LETTERINA A CHI HA VOTATO M5S E ADESSO È DELUSO

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7 gennaio 2020

di Giangiuseppe Gattuso –

Cari cittadini che avete votato il M5S,
mi capita di leggere espressioni di profonda delusione, di attese non soddisfatte, di tradimenti, e gravi responsabilità per ciò che è stato fatto e per quello non ancora realizzato. Affettuose cattiverie, recriminazioni, denigrazioni fino a veri e propri insulti.
Credo, però, che ci sia una più che probabile mancanza di ponderazione nell’espressione del voto. Pensando, con l’apposizione di una croce sulla scheda, di ottenere immediatamente i cambiamenti e i risultati sperati.

Ma la vostra “delusione”, è evidente, dimostra poca attenzione ai meccanismi politici, parlamentari, di governo e della pubblica amministrazione. È una frustrazione ingiustificata e fin troppo repentina. Si vorrebbe che i nostri rappresentanti, delegati dal voto, stravolgano d’un tratto un “sistema” consolidato nei decenni e irrobustito da gruppi di potere di ogni genere.

Vi stupite e vi stracciate le vesti, o fate finta, se il Movimento sta al Governo oggi con il PD e prima con la Lega. Sapendo bene, e chi dice il contrario mente sapendo di mentire, che la linea espressa in campagna elettorale e sottolineata in ogni manifestazione elettorale prevedeva, in caso di non raggiungimento della maggioranza assoluta parlamentare, un accordo di governo “con chi ci stava” per realizzare i punti del programma. E la legge elettorale voluta dai partiti, non certo dal M5S, questo imponeva.

E per quelli che manifestano insofferenza per i tempi, per le promesse ancora non soddisfatte, mi permetto di ricordare, per esempio, le infinite assemblee condominiali a cui moltissimi di noi avranno partecipato, per decidere su fatti a volte anche ridicoli senza poi arrivare ad una qualsiasi decisione.

Io, invece, ritengo un quasi miracolo l’arrivo del M5S al Governo del Paese, la sua permanenza e le numerose leggi, alcune rivoluzionare, approvate e in vigore.

I tempi della “politica”, i provvedimenti governative, le leggi e le riforme hanno bisogno di lunghe gestazioni che si misurano in una o due legislature. E gli effetti delle norme approvate potranno essere percepiti solo dopo che gli organi amministrativi dello Stato nelle loro infinite articolazioni avranno attivato le conseguenti necessarie procedure attuative.

Altrimenti dovremmo dare conto a Salvini che prometteva di risolvere ogni problema, senza in effetti risolverne alcuno.

Forse, invece, c’è dell’altro. Probabilmente rimpiangete altri politici, altri parlamentari, altri governi. Avete nostalgia delle pacche sulle spalle, del diffuso “do ut des” delle campagne elettorali del recente passato. Vi sentiti “abbandonati”, vi mancano quelli che si chiamavano “punti di riferimento” che in cambio della fedeltà promettevano e talvolta risolvevano i vostri problemi delegando a loro ogni responsabilità.

Perchè non credo possiate avere effettivamente rimpianti dei risultati degli scorsi decenni. Non credo possiate sul serio rimpiangere ciò di cui vi lamentate ogni giorno. Le nefandezze perpetrate da quei politici bravi, esperti e competenti che hanno voluto e imposto investimenti infrastrutturali con il principale scopo di lucrare voti e prebende fregandosene della reale utilità e dell’effettiva realizzazione. Fregandosene ancora di realizzare sul serio e in tempi ragionevoli quelle strade, autostrade, ferrovie, scuole, asili, ospedali assicurandone le opportune necessarie manutenzioni. Che sono responsabili del gravissimo divario tra Nord e Sud. E non continuo per carità di patria e non tediare i lettori.

