“Lascio la guida dell’Anm, cosa voglio evitare”.

Views: 2

✏

 Lascia la guida dell’Associazione nazionale magistrati,
Quattro anni di impegno intensissimo e faticoso, seppure molto gratificante, spiega il magistrato, “sono sufficienti, e credo che nella difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura occorra evitare ogni personalizzazione. Perciò è giusto che altri prendano le redini della rappresentanza”.




Santalucia dunque non si presenterà alle prossime elezioni per il vertice dell’Anm, lasciandone la guida. E lo fa nei giorni delle nuove polemiche con il potere politico, dopo l’assoluzione di Matteo Salvini a Palermo e il proscioglimento di Matteo Renzi a Firenze. Queste sentenze dicono “che i giudici valutano prove e fatti ed emettono un giudizio in linea con quanto emerso dai processi. Ma un’assoluzione non significa che il processo non andava fatto; solo nei regimi illiberali, in cui i pubblici ministeri sono orientati dal potere e i giudici non si permettono di dissentire, i processi si concludono sempre con le condanne”, ha spiegato il presidente Anm uscente.




Anche gli avvocati delle Camere penali hanno parlato di “uso politico dello strumento giudiziario” e Santalucia si dice “basito”, invitando “i rappresentanti degli avvocati, da tecnici del diritto, a rileggere ciò che scrivono prima di divulgare un fuor d’opera incommentabile, che si qualifica da sé”. Il vicepremier Salvini ha sollecitato una riforma per far pagare i danni ai pm che falliscono, e Renzi sembra d’accordo: “Sono tutte forme surrettizie per arrivare all’esito sotteso alla separazione delle carriere di pm e giudici: controllare e condizionare il pm, che, rischiando una richiesta di danni a fronte a un’eventuale assoluzione, finirà per chiedersi chi glielo fa fare”, conclude Santalucia suggellando i suoi 4 anni di presidenza e anticipando, molto probabilmente, il filo conduttore dei prossimi quattro.

In un Paese serio uno così non esisterebbe.

Views: 1

Il ministro leghista Calderoli non solo nega che l’Autonomia differenziata sia stata pesantemente ridimensionata dalla Consulta, ma fa qualcosa di più e di molto più grave.

Ha dichiarato come se nulla fosse che:

  • “Una volta fatto tesoro degli indirizzi della sentenza, le opposizioni taceranno e mi auguro che taceranno per sempre”.

Questo ha detto.

Letteralmente.

Faccio presente al ministro Calderoli che l’ultima volta che qualcuno ha messo a tacere le opposizioni era un certo Mussolini e queste frasi, gravissime, irricevibili, sono parole tecnicamente fasciste.

In un Paese serio uno come Calderoli nel giro di 48 ore si sarebbe dovuto dimettere due volte: per la sonora bocciatura della legge che porta il suo nome e, ancora di più, per la sua idea fascistoide dello Stato.

Ma in un Paese serio uno così neanche farebbe il consigliere municipale.

Altro che ministro.

