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È uno degli angoli più romantici della città, poco conosciuto anche dai napoletani stessi.leggende, amori e mare cristallino nel cuore della città.
Si chiama Baia di San Pietro ai Due Frati ed è un meraviglioso scorcio di mare azzurro pulitissimo – promosso anche dall’Arpac (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in Campania) – che si affaccia sulla Baia di Posillipo. Su questo luogo aleggia lo spirito di una leggenda di pescatori.
La Baia dei due Frati è modellata dalla salsedine e in certo senso anche dalla trascuratezza umana che paradossalmente ne ha accresciuto il fascino. Come se il potere del tempo e della stratificazione delle epoche abbia avuto la meglio su chi non ne ha rispettato la bellezza.
Per arrivarci bisogna percorrere una lunga scalinatella di circa duecento gradini che parte poco distante dal civico 37 di via Posillipo. Appena si lascia la strada la scalinata che si staglia tra ginestri e canneti si biforca, da un lato conduce a una proprietà privata, dall’altro si scende fino al mare attraverso un viottolo sempre più stretto avvolto da una luce magica che filtra tra le case e i piccoli portoni. A tratti diventa buio, a tratti è illuminato da scorci di mare improvvisi che si aprono tra le case. La discesa di S.Pietro ai Due Frati è qualcosa più da vedere che da descrivere, è un angolo incredibile, irriproducibile, stretto fra il tufo e le vecchie mura sbrecciate che portano i segni delle incongruenze architettoniche, come una brutta veranda anodizzata che, nonostante l’impegno di chi l’ha realizzata, niente ha tolto alla meraviglia del posto.
L’arrivo al mare è da lasciare senza fiato: non c’è una vera spiaggia, le case lambiscono l’acqua, ma quello che colpisce è il mare con il suo fondale trasparente, chiarissimo che fa credere di essere in una gigantesca piscina sulla cui superficie volteggiano i gabbiani fino a predersi nell’azzurro. È uno dei posti segreti di Napoli, un luogo cristallizzato nel tempo, una magia da godersi fino al tramonto, con vista sulle isole di Capri e Ischia e sul Vesuvio. Dagli ultimi scalini si intravede una piccola spiaggia e una scogliera che si raggiunge via mare per tuffarsi o per osservare il fondale attraverso l’acqua limpida.
Leggenda, amore, odio fratricida e presenze spettrali. La Baia dei Due Frati oltre ad essere una delle insenature più belle di Posillipo è anche la custode di una leggenda terrificante raccontata nel libretto, in italiano antico, scritto da autore ignoto, dal titolo: “Concetta”. I “due frati”, ossia i due fratelli sono pescatori del luogo chiamati Luigi e Carmine. La leggenda è ambientata in questa piccola baia e inizia durante una spaventosa notte di tempesta quando una barca di poveri pescatori, prossima al naufragio, sta per schiantarsi sullo scoglio all’imbocco della baia. La vita semplice di Carmine e Luigi, due giovani pescatori che abitano sul pendio boscoso di fronte alla baia, quella notte prende una piega drammatica quando salvano una giovane naufraga di nome Concetta. La tragica fine colpisce il resto della sua famiglia, ma Concetta trova conforto nella casa dei pescatori che con il passare del tempo si innamorano di lei dando inizio a una rivalità amorosa che segna il loro destino. Il climax di questa storia si consuma durante il Carnevale, quando Luigi, mascherato, decide di rapire Concetta per sottrarla per sempre alle attenzioni del fratello e la porta al largo, in mare. Ma Carmine, intuito il pericolo, monta su un’altra barca, raggiunge il fratello e lo colpisce a morte con un fendente dritto al cuore. La rivelazione dell’identità sotto la maschera fa inorridire Carmine, che, devastato dal dolore, si toglie la vita. Da quel momento, numerosi bagnanti giurano di aver visto due figure evanescenti tra gli scogli, fantasmi di Luigi e Carmine che, oltrepassato il velo della vita, cercano pace nell’aldilà.
La leggenda però non finisce qui e ci racconta anche che nella notte del 29 giugno , il giorno della ricorrenza della festa di San Pietro e Paolo, i due scogli che un tempo affioravano nella baia, “i due frati” misteriosamente si scambiavano di posto mentre i fantasmi dei due fratelli sono ancora in lotta. Oggi dei due scogli ne è rimasto solo uno, l’altro è stato colpito da un imbarcazione qualche decennio fa ed è sprofondato sotto il pelo d’acqua.
La versione di San Pietro
Ma secondo alcune fonti storiche pare invece che in epoca paleocristiana nella Baia si san Pietro ai due Frati ci fosse una chiesa votiva intitolata a San Pietro Apostolo, proprio nel punto in cui l’Apostolo approdò con la sua barca. Forse i “due frati” anziché fratelli erano invece i due monaci incaricati di custodire il sacro luogo. Si ipotizza che la chiesetta sia stata poi inglobata dalla chiesa rinascimentale di Santa Brigida, ceduta ai padri di S. Domenico e trasformata in piccolo monastero poi abbandonato per mancanza di fondi. I resti quasi sicuramente sono stati sepolti nelle vecchie murature di case in prossimità del mare e poi erosi dalle onde.
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