Ecco perchè, cari cittadini elettori, forse per sbaglio, del M5S, la vostra delusione mi sconcerta e mi rattrista. E nonostante i limiti personali, le indecenze scritte da “giornalisti” come Lucia Annunziata, le problematiche interne, le carenze organizzative del Movimento, considero la vostra insoddisfazione ingiustificata e ingiustificabile. Rappresenta, questo si, lo specchio di una società distratta, indifferente, acquiescente, superficiale. E che forse merita ciò che potrebbe arrivare.
Non me vorranno gli elettori in buona fede.

Giangiuseppe Gattuso
07 Gennaio 2020

LA NOTA. AVERSA. Guglielmo Pellegrino, fratello del ras dei Casalesi “O’ Mister” assalta e minaccia davanti all’aula consiliare l’assessore Benedetto Zoccola – CasertaCE

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https://casertace.net/la-nota-aversa-guglielmo-pellegrino-fratello-del-ras-dei-casalesi-o-mister-assalta-e-minaccia-davanti-allaula-consiliare-lassessore-benedetto-zoccola/

Ex manicomio di Aversa, un pezzo di storia abbandonato

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Questa volta gioco in casa, ad Aversa, il luogo dove abito, e vi racconto dell’enorme complesso dell’ex manicomio, fulgido esempio di ingegno Borbonico e che ora giace fra abbandono, orrore, incuria e storia secolare.

Aniello Napolano

Inferno Op di Aversa

L’ospedale fu abbandonato definitivamente nel 1999 dopo una lenta dismissione, iniziata con la legge Basaglia del 1978. Da allora la natura dell’immenso giardino si è impossessata di nuovo degli usci, dei muri e delle pareti fino a coprire intere ali di questa cittadella che mi appare ora come una bocca aperta , spalancata verso un cielo ingeneroso urlando il proprio dolore.

Il mio giro dell’inferno parte, ironia della sorte, dal padiglione Virgilio. Questo padiglione versa, a tanti anni dalla chiusura, in uno stato di grave e totale abbandono, soprattutto la parte del corpo più antico ormai segnato dai crolli che si sono succeduti negli anni.

La splendida chiesa ed il chiostro sono duramente divorati dal tempo, dall’incuria e dai ripetuti atti vandalici. La chiesa, in particolare, non ha più il tetto ed il pavimento è invaso da una vegetazione cresciuta quasi ad altezza uomo. Gli altari laterali in pregiato marmo cadono a pezzi (o sono stati in alcuni casi “fatti a pezzi”), i confessionali sono a brandelli sepolti dalle macerie e dalla vegetazione, tranne uno che, come un uomo che affoga, affiora tra le piante che cominciano ad avvilupparlo visto che la vegetazione selvatica ha invaso anche il chiostro e si è ripresa ciò che aveva perso secoli fa.

Il più antico manicomio di epoca moderna

Nel tempo questa struttura ha cambiato molte volte denominazione: Pazzeria degli incurabili, Reale Casa de’ matti, Reale manicomio della Maddalena, Real Ospedale Psichiatrico di Aversa, Ospedale psichiatrico S. Maria Maddalena

La prima pietra “ideale” però di questo complesso parte da Napoli. La prima sede manicomiale del Regno era infatti ubicata nel cinquecentesco Ospedale “degli Incurabili” di Napoli, il primo ospedale in senso moderno d’Europa, e che aveva al proprio interno anche una sezione dedicata ai malati di mente chiamata senza mezzi termini “Pazzeria”

In età borbonica però ci si accorse della sua inadeguatezza e la necessità di creare degli spazi appositamente attrezzati e configurati anche se fu, tuttavia, il Re di Napoli Gioacchino Murat nel 1813 che con un Regio decreto che mise mano alla questione e fondò le “Reali Case de’ matti”.

Il fatto che molte di queste Case fossero ospitate in antichi conventi e ne mantenessero la struttura non è un caso visto che la loro creazione coincise con un periodo storico di grandi espropri di possedimenti ecclesiastici. Murat stesso non fece eccezione visto che nel 1809 nel quadro di una riforma di ammodernamento dello Stato confiscò più di un centinaio di monasteri destinandoli ad uso civile rimanendo cosi anche dopo la fine del periodo Napoleonico e la “Restaurazione”

Aversa non fece eccezione ed il primo nucleo fu sistemato nel confiscato convento della Maddalena.

