Il nichel? No, grazie. Pagate i debiti che avete nei confronti di Roma, dell’Italia e dei cittadini

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Pacco, doppio pacco e contropaccotto. Una bobina di nichel del valore di 38 milioni di euro. Chissà quanto sarà grande ma, soprattutto, “cosa ce ne facciamo?”. È la domanda spontanea quando, mettendo mano ai conti disastrati del Comune, ho trovato questa “follia” tra la voci in entrata in un Bilancio a dir poco drammatico.

C’era qualcuno che aveva rifilato a Roma Capitale delle bobine di nichel a garanzia di un credito e c’era chi le aveva accettate in pegno….

Ci sarebbe da ridere se chi ha amministrato prima non avesse messo davvero nero su bianco per anni e anni, a partire dal 2011, quei presunti “incassi”.

Noi abbiamo capito che era impossibile vendere il nichel, abbiamo eliminato dal bilancio quelle entrate fasulle e e abbiamo avviato le azioni necessarie per il reale recupero di questi 38 milioni.

Ma la bobina di nichel ha un merito: ci permette di raccontare una delle tante “assurdità” sulle quali sono intervenuta riportando, tra l’altro, per la prima volta da anni, in attivo il Bilancio di Roma Capitale.

I 13 miliardi di euro di debito che noi romani e italiani abbiamo ereditato e siamo costretti a pagare ogni anno con le nostre tasse fino al 2048 (è il famoso debito di Roma che portiamo sulle spalle) sono formati da tanti casi come questo: potrei citare le inchieste di “asfalto e mazzette”, le case vista Colosseo affittate ai partiti per 13 euro al mese ed altre “sorprese” di questa natura.

Poi c’è l’ulteriore miliardo e trecento milioni che dal 2008 le amministrazioni precedenti hanno continuato ad accumulare anche dopo che lo Stato ha appianato il debito pregresso.

Con un pizzico di orgoglio posso dire che la mia amministrazione non solo non ha creato nuovi debiti ma, anzi, ha ridotto di oltre 200 milioni quelli fatti dai “rapaci” di prima: a Roma i debiti li chiamiamo “buffi” ma davvero c’è poco da ridere.

Approvare i bilanci in regola e in tempo (noi lo facciamo, prima non lo hanno mai fatto) significa: poter programmare, fare regolari bandi di gara come nel resto d’Italia e quindi non fare alcun nuovo debito che poi cadrà sulle generazioni che verranno.

La storia della bobina di nichel fa venire in mente un vecchio film di Nanni Loy: “Pacco, doppio pacco e contropaccotto”. Il “pacco” è quello che hanno rifilato all’amministrazione con la bobina di nichel; il “doppio pacco” è che qualcuno per tanti anni lo ha iscritto a bilancio; il “contropaccotto” è quello che, stavolta, gli rifiliamo noi.

Il nichel? No, grazie. Pagate i debiti che avete nei confronti di Roma, dell’Italia e dei cittadini. Una volta tanto c’è una storia a lieto fine da raccontare e noi la scriviamo insieme a voi.

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