in una crisi senza precedenti dal punto di vista sociale e di insicurezza. Ai semafori delle strade le mamme ti fermano per chiederti di comprargli i chiodi o un po’ di gesso per la frattura di un figlio. I pochi ospedali pubblici mica ce li hanno i chiodi. Ma i fast-food spuntano dovunque, nascono nuovi ricchi sempre più ricchi dalla distruzione di tutto ciò che è pubblico per la felicità del FMI. La droga circola ovunque, rimediare un kalashnikov è un gioco da ragazzi e la gente fugge. E vorrei vedere!

Se io vivessi nei quartieri che ho visitato con il rischio ma direi quasi la certezza di vedere prima o poi mio figlio in una banda criminale io non avrei dubbi. Mi informerei sulla partenza della prossima carovana e andrei con loro. E credetemi, andrebbe con loro anche il primo degli xenofobi nostrani. Con questo che voglio dire che vanno buttate giù le frontiere e favorita l’entrata di chiunque fugga dal proprio Paese? Figuriamoci. E’ un dovere di uno Stato serio difendere le proprie frontiere e gestire i flussi migratori. Ci mancherebbe altro. Ma è un dovere anche accendere il cervello quando si parla di immigrazione.
Se non si interviene sulle cause, se non si comprende chi e cosa generano i fenomeni migratori non se ne esce. E non basteranno neppure 15.000 soldati mandati da Trump al confine con il Messico! E la principale causa delle ingiustizie, della violenza, delle povertà è questo dannatissimo neoliberismo dilagante, questo stramaledettissimo libero mercato che libero oltretutto non è, questo strapotere della finanza a livello globale, da Roma a Washington passando per Bruxelles e San Pedro Sula.

Quel che scrivo è frutto di ciò che ho visto, delle persone che ho incontrato. Ho avuto un bel colloquio con Manuel Zelaya oltretutto. Qualcuno adesso dirà un bel “e sti cazzi”. Magari sarà lo stesso che si lamenta dei flussi migratori. Ebbene cerchiamo di ragionare e cerchiamo di comprendere chi sono i veri nemici dello sviluppo dei popoli. Il capolavoro del sistema (anche mediatico) è la guerra tra poveri, è metterci gli uni contro gli altri. Quello stesso sistema mediatico che ha osannato Obama e la Clinton e che magari adesso crocifigge Trump. Io non avrei mai votato Trump se fossi stato nordamericano (avrei votato la leader verde come ho sempre dichiarato) ma se avesse vinto la Clinton oggi il mondo sarebbe molto più insicuro, nuovi colpi di stato sarebbero stati avallati e le bombe sarebbero arrivate copiose su Damasco. Chi non vede tutto questo ha ancora troppe fette di ideologia davanti agli occhi o, semplicemente, legge ancora Repubblica…

f.to Alessandro di Battista

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