La dottrina del “Trattamento morale”

Questa casa di cura è importante anche (e soprattutto..) perchè si specializzò nella cura con metodi innovativi e non repressivi, attraverso il “Trattamento morale”

Questo trattamento fu messo a punto da due grandi alienisti francesi: Jean Etienne Dominique Esquirol e Philippe Pinel. I due teorizzarono un trattamento di cura per “I folli” fatto di una organizzazione di vita quasi monastica, con regole ed orari ma anche divertimenti e svaghi con occupazioni in attività varie come ascolto di musica, attività teatrali etc.

Ai giorni nostri parleremmo di un percorso di riabilitazione fatto di socializzazione e di reinserimento in società.

Questo percorso risulta ancor più strabiliante e davvero rivoluzionario se pensiamo che le cure primordiali per i folli erano fatte di salassi, purghe “per permettere l’evacuazione delle parti folli del sé”, bagni gelati, punizioni e contenzione. I Borbone, dopo la restaurazione, una volta tornati sul trono dopo gli eventi rivoluzionari, non cancellarono questi metodi curativi intuendone la portata rivoluzionaria ed, anzi, ne fecero un vanto del Regno in tutta Europa, facendo assurgere Napoli a Capitale all’avanguardia nella cura delle malattie mentali.

La legge Basaglia e il declino

Con gli anni settanta del ‘900, si fecero largo le nuove idee progressiste sulla malattia mentale e piano piano il manicomio aversano perse d’importanza. Le prime avvisaglie della fine fu la famosissima legge del 1978 del Servizio Sanitario Nazionale, ma la vera svolta si ebbe con la famosissima legge 180, più conosciuta come Legge “Basaglia”. Da li un lento declino fino a quando l’Ospedale psichiatrico fu svuotato nel 1998 e chiuse definitivamente nel 1999.

Fu la fine di un’epoca di cui si doveva preservare la memoria e le testimonianze mentre invece tutto sembra destinato a cadere nell’oblio, sotto macerie abbandonate.

Tutto giace nell’abbandono

A svariati anni dalla chiusura, l’Ex Ospedale Psichiatrico di Aversa giace ancora in uno stato di grave e totale abbandono. Il corpo principale del complesso, quello più antico, è ormai fatiscente.

Fra segni di crolli e cedimenti strutturali preoccupanti, passeggiare fra i vari padiglioni e il chiostro rinascimentale segnati dall’incuria naturale (e di qualche vandalo) è veramente un colpo al cuore che rende difficile raccontare la bellezza degli scaloni monumentali, delle architetture borboniche senza sentirsi rattristati di ciò che era e ciò che sarebbe potuto essere.

Una tristezza e nel contempo un senso di angoscia ed inquietudine profonda che ci avvolge quando passeggiamo verso l’uscita fra gli immensi saloni vuoti, i lunghissimi corridoi dalle pareti scrostate, i grandi finestroni con le sbarre arrugginite. Esplorare questo gigante morente, entrare nel suo ventre e perdersi nei suoi meandri polverosi, silenziosi e semibui è una esperienza veramente forte.

Riutilizzare l’area si può e si potrà, ma recuperare tutto quello che si è perduto è impossibile, quella bellezza, il mistero di quello che lentamente sta morendo, i racconti di chi ha vissuto qui parte o tutta la propria vita.

Noi ci auguriamo che possa essere salvata almeno la memoria di questo luogo e di ciò che è stato.