Lorenzo Tosa

…siamo alla frutta…

Views: 1

Vedete questo signore? Negli ultimi giorni non si parla d’altro che di Tony Effe e delle sue canzoni! Io ne ho lette e sentite di tutti i colori, ma c’è una cosa che voglio dirvi! Vedete, il problema non è tanto perché Tony Effe sia stato o non sia stato invitato al concerto del capodanno di Roma, ma il vero problema è un altro. Tanto per darvi un’idea, questo è il testo di una delle sue canzoni più famose: «Lei la comando con un joystick / Non mi piace quando parla troppo / Le tappo la bocca e me la f… Volano schiaffi da ogni parte (…) Sono Tony, non ti guardo nemmeno / Mi dici che sono un tipo violento/ Però vieni solo quando ti meno.»Ecco, questo è uno dei cantanti più apprezzati degli ultimi tempi! Tony Effe viene ascoltato ogni mese da ben 4 milioni di persone, su Youtube ne raggiunge anche il doppio. E allora mi dispiace dirlo, ma non è Tony Effe il problema! Perché se questi testi ottengono milioni e milioni di ascolti e di visualizzazioni, qualche domanda bisognerebbe iniziare a farsela!Il vero problema di oggi si chiama ANAFFETTIVITÀ. Si chiama cinismo. Si chiama assenza di emozioni. L’incapacità di provare, comprendere, dar voce e riconoscere le proprie emozioni! Addirittura Jovanotti ha paragonato Tony Effe a Mozart. Ecco, è proprio questo il punto: in una società che chiama arte una banana appiccicata con del nastro adesivo al muro, non sono soltanto le idee e le emozioni che mancano, sono proprio i cervelli che hanno raggiunto il capolinea. Nella società del nulla, avanza il nulla… le canzoni sono imbevute di violenza e di frasi volgari per coprire il nulla che sono! Ed io che sono cresciuta ascoltando De Andre, Guccini, Cocciante, Battisti, mi domando: ma che diavolo è successo alle persone? E aggiungo un’ultima cosa. Mentre il nulla avanza, l’incoerenza le fa da padrona. Si parla tanto di «femminismo» e poi tutte le cosiddette femministe di oggi hanno scelto di difendere queste canzoni. Gli artisti invece fanno a gara per esprimere solidarietà a Tony e si riempiono la bocca di parole come censura, perché nella società del nulla perfino le parole sono svuotate di senso, significato e valore. Che dire, forse Cattelan su una cosa almeno aveva ragione: siamo alla frutta. Letteralmente! Di Guendalina Middei, Professor X #cultura #tonyeffe #musica #violenza

L’UMANITÀ SULL’ORLO DELL’ESTINZIONE…

Views: 1

Un uomo che avrà probabilmente più di 80 anni, fa la fila al bancomat, io sto dietro di lui e quando accetta tira fuori una busta che presumo contenga soldi.

Lo osservo a distanza di sicurezza e mi accorgo che è incapace di effettuare l’operazione. Tocca più volte lo schermo e deduco che non ottiene ciò che si propone. Si gira verso la coda, che era già aumentata.

Lui mi guarda, ero proprio dietro di me, e con un solo gesto capisco che mi sta chiedendo aiuto. Glielo offro subito e il signore annuisce con un… timido “per favore”. Lo aiuto con mille amori a portare avanti la sua gestione, ma indicandogli dove deve andare pressante…. Non voglio toccare nemmeno una sua fattura, per rispetto, e perché non voglio creare confusione con il denaro. Vuole guadagnare qualcosa… e io ti dico come farlo.

Il signore, con i suoi ritmi, riesce ad inserire l’importo da pagare e termina di fare le pratiche mentre io gli dico dove deve toccare per saldarlo. Finisce, usciamo dal bancomat per far entrare il prossimo, e lui mi ringrazia…. Gli dico di non preoccuparsi, che è stato un piacere, e prima di uscire mette la mano nella tasca della giacca , tira fuori il portafoglio e mi porge una banconota da dieci euro.

Non ci credo, rimango stupito e gli dico di no, per favore. Il poveretto mi dice che… Vorrebbe ringraziarmi e che farebbe colazione per la sua salute. Lo ringrazio, ma non lo accetterò in nessun caso. Lo tiene e mi ringrazia ancora, e io ringrazio lui. Ci salutiamo e mi resta un sentimento di dolore per quest’uomo e per tutti gli anziani (ricordo che sono i nostri genitori e nonni che hanno fatto il Paese che abbiamo) che si vedono soli di fronte a questo mostro della tecnologia, che ci sta trasformando sempre più in esseri senza anima né compassione.

Questa immagine terribile è data nelle banche, ma anche nell’assistenza medica, nel tesoro, nella previdenza sociale, nei municipi… persone che hanno contribuito per tutta la vita all’esistenza di servizi a cui non possono accedere perché hanno difficoltà con la tecnologia . Non costa nulla occuparsi di loro e rendere la loro vita un po’ più semplice… con tutto quello che hanno fatto per noi. Che tristezza, molto tristezza, che non si preoccupino di queste persone che hanno dato tutto affinché noi progredissimo così tanto tecnologicamente; Tuttavia, ora, quando hanno più bisogno di noi, spariamo.

