Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale 

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Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale e figura di spicco della politica italiana, ha recentemente espresso preoccupazioni pungenti riguardo all’evoluzione politica degli Stati Uniti sotto la presidenza di Donald Trump. Durante un incontro con Massimo D’Alema all’Istituto Affari Internazionali, Fini ha analizzato con preoccupazione la figura di Trump, mettendo in evidenza l’inquietante attrazione che il presidente statunitense sembra nutrire per il leader russo Vladimir Putin.

“Quello che mi preoccupa è che Trump è affascinato dalla figura di Putin”, ha dichiarato Fini, suggerendo che questa inclinazione potrebbe indicare una preoccupante svolta autoritaria. In particolare, Fini ha ricordato la controversa decisione di Trump di perdonare i protagonisti dell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, un atto che, secondo l’ex politico, rappresenta un segno della deriva democratica che sta prendendo piede negli Stati Uniti.

“Ci dimentichiamo che, come prima azione alla Casa Bianca, Trump ha graziato i golpisti del 6 gennaio che hanno dato l’assalto al Parlamento”, ha aggiunto Fini, criticando la decisione di Trump di non perseguire legalmente i responsabili dell’insurrezione. Per Fini, questo gesto è simbolico di una pericolosa tendenza che sta minando le basi della democrazia americana, un processo che, a suo avviso, ha molti parallelismi con la Russia di Putin, dove chi vince le elezioni non governa ma “comanda”.

Questa visione di Trump come figura autoritaria non è nuova, ma il contesto internazionale in cui si inserisce acquista una rilevanza ancora maggiore. Fini ha anche sottolineato come, in un’epoca in cui la solidarietà transatlantica è stata messa a dura prova, Trump sembri poco interessato a preservare l’unità tra Stati Uniti ed Europa. “A Trump non interessa nulla o quasi dell’unità trans-atlantica”, ha detto Fini, riferendosi alle dichiarazioni del presidente americano che sembrano privilegiare un isolamento che potrebbe indebolire il legame tra le due sponde dell’Atlantico.

In particolare, Fini ha rivolto una critica indiretta anche all’attuale premier italiano, Giorgia Meloni, che ha più volte espresso simpatia per alcune posizioni di Trump. La sua affermazione “Glielo dicesse a Giorgia Meloni” ha messo in evidenza la crescente distanza tra l’approccio della politica estera italiana e la visione della sinistra internazionale. Secondo Fini, la vicinanza della Meloni a Trump potrebbe comportare dei rischi non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa, qualora si sviluppasse una tendenza autoritaria che finirebbe per allontanare l’Italia dalla sua storica alleanza con l’Occidente.

L’inquietudine di Fini riflette la crescente preoccupazione di molti osservatori internazionali circa le prospettive della democrazia in America e le sue implicazioni per la stabilità geopolitica globale. In un contesto in cui le democrazie sono minacciate da derive autoritarie, il ruolo degli Stati Uniti come leader del mondo libero è più che mai cruciale. Se Trump e altri leader populisti dovessero continuare a promuovere una visione autoritaria, la direzione in cui si dirigeranno non sarà solo un problema per l’America, ma per l’intero sistema internazionale.

Le parole di Gianfranco Fini mettono in luce una verità difficile da ignorare: Trump, con la sua politica imprevedibile e spesso aggressiva, sta minando le fondamenta democratiche degli Stati Uniti, e forse, senza una riflessione collettiva e un’inversione di rotta, la democrazia americana potrebbe trovarsi di fronte a sfide insostenibili.

Chi se la ricorda?

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Negli anni Cinquanta l’azienda di Pontedera (Pisa) decise di entrare nel mercato delle quattro ruote, ma un accordo con la Fiat cambiò le cose in corsa.

Si riavvia quella criniera impomatata tamburellando con indice e medio sulla scrivania in mogano. Seduto dall’altro lato, la testa lucida, le unghie che sfregano delicatamente il naso prominente, l’ingegnere tirato per la giacca emette la sua sentenza: “Signor Piaggio, per me si può fare”. La voce, priva di inflessioni, è quella di Corradino D’Ascanio, l’uomo che si è inventato la Vespa. Enrico non ha dubbi: ad un tizio di quello spessore affiderebbe anche la costruzione di un razzo per il primo allunaggio toscano.

Corradino D’Ascanio alle prese con l’ennesimo progetto

La macchina della Piaggio: l’imprimatur sui bozzetti.

