La sinistra annega nell’Aquarius

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La sinistra, Italiana ed Europea, è allo sbando. Anzi, per usare le parole di Fassina (ottimo analista, timido politico) nel quadro attuale la sinistra è morta. Tanto quella liberale (il PD) quanto le varie formazioni “radicali”, prive di qualsiasi presa tra la gente e/o punto fermo ideologico.

La vicenda della nave Aquarius rappresenta l’ultimo psicodramma della sinistra che procede in direzione ostinata e contraria rispetto a quello che dovrebbe essere il suo popolo. Varie umanità “sinistre”, capeggiate da presunti intellettuali, si sono lanciate in considerazioni che coprono tutto lo spettro della cialtroneria dal disonesto (Saviano) all’imbarazzante (Albinati).

Dal punto di vista tattico, la scelta mi sembra anche logica. Da quarant’anni la sinistra ha sacrificato la difesa del lavoro sull’altare del mercatismo global-€uropeista. La base sociale si è quindi svuotata di operai e riempita di esponenti di classe medio/alta con pretese intellettualoidi. I temi fondamentali sono diventati quelli di un grande partito radicale: le libertà:

– Libertà di comprare ciò che si vuole (figli compresi)
– Libertà di unirsi con chi si vuole
– Libertà di drogarsi come si vuole
– etc.

È del tutto naturale quindi che il mondo della sinistra come un sol uomo si sia scagliato contro il Ministro dell’Interno. Reo, non di aver messo in pericolo i naufraghi soccorsi dall’Acquarius con l’aiuto della Marina Italiana (nessuno a bordo ha mai rischiato nulla), ma di aver limitato la libertà dei migranti di scappare dalla guerra (!?) e sbarcare in Italia.

Mi sta benissimo. Quello che i sinistri si rifiutano di capire però, è che il liberalismo dei costumi è filosoficamente propedeutico al liberalismo economico. Sostenendo la libertà di chiunque di andare dove gli pare nel mondo è difficile opporsi alla libera pretesa dei padroni di pagare i lavoratori 4 euro l’ora. O forse questo a sinistra lo si sa benissimo?

Ma torniamo alla nave Acquarius e proviamo a analizzare il tema migratorio da un punto di vista marxiano. In quest’ottica destra e sinistra sono semplicemente due categorie borghesi, che si differenziano solo per un diverso atteggiamento rispetto alla sovrastruttura dei rapporti di classe. Entrambe sono quindi un nemico da sconfiggere per il raggiungimento della società socialista internazionale.

Questo per quanto riguarda la strategia e l’obiettivo finale. D’altra parte qualsiasi risposta marxiana a un problema concreto non può che tenere conto della prassi dei rapporti di forza tra capitale e lavoro. In particolare un vero marxiano sosterrà tatticamente, ma senza indugi, qualsiasi azione concreta possa arrecare danno all’architettura del capitalismo liberista imperante.

Alla luce di tutto questo, non può esserci alcun dubbio riguardo la posizione da prendere nella dialettica Salvini vs. Aquarius-ONG. Al netto delle reazioni isterico/scomposte della sinistra (anche e soprattutto radicale), il vero marxista sa benissimo come interpretare il fenomeno migratorio.

L’immigrazione è un mero strumento del capitale. Serve a spezzare il fronte dei lavoratori creando un esercito industriale di riserva disposto a sostituire i lavoratori attuali a condizioni contrattuali peggiori.
Chiarissima in questo senso è la lettera di Marx a Meyer e Vogt del 1870 riguardo i rapporti tra Irlanda e Inghilterra:

Per quanto riguarda la borghesia inglese questa ha in primo luogo in comune con l’aristocrazia inglese l’interesse a trasformare l’Irlanda in pura e semplice terra da pascolo che fornisce carne e lana ai prezzi più bassi possibili per il mercato inglese. Essa ha lo stesso interesse a ridurre la popolazione irlandese al minimo mediante esproprio e emigrazione forzata; in modo che il capitale inglese possa funzionare in questo paese con sicurezza.

Ma la borghesia inglese ha interessi ancora più notevoli nell’attuale economia irlandese. Attraverso la continua e crescente concentrazione dei contratti di affitto l’Irlanda fornisce il suo sovrappiù al mercato del lavoro inglese e in tal modo comprime i salari nonché la posizione materiale e morale della classe operaia inglese.

E ora la cosa più importante! In tutti i centri industriali e commerciali dell’Inghilterra vi è adesso una classe operaia divisa in due campi ostili, proletari inglesi e proletari irlandesi. L’operaio comune inglese odia l’operaio irlandese come un concorrente che comprime il suo tenore di vita. Egli si sente di fronte a quest’ultimo come parte della nazione dominante e proprio per questo si trasforma in strumento dei suoi aristocratici e capitalisti contro l’Irlanda, consolidando in tal modo il loro dominio su se stesso. L’operaio inglese nutre pregiudizi religiosi, sociali e nazionali verso quello irlandese. Egli si comporta all’incirca come i bianchi poveri verso i negri negli Stati un tempo schiavisti dell’unione americana. L’irlandese lo ripaga con la stessa moneta. Egli vede nell’operaio inglese il corresponsabile e lo strumento idiota del dominio inglese sull’Irlanda.

Sostituite pure l’Irlanda con un qualsiasi paese africano e la borghesia inglese con la borghesia transnazionale cosmopolita contemporanea e avrete una fotografia fedele dei rapporti tra Africa e mondo occidentale.

La migrazione è quindi al tempo stesso:

un prodotto dell’oppressione predatoria del capitale verso determinate regioni del mondo.
un mezzo per spezzare il fronte internazionale dei lavoratori mettendo gli uni contro gli altri.
Ora, aristotelicamente, chi vuole i mezzi per ottenere una cosa e le conseguenze di questa qual cosa vuole anche la cosa stessa. Se voglio la bomba atomica e il fall-out radioattivo, ne consegue che voglio anche il bombardamento di Hiroshima. Fuor di metafora, chi oggi appoggia il fenomeno migratorio (per di più gestito da ONG che rispondono a interessi privati) appoggia il capitale. È quindi un nemico del lavoro.

Punto.

Autore: thomasmuntzerblog
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Autore thomasmuntzerblog
Scritto il giugno 19, 2018

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