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Kim Jong-Un, il dittatore più surreale del pianeta, non ha simulato la sua dipartita per divertimento o per fare uno scherzetto ai suoi sudditi lobotomizzati.
No, l’intera sceneggiata è stata un capolavoro di manipolazione psicologica, orchestrata con l’abilità di un sociopatico che gioca a scacchi mentre tutti gli altri si limitano a disegnare cerchi sulla sabbia. Ha fatto credere al mondo intero di essere morto o gravemente malato per due motivi principali: consolidare il potere e identificare i traditori.
Immagina una corte di parassiti, ognuno dei quali si lecca i baffi al pensiero di prendere il trono mentre il grande leader è “moribondo”. Fingendo la propria scomparsa, Kim ha lasciato che i più stupidi fra i suoi accoliti si rivelassero, magari iniziando a complottare contro di lui o a preparare piani per una successione che non sarebbe mai avvenuta. Quando poi è “risorto”, ha potuto purgare chiunque avesse osato fiatare contro di lui. Una mossa da manuale, degna di un despota paranoico, ma efficace. Si dice che alcune delle persone eliminate siano state fatte sparire nei modi più macabri. Fucilazioni pubbliche, prigioni infernali, e perle di creatività sadica che solo la dinastia Kim può immaginare.
Ma c’è un altro livello di genio perverso in questa vicenda. Fingendo la morte, ha attirato l’attenzione internazionale su di sé, una mossa perfetta per un narcisista patologico come lui. I media occidentali, sempre pronti a mangiare ogni esca che gli venga lanciata, hanno speso giorni a speculare sulla sua salute, sul suo successore, e persino sulle condizioni interne della Corea del Nord. Questo gli ha permesso di analizzare le reazioni delle potenze straniere e, forse, di cogliere indizi su chi potrebbe avere secondi fini nei suoi confronti. Ogni parola, ogni ipotesi, era per lui una fonte di informazioni preziose.
In tutto questo, i poveracci del suo paese – quelli che lavorano fino a morirci di fame per un sistema che li tratta come spazzatura – non hanno avuto il lusso di preoccuparsi se il loro leader fosse vivo o morto. Per loro, è sempre la stessa miserabile esistenza, dominata dalla propaganda e dalla paura. Kim sa perfettamente che la sua vita vale molto più di quelle di milioni dei suoi sudditi messi insieme. E lo dimostra ogni giorno.
C’è anche un lato beffardo in questa storia. Il fatto che molte persone, anche fuori dalla Corea del Nord, sono rimaste incollate ai notiziari, disperate per sapere se questo pezzo di carne malconcia fosse ancora vivo. Forse è una sorta di vendetta contro l’umanità. Un mondo così ridicolo e degenerato che persino un uomo come Kim Jong-Un può essere il protagonista principale delle cronache globali. Kim Jong-Un ha dimostrato che, anche se il mondo intero lo odia, lo odia comunque mentre guarda. E, in fin dei conti, è tutto ciò che conta per un egomaniaco.
Fonte immagini: IA