È vergognoso quello che stanno facendo. Abbiamo troppa tecnologia e ci manca UMANITÀ. Disumanizzandoci. Il governo deve agire con urgenza. Coloro che sono stati clienti di queste banche per tutta la vita non possono essere disprezzati in questo modo.

dalla rete

Storie degli altri

Views: 1

Lei è Teresa. Vive a Roma, è separata e madre di due figli. Andrea ha 14 anni, è il primogenito. È un ragazzo solare, ama cantare, frequenta la prima liceo. È il 2012. Teresa torna a casa, Andrea le consegna la pagella. Tutte insufficienze. Lei è stupita, gli chiede come mai. La ragazza che gli piace l’ha respinto. Teresa lo abbraccia, prova a consolarlo.

È il 14 novembre. Il suo Andrea compie 15 anni, al ritorno da scuola è molto triste. Teresa non si preoccupa, forse è una fase passeggera. Per tirarlo un po’ su organizza una festa in famiglia, Andrea la stringe forte. Grazie mamma.

Passa qualche giorno. Teresa è in Calabria dalla madre. Riceve una chiamata dall’ex marito. Risponde. Dall’altra parte del telefono, sente delle urla. Cosa succede? Cade la linea. Teresa ha il cuore a mille. Richiama. L’ex marito balbetta. Non so come dirtelo, Andrea si è impiccato.

I giorni successivi sono il caos. Teresa è in obitorio, tocca il corpo del figlio, freddo, fragile. La sensazione le rimane impressa per sempre. Pensa di non farcela, di impazzire. Una domanda la tormenta. Perché? Apre il giornale. La morte di Andrea è in prima pagina. Lo chiamano il ragazzo dai pantaloni rosa. Teresa non capisce, fa domande ad amici e professori, e scopre tutta la verità. Scopre che il figlio era vittima di bullismo da quando un giorno, nonostante i suoi pantaloni fossero diventati rosa per una lavatrice sbagliata, aveva deciso di indossarli lo stesso.

I compagni avevano iniziato a umiliarlo, qualcuno aveva aperto una pagina social apposta per ridicolizzarlo. Teresa è sconvolta, non ha mai sospettato nulla. Si sente una pessima madre.

La procura indaga, e conclude che Andrea non era oggetto né di omofobia né di bullismo. Teresa è l’ombra di se stessa, solo una cosa la tiene in piedi. Testimoniare. Scrive un libro, gira le scuole, parla della sua esperienza. Perché nessuna madre commetta più l’errore di sottovalutare la tristezza negli occhi dei propri figli, perché nessuna provi quella sensazione che le è rimasta impressa sul palmo della mano, quella carezza di pietra. Perché tutti i ragazzi con i pantaloni rosa sparsi per il mondo capiscano che vale la pena vivere.

Carmelo Abbate

Conte su Salvini: “Non può infangarmi, l’ho messo in guardia e mi sono dissociato”

Views: 1

Giuseppe Conte su Salvini: “Se parliamo di vicende penali, parliamo di fatti specifici rispetto a un contesto specifico, parliamo di Open Arms, non di Diciotti o Sea Watch. Sono arrabbiatissimo perché Salvini va davanti alle persone a parlare di memoria o smemoratezza. Non si deve permettere”. “Ogni vicenda, se i giudici ritengono di dovere indagare lo fanno sulla base di fatti specifici. Qui non è questione di memoria, sono fatti documentali, io da premier ho scritto a Salvini, durante una situazione così critica. Faccio riferimento a due lettere in cui lo mettevo in guardia sul fatto che stava rischiando di contravvenire alle convenzioni internazionali e alla nostra giurisprudenza consolidata. Salvini, che fa lui lo smemorato, mi risponde alla prima lettera e insiste che per lui anche i minori potevano e dovevano rimanere a bordo. Io mi sono completamente dissociato, non da cittadino privato ma da presidente del Consiglio, e lui da ministro dell’Interno ha voluto perseguire in questa condotta. Era l’estate del Papeete, ne ha approfittato per fare propaganda. Nessuno si deve permettere di infangare chi ci mette sempre la faccia”, aggiunge Conte dopo aver ripercorso lo scambio di messaggi fra lui e Salvini al tempo del primo governo Conte.