Le concessionarie offrono ottimi affari sull’inventario delle auto 2018 e 2019

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Se ultimamente avete pensato di acquistare una macchina nuova, siete fortunati. Le attuali condizioni di mercato hanno reso le nuove auto più convenienti che mai. I concessionari, infatti, hanno un disperato bisogno di svuotare l’inventario invenduto del 2018 e del 2019 per fare spazio ai modelli del 2020, consentendo agli utenti online intelligenti di assicurarsi un affare incredibile per l’acquisto di un nuovo veicolo.

Ci sono due grandi motivi per cui oggi è possibile ottenere un super sconto su una nuova auto:

1. Sono stati introdotti nuovi modelli prima di vendere quelli precedenti.
2. La sovrapproduzione dei modelli dell’anno prima ha determinato un eccesso di offerta.

Entrambi gli scenari consentono ai consumatori di trarre vantaggio da un drastico ribasso dei prezzi. Le concessionarie stanno facendo i salti mortali per sgomberare l’inventario invenduto, poiché hanno l’obbligo di fare spazio ai modelli del 2020.

Vi state chiedendo come fare per trovare questi sconti? Se state leggendo questo articolo, siete già in possesso delle capacità di ricerca necessarie: cercare online e confrontare opzioni è la strategia migliore. Continuate a leggere per ottenere ulteriori informazioni.

Auto a benzina, ibride ed elettriche

Negli ultimi anni, le concessionarie hanno registrato una domanda ridotta di automobili tradizionali alimentate a gas. Nel frattempo, la domanda di auto ibride ed elettriche è aumentata.

Per essere chiari, la differenza tra motorizzazioni tradizionali, ibride ed elettriche risiede nel tipo di alimentazione del motore. Le auto tradizionali vanno a benzina o diesel per alimentare un motore a combustione interna.¹

Anche le auto ibride hanno un motore a combustione interna e possono essere alimentate a gas proprio come le macchine tradizionali; tuttavia, queste dispongono anche di un motore elettrico e di una batteria, cosa che permette loro di ridurre notevolmente il consumo di carburante e di inquinare di meno rispetto alle vetture non ibride convenzionali.

Le auto completamente elettriche, a differenza di quelle ibride, non sono alimentate a gas, ma utilizzano invece energia proveniente da fonti elettriche. Sono considerate veicoli a emissioni zero completamente non inquinanti.² Sebbene non richiedano l’utilizzo di nessun combustibile per funzionare, devono essere caricate spesso elettricamente.

In risposta alla crescente domanda di auto ibride ed elettriche, sono successe delle cose. Innanzitutto, molti concessionari hanno sopravvalutato la domanda e hanno ordinato troppe macchine ibride ed elettriche. Di conseguenza, devono trovare un modo per sbarazzarsi di quelle che non hanno venduto, e spesso lo fanno abbassando i prezzi.

Sempre in risposta a questa crescente domanda, le concessionarie ordinano ogni anno altri veicoli ibridi ed elettrici, il che significa che devono fare posto a un sacco di modelli nuovi.

Quando non riescono a vendere i modelli del 2018 e del 2019, devono sbarazzarsene, e devono farlo in fretta. Infatti, con un numero sempre maggiore di vetture del 2020 da esporre, c’è meno spazio per quelle del 2018 e del 2019. E in che cosa si traduce tutto questo? In super sconti e prezzi più convenienti!

Come trovare le offerte migliori

Per trovare le migliori offerte disponibili, la soluzione migliore è cercare su Internet. Le offerte online delle concessionarie, infatti, sono spesso più vantaggiose di quelle presso le concessionarie fisiche. Inoltre, vi evitano la seccatura di dover trattare sul prezzo.

Con delle semplici ricerche online, sarete in grado di trovare una serie di affari e incentivi offerti dai vostri concessionari locali.

Valutate anche di confrontare più opzioni, soprattutto se avete una certa flessibilità sull’auto da acquistare. Molto spesso, infatti, alcune concessionarie hanno promozioni migliori (e più inventario invenduto) di altre e, naturalmente, fare qualche ricerca in più può davvero ripagare.

