Manovra 2019: nuove misure

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Che cosa cambia con gli emendamenti alla manovra e le modifiche al decreto fiscale: sanatoria ridotta, bonus bebè, proroga superammortamento, mini Ires sulla ricerca.

Arriva una pioggia di emendamenti alla legge di Bilancio 2019: prorogato e maggiorato il bonus bebè, prorogato il superammortamento per beni strumentali sino a 516 euro, mini Ires del 15% estesa alla ricerca, esclusione dall’Irap per alcune categorie di contribuenti. Gli emendamenti, però, non sempre determinano una disciplina di miglior favore per i cittadini e le imprese: è stata proposta, ad esempio, la cosiddetta sugar tax, la tassa sullo zucchero, che determinerà, una volta operativa, un aumento dei prezzi delle bibite gassate zuccherate.

Per quanto riguarda il decreto fiscale, è stata ridotta la portata della sanatoria: in particolare, non ci sarà più la dichiarazione integrativa che consentiva di sanare gli imponibili non dichiarati fino a 100mila euro.

Sul fronte pensioni e sussidi, quota 100 e reddito e cittadinanza restano fuori dalla legge di Bilancio 2019 (nella legge è comunque previsto lo stanziamento dei fondi per questi due interventi), e dovranno essere approvati con una legge successiva, il cosiddetto “pacchetto previdenza”. Nel pacchetto previdenza sarà sicuramente prevista anche la proroga dell’opzione donna e dell’Ape sociale.

Ma procediamo per ordine e facciamo il punto sulla manovra 2019: nuove misure, che cosa cambia in ambito fiscale e previdenziale.

Niente Irap per ricavi sino a 100mila euro

In base a un recente emendamento alla legge di Bilancio 2019, saranno esclusi dall’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, i contribuenti con ricavi fino a 100mila euro, compresi coloro che non sceglieranno il nuovo regime forfettario (la cosiddetta nuova flat tax) pur avendo ricavi inferiori a 65mila euro.

Attenzione, però: per essere esclusi dall’Irap non basterà avere un volume di ricavi inferiore a 100mila euro, ma bisognerà anche soddisfare, congiuntamente, i seguenti requisiti:

  • acquisto di beni strumentali in misura non superiore al 50% dei compensi percepiti;
  • effettuazione di consulenze a terzi in misura non superiore al 50% dei compensi percepiti;
  • avere in organico al massimo un impiegato a tempo pieno, o due impiegati  part time.

Niente flat tax sulla dichiarazione integrativa

Addio alla sanatoria con dichiarazione integrativa. In base alle recenti modifiche del decreto fiscale, non sarà più possibile inviare una dichiarazione integrativa con la quale far emergere gli importi non inseriti nei modelli Redditi, Unico o 730 relativi agli ultimi anni, sino al 2017, pagando un’imposta ridotta (flat tax) del 20%. Per approfondire: Pace fiscale e pace contributiva.
Insieme alla dichiarazione integrativa salta anche (ma solo per adesso) l’inasprimento delle pene per gli evasori fiscali sulle norme che prevedevano il carcere. Questo punto dovrebbe essere rimandato ad un futuro ed apposito disegno di legge.

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Super ammortamento per l’acquisto di beni strumentali

Prorogati al 2019 i super ammortamenti del 130%, che consentono di dedurre i beni strumentali acquistati con una maggiorazione del 30%. I beni strumentali agevolati, però, saranno soltanto quelli con un costo inferiore a 516 euro.

Mini Ires ricerca e sviluppo

Per gli utili investiti in ricerca e sviluppo le società potranno beneficiare di un’Ires ridotta al 15%, che va ad aggiungersi alla mini Ires prevista per le nuove assunzioni. In pratica, per le imprese che investono in beni strumentali e che effettuano nuove assunzioni è prevista la riduzione di nove punti dell’aliquota Ires ordinaria, pari al 24%, che nel rispetto dei requisiti per l’accesso al beneficio sarà fissata nella misura del 15%.

Bonus bebè prorogato e maggiorato

Il bonus bebè, per i nati dal 2019, sarà prorogato e rafforzato: consisterà, come previsto per il 2018, in un contributo riconosciuto mensilmente ai genitori con figli minori di 1 anno. L’ammontare del bonus 2019 sarà pari a:

  • 80 euro mensili, per ogni figlio minore di  un anno, per le famiglie il cui Isee (l’indicatore della situazione economica della famiglia) non supera 25mila euro;
  • 160 euro, per ogni figlio minore di un anno, per le famiglie il cui Isee (l’indicatore della situazione economica della famiglia) non supera 7mila euro.

