Senato, Affari costituzionali: Renzi battuto, a rischio la maggioranza

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mercoledì 5 aprile 2017

Terremoto nella maggioranza al Senato: l’elezione a presidente della Commissione Affari Costituzionali di Salvatore Torrisi, senatore di Alleanza Popolare, è suonata come uno schiaffo al Partito Democratico che aveva avanzato il nome di Pier Giorgio Pagliari e come un avvertimento al governo guidato da Paolo Gentiloni. Immediata la reazione del Nazareno i cui vertici si apprestano a chiedere un incontro con il presidente del Consiglio, e con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Una mossa che suona come l’inizio di una crisi politica, visto che quanto accaduto in Commissione Affari Costituzionali del Senato, luogo dal quale dovrà passare la nuova legge elettorale, evidenzia il momento di tensione che vive la maggioranza e la scarsità dei numeri su cui può contare il Partito Democratico. La seconda conseguenza di quanto accaduto in Senato è lo scambio di accuse tra le forze politiche alla ricerca del responsabile di quello che i dem chiamano già un tradimento. Il Movimento 5 Stelle sottolinea che Pagliari è stato “impallinato” da un terzo dei voti della maggioranza, 5 su 16. “Noi non abbiamo rotto nessun patto”, avvertono alcuni senatori di Alleanza Popolare: “Non c’è stato alcun accordo, e anche con la presenza di Ala Pagliari non sarebbe passato. È una questione interna al Pd e a quella parte della maggioranza che non ha voluto votare Pagliari”, aggiungono.

Fonti parlamentari dem sottolineano che “con questa mossa, nei fatti, si blocca la legge elettorale“, il più importante dei temi su cui il governo Gentiloni ha ottenuto la fiducia in Parlamento. Le stesse fonti sottolineano come ci si trovi davanti a un “grande accordo di Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Ncd e scissionisti” che ha “fatto a pezzi l’accordo di maggioranza eleggendo Torrisi, uomo di Alfano, contro il candidato Pagliari. Secondo fonti parlamentari, oltre a due senatori di Ala che non hanno partecipato al voto e ad una scheda bianca, sarebbero stati due senatori dem a votare contro l’indicazione del partito. “Oggi sono nate larghe intese in Senato per non fare la legge elettorale”, conferma il senatore renziano Andrea Marcucci: “Mdp, Forza Italia, M5S ed i centristi hanno eletto il loro presidente nella commissione affari costituzionali, con l’obiettivo di consegnare l’Italia al proporzionale”. A tirare direttamente in ballo gli scissionisti di Mdp è la senatrice dem FrancescaPuglisi: “Erano talmente contrari al Patto del Nazareno che al Senato hanno votato il candidato di Alfano, a braccetto con Berlusconi e Grillo”.

La legge elettorale riemerge come tema incandescente al Senato, e non a caso ha avuto un impatto nell’elezione del centrista Salvatore Torrisi alla presidenza della prima commissione del Senato, chiamata ad occuparsene quando sarà stata licenziata da Montecitorio. E se nella maggioranza le fibrillazioni sono particolarmente intense, come si vede nel confronto a distanza soprattutto tra Pd e Mdp, nemmeno Forza Italia è immune da qualche scossone. Secondo quanto apprende l’Adnkronos da fonti di palazzo Madama, infatti, starebbe circolando un documento aperto alla firma dei senatori azzurri e volto a raccomandare al capogruppo Paolo Romani di mantenere ben ferma la barra sulla proposta proporzionalista di Forza Italia, quale formalizzata alla Camera. Al momento sarebbero una trentina i senatori di Forza Italia firmatari del documento, preoccupati dalla possibilità che il gruppo a palazzo Madama rischi di sbilanciarsi sulla proposta Pd di ritorno al sistema elettorale del Mattarellum.

Fonte:http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/12350159/torrisi-renzi-legge-elettorale-subito-al-voto-senato.html

