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Finanziamenti Pubblici all’Editoria: Un po’ di Chiarezza sul Tema
di Pier Luca Santoro
È scontro aperto tra editori e Governo sui fondi pubblici all’editoria. Oggetto del contendere l’abolizione dell’obbligo per le pubbliche amministrazioni di pubblicazione degli avvisi di gara e aggiudicazione sui quotidiani nazionali e locali annunciata dal neo-Sottosegretario all’Editoria Vito Crimi in un’intervista rilasciata al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, in cui ribadiva i concetti già espressi durante l’Internet Day.
https://www.facebook.com/vitoclaudiocrimi/videos/2109339119330362/
Ipotesi di lavoro che ha ottenuto la pronta replica del neo-Presidente della Federazione Italiana Editori Giornali, Andrea Riffeser Monti, che addirittura ha invitato Crimi ad ascoltare la canzone “Pensa” di Fabrizio Moro, il cui ritornello recita «Pensa / Prima di sparare / Pensa / Prima di dire e di giudicare prova a pensare / Pensa / Che puoi decidere tu / Resta un attimo soltanto / Un attimo di più / Con la testa fra le mani» ed a lanciare una campagna in cui ci si appella persino all’articolo 21 Costituzione sulla libertà di pensiero per poi affermare che «Aspiriamo a liberalizzare il pensiero attraverso lo scritto su carta e digitale, con leggi e norme che ricreino le condizioni di fiducia e correttezza tra cittadini e istituzione». Se già si fatica a capire cosa abbia a che fare la libertà di pensiero con l’obbligo succitato, sarebbe da testare su un campione rappresentativo della popolazione la comprensione della frase firmata da Riffeser Monti visto che pur avendola letta e riletta si continua a non capirla.
Libertà di stampa richiamata anche dal Direttore di Repubblica, Mario Calabresi, in una lettera aperta che conclude «Gentile sottosegretario, l’editoria vive tempi di faticosa e appassionante trasformazione: da chi ricopre il suo ruolo non ci aspettiamo certo regali o prebende, ma nemmeno ostacoli o avvertimenti. Mi auguro che la campagna elettorale finisca una volta per tutte e che venga il tempo in cui ci si possa confrontare sulle cose reali e sul valore del pluralismo, che le dovrebbe stare particolarmente a cuore. Buon lavoro».
Lettera aperta che ottiene pronta replica del Sottosegretario che, in specifico riferimento all’obbligo per le pubbliche amministrazioni, scrive che «si tratta di una norma obsoleta e anacronistica. Un obbligo assurdo, se pensiamo che gli avvisi di gara sono già pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale Europea ed Italiana, e se guardiamo agli strumenti tecnologici disponibili oggi per imprese e professionisti, al tempo di internet, dei social network, dei servizi di messaggistica istantanea e di tantissimo altro. Eppure gli stessi editori hanno fatto di tutto perché l’obbligo di pubblicazione non venisse abolito quando si è tentato di sopprimerlo. E si tratta, va detto, di un finanziamento indiretto di cui usufruisce anche Repubblica».
Posizione ribadita anche in un altro articolo, sempre a firma di Crimi, alla quale segue la contro-replica di Calabresi che si dice scandalizzato per «l’accusa generalizzata al sistema, che induce i cittadini a pensare che la stampa italiana sia tutta sussidiata e dipendente dalla politica».
Insomma, se era naturale attendersi che quello che è da tempo un cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle fosse tra le priorità del Sottogretariato all’Editoria e all’Informazione, forse non ci si attendeva che la questione sarebbe esplosa così presto, dopo solo un paio di settimane dall’insediamento del Sottosegretario.
Si tratta di un tema estremamente articolato e complesso, in cui sono coinvolti direttamente e indirettamente tutti gli attori della filiera editoriale, relativamente alla quale, a leggere i commenti online, appare evidente che vi sia una gran confusione. Proviamo a mettere ordine.
Tralasciando il passato remoto, con una stima dei contributi indiretti che dall’inizio del millennio ai giorni nostri che ammonterebbe a circa 3 miliardi di euro, iniziamo con il distinguere i contributi diretti da quelli indiretti.
Tra i contributi indiretti troviamo, appunto, l’obbligatorietà di pubblicazione degli avvisi di gare. Pubblicità legale che, secondo i dati dell’Osservatorio Stampa Fcp [Federazione Concessionarie di Pubblicità], nel 2017 ammonterebbe a poco più di 67 milioni di euro, in calo del 11.9% rispetto ai 75.5 milioni del 2016. Importo che rappresenta l’11.4% del totale della raccolta pubblicitaria dei quotidiani l’anno scorso, e che nei primi cinque mesi di quest’anno raggiunge i 23 milioni di euro [- 23.8% vs 2016], con un peso del 10.1% sul totale degli investimenti nel periodo Gennaio – Maggio 2018.