Mentre le auto off-lease continuano a colpire i rivenditori e i modelli più vecchi si svalutano, potete aspettarvi di vedere le concessionarie offrire prezzi incredibili su berline, SUV, crossover, macchine ibride ed elettriche e piccole auto simili.

Quindi, se avete intenzione di acquistare una macchina nuova, è il momento giusto per cercare delle offerte. Questi prezzi incredibili non dureranno per sempre, quindi dovete battere il ferro finché è caldo.

Da 0 a 10: le 5 cessioni immediate, i due acquisti inutili, il passo indietro di ADL e la bugia di Gattuso

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(di Arturo Minervini) –

Zero al grande vuoto. Quello visibile agli occhi, quello quasi assordante nelle orecchie, quello che racconta un freddo al cuore mai provato prima nella storia. Prima di ogni analisi, bacchetta tattica, proposte di rivoluzione assoluta, bisogna fermarsi a ragionare su questo San Paolo asettico come una camera iperbarica. C’è chi pensa che un piatto che si rompe non tornerà mai più come prima, altri che rimettere insieme i cocci possa dargli più valore. Che il piatto si sia rotto è palese. Che sia necessario rimboccarsi le maniche per tornare a vivere a pieno un sentimento pugnalato lo è altrettanto. Napoli ha bisogno dei tifosi. Il San Paolo ha bisogno di tornare a ruggire come nel racconto di Yaya Tourè, che pare adesso una macabra profezia del contrappasso. Quello che era Inferno per gli altri, è divenuto Inferno per lo stesso Napoli.

Uno il gol segnato da un Napoli che fatica terribilmente ad andare in gol. Appena 28 in campionato, gli stessi del Bologna, 5 in meno del Cagliari, 2 in meno del Sassuolo, 20 (VENTI!!!) in meno dell’Atalanta. Nella spaventosa involuzione generale, questa squadra ha grattato via dalla pelle quella cattiveria fondamentale che serve per competere a certi livelli, ha subito supinamente un destino che ha scritto con mani piene zeppe di peccati, bugie e mugugni. Ha simulato più di Meg Ryan in ‘Harry ti presento Sally’ una serenità che nascondeva un temporale emotivo che sta avendo effetti catastrofici.

Due acquisti oggi, anzi ieri. Anzi l’altro ieri. Perché era già tardi, perché è già tardi, perché mentre scrivo è sempre più tardi. La scelta cervellotica di Ancelotti di ritenere completo quel centrocampo si è rivelata cicatrice mai sanata, mela rubata dall’albero per un peccato originale che attende fonte battesimale per essere sanato. Come la Juve con Kulusevski, come il Milan con Ibra, i tempi d’attesa dovevano essere azzerati, un fast-pass per provare a salire sulla giostra che contava. Ed invece, stiamo ancora a raccontare di trattative. Confusione generale. Ora arriverà un mediano ed un difensore, ma chi li avrà voluti? A quale Napoli serviranno? A quello di oggi? A quello di domani? E chi sarà l’allenatore? Troppe domande, poche risposte.

Tre pietre sul cuore. A smorzare ogni entusiasmo, ad affievolire ogni sentimento. C’è l’orrore puro di tre disgrazie ritrovatesi nella stessa serata, colpe troppo gravi per essere espiati in 90’ di troppa confusione. Una confusione che è prende le sembianze di Hysaj che si ritrova titolare quando in estate aveva già annunciato l’addio. Il caos nella testa di Elseid che lascia a Lukaku il sinistro in occasione del primo gol è inaccettabile a certi livelli. La paura di scegliere è il fardello più grande che questo Napoli si trascina da tempo. Troppo tempo.

Quattro fisso, come un prefisso da comporre in una cabina telefonica di cui sembra voler assumere le sembianze. Clark Joseph Kent nelle postazioni telefoniche stradali svelava al mondo la sua vera natura, Fabiàn ha ormai assunto il travestimento del super-eroe che fa la strada nel percorso inverso, ricordando più Medio-Man che un Super-Uomo. Difficile spiegare, difficile accettare l’indolenza, quasi fastidiosa, dello spagnolo che, a prescindere dalle attenuanti sulla posizione in campo, da settimane si trascina svagato sul prato verde. Orologio molle che omaggia Salvador Dalì e la sua Patria, nostalgia o debolezza al richiamo di sirene iberiche. Ma qui siamo belli che stufi.

