SE C’E’ UN MAGISTRATO POLITICIZZATO QUESTO E’ CARLO NORDIO

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SE C’E’ UN MAGISTRATO CHE E’ SEMPRE STATO POLITICIZZATO QUESTO E’ CARLO NORDIO: I PRECEDENTI

LA POLITOLOGA NADIA URBINATI RICORDA LA SUA INCHIESTA PER DIMOSTRARE LA CORRUZIONE DEL PDS CHE SI CONCLUSE CON LA SUA CONDANNA A RISARCIRE 10 MILIONI A OCCHETTO E D’ALEMA… L’ACCANIMENTO CONTRO “LA SINISTRA” E “MANI PULITE” E IL SUICIDIO DI UN GIOVANE DOPO UN’ACCUSA INGIUSTA

Correva il governo Berlusconi … Nordio si prodigó con impegno titanico a sequestrare in una notte tutti i documenti di tutte le 95 Federazioni Provinciali del PDS (ancora conservati in qualche capannone in affitto) per dimostrare la corruzione PDS da parte delle Cooperative.

Non ha trovato un solo foglio a sostegno del suo teorema e ha dovuto risarcire di 10 milioni di lire sia Occhetto e sia D’Alema per aver oltrepassato i termini di indagine.

Si ricorda ancora l’accanimento livoroso contro la “famigerata” sinistra di quel magistrato, candidato della destra al Quirinale due anni e mezzo fa e futuro Ministro, che tutto era ed è fuorché super partes e che, per questo, è diventato un punto di riferimento della destra.

Lui che sa che cosa significa essere toga colorata non puó neppure ipotizzare che ci siano solo toghe. Nordio crede che il mondo del giudizio sia binario -o destra o sinistra. L’idea della giustizia come imparzialità non lo convince. Anche Kant sarebbe per lui rosso.

Carlo Nordio è molto apprezzato dalla destra perché trent’anni fa indagò sui comunisti in Veneto, e perché fu uno dei pochi pubblici ministeri a criticare i metodi con cui venivano condotte le indagini dai suoi colleghi durante il famoso scandalo di Tangentopoli, negli anni Novanta. Nel gergo e nelle semplificazioni della politica e del giornalismo, quindi, Nordio viene spesso definito “garantista”: una persona rispettosa delle garanzie delle persone indagate o imputate.

Questa sua caratteristica lo ha reso gradito a Silvio Berlusconi e a Forza Italia, che storicamente si sono sempre proclamati garantisti, anche se nei fatti hanno difeso i diritti di certi imputati molto più di altri (cioè, in sostanza, applicano il garantismo principalmente ai reati dei cosiddetti “colletti bianchi”, e più raramente si sono occupati dei diritti dei detenuti e degli imputati comuni).

Le stesse definizioni di “garantista” e “giustizialista” comunque hanno molti limiti. Malgrado il suo essere considerato “garantista”, infatti, i primi provvedimenti sulla giustizia del governo di cui Nordio fa parte sono stati la conferma dell’ergastolo ostativo e l’introduzione di un nuovo reato. Inoltre, quando era pubblico ministero, Nordio aveva condotto inchieste e indagini trovandosi in più di qualche caso a comprimere le garanzie degli imputati.

In un caso del 2000 che all’epoca fece molto discutere, per esempio, convalidò il sequestro dell’auto di un ragazzo di 25 anni che era stato fermato mentre si trovava con una prostituta, e per questo era stato messo sotto indagine per favoreggiamento della prostituzione; il ragazzo si suicidò poco dopo. In quel caso Nordio criticò i carabinieri che avevano eseguito il sequestro e si giustificò dicendo che l’ordine di convalidarlo era venuto dal ministero dell’Interno.

Nadia Urbinati

Signore e signori, ecco a voi il nuovo ministro della cultura

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Pensavamo di aver toccato il punto più basso per la cultura italiana con Sangiuliano ministro, le sue gaffe, i suoi strafalcioni, i suoi scandali.

Poi arriva Alessandro Giuli e tira fuori un mattone di 65 minuti in cui inanella una supercazzola dietro l’altra, una citazione di Hegel a casaccio, paroloni presi a caso dal vocabolario (o che nel vocabolario neanche esistono) e dalla sintassi incomprensibile, esercizi di stile a profusione, tra un’”infosfera globale”, un “apocalittismo difensivo” e un’”ontologia intonata alla rivoluzione permanente” buttati lì per vedere l’effetto che fa.

Il tutto letto dalla prima all’ultima riga senza quasi mai alzare lo sguardo o prendere una pausa, un respiro, al punto che termina pure col fiatone, per il sollievo generale.

Nel giro di pochi giorni siamo passati da un gaffeur seriale a un parvenu col complesso d’inferiorità intellettuale che finisce per strafare nel tentativo di scimmiottare una specie di erudito, o questo forse pensava di fare.

Se questo era l’uomo che doveva far dimenticare Sangiuliano, non solo non ce l’ha fatta, ma per 65 minuti è riuscito nell’impresa all’apparenza impossibile di farlo rimpiangere.

Signore e signori, ecco a voi il nuovo ministro della cultura di destra.

Scusate l’ossimoro.

Lorenzo Tosa