A questi vanno ad aggiungersi le agevolazioni di credito. Tipologia di agevolazione che non è attualmente finanziata e che nel 2016 è stata di soli due milioni di euro circa, mentre era decisamente più sostanziosa in passato, in particolare nei primi anni della “grande crisi” della carta stampata, con 18 milioni di euro concessi nel 2008 e 13 milioni di euro concessi nel 2009.
Sempre per quanto riguarda l’attualità, e il recente passato, per il sostegno a crisi aziendali e prepensionamenti dal 2014 al 2021 sono previsti stanziamenti per 120 milioni di euro, mentre la norma relativa al credito d’imposta per investimenti pubblicitari negli anni 2017 e 2018, che dopo un difficile parto ha visto la luce di recente, avrebbe un costo di 50 milioni di euro.
Il valore dell’Iva agevolata al 4% invece è di un importo non quantificabile dal Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria. Agevolazione che, va detto, non riguarda solo i giornali – e periodici e libri [inclusi e-book] – ma riguarda molti prodotti alimentari considerati di prima necessità, e molto altro ancora che sfogliando l’elenco completo lascia in più di un’occasione quantomeno perplessi come nel caso dei radiotaxi o le campagne elettorali intese in qualità di beni e servizi relativi alla campagna elettorale.
Insomma, come riassume l’infografica sottostante, in totale tra il 2016 ed il 2021 i finanziamenti indiretti all’editoria, se non vi fossero, come invece pare sarà, interventi correttivi, ammonterebbero a circa 472 milioni di euro, ipotizzando una media di 50 milioni all’anno per la pubblicità legale. Cifra tutt’altro che trascurabile, dove il maggior peso è proprio quello dei ricavi derivanti dall’obbligo per le pubbliche amministrazioni di pubblicazione degli avvisi di gara e aggiudicazione.
A questi si aggiungono i contributi diretti, quelli che secondo la normativa vigente vanno a cooperative di giornalisti, fondazioni o enti morali, ai quali si sommano quelli per le testate dedicate alle minoranze linguistiche del nostro Paese, quelli per i giornali italiani all’estero, e per non vedenti e ipovedenti e associazioni consumatori.
In questo caso, nel 2016 complessivamente sono stati erogati contributi per 62.5 milioni euro. Una cifra molto distante dai 176.6 milioni di euro elargiti nel 2007, anno nel quale si è toccato il picco massimo dal 2006 ad oggi per poi scendere sino ad un minimo di 48.5 milioni nel 2013, per poi risalire, appunto, ai 62.5 milioni del 2016.
Valori ai quali, grazie ai dati pubblicati a metà Giugno di quest’anno, vanno ad aggiungersi quelli e la rata di anticipo del contributo per il 2017, dei quali l’infografica sottostante fornisce il dettaglio dei principali dieci beneficiari, che ha consentito di erogare il 42% del contributo dell’anno prima, pari a circa 21 milioni di euro, con una stima per il totale anno che dovrebbe aggirarsi attorno a 50 milioni di euro.
In questo caso, come abbiamo già segnalato in precedenza, sono diverse le testate che figurativamente sono cooperative ma che nella realtà dei fatti sono riconducibili invece ad una proprietà ben definita come, uno per tutti, il caso di Libero, di proprietà degli Angelucci che da anni, inclusi i più recenti, è il secondo quotidiano per quota di risorse statali allocate.
È evidente che su questo aspetto sia necessario intervenire a partire proprio facendo pulizia di testate che ottengono contributi ai quali non avrebbero diritto attraverso escamotage e “mezzucci”.
Ritorneremo nei prossimi giorni sul tema per fornire la nostra visione su quali debbano essere le linee guida ed i criteri dei finanziamenti diretti ai quotidiani, che partendo da un sacrosanto principio di difesa del pluralismo sono, come dimostrano i dati, invece allo stato attuale fondi decisamente mal allocati in buona parte.
L’infografica sotto riportata fornisce il totale dei contributi diretti all’editoria con il consolidato 2006 – 2016, per un totale di 1.14 miliardi di euro usciti dalle casse dello Stato [aka il nostro portafoglio], e la stima per il 2017.