La uallera 

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Quello è un fatto automatico, più puntuale dell’allergia da pollini a primavera con l’aggravante della febbre da fieno ed eczema seborroico da contatto, che quando voi, bellebuono, così all’intrasatta, ve ne uscite che siete delle persone semplici e solari vedete che se tenete pure un buon udito, a un certo punto, sentirete una sorta di tonfo sordo… eh fateci caso, una specie di “plop”, chella è a uallera che ha subito un repentino aggravamento ed è arrivata immantinente fino a terra e, se tendete bene l’orecchio, nelle serate serene senza vento, riuscirete ad udire anche l’eco lontana dei chitemmuorti. Non vi dico poi se aggiungete che siete sinceri tanto da odiare con tutte le vostre forze le perzone farze, amanti della natura, un po’ a cazzo di cane ja, perché siccome non tenevate i denari per accattarvele, vi siete inventati che voi non vi mettete le Lacoste per protestare contro il bieco sfruttamento dell’immagine del coccodrillo; della vita in famiglia cioè che voi il sabato sera lo passate a casa a schiattarvi vicendevolmente i punti neri col vostro partner; che avete gusti semplici e per voi l’idea di sperimentazione culinaria di riassume nella tozzola di pane tosto, ma ai cinque cereali e, niendemeno, con i semi di chia… guardate non è bello che poi la suddetta uallera, sebbene metaforica, a parte che un povero cristo se la deve sblusare per non inciamparci dentro, ma che questa, ormai dotata di vita propria perché alimentata a dismisura dalla vostra originale visione dell’esistenza, poi è cazza che tira la capuzzella fuori dal sacco e comincia a pretendere le chiavi di casa e di fare tardi la sera.

FONTE Francesca Prisco 

300 euro in più nella pensione, ma nessuno lo dice. Bisogna fare richiesta. Ecco come fare per averli…

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La cosa assurda è che nessuno ce lo dice. Ma 1 pensione su 3 andrebbe alzata, solo che nessuno lo sa. Per i pensionati che ricevono sotto i 750 euro mensili, ci sono i cosiddetti “diritti inespressi”: agevolazioni finanziare che per essere ricevute devono essere richieste esplicitamente dai pensionati.

Il problema come dicevamo è i pensionati nemmeno lo sanno! Perché l’INPS e il Governo tengono ben nascosta la cosa. Anche perché alcuni potrebbero ricevere fino a 300€ di bonus!

Sono pochi i pensionati che conoscendo la cosa hanno fatto richiesta, e sono riusciti a integrare la propria pensione con assegni mensili fissi anche di ulteriori 100, 200 e 300 euro.

Cifre che per anziani che percepiscono 500 o 600 al mese, potrebbero fare davvero la differenza. Quindi è davvero importante che tutti vengano a conoscenza di questi loro diritti!

Per ottenere il ricalcolo bisogna andare sul sito Inps, www.inps.it e avviare la procedura collegandosi alla scheda personale “cedolino pensione e servizi collegati”.

Chiedi informazioni all’INPS circa i “diritti inespressi” e aiutaci a DIFFONDERE QUESTO ARTICOLO affinché tutti sappiano.

via La Verità di Ninco Nanco

Contributo minimo integrativo addio per avvocati

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Cassa Forense apre alla cancellazione totale o alla riduzione del contributo minimo integrativo per gli avvocati e i praticanti iscritti alla previdenza.
La parola «abolizione», quando si parla di contributi previdenziali per professionisti, sembra spesso una chimera; invece questa potrebbe essere l’occasione giusta, per gli avvocati di liberarsi definitivamente del contributo minimo integrativo. Specie perché la promessa proviene proprio da Cassa Forense. Ieri si è tenuto un incontro tra i vertici dell’ente previdenziale degli avvocati e l’Aiga (Associazione Giovani Avvocati) in cui si è parlato proprio dell’abolizione del contributo minimo integrativo. All’incontro ha partecipato la delegazione di Cassa Forense formata dal Presidente Nunzio Luciano, dal Vicepresidente Valter Militi, e dal componente del C.D.A. Giulio Pignatiello.

A sorpresa, la Cassa Forense ha dichiarato di condividere e di fare propria la proposta dell’Aiga di ridurre o cancellare completamente il contributo, con mantenimento del solo contributo soggettivo e di maternità per tutti gli iscritti a Cassa.

Ricordiamo che gli avvocati e i praticanti iscritti alla Cassa Forense sono tenuti a versare, in sede di autoliquidazione con il Mod. 5 annuale, la seguente contribuzione:

a titolo di contributo soggettivo, il 14% del reddito professionale netto dichiarato ai fini dell’Irpef entro il tetto reddituale annualmente stabilito detratto quanto già pagato, tramite M.Av., a titolo di contributo soggettivo minimo. Sul reddito eccedente il suddetto tetto è dovuta la percentuale del 3% a titolo di solidarietà;
a titolo di contributo integrativo, il 4% sul volume di affari IVA dichiarato detratto quanto già versato a titolo di contributo integrativo minimo, se dovuto, tramite M.AV.
I praticanti abilitati e gli avvocati, iscritti alla Cassa, che beneficiano dell’esonero dal pagamento del contributo integrativo minimo, devono versare, in sede di autoliquidazione, il contributo integrativo nella misura del 4% sull’effettivo volume d’affari IVA (calcolato detraendo l’importo del contributo integrativo) a prescindere dall’effettivo pagamento eseguito dal debitore.

