Come mai il calcestruzzo degli antichi Romani era così duraturo?

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Il cemento romano ha affascinato e sorpreso gli studiosi per secoli, poiché ponti, acquedotti ed edifici romani sono pervenuti fino a noi quasi intatti nonostante il passare di oltre duemila anni. Tuttavia, solo di recente la comunità scientifica ha cominciato a svelare i segreti di questa straordinaria resistenza.

Uno dei principali contributi è stato offerto dal professore di ingegneria civile e ambientale al Massachusetts Institute of Technology, Admir Masic. Attraverso un lungo studio, Masic ha finalmente gettato luce sul mistero del cemento romano, dimostrando che la sua durabilità risiede in una composizione unica e in un processo di produzione innovativo.

Una delle chiavi del successo del cemento romano risiede nell’applicazione del cosiddetto “hot mixing“, una procedura che prevede l’aggiunta di calce viva alla miscela di calcestruzzo. Questo processo non solo riscalda la miscela, ma induce la formazione di “grani” di calce che consentono una straordinaria autoriparazione del materiale.

Quando il cemento moderno si frattura, l’acqua o l’umidità penetrano all’interno della crepa, indebolendo la struttura nel tempo. Al contrario, il cemento romano con la sua miscela unica permette l’autoriparazione delle fessure. I granelli di calce che si formano durante la produzione del calcestruzzo romano si sciolgono con l’acqua che penetra nelle crepe, rilasciando ioni di calcio che ricristallizzano e riparano la struttura.

Fino a poco tempo fa, si pensava che i granelli di calce nel cemento romano fossero presenti per caso, come impurità casuali. Tuttavia, il lavoro di Masic e del suo team ha dimostrato che questi granelli hanno un valore cruciale nella resistenza e nella durabilità del materiale.

Oggi, grazie alle ricerche condotte da Masic, la tecnologia del cemento romano è pronta a entrare nel mercato delle costruzioni. La start-up Dmat, fondata dallo stesso Masic, fornirà ai clienti le formule per realizzare il calcestruzzo autoriparante, garantendo una maggiore durata del 50% rispetto ai materiali convenzionali. Inoltre, la produzione di questo materiale emette una quantità di anidride carbonica inferiore del 20%, contribuendo così alla sostenibilità ambientale.

In conclusione, il cemento romano rimane un esempio straordinario di ingegneria antica e continua a ispirare l’innovazione nel campo delle costruzioni. La sua resistenza e durabilità nel tempo non solo rappresentano un tributo all’ingegnosità degli antichi romani, ma offrono anche preziose lezioni per l’ingegneria moderna e la sostenibilità ambientale.

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