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L’ultimo capitolo della soap opera degli spioni arriva direttamente dalla Procura di Perugia. Secondo un documento, anticipato da LaPresse, i vertici della Procura nazionale antimafia sapevano di anomalie nelle attività del finanziere Pasquale Striano già nel 2020. Ne sarebbero stati informati dall’allora procuratore aggiunto, Giovanni Russo, con una relazione in cui segnalavano presunte interferenze del finanziere addetto al gruppo sos (segnalazioni operazioni sospette) sulle attività di altri gruppi di investigatori. Da quanto si apprende alla relazione non sarebbe stato dato alcun seguito. Ovviamente in solidarietà di De Raho sono arrivate le truppe grilline. Per il vicepresidente M5S Michele Gubitosa «veramente si discute di una comunicazione mai resa ufficiale né inviata per le vie formali rigorosamente previste dalla Dna? Basta con le calunnie». Il capogruppo in Senato Stefano Patuanelli è certo che «se (De Raho, ndr) avesse avuto notizie di dossieraggi illegittimi e illeciti le avrebbe denunciate lui per primo, perché non avrebbe avuto nessun interesse a non farlo. Mi fido molto più di quello che mi dice Cafiero De Raho che nega assolutamente di aver saputo di aver avuto notizia o cognizione di questo reato». Mentre la senatrice di Italia Viva Raffaella Paita è tornata a chiedere «a De Raho di fare luce su quanto sa della vicenda del finanziere Striano e dei dossieraggi. Le notizie che trapelano sull’inchiesta di Perugia sollevano nuovi interrogativi ai quali sarebbe il caso di dare risposte, proprio per evitare ipotesi e illazioni». Di segno opposto le dichiarazioni della maggioranza. Il vicepresidente di Noi Moderati e membro della Commissione Antimafia Pino Bicchielli «se tutto ciò dovesse essere confermato, sarebbe un fatto gravissimo per la vita democratica del Paese». Il vicepresidente della Commissione Antimafia Mauro D’Attis: «A leggere le agenzia di stampa c’è sconcerto nella commissione, intanto perché le dichiarazioni di Russo in commissione erano diverse e poi c’è un coinvolgimento diretto della Procura nazionale antimafia diretta allora dal collega De Raho quindi abbiamo la necessità di dare un immediato riscontro e nelle prossime ore lo avremo». È l’ennesimo capitolo di una storia che sta andando avanti da mesi e su cui la presidente della Commissione Antimafia Colosimo ha cercato di porre rimedio (almeno per quanto riguarda la posizione in conflitto di interessi dell’ex pm ora in Commissione). La proposta è di modificare la legge che disciplina l’istituzione della commissione Antimafia e prevedere l’esclusione dei parlamentari in presunto conflitto d’interessi. Un’apposita disciplina per i casi di incompatibilità dei singoli commissari in relazione a specifiche indagini dell’organo parlamentare. In pratica si dispone l’astensione della partecipazione ai lavori dei componenti di San Macuto, quando dovesse emergere un profilo d’incompatibilità. Prevista anche l’astensione dalla consultazione di documentazione che riguarda gli atti di specifiche inchieste. Mauro D’Attis (FdI): «Abbiamo la necessità di dare un immediato riscontro e nelle prossime ore lo avremo».
Fonte iltempo.it