1944-2024, Cerno: è Il Tempo di battersi per la libertà

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 Il Tempo degli auguri. Gli auguri di buon compleanno al vostro giornale. Ottant’anni fa sotto questa testata cominciava un grande racconto. La storia di un’Italia che cambiava. La storia di una libertà ritrovata. La storia di una città che ricominciava. Ferita dalla guerra, Roma si risvegliava libera e voltava pagina, una delle pagine più oscure della sua millenaria storia di Capitale del mondo. Le truppe americane del generale Mark Wayne Clark avevano superato le ultime, disperate linee dell’esercito nazista tedesco restituendo il tempo del futuro alla Città eterna sospesa nella guerra, divisa, sfilacciata, stanca, spaventata e incredula dopo i bombardamenti di San Lorenzo. Così la prima pagina che vedete riprodotta qui sopra celebrava quel momento di storia. E il Tempo era uno dei figli di quel clima irripetibile. Poi, dall’autunno di quel 1944 il popolo romano aveva trasformato la festa per la ritrovata libertà in un grande cantiere sociale, economico, politico e culturale di rinascita che aveva al centro l’Italia, le sue contraddizioni, i suoi desideri, la voglia di rifarsi popolo di fronte a strappi e odio. Forse nel momento più difficile della nostra storia. Un pezzo di questa grande ricostruzione sociale e politica, che portò gli italiani nella Repubblica e nella modernità è nato su Il Tempo. Ed è cresciuto sulle colonne del vostro quotidiano insieme ai dubbi, alle idee e ai grandi fatti che hanno segnato l’Italia nuova. Da quel giorno il Tempo c’è sempre stato. Ha sempre raccontato. Ha spesso criticato. Ha indagato su chi eravamo e cosa stavamo diventando. In un momento in cui la scelta più facile sarebbe stata seguire il conformismo e la retorica del nuovo Paese nascente, dicendo a noi stessi che c’erano gli italiani buoni e quelli cattivi. Segnando una linea netta fra loro. Tappando la bocca a chi ci faceva più comodo. Ma Il Tempo è come Roma, capace di far convivere le contraddizioni. E ha scelto la strada dell’ascolto, diventando il giornale dove trovava voce chi altrove non ne aveva più. Questa scelta di Renato Angiolillo è rimasta incisa nell’anima di questo quotidiano ed è la stessa forza di libertà che il giornale ha sempre tenuto come stella polare e che oggi la famiglia Angelucci continua a garantire a tutti noi. Ed è un regalo prezioso per un’Italia ricaduta in un nuovo conformismo che ne appanna i colori, che la fa vedere spesso in bianco e nero. Oggi lo chiamano politically correct, come se parlare inglese cambiasse la sostanza di ciò che si dice, e cioè che viviamo un’era di guerre e di odio, dove la politica ha dismesso la dialettica, anche aspra, per lo scontro cieco. Dove la finanza pareggia tutte le idee. Dove il futuro sembra scritto da altri. È qui che Il Tempo può e deve fare la sua parte. Risvegliando il suo spirito profondo e declinandolo nel giornalismo di oggi, dove la carta è sacra ma le tecnologie ci consentono di restare sempre insieme a voi, in ogni istante, e di raccontarvi cosa succede a Roma, in Italia e nel mondo.

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 Fonte iltempo.it

Lavoro: Calderone, ‘da novembre percettori Naspi entrano in sistema politiche attive’

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 Roma, 23 ott. – (Adnkronos) – Da novembre i disoccupati saranno automaticamente inseriti nel nuovo sistema di politiche attive. Lo annuncia il ministro del Lavoro, Marina Calderone, in una intervista su Il Sole 24 Ore. “A novembre in piattaforma entreranno in automatico i nuovi beneficiari di Naspi e Dis-Coll, mentre nell’ultimo decreto flussi è stato previsto che chi arriva in Italia con un permesso di lavoro sia d’ufficio iscritto nel Sistema per l’inclusione sociale e lavorativa. Che diventa anche lo strumento per gestire l’accompagnamento al lavoro di chi denuncia o collabora nelle indagini per far emergere il caporalato”.
Calderone fa riferimento alla nuova piattaforma Siisl che utilizza anche l’AI per migliorare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. “Abbiamo scelto di utilizzare quanto la tecnologia ci mette a disposizione, intelligenza artificiale inclusa, per migliorare l’incrocio di domanda e offerta di lavoro, offrire servizi personalizzati ai cittadini per colmare eventuali gap formativi, superare l’attuale sistema di intermediazione informale. Di fatto, con Siisl abbiamo finalmente la possibilità di incrementare l’occupazione senza rinunciare a sostenere chi ne ha davvero bisogno”.

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 Fonte liberoquotidiano.it

Duro colpo per Hezbollah. Israele: “Eliminato il successore di Nasrallah”

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 Dopo una serie di accertamenti che hanno richiesto delicatissimi (ed estremamente pericolosi) accertamenti sul campo «è ora possibile confermare che, in un bombardamento di circa tre settimane fa, Hachem Safieddine, capo del consiglio esecutivo dell’organizzazione terroristica Hezbollah, e Hussein Ali Al-Zeima, capo dell’ufficio di intelligence di Hezbollah, sono stati eliminati nella periferia sud di Beirut, insieme ad altri comandanti di Hezbollah». Così quanto comunicato nella serata di ieri sul canale Telegram dell’esercito israeliano. La morte di Safieddine segna un duro colpo – l’ennesimo – per l’organizzazione sciita, in quanto proprio lui era considerato il successore «naturale» di Nasrallah dopo l’eliminazione di quest’ultimo avvenuta a fine settembre. Adesso è dunque appurato: Safieddine è stato effettivamente ucciso (insieme, come detto, al capo della divisione di intelligence del gruppo terroristico libanese), durante l’attacco del 4 ottobre nella periferia sud di Beirut. Il giorno successivo, un funzionario di Hezbollah aveva affermato che il contatto con il leader senior era andato «perso» ma il movimento paramilitare filo-iraniano non ha mai confermato la sua morte. L’attacco del 4 ottobre aveva preso di mira il quartier generale sotterraneo dell’intelligence di Hezbollah a Beirut, che secondo l’esercito si trovava «nel cuore» di una zona densamente abitata dalla popolazione civile nella periferia meridionale della capitale libanese, nota come Dahiyeh. Tel Aviv afferma che più di 25 membri della divisione di intelligence di Hezbollah si trovavano nel quartier generale quando è stato effettuato il raid, tra cui altri comandanti di alto rango. «Avevamo nel mirino Nasrallah, il suo sostituto e la maggior parte degli alti dirigenti di Hezbollah», ha dichiarato dopo la conferma della morte del leader dell’organizzazione sciita il generale Herzi Halevi, capo di stato maggiore dell’esercito israeliano. «Colpiremo chiunque minacci la sicurezza dei cittadini dello Stato di Israele», ha aggiunto. Safieddine, che il Dipartimento di Stato americano ha designato come terrorista nel 2017, era un cugino di Nasrallah e, come lui, era un religioso che indossava il turbante nero che denotava la discendenza apparente dal profeta dell’Islam Maometto. Con la barba grigia e gli occhiali, Safieddine assomigliava in modo sorprendente a Nasrallah, ma era di diversi anni più giovane, avendo un’età compresa tra i 50 e i 60 anni.

 Fonte iltempo.it

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