La sigaretta elettronica fa male?

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l vapore delle e-cigar fa male? Di certo non quanto quella fatta di nicotina e tabacco. Ci sono effetti indesiderati sulla salute?

sigaretta elettronica danneggia la salute

Sono ormai più di tre anni che sono passato dalle sigarette tradizionali alle sigarette elettroniche ed ogni volta la domanda che mi sento rivolgere è: la sigaretta elettronica fa male?. La domanda è lecita soprattutto per chi vuole abbandonare il tabacco, ma sa che dovrà lottare contro le proprie abitudini: una parte di dipendenza fisica e molta dipendenza gestuale. In questo articolo proviamo a valutare quali sono i pericoli, se ce ne sono, nell’utilizzo delle sigarette elettroniche. Il dibattito è aperto con il solito schieramento di accaniti sostenitori pro o contro, come è ormai diventato abitudine per ogni argomento. Proviamo a fare chiarezza, cercando di essere il più obiettivi possibili.

Differenza tra la sigaretta tradizionale e quella elettronica

La sigaretta tradizionale contiene più di 4.000 (avete letto bene, 4.000 !!!) sostanze, tra cui alcune cancerogene, con effetti nocivi di vario genere (dall’interferenza con i farmaci alla dipendenza dalla nicotina). Esiste ormai un’ampia letteratura che spiega nel dettaglio i motivi per cui è preferibile smettere di fumare che puoi trovare facilmente in rete (ad esempio puoi trovare sul sito della fondazione Veronesi un corposo PDF con tutti gli studi aggiornati). Passare alla sigaretta elettronica vuol dire quindi abbattere da 4.000 a non più di una decina le sostanze ingerite, oltre ad evitare del tutto l’inalazione di sostanze bruciate.

Quali sono le sostanze utilizzate nella sigaretta elettronica? 

Il liquido utilizzato all’interno dei serbatoi è composto principalmente da tre prodotti: acqua, glicole propilenico e glicerina vegetale. Sono questi ultimi due i responsabili del fumo prodotto.  Il glicole propilenico è un liquido incolore e insapore, viscoso e dal sapore leggermente dolce. Viene utilizzato da moltissimi anni nell’industria alimentare e cosmetica. Non ha praticamente controindicazioni sia che venga ingerito sia che venga a contatto della pelle.

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Nel caso della sigaretta elettronica, l’unico argomento che hanno a disposizione i suoi detrattori è che non si sa quali possono essere eventuali conseguenze a lungo termine dell’inalazione, salvo alcuni sporadici e non conclusivi studi su prodotti che lo contengono (ad esempio il fumo utilizzato nei concerti) e i cui risultati sono non negativi o perlomeno non sufficientemente chiari.

La realtà quindi è che eventuali (inaspettate) conseguenze negative le conosceremo solo quando sarà passato un numero sufficiente di anni con un numero abbastanza alto di fumatori tanto da rendere le statistiche significative.

La glicerina vegetale è un liquido viscoso e dolciastro utilizzato anch’esso nell’industria alimentare e cosmetica. E’ utilizzato nel vino per dare rotondità al sapore. Utilizzato puro ha una funzione leggermente lassativa ed è per questo utilizzato anche in ambito medico. Anche in questo caso quindi, non ci sono controindicazioni evidenti, salvo di nuovo il fatto che nessuno lo ha inalato per anni nella forma della sigaretta elettronica.

A questi prodotti sostanzialmente innocui bisogna aggiungerne ancora due:

  • le sostanze aromatizzanti che non destano particolari preoccupazioni perché presenti in percentuali molto basse (io, personalmente, inserisco circa 40 gocce per ogni 100ml di liquido) e composti dagli stessi aromi che si utilizzano negli alimenti;
  • la nicotina. Qui il discorso deve essere necessariamente più approfondito. La nicotina è una sostanza che crea dipendenza, e qui non ci sono scorciatoie, che sia la sigaretta tradizionale o quella elettronica. E’ pertanto un prodotto da utilizzare con molta attenzione e parsimonia, e con la piena coscienza dei suoi pericoli.
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In commercio, quando acquistate un liquido, puoi scegliere tra vari livelli di nicotina. Si va dallo zero assoluto (solo aromi, glicole, glicerina ed acqua) a livelli parecchio alti. La nicotina è la responsabile del “colpo in gola”, quindi molti “svapatori” (così si chiamano i fumatori di sigarette elettroniche) la cercano, non tanto per la dipendenza quanto per la sensazione della fumata, più vicina a quella della sigaretta tradizionale.

Personalmente ho adottato un livello di nicotina abbastanza basso, sufficiente però a mantenere una sensazione reale di fumo. Parliamo di un prodotto tecnologico che contiene un meccanismo elettronico per riscaldare il liquido e una pila ricaricabile per alimentarlo. Come ogni tecnologia, dalla sua invenzione ad oggi ha subìto notevoli trasformazioni e messe a punto, passando da momenti di pura sperimentazione ad una affidabilità notevole. I vari passaggi hanno suscitato nel tempo episodi sgradevoli riportati con evidenza da tutti i giornali.

Ad esempio, è successo che alcune batterie sono esplose, evento utilizzato dai detrattori per vietarne l’utilizzo. Anche in questo caso posso riportarti la mia concreta esperienza: i primi prodotti erano poco più di un esperimento simpatico, con la forma ed il colore di una sigaretta tradizionale (un pezzo giallo/arancio a ricordare il filtro, un pezzo bianco per la parte del tabacco); oggi forme e colori si sono completamente distaccati dalla tradizione con il risultato di una fumata che risulta gradevole, duratura e senza le sgradevolezze tipiche del tabacco.

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Dopo alcuni anni di fumo elettronico, posso garantirti che la voce, i polmoni e la gola ringraziano, sono spariti odori sgradevoli, bruciature su maglie, divani e sedili dell’auto e posacenere maleodoranti. Rimane il vizio, quella sorta di manualità utile quasi come un esercizio di rilassamento, un ciuccio da utilizzare con le scuse più disparate (sono stressato, sono tranquillo, sono concentrato, sono distratto, ogni scusa è valida).

Un’ultima riflessione: la sigaretta elettronica è anche un mercato economicamente interessante. Il nostro Stato lo ha capito ed è intervenuto pesantemente. Il risultato è stato, ancora una volta, negativo solo per gli operatori italiani, costretti a dazi e accise che li hanno portati fuori mercato.

Di ANDREA PEINETTI

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