L’Aiga ha proposto di ridurre o abolire il contributo minimo integrativo con mantenimento del solo contributo soggettivo e di maternità, a vantaggio di tutti gli iscritti a Cassa.

L’Aiga ha poi ricordato il problema degli avvocati che hanno ricevuto la notifica di cartella esattoriale e/o avviso di addebito per mancato pagamento dei contributi del Fondo di Gestione Separata Inps, ante riforma legge 247/12, rappresentando come, secondo alcune sentenze, la competenza ad agire per il recupero dei contributi spetta solo a Cassa Forense e non all’Inps. Difatti l’iscrizione alla Gestione separata ha carattere residuale essendo obbligatoria solo per i lavoratori autonomi che esercitano una professione per la quale non sia obbligatoria l’iscrizione ad appositi albi, ovvero per coloro che, pur iscritti, svolgano un’attività non soggetta a versamento contributivo agli enti di previdenza per i liberi professionisti.

Questa è la Roma

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Oggi l’opposizione, piuttosto che impegnarsi sul lavoro e collaborare per il bene dei cittadini, ha deciso di chiedere la convocazione un Consiglio straordinario sul nulla: chiede una verifica della nostra “stabilità politica”. Ebbene, la Giunta capitolina è in ottimo stato, politicamente stabile e attiva nella realizzazione del programma di governo che i Romani hanno scelto a larghissima maggioranza.
L’opposizione è troppo abituata ai “giochi di palazzo” per pensare ai programmi. Ma facciamo subito chiarezza per i cittadini: questa Giunta ha cambiato 3 assessori da quando si è insediata lo scorso luglio. 
Addirittura ad agosto, in merito all’uscita dell’assessore al Bilancio, c’è chi ha detto: “La Giunta Raggi è dimezzata”. Un concetto matematico azzardato visto che un assessore su nove non rappresenta certo la metà della Giunta. Ma, del resto, non possiamo certo parlare di matematica con chi evidentemente sbagliando qualche calcolo, ha lasciato i conti della Capitale d’Italia nello stato in cui li abbiamo trovati.
Ed è un’affermazione politica ancora più azzardata se si confronta il dato del cambio di assessori con quello di altre amministrazioni in tutta Italia. 
Solo a titolo di esempio ricordo che: Matteo Renzi da presidente della Provincia di Firenze, lui sì, ha sostituito la metà dei suoi assessori. E da sindaco di Firenze è arrivato a 9 con ben 6 dimissioni. Avete mai letto qualcosa in merito? Ovviamente no.
Ma voglio proseguire. 

Michele Emiliano da sindaco di Bari ha cambiato 8 assessori; 

Giuliano Pisapia a Milano ne ha sostituiti 5; 

De Magistris a Napoli 10 nei primi due anni per arrivare poi a 23. 

Anche in questi casi non ricordo di aver letto nulla in merito.
Basterebbe un po’ di memoria ma è evidente che questa convocazione è soltanto strumentale nel tentativo, vano, di non mettere in evidenza i nostri risultati.  Dovreste cimentarvi sul terreno del fare, del costruire per la città.
Rassegnatevi! Questa maggioranza va avanti con forza, prosegue nella realizzazione del proprio programma nell’interesse unico dei cittadini. 
Questa maggioranza – voglio ricordarvelo – ha approvato il bilancio di previsione in anticipo rispetto a tutte le grandi città italiane. E di questo dovreste essere fieri anche voi, se aveste a cuore davvero il bene comune!
Approvare il bilancio preventivo significa far risparmiare denaro ai nostri cittadini, significa poter pianificare le scelte per la città. Significa poter fare bandi di gara per i lavori pubblici. Significa che, dopo anni, finalmente si programma la manutenzione delle strade pubbliche e si asfaltano le buche dovute ad anni di malgoverno. 
Pensate davvero che tutte le voragini di Roma – e non mi riferisco soltanto a quelle sulle strade – si siano create durante questi pochi mesi di nostra gestione? No. Non è così. Noi stiamo lentamente rimettendo in piedi ciò che per anni avete distrutto.
Non fate più opposizione ma “distruzione”. Abbiamo l’impressione che speriate che le cose vadano male per poter avere qualche minima soddisfazione, quelle che ormai le vostre esperienze di governo vi negano. 