Una giovane coppia si trasferisce in un nuovo quartiere.

Views: 1

La mattina dopo, mentre fanno colazione davanti alla finestra, la giovane vede la vicina di casa stendere i panni fuori.

  • Questo bucato non è molto pulito, ha detto, “non sa come lavarlo correttamente. Forse ha bisogno di un bucato migliore”.

Suo marito sembrava silenzioso.

Ogni volta che la sua vicina stendeva i vestiti ad asciugare, la giovane donna faceva lo stesso commento.

Un mese dopo, la donna fu sorpresa di vedere dei panni puliti sullo stendibiancheria e lo disse a suo marito.

  • “Guarda, ha finalmente trovato un modo per lavare bene i suoi vestiti. Chissà chi glielo ha insegnato?”.

Il marito ha risposto:

  • Mi sono alzato presto questa mattina e ho pulito le nostre finestre”.

Morale:

Quello che vediamo quando guardiamo gli altri dipende dalla chiarezza della finestra che stiamo guardando. Quindi non essere troppo veloce nel giudicare gli altri, specialmente se la tua visione della vita è offuscata da rabbia, gelosia, negatività o desideri insoddisfatti.

Giudicare una persona non definisce chi è.

Definisce chi sei.

Paulo Coelho. “Lavanderia pulita.”

Le vicende giudiziarie di Daniela Santanchè

Views: 2

La vicenda giudiziaria che coinvolge Daniela Santanchè si arricchisce di un ulteriore capitolo. La Ministra del Turismo è ora indagata anche per bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento di Ki Group Srl, un’azienda specializzata nel settore dei prodotti biologici. Questo nuovo sviluppo si aggiunge ai due procedimenti già in corso, nei quali Santanchè è accusata di falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dello Stato, legati alla gestione delle sue società Visibilia.

  • Daniela Santanchè, insieme al suo ex compagno Canio Mazzaro, aveva rilevato il controllo di Ki Group, un tempo considerato un “gioiellino” nel mercato del biologico. Tuttavia, l’azienda ha affrontato una grave crisi finanziaria, culminata nel fallimento.
  • La Ministra era già stata iscritta nel registro degli indagati circa un anno fa dalla Procura di Milano, ma solo ora emergono dettagli sul reato ipotizzato: bancarotta fraudolenta. L’accusa riguarda la gestione della società durante il periodo precedente all’insolvenza.
  • Parallelamente, Santanchè è sotto inchiesta per la gestione di Visibilia, un altro dei suoi progetti imprenditoriali. In questo caso, le accuse si concentrano su irregolarità nei bilanci e presunte truffe relative all’ottenimento di fondi pubblici.
  • Le indagini puntano a verificare se le operazioni societarie hanno comportato indebiti vantaggi economici, danneggiando creditori, dipendenti e lo Stato.
  • Santanchè, figura di spicco del governo Meloni, ha respinto finora ogni accusa, definendo le indagini come un attacco politico. Tuttavia, la sua posizione all’interno dell’esecutivo potrebbe essere ulteriormente complicata da queste nuove accuse.
  • Le opposizioni chiedono chiarimenti e, in alcuni casi, le dimissioni della Ministra per tutelare la credibilità delle istituzioni.

Le indagini sulla crisi di Ki Group e sulle presunte irregolarità di Visibilia sono ancora in corso, e spetterà alla magistratura fare luce sulle responsabilità di Daniela Santanchè. Intanto, la vicenda alimenta il dibattito pubblico sul conflitto tra etica personale e ruolo politico, sollevando interrogativi sull’opportunità di mantenere incarichi istituzionali in presenza di accuse così gravi.

Cesio Endrizzi · 

Segui