Dal ventre pulsante della grande fabbrica di Pontedera arrivano clangori indistinti per i profani. Loro due li riconoscono tutti, accarezzandoli mentalmente. L’imprenditore sbircia di nuovo distrattamente i numeri e i bozzetti del progetto, poi si alza di scatto: “E va bene, facciamola!“. Inizia così, quando gli anni Cinquanta hanno appena iniziato a srotolarsi, un’avventura inedita per l’azienda imperatrice degli scooter. Il mercato delle automobili è munifico. Le competenze interne non fanno difetto alla Piaggio. Tocca provare a tuffarsi in questo pescoso stagno, osservando le increspature e augurandosi di galleggiare.

Una berlina agile e ammiccante.

Quando scocca il 1952 D’Ascanio, operoso e acuto, ha già elaborato i primi prototipi della vettura. La Vespa Acma 400 – questo è il nome che sta incollato sul brevetto – è una city car compatta (nemmeno 3 metri di lunghezza per 1,2 di larghezza) che monta un motore monocilindrico a due tempi, da 13 cv. Il cambio di questa avveniristica berlina è a tre rapporti, più la retromarcia. Tirata al massimo sulle autostrade italiche lambisce i 90 km/h. Optional aggiuntivi? Tettuccio apribile e, per i più freddolosi, riscaldamento interno. Le forme, con quei grossi fanali circolari e i lati teneramente smussati, sono ammiccanti. Gli addetti ai lavori cominciano a scribacchiare freneticamente sui loro taccuini.

La Fiat marca il territorio.

Tra questi spunta la Fiat, che certo non ha l’abitudine di starsene a braccia conserte. Gli ingegneri torinesi stanno tratteggiando l’erede della Topolino e non vogliono magagne per il momento del lancio. Specie se la concorrenza dovesse essere interna. E la 500, pronta a conquistare il mercato dal 1957 in poi, appartiene proprio allo stesso segmento della nuova creatura Piaggio: un’utilitaria disinvolta e popolare, destinata a borseggiare cuori in ogni angolo del mondo. Così i cavi che agganciano la linea telefonica tra Piemonte e Toscana diventano presto roventi. I vertici delle rispettive aziende interloquiscono fitto, per giorni. Poi il pesce con le squame più spesse porta a casa il risultato: accordo tra gentiluomini, la Vespa Acma si produrrà soltanto in Francia.

La Acma in un manifesto illustrato degli anni Cinquanta .

Il debutto transalpino e una parabola annunciata.

E così eccoli lì, Piaggio e D’Ascanio, sotto un cielo color latte cagliato, nel sobbollente luglio parigino. L’anno è il 1957: mentre in Italia la 500 spopola, oltralpe la Vespa Acma è chiamata a sgomitare. A dire il vero l’incipit è gradevole, perché contemplandola al Salone dell’automobile della capitale, in tantissimi decidono di accaparrarsela. Nei primi sei mesi raccoglie circa 20mila prenotazioni.

A Pontedera si sfregano le mani. È un picco destinato a conoscere una discesa rapida. Il focus sugli scooter, la relativa lontananza del mercato e la presenza di competitors più solidi determinano un progressivo intiepidimento generale. La Piaggio prova a difendersi proponendo versioni molteplici – luxe, tourisme, GT – ma l’epilogo è segnato. La produzione della Acma cesserà già nel 1961, con poco più di 30mila esemplari venduti all’attivo. Un flirt bello e impossibile. Come tutti gli amori del genere, destinato ad ardere in fretta.

Fonte: ilgiornale.it-immagini da:Google.

Com’è la famiglia di Putin?

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La figlia maggiore, Maria Vladimirovna Vorontsova, 36 anni, è un’endocrinologa pediatrica, lavora in uno dei centri medici di Mosca, candidata in scienze mediche, ha due figli, è sposata:

La figlia più giovane, Katerina Vladimirovna Tikhonova, 35 anni, è una biologa, dirige l’azienda innovativa Innopraktika, Candidate of Mathematical Sciences, è sposata e ama l’aerobica sportiva:

Dopo l’anniversario dei 30 anni, il padre ha permesso loro di condurre una vita pubblica, tanto che a volte compaiono in onda su programmi televisivi specializzati scientifici e commerciali:

Maria Vorontsova parla della prevenzione del diabete infantile –

Katerina Tikhonova parla in diretta online dell’investimento nella scienza –

La sua ex moglie Lyudmila si è risposata, il suo nuovo cognome dopo il secondo marito è Ocheretnaya, è una filologa del gruppo di lingue romane, insegna lingue romane in una delle università di Mosca.