Cinque dita di Handanovic sul destro a giro di Lorenzo, la palla rimbalza sul terreno e ritorna tra le braccia di Samir. Poco prima, la carambola impazzita generata dalla disattenzione di Meret aveva avuto esito ben diverso. La stagione del Napoli è anche lì. In un destino girato sempre di spalle, a guardare altrove. È una visuale molto simile alle ‘Nozze di Cana’ al Louvre, che osserva gli occhi dei curiosi rivolgersi di fronte, lì dove attende enigmatica ‘La Gioconda’ che ruba attenzione e catalizza spettatori. Il Napoli nel suo angolino, raccoglie qualche briciola da un destino che ha saputo accanirsi in un momento già ingarbugliato.

Sei-Sei-Sei come il numero del diavolo. Immerso dentro un racconto esoterico, il Napoli guarda in faccia i demoni di un campionato vissuto sulla soglia della mediocrità, con quel numero che è atto satanico dopo 18 gare: 6 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte. Una discesa verticale, senza paracadute e soprattutto senza nessuno che riesca a trovare la forza di provare ad invertire una traiettoria che ora pare avere una sola destinazione: il suolo.

Sette agli impulsi emotivi di Piotr, unico veramente rivitalizzato dal cambio modulo. Sterza, inventa sul gol di Milik, cambia passo e velocità come nelle giornate migliori. Finalmente brillante e sfacciato, a tratti unico leader di una squadra che gioca a nascondino quando c’è da assumersi qualche responsabilità. Il passato ci ha già tratti in inganno troppe volte con questo polacco con la faccia da eterno ragazzino, quindi nessuna esaltazione. Doveroso, però, riconoscerne la determinazione e l’abnegazione. Fermarsi ora sarebbe doppiamente criminoso. Forza Piotr, è il momento di diventare grande.

Otto centimetri più in basso, una traversa scheggiata, un gol che manca da tempo immemore. Nella centrifuga emotiva della notte di Insigne ci finiscono rabbia, sgomento, senso di impotenza. Ci ha provato, questo sì, ma “Hai fatto il massimo e il massimo non è bastato”. Forse su questo passaggio bisogna concentrarsi: cosa attendersi da Insigne? Ci si può accontentare di qualche guizzo per salvare la sua prestazione? Il suo stipendio che tipo di pretese impone? Come giustificare un gol che manca (su rigore) dal 22 settembre?! Un labirinto dialettico ed analitico impervio come quello della bionda Alice, ma qui di Meraviglie di Lorenzo se ne vedono sempre meno.

Nove alla rivoluzione che si è fatta necessità. Alle cessioni che sono combustibile per un motore ingolfato, rallentato dalla ruggine dei chilometri ormai andati. Al bivio tra innovazione e nostalgia, il Napoli ancora esita e commette già un errore clamoroso. De Laurentiis ora cambi marcia, effettui almeno 5 cessioni per riavviare un progetto arenatosi proprio nella malinconia di quello che poteva essere e non è stato. Di quello che sarà è lui l’unico responsabile, referente troppo solitario che ha pagato la guerra epocale col proprio ego. Che strutturi il club in maniera più responsabile, applichi il principio del ‘Divide et impera’ che vale per tutte le più grandi organizzazioni della storia. Guardi in pochi mesi cosa ha fatto Marotta all’Inter, valuti l’acquisto di un Top Player nei piani dirigenziali e magari pensi ad un clamoroso passo indietro quando si tratta di scelte di campo.