Per ogni figlio successivo al primo, il bonus sarà maggiorato del 20%.

Anche per il 2019, i requisiti richiesti ai genitori saranno:

  • cittadinanza italiana, di uno Stato europeo o di uno Stato extraeuropeo con regolare permesso di soggiorno;
  • residenza in Italia;
  • convivenza con il figlio;
  • nucleo familiare in possesso di un reddito ai fini Isee non superiore a 25mila euro annui, per tutta la durata dell’assegno.
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L’incentivo sarà corrisposto, sotto forma di assegno, a partire dal giorno di nascita o di ingresso del figlio nella famiglia (in caso di adozione o di affido preadottivo) e fino al compimento del primo anno di età o al primo anno dall’ingresso nel nucleo (o, se precedente, al compimento della maggiore età).

Voucher babysitter 

Il voucher babysitter, un intervento introdotto anni fa dalla legge Fornero di riforma del mercato del lavoro [1], sarà rifinanziato: si tratta di un contributo riconosciuto dall’Inps alle madri lavoratrici che si trovano negli 11 mesi successivi al congedo obbligatorio di maternità, se rinunciano, almeno in parte, al congedo parentale (o maternità facoltativa).

Il contributo può essere erogato, per un massimo di 6 mesi (3 mesi per le autonome), sotto forma di buoni lavoro, ora libretto famiglia, per il pagamento della babysitter o utilizzato per pagare la retta dell’asilo nido (in questo caso, l’Inps paga direttamente l’asilo prescelto, che deve essere convenzionato con l’istituto): in entrambi i casi, il suo valore è di 600 euro mensili.

In pratica, la lavoratrice, anziché fruire del congedo parentale (o maternità facoltativa) domanda all’Inps un contributo per pagare la retta mensile dell’asilo nido del bambino, oppure richiede i buoni lavoro (ora il libretto famiglia) per pagare la babysitter.

Le altre misure per la famiglia

Per quanto riguarda le altre misure già esistenti a favore delle famiglie, come il premio nascita e il buono nido, sono state quasi tutte rifinanziate nella legge di Bilancio 2019. Per approfondire: Bonus famiglia 2019.

Reddito di cittadinanza 2019

Il reddito di cittadinanza non entrerà direttamente in vigore con la legge di Bilancio 2019, nella quale sono soltanto stanziati i fondi per l’intervento, ma con una successiva legge che sarà emanata per fine dicembre, il cosiddetto pacchetto previdenza. Il sussidio dovrebbe poi diventare operativo da marzo 2019, mentre la pensione di cittadinanza, cioè il reddito di cittadinanza riservato a chi ha una pensione bassa e un reddito familiare al di sotto di determinate soglie, partirà da gennaio 2019. Ricordiamo che la misura consiste in una prestazione economica mensile, esentasse, accreditata a favore di coloro che possiedono un reddito sotto la soglia di povertà.

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È considerato al di sotto della soglia di povertà ai fini del reddito di cittadinanza chi possiede un reddito inferiore ai 780 euro mensili, in caso di nucleo familiare con un solo componente: questa è la soglia di povertà come definita da Eurostat nel 2014. In base ai dati 2016, la soglia di povertà è passata a 812 euro, ma le attuali proposte di legge prevedono l’integrazione del reddito sino a 780 euro al mese.

L’indicatore Isee della famiglia (si tratta, in pratica, di un indice che “misura la ricchezza delle famiglie”) richiesto per il diritto al sussidio dovrebbe ammontare, in base a quanto reso noto sinora, a 9.360 euro.

La prestazione dovrebbe essere erogata con una carta acquisti, una sorta di bancomat, che consentirà di pagare le utenze e l’acquisto di beni di prima necessità.

Pensione quota 100 e le altre misure previdenziali

Col pacchetto previdenza entreranno in vigore altre misure molto attese in materia di pensioni:

  • la pensione quota 100, che potrà essere ottenuta quando la quota, cioè la somma dell’età e degli anni di contributi, è almeno pari a 100, con un’età minima di 62 anni ed un minimo di 38 anni di versamenti;
  • la pensione opzione donna, che potrà essere ottenuta dalle lavoratrici con 58 anni di età (59 se autonome) e 35 di contributi, in cambio del ricalcolo contributivo dell’assegno;
  • la proroga dell’Ape sociale;
  • la pace contributiva, che consentirà di riscattare i periodi non contribuiti dal 1996, senza dover pagare sanzioni e interessi.

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