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Dopo una serie di accertamenti che hanno richiesto delicatissimi (ed estremamente pericolosi) accertamenti sul campo «è ora possibile confermare che, in un bombardamento di circa tre settimane fa, Hachem Safieddine, capo del consiglio esecutivo dell’organizzazione terroristica Hezbollah, e Hussein Ali Al-Zeima, capo dell’ufficio di intelligence di Hezbollah, sono stati eliminati nella periferia sud di Beirut, insieme ad altri comandanti di Hezbollah». Così quanto comunicato nella serata di ieri sul canale Telegram dell’esercito israeliano. La morte di Safieddine segna un duro colpo – l’ennesimo – per l’organizzazione sciita, in quanto proprio lui era considerato il successore «naturale» di Nasrallah dopo l’eliminazione di quest’ultimo avvenuta a fine settembre. Adesso è dunque appurato: Safieddine è stato effettivamente ucciso (insieme, come detto, al capo della divisione di intelligence del gruppo terroristico libanese), durante l’attacco del 4 ottobre nella periferia sud di Beirut. Il giorno successivo, un funzionario di Hezbollah aveva affermato che il contatto con il leader senior era andato «perso» ma il movimento paramilitare filo-iraniano non ha mai confermato la sua morte. L’attacco del 4 ottobre aveva preso di mira il quartier generale sotterraneo dell’intelligence di Hezbollah a Beirut, che secondo l’esercito si trovava «nel cuore» di una zona densamente abitata dalla popolazione civile nella periferia meridionale della capitale libanese, nota come Dahiyeh. Tel Aviv afferma che più di 25 membri della divisione di intelligence di Hezbollah si trovavano nel quartier generale quando è stato effettuato il raid, tra cui altri comandanti di alto rango. «Avevamo nel mirino Nasrallah, il suo sostituto e la maggior parte degli alti dirigenti di Hezbollah», ha dichiarato dopo la conferma della morte del leader dell’organizzazione sciita il generale Herzi Halevi, capo di stato maggiore dell’esercito israeliano. «Colpiremo chiunque minacci la sicurezza dei cittadini dello Stato di Israele», ha aggiunto. Safieddine, che il Dipartimento di Stato americano ha designato come terrorista nel 2017, era un cugino di Nasrallah e, come lui, era un religioso che indossava il turbante nero che denotava la discendenza apparente dal profeta dell’Islam Maometto. Con la barba grigia e gli occhiali, Safieddine assomigliava in modo sorprendente a Nasrallah, ma era di diversi anni più giovane, avendo un’età compresa tra i 50 e i 60 anni.
Fonte iltempo.it