Auguri di Buon Natale

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S’io fossi il mago di Natale farei spuntare un albero di Natale in ogni casa, in ogni appartamento dalle piastrelle del pavimento, ma non l’alberello finto, di plastica, dipinto
che vendono adesso dal cinese sottocasa: un vero abete, un pino di montagna, con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami, che mandi profumo di resina in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie per tutte le vie.

In via Nazionale farei crescere un albero di Natale carico di bambole
d’ogni qualità, che chiudono gli occhi
e chiamano papà, camminano da sole,
ballano il rock an’roll e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende: gratis, s’intende.

In piazza San Cosimato faccio crescere l’albero del cioccolato; in via del Tritone l’albero del panettone in viale Buozzi l’albero dei maritozzi, e in largo di Santa Susanna quello dei maritozzi con la panna.

Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto all’albero dei trenini: va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale e il giorno di Natale i bimbi faranno
il giro della città a prendersi quel che vorranno.

Per ogni giocattolo colto dal suo ramo
ne spunterà un altro dello stesso modello o anche più bello.

Per i grandi invece ci sarà magari in via Condotti l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.

Però non lo sono che posso fare?
Non ho che auguri da regalare: di auguri ne ho tanti, scegliete quelli che volete, prendeteli tutti quanti.

“Lascio la guida dell’Anm, cosa voglio evitare”.

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 Lascia la guida dell’Associazione nazionale magistrati,
Quattro anni di impegno intensissimo e faticoso, seppure molto gratificante, spiega il magistrato, “sono sufficienti, e credo che nella difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura occorra evitare ogni personalizzazione. Perciò è giusto che altri prendano le redini della rappresentanza”.




Santalucia dunque non si presenterà alle prossime elezioni per il vertice dell’Anm, lasciandone la guida. E lo fa nei giorni delle nuove polemiche con il potere politico, dopo l’assoluzione di Matteo Salvini a Palermo e il proscioglimento di Matteo Renzi a Firenze. Queste sentenze dicono “che i giudici valutano prove e fatti ed emettono un giudizio in linea con quanto emerso dai processi. Ma un’assoluzione non significa che il processo non andava fatto; solo nei regimi illiberali, in cui i pubblici ministeri sono orientati dal potere e i giudici non si permettono di dissentire, i processi si concludono sempre con le condanne”, ha spiegato il presidente Anm uscente.




Anche gli avvocati delle Camere penali hanno parlato di “uso politico dello strumento giudiziario” e Santalucia si dice “basito”, invitando “i rappresentanti degli avvocati, da tecnici del diritto, a rileggere ciò che scrivono prima di divulgare un fuor d’opera incommentabile, che si qualifica da sé”. Il vicepremier Salvini ha sollecitato una riforma per far pagare i danni ai pm che falliscono, e Renzi sembra d’accordo: “Sono tutte forme surrettizie per arrivare all’esito sotteso alla separazione delle carriere di pm e giudici: controllare e condizionare il pm, che, rischiando una richiesta di danni a fronte a un’eventuale assoluzione, finirà per chiedersi chi glielo fa fare”, conclude Santalucia suggellando i suoi 4 anni di presidenza e anticipando, molto probabilmente, il filo conduttore dei prossimi quattro.

In un Paese serio uno così non esisterebbe.

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Il ministro leghista Calderoli non solo nega che l’Autonomia differenziata sia stata pesantemente ridimensionata dalla Consulta, ma fa qualcosa di più e di molto più grave.

Ha dichiarato come se nulla fosse che:

  • “Una volta fatto tesoro degli indirizzi della sentenza, le opposizioni taceranno e mi auguro che taceranno per sempre”.

Questo ha detto.

Letteralmente.

Faccio presente al ministro Calderoli che l’ultima volta che qualcuno ha messo a tacere le opposizioni era un certo Mussolini e queste frasi, gravissime, irricevibili, sono parole tecnicamente fasciste.

In un Paese serio uno come Calderoli nel giro di 48 ore si sarebbe dovuto dimettere due volte: per la sonora bocciatura della legge che porta il suo nome e, ancora di più, per la sua idea fascistoide dello Stato.

Ma in un Paese serio uno così neanche farebbe il consigliere municipale.

Altro che ministro.

Lorenzo Tosa