Cani e gatti: bonus e detrazioni fiscali

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Hai un animale domestico e vorresti sapere quali spese lo Stato ti sconta dalla dichiarazione dei redditi e quali invece sono integralmente a tuo carico. Con questo articolo chiariremo quali sono i bonus e detrazioni fiscali per cani e gatti.

Tra le varie notizie che si possono leggere sul web una delle più strane e bollata subito come “bufala” è stata quella del bonus da 500 euro per tutti coloro che possiedono un animale domestico. Possiamo fare un po’ di chiarezza?

La notizia è parzialmente vera. Il possesso di un animale domestico non è una voce presente tra le spese deducibili e detraibili del modello 730, però sono molti gli esempi positivi offerti dai comuni italiani, da Nord a Sud, che hanno previsto sgravi a vario titolo per chi adotta un animale dal canile. Quindi per risponderle: il bonus esiste in varie forme ma solo in alcuni comuni e non è di carattere nazionale. E solitamente è erogato attraverso uno sgravio fiscale sulle tasse comunali e non attraverso assegni o contanti diretti.

L’idea comunque non sembra male.

Concordo, i buoni propositi sono due. Da una parte quello di sostenere chi non ha le possibilità economiche per il mantenimento, il cibo e le cure degli animali. Come ad esempio gli anziani con la pensione minima, disoccupati, lavoratori cassaintegrati, cittadini a reddito basso. Dall’altra incentiva l’adozione di un cane, in particolar modo quelli ospitati nei canili. Un’iniziativa che ha anche un preciso scopo economico e sociale: ridurre le spese per la gestione dei canili pubblici e la presenza di cani randagi nelle strade.

Ma quanto costa la gestione di un cane randagio?

Se accolto in una struttura pubblica, costa all’amministrazione una media di 4 euro al giorno, il che significa circa 1.500 euro all’anno per ogni animale. Come rilevato da Legambiente, i comuni italiani spendono ogni anno circa 250 milioni di euro per mantenere cani e gatti abbandonati: cifra che, tuttavia, non basta a debellare il fenomeno del randagismo. Lo sgravio fiscale, in sostanza, va a tradursi in un risparmio per le amministrazioni locali che cercano di alleggerire le casse comunali dalle spese dovute alla gestione di canili o di animali randagi.

I comuni col bonus

Quali sono i comuni che hanno adottato questi bonus?

Vittoria, in provincia di Ragusa, offre 100 euro per ogni animale adottato, accreditando l’intero bonus sugli importi dovuti per il pagamento della Tari. Trieste ha concesso un bonus per chi si prende cura di un cane anziano (di età superiore ai 7 anni) ospitato in uno dei canili comunali: il contributo offerto è di 50 euro al mese. A Cestenaso, provincia di Bologna, l’adozione attestata dal personale del canile fa ottenere un risparmio di 100 euro sulla Tari per tre annualità consecutive. Ad Avellino viene versato un contributo fino a un massimo di 700 euro l’anno, pari alla quota Tari della famiglia. Anche a Bisceglie, l’intestatario di un’utenza relativa alla tassa dei rifiuti urbani, che adempie gli obblighi tributari comunali, può ottenere dall’adozione una riduzione del 70% del dovuto, fino a un massimo di 500 euro (ma solo se accoglie in famiglia un cane custodito da almeno tre anni, altrimenti l’importo scende). I comuni di Poggio Rusco e Quistello (MN), invece, riconoscono all’adottante un contributo fisso di 350 e 200 euro l’anno a patto che quei soldi vengano spesi per l’acquisto di cibo per il cane o per le vaccinazioni. Il comune di Montecassino ha stabilito a favore di chi adotta un cane una riduzione di massimo 200 euro annui (per tre anni) sull’imposta unica comunale. Altri comuni in cui si può approfittare del “Bonus cane” sono Lecce, Locorotondo (BA), Montecorvino Rovella (SA), Teramo, Pesaro, Bondeno, Solarino, Terni, Francofonte (SR), ma la lista è in costante e continuo aumento.

 

Come fare per tenersi informati?

Chi desidera entrare in possesso di un animale domestico può informarsi su internet per conoscere se il suo comune prevede un’agevolazione o un bonus, quali sono i requisiti per richiederlo, e soprattutto come fare, a chi rivolgersi e quali documentazioni bisogna presentare. Oppure recarsi in un CAF o un Patronato e chiedere informazioni a riguardo.

 

E chi un animale già lo possiede?

Non prende nessun bonus, però può detrarre le spese veterinarie nella dichiarazione dei redditi (modello 730 o modello Unico). Dunque è bene conoscere a quali detrazioni (ovvero quelle spese che possono essere sottratte direttamente alle imposte da pagare) si ha diritto per tali spese.

 

La selva delle detrazioni fiscali per cani e gatti 

Di che cifre parliamo?

Il risparmio reale alla fine in effetti è piuttosto basso, vediamo perché. La detrazione compete entro un limite di spesa di 387,34 euro e con una franchigia di 129,11 euro. Lo sconto massimo ottenibile è, quindi, di 49,06 euro, il 19% di 258,23 euro (la differenza tra spesa massima e franchigia). In pratica, chi spende fino a 129,11 euro non recupera nulla: chi spende 330 euro può detrarre il 19% di 200,89 euro (330 meno 129,11), chi spende da 387,34 euro in su può detrarre sempre e comunque il 19% di 258,23 euro.

La detrazione si può applicare solo a cani e gatti o anche ad altri animali?

La detrazione spetta per le spese relative agli animali detenuti legalmente a scopo di compagnia o per la pratica sportiva (come cani, gatti, volatili in gabbia, cavalli da corsa, ecc.) e non invece per quelli destinati all’allevamento o al consumo alimentare (galline, per esempio), quelli detenuti in casa illegalmente (animali esotici non autorizzati) o utilizzati per attività illecite (per es.: da combattimento).

 

Anche per le cure di pappagalli e criceti?

Sì, anche per quelle dei pesci rossi.

In sintesi possiamo dire che:

  • Un qualche aiuto pubblico per chi possiede un animale da compagnia esiste, ma a livello comunale
  • L’aiuto riguarda soprattutto chi adotta animali randagi
  • Di solito i comuni praticano sconti sulle tasse cittadine, come la Tari
  • Si ottengono bonus non solo per cani e gatti, ma anche per uccelli e pesci rossi

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