Dieci gare con 8 punti raccolti, 16esimo rendimento in questo lasso di gare. Il dato scioccante ti investe come una nuova condizione, un’eccezionalità che è diventata quasi normalità col passare dei giorni. Assorbita, assimilata, assuefatta. Gattuso racconta una piccola bugia quando si dice soddisfatto della prestazione, perché se fosse sincero sarebbe ancora più grave. Il Napoli subisce tre gol per errori propri, ma lascia tante altre occasioni all’Inter e non mostra mai di essere costruzione solida, temibile, rispettabile. Tutt’altro. Si accompagna di una fragilità che resta sospesa, latente, ma pronta ad accadere in qualsiasi istante. E così è stato.

𝐒𝐭𝐚𝐝𝐢𝐨 ‘𝐁𝐢𝐬𝐜𝐞𝐠𝐥𝐢𝐚’, 𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐬𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐚. 𝐒𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐧𝐝𝐞, 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐠𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚

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Ci limiteremo alla mera cronaca, senza dare giudizi. Siamo stanchi anche di combattere contro i mulini al vento dell’arroganza e della strafottenza. Chi sarà responsabile, pagherà. Prima o poi. La fiducia nella magistratura è immensa, e siamo sicuri che le tante illegalità perpetrate ai danni della comunità e dell’impianto sportivo usciranno fuori. Perché c’è qualcuno che sta provando a nasconderle in ogni modo. Oggi in consiglio comunale, dicevamo, l’ennesima farsa. Sì perché ancora una volta una parte dell’amministrazione decide di non rispondere sull’argomento. All’ordine l’interrogazione di Paolo Santulli (come primo firmatario) e del gruppo del Pd per conoscere i lavori effettuati allo stadio, senza che però questo impianto ottenesse (nonostante oltre un milione di presunti interventi) l’agibilità. Una interrogazione, tenete bene a mente questa cosa, alla quale deve rispondere l’assessore delegato. Risponde, dopo la lettura da parte dell’Onorevole Santulli, l’assessore Benedetto Zoccola, in qualità di delegato ai Lavori pubblici. La risposta è secca: “Il tecnico non c’è, stamattina si è sentito male ed è stato ricoverato. Quindi la discussione non può esserci”. In pratica Zoccola non ha davanti nemmeno una carta, nonostante l’interrogazione sia rivolta a lui. E soprattutto ‘scarica’ la mancata discussione sul tecnico. Vogliamo sottolineare solo una cosa: l’interrogazione è stata protocollata il 17 ottobre 2019 (numero 32863), quindi quasi 2 mesi fa. E stamattina Zoccola voleva le carte dal dirigente o voleva che intervenisse lo stesso tecnico (per quale motivo?) in consiglio comunale. Morale della favola? Niente discussione, nonostante la richiesta di chiarimenti dello stesso Santulli, Alfonso Oliva, Giuseppe Stabile e Roberto Romano. E adesso? Se ne riparla nel prossimo consiglio comunale sulle interrogazioni, potrebbe anche esserci nel 2021. Ricordate la famosa polvere? Bene, mettiamola sotto il tappeto. Dulcis in fundo: l’assessore Zoccola, all’esterno della sala consiliare, rivela (andando contro quanto affermato dal presidente del consiglio comunale Carmine Palmiero) che a dover relazionare sull’argomento sarebbe dovuto essere il delegato allo Sport, che però in Consiglio non è proprio andata. Dichiarazioni rese alla presenza dell’Onorevole Santulli, della polizia e di almeno una decina di cittadini. Questa è la cronaca, le considerazioni le lasciamo ai cittadini e agli appassionati di calcio e dello sport! Il Real Agro Aversa da adesso in poi non parlerà più del Bisceglia: chiederà alla magistratura, attraverso un esposto presentato dal nostro penalista Enrico Motti, di prelevare tutta la documentazione necessaria in Municipio e quindi verificare se e quali lavori sono stati realizzati, e nel caso ‘scovare’ i responsabili e punirli secondo quanto previsto dalla legge.

#realagroaversa #forzaaversasempre