Antonio Tajani, costretto a negare l’evidenza

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Roma – Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, si è trovato costretto a negare l’evidenza dopo l’intervista di Marina Berlusconi, figlia del Cavaliere e presidente di Fininvest, che ha scatenato un putiferio politico. In un’intervista rilasciata a un quotidiano nazionale, Marina ha lanciato una serie di “schiaffoni” politici, mettendo in discussione alcune scelte del partito e lasciando intendere che i tempi di Silvio Berlusconi siano ormai un ricordo.

Tajani, cercando di smorzare i toni, ha dichiarato: “Marina è un’imprenditrice e può dire quel che le pare. Ogni sua intervista viene sempre vista in chiave politica: chissà cosa vuol dire, sconfessa questo, sconfessa quello… Non è così”. Ma quando i cronisti gli hanno fatto notare che la famiglia Berlusconi ha ancora legami economici con Forza Italia, tra cui 100 milioni di euro di fideiussioni a garanzia del partito, il segretario ha perso la pazienza: “Cosa c’entra? La famiglia Berlusconi non ha mai fatto pesare questo…”.
Nell’intervista, Marina Berlusconi ha espresso critiche velate ma chiare verso alcune scelte di Forza Italia, sottolineando che il partito deve guardare avanti e non vivere di nostalgie. “Mio padre è stato un grande leader, ma i tempi cambiano”, ha dichiarato. “Forza Italia deve rinnovarsi se vuole avere un futuro”.

Queste parole sono state interpretate come un chiaro segnale di distacco dalla leadership attuale del partito, guidata da Tajani. “Marina sta mandando un messaggio preciso”, ha commentato un analista politico. “Forza Italia non può più vivere all’ombra di Berlusconi. È tempo di voltare pagina”.

Uno dei punti più delicati emersi durante la conferenza stampa di Tajani è stato quello dei legami economici tra la famiglia Berlusconi e Forza Italia. I Berlusconi, infatti, hanno ereditato 100 milioni di euro di fideiussioni a garanzia del partito, un fatto che rende difficile credere che Marina non abbia voce in capitolo sulle scelte politiche di FI.

“Cosa c’entra?”, ha sbottato Tajani quando i giornalisti gli hanno chiesto di commentare questa situazione. “La famiglia Berlusconi non ha mai fatto pesare questo. Sono imprenditori, non politici”. Una risposta che, però, non ha convinto molti osservatori.

L’intervista di Marina Berlusconi e le dichiarazioni di Tajani hanno scatenato un dibattito acceso all’interno di Forza Italia. Da un lato, c’è chi sostiene che il partito debba continuare a fare riferimento al Cavaliere e alla sua eredità. Dall’altro, c’è chi, come Marina, spinge per un rinnovamento che guardi al futuro.

“Forza Italia è a un bivio”, ha dichiarato un esponente del partito. “Dobbiamo decidere se vogliamo rimanere ancorati al passato o se vogliamo aprirci a nuove prospettive”.

La bufera scatenata dall’intervista di Marina Berlusconi e dalle dichiarazioni di Tajani mette in luce le tensioni interne a Forza Italia. Mentre il partito cerca di trovare una nuova identità dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, la domanda che sorge spontanea è: riuscirà a sopravvivere senza il suo fondatore?

Per ora, la risposta rimane incerta. Ma una cosa è chiara: il futuro di Forza Italia dipenderà dalla capacità dei suoi leader di mediare tra passato e presente, tra eredità e innovazione.

La Reuters è stata rimossa dalla Amministrazione Trump

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La Reuters è stata rimossa dalla prima riunione di gabinetto dell’Amministrazione Trump. Reuters, The Associated Press [AP] e Bloomberg hanno rilasciato la seguente dichiarazione:

«Le tre agenzie di stampa permanenti alla Casa Bianca, The Associated Press, Bloomberg News e Reuters, lavorano da tempo per garantire che informazioni accurate, eque e tempestive sulla presidenza vengano comunicate a un vasto pubblico di tutte le inclinazioni politiche, sia negli Stati Uniti che a livello globale. Gran parte della copertura della Casa Bianca che le persone vedono nei loro media locali, ovunque si trovino nel mondo, proviene dalle agenzie di stampa.

È essenziale in una democrazia che il pubblico abbia accesso alle notizie sul proprio governo da una stampa indipendente e libera. Crediamo che qualsiasi azione del governo volta a limitare il numero di agenzie con accesso al Presidente minacci questo principio. Ciò danneggia anche la diffusione di informazioni affidabili a persone, comunità, imprese e mercati finanziari globali che dipendono fortemente dalle nostre notizie».

In Austria è stato trovato un accordo per formare un governo

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In Austria è stato trovato un accordo per formare un governo tra i Popolari (ÖVP), i Socialdemocratici (SPÖ) e il partito centrista NEOS, senza l’estrema destra di FPÖ.

Sono gli stessi partiti che ci avevano già provato una prima volta dopo le elezioni dello scorso settembre, vinte dall’estrema destra del Partito della Libertà (FPÖ). A inizio gennaio però le trattative erano fallite dopo il ritiro di NEOS. L’incarico di formare il governo allora era stato dato al leader dell’FPÖ, Herbert Kickl. I negoziati tra Kickl e i Popolari erano partiti bene, ma poi erano saltati per i disaccordi sulla spartizione dei ministeri. Da lì si è ripartiti daccapo.

Dopo non essere riuscito a diventare cancelliere, Kickl (FPÖ) ha sempre attaccato quella che chiama «la coalizione dei perdenti» chiedendo nuove elezioni — Il Post.

I «maranza» lanciano sui social la sfida al Sud: «Il primo marzo invaderemo Napoli»

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Decine di video su Tik Tok invitano all’«invasione» utilizzando il Frecciarossa. Ma da Napoli arrivano le repliche: «Venite, vi aspettiamo, ma non vi servirà il biglietto…

La sfida social l’hanno lanciata su TikTok nei confronti dei ragazzi del Sud: decine di giovani e giovanissimi abbigliati come trapper e appartenenti a gruppi di «maranza» (comitive di giovani di strada con la tendenza ad attaccare briga) già attivi nel nord Italia. C’è pure la data: sabato 1 marzo prossimo quando a Napoli si giocherà la sfida scudetto tra Napoli e Inter. Loro nei video postati dicono: «Sud preparati, il 1 marzo arriviamo noi e sarà guerra. Tutti con il Frecciarossa, prima tappa Roma, poi Napoli e Sicilia…Faremo un macello e scapperanno tutti…perché quelli del Sud parlano male di noi del Nord»