Nel Regno Unito c’è un carcerato che viene tenuto dentro una cella fatta di vetro.

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Ecco qualche dettaglio in più (e anche piuttosto inquietante) sul Robert Maudsley citato da Andy Durden.

Maudsley nacque nel 1953 a Liverpool e fino agli otto anni visse in un orfanotrofio, uscendone poi proprio per mano dei suoi genitori. Peccato che questi lo avessero riportato a casa per sottoporlo a continue vessazioni e botte; i servizi sociali finirono per portarlo via nuovamente.

Adolescente e tossicodipendente, Robert iniziò a prostituirsi per poter acquistare gli stupefacenti esponendosi così a continui abusi da parte di uomini più grandi e sviluppando di conseguenza un odio profondo verso i pedofili. Forzato da chi gli stava accanto visti i numerosi tentativi di suicidio, decise di cercare un aiuto psichiatrico. È in quest’occasione che riferì di sentire delle voci nella sua testa che gli dicevano di uccidere i suoi genitori.

Nel 1974 uno dei suoi clienti gli mostrò le foto dei bambini di cui aveva abusato; Maudsley la prese decisamente male. Uccise l’uomo soffocandolo. Arrestato, venne condannato all’ergastolo e mandato in un carcere/ospedale psichiatrico da cui venne deciso che non dovesse mai più uscire.

Ma proprio lì, nel 1977, Maudsley ed un altro detenuto presero in ostaggio un terzo ospite condannato per pedofilia e con lui si rinchiusero in una cella. Lo torturarono a morte e quando le guardie finalmente riuscirono ad entrare nella cella, trovarono l’ostaggio col cranio spaccato ed un cucchiaio infilato nel cervello (da cui mancavano delle parti); Maudsley disse di averne mangiato una parte.

Un pomeriggio dell’anno successivo, nel 1978, Maudsley uccise altri due detenuti.

Il primo fu Salney Darwood, un molestatore. Questi, dopo essere stato invitato dal Maudsley nella sua cella, venne soffocato e accoltellato a morte e nascosto sotto al letto. Robert cercò di adescare altri detenuti ma tutti rifiutarono il suo invito.

Maudsley quindi andò a fare un giro nell’ala in cui era rinchiuso incontrando così Bill Roberts: lo accoltellò con un pugnale di fortuna e gli spaccò testa contro al muro.

Nel 1983 si decise che era troppo pericoloso per essere tenuto in una cella normale e così ne venne costruita una apposita per lui: completamente di plexiglas e con l’arredamento fatto di cartone, la cella speciale di Maudsley si trova nel seminterrato della prigione di Wakefield, in cui fu portato dopo l’assassinio del 1977.

Ha solo un’ora d’aria al giorno, in completa solitudine; dal 1983 non ha più avuto contatti con altri detenuti.

Nonostante tutto, Maudsley sembra ancora piuttosto in sé (per quanto possibile). In carcere ormai da quarant’anni, ha fatto domanda per partecipare a dei corsi universitari e gli piacciono la musica classica, la poesia e l’arte. Gli è concesso avere una Playstation 2 ed ha passato il suo sessantaquattresimo compleanno a giocare a Call of Duty. Ha anche chiesto di poter giocare a backgammon con i secondini e di avere un pappagallo come animale da compagnia. Entrambe le richieste sono state declinate.

“Non importa se io sia pazzo o solo cattivo. Non conoscono la risposta e non gli interessa scoprirla fino a quando sarò tenuto lontano” – Robert Maudsley.

Fonti:

Murderpedia, the encyclopedia of murderers

Meet Robert John Maudsley, the Real Hannibal Lecter

Robert Maudsley – Wikipedia

Fratelli d’Italia si sgretola: l’Aventino di Santanchè e le vendette interne

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Il rinvio a giudizio della ministra del Turismo e la sua decisione di non dimettersi, a meno che non sia la presidente del Consiglio a chiederlo, rivelano la favoletta del “governo compatto” e del partito

Da qualche giorno la ministra del Turismo Daniela Santanchè si è barricata negli uffici del suo ministero. Ieri ha magnificato i risultati del turismo italiano, omettendo qualche cifra, com’è consuetudine della compagine di governo, per lanciare un messaggio ai suoi compagni di partito: sono qui e qui sto.

I ben informati raccontano che il pranzo con il presidente del Senato Ignazio Benito Maria La Russa non abbia prodotto il risultato sperato: nonostante l’invito alle dimissioni, la “Santa” è tornata sul suo Aventino dopo il caffè con un messaggio limpido da rispedire al mittente: non mi dimetto.

Il mittente, però, è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, colei che da due anni dice agli italiani di essere forte più di ogni avversità, e colei che disse a Berlusconi di «non essere ricattabile» da nessuno. Tranne che dalla sua amica ministra Santanchè?

Che vuole la regina delle spiagge? La vendetta, semplicemente. La ministra vuole che Meloni chieda pubblicamente le dimissioni, senza tramiti di partito, e che se ne prenda le responsabilità. Il ragionamento è semplice: se Meloni costringe Santanchè alle dimissioni per un rinvio a giudizio non potrà continuare a fare finta di niente nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove e poi di tutti quelli che dovessero inciampare nella giustizia.

È un “muoia Sansone con tutti i filistei” con tanti saluti alla favoletta del “governo compatto” e del partito. Il tessuto di Fratelli d’Italia s’è rotto e la condottiera Meloni scricchiola tra i panni sporchi. E questo è tutto quello che c’è da dire sulla levatura e la responsabilità istituzionale della squadra di governo.