Dopo aver divorziato dalla moglie nel 2013, Putin vive da solo. È accompagnato dai suoi numerosi animali domestici – cani:

1. Sherkhan, un levriero kirghiso (un dono del presidente del Kirghizistan)

2. Fedele, alabai (dono del Presidente del Turkmenistan)

3. Pasha, Sharplanin Shepherd Dog (dono del Presidente della Serbia)

4. Yume, Akita Inu (regalo del Primo Ministro del Giappone)

5. Buffy, pastore bulgaro (dono del Primo Ministro bulgaro)

Secondo alcune indiscrezioni, dopo il divorzio, Putin ha sposato la sua fidanzata di lunga data Alina Kabaeva, 38 anni, ginnasta, campionessa olimpica e deputata della Duma di Stato, politica, e lei gli ha dato due o tre figli. Ma nessuno ha mai confermato queste voci.

Alina non nasconde di essere sposata e di avere figli, ma non dice chi è suo marito e come si chiama. Inoltre, nessuno ha visto una foto dei suoi figli, i loro nomi e l’età esatta sono sconosciuti. Nulla impedisce ad Alina di mostrare al marito e ai figli di porre fine ai pettegolezzi su di lei e Putin, ma per ragioni sconosciute non lo fa. Ed è strano. È illogico.

Alina Kabaeva, al prossimo evento sportivo:

Perché la Danimarca perderà la sua Groenlandia?

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Ciò che la Danimarca sta attraversando e attraverserà insieme agli altri membri della NATO non è altro che la concretizzazione della saggezza profetica dell’ultimo Messaggero di Dio.

Cosa disse Muhammad, la pace sia su di lui:

“Chi aiuta un tiranno. Sarà punito dal tiranno che ha aiutato.”

Non è vero? Questo è un miracolo profetico dell’Ultimo Messaggero di Dio.

La Danimarca ha aiutato il tiranno (in questo caso gli Stati Uniti) a invadere l’Iraq e l’Afghanistan!

Dopo che la Danimarca stessa sarà invasa dallo stesso tiranno (gli Stati Uniti)

Come?

Invadendo la Groenlandia!

Che grandezza!

Il destino è sempre forte

C’è differenza tra Dio e il Fato?

In parole povere, il Destino è una creatura di Dio, il Creatore del tempo, dello spazio e di altre cose che non saremo mai in grado di quantificare. (T.E.X.)

Per questo motivo l’Ultimo Messaggero di Dio proibì di insultare il Destino.

Non si dovrebbe mai insultare il Destino.

P.S.:

Se la Groenlandia non va agli americani! Chi pensi che conquisterà l’isola?

Cina?

Poiché l’Unione Europea è solo una debole unione di facciata

La risposta è molto chiara!

La scelta è tua!

Gli USA o la Cina!

Si noti che sia gli Stati Uniti che la Cina sono tiranni.

ed entrambi hanno ricevuto a lungo il sostegno dell’Unione Europea.

Altrimenti la Groenlandia sarebbe americana o cinese.

La profezia di Maometto si avvererà inevitabilmente

Gli Stati Uniti si trovano ad affrontare una nuova crisi che potrebbe colpire in modo inatteso i consumatori

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Con un presidente che fa cagare a spruzzo la necessità di carta igienica è schizzata alle stelle.

Gli Stati Uniti si trovano ad affrontare una nuova crisi che potrebbe colpire in modo inatteso i consumatori: una carenza di carta igienica. Dopo le difficoltà con la carenza di uova, ora l’aumento dei dazi sul legname proveniente dal Canada, che ha visto un incremento del 27%, ha avuto ripercussioni anche su un altro prodotto fondamentale per le famiglie americane: la carta igienica.

Il legname canadese è utilizzato infatti nella produzione della carta, inclusi prodotti come gli scottex, i tovaglioli e le salviette, e l’aumento dei dazi ha provocato un’impennata dei costi di produzione. Secondo quanto riportato da Bloomberg, questa situazione potrebbe portare a una scarsità di prodotti sugli scaffali, simile a quanto accaduto all’inizio della pandemia da Covid-19, quando le scorte di carta igienica erano andate rapidamente esaurite.

La crisi, legata principalmente alle difficoltà di approvvigionamento, sta già preoccupando le famiglie americane, che potrebbero trovarsi di fronte a una nuova fase di scarsità e inflazione. Se l’aumento dei dazi sul legname non sarà rivisto, potrebbero esserci effetti a lungo termine sui prezzi di questi beni di prima necessità, portando a una maggiore incertezza economica per i consumatori.

L’amministrazione Trump, nel tentativo di rispondere alle preoccupazioni riguardo alla politica commerciale, si trova a fare i conti con le conseguenze tangibili di queste decisioni. Il rischio di nuove carenze nei negozi potrebbe innescare una spirale di preoccupazione che, se non affrontata tempestivamente, potrebbe minare ulteriormente la fiducia dei consumatori e aumentare le difficoltà economiche in un periodo già segnato da sfide legate alla pandemia e alle turbolenze globali.