Ma i cittadini vi abbandonano e non ve ne rendete neanche più conto!

Per poter gioire sperate, ad esempio, che un filobus si rompa. Sono i filobus pagati con i soldi dei cittadini che avete lasciato per anni a marcire nei depositi. 
Ci siamo impegnati a rimetterli in strada e a far ripartire i lavori del corridoio Laurentino. Voi, invece, siete con quelli che li hanno lasciati lì.
Certo. La prima settimana di sperimentazione si è registrato qualche piccolo guasto proprio perché erano fermi da quattro anni. Siamo intervenuti ed abbiamo consegnato a lavoratori e studenti questi nuovi filobus per accorciare i tempi di attesa e migliorare i trasporti pubblici. Io non lascerei mai questi mezzi chiusi in un deposito. Sarebbe un affronto nei confronti dei Romani che li hanno pagati con le loro tasse. Noi li abbiamo messi in strada. E lo rifarei ancora!
È vero. A Roma ci sono tanti problemi ma, passo dopo passo, noi li stiamo risolvendo. Voi in tanti anni li avete ignorati o, in molti casi, ne siete stati la causa.
La convocazione dell’Assemblea straordinaria fa riferimento ai “recenti fatti giudiziari riportati dalla stampa”. Ho chiarito a chi di dovere con estrema tranquillità. Ovviamente, di indagini in corso si può parlare soltanto davanti ai pm ma questo l’opposizione, vista la grande esperienza in tema dovuta al coinvolgimento di qualche suo esponente, dovrebbe saperlo molto bene…
Proprio in questi giorni Salvatore Buzzi sta descrivendo ai giudici gli anni che hanno preceduto il nostro arrivo in Campidoglio. Dall’aula bunker di Rebibbia sta raccontando gli affari di “Mafia Capitale”, la compravendita di tessere di partito, gli scambi, gli accordi, i favori agli amici, le tangenti. Un racconto davvero sconfortante…
Ecco, forse sarebbe stato meglio convocare un Consiglio straordinario su questo tema.
Ma, si sa, a voi interessa più giocare con la tenuta delle Giunte…. Magari facendo un passaggio dal notaio come per Marino…

ITALIAmartedì 04/04/2017“Dalla Chiesa, il mandante fu il deputato Cosentino”

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Palermo 1982 – Il procuratore generale Roberto Scarpinato racconta all’Antimafia le accuse al piduista andreottiano per l’omicidio del prefetto

  • La scena dell’attentato contro Carlo Alberto dalla Chiesa, a Palermo,  il 3 settembre 1982
  • Il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato e Francesco Cosentino, deputato dc legato ad Andreotti, iscritto alla P2.
  • Il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato e, a sinistra, Francesco Cosentino, deputato dc legato ad Andreotti, iscritto alla P2.

di Gianni Barbacettoe Stefania Limiti | 4 aprile 2017

Parla lentamente, il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, davanti ai parlamentari della Commissione antimafia. È stato chiamato in audizione, come altri “esperti”, per raccontare i rapporti tra mafia e massoneria. Una storia lunga e complessa di due poteri che si sono, di volta in volta, fronteggiati, confrontati, alleati. E intrecciati con il potere politico. A un certo punto della sua audizione, parlando dell’omicidio del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, il procuratore generale scandisce le parole: “L’ordine di eliminare Dalla Chiesa arrivò a Palermo da Roma. Dal deputato Francesco Cosentino”. Democristiano, andreottiano, massone, Cosentino era un potente parlamentare della Dc, segretario generale della Camera, fedelissimo di Giulio Andreotti e personaggio di rilievo della loggia massonica P2 di Licio Gelli.

È l’8 marzo 2017 quando Scarpinato fa risuonare di nuovo il suo nome davanti ai parlamentari della commissione. L’audizione era iniziata in seduta pubblica: “Sono stato informato”, aveva detto Scarpinato, “di progetti di attentati, nel tempo, nei confronti di magistrati di Palermo orditi da Matteo Messina Denaro per interessi che, da vari elementi, sembrano non essere circoscritti alla mafia, ma riconducibili a entità di carattere superiore”.

Dopo le prime battute, l’audizione era stata secretata. A porte chiuse, il magistrato siciliano, secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, ha fatto una lunga ricostruzione storica dei rapporti tra mafia e massoneria, ricordando che già Stefano Bontate – capo di Cosa Nostra prima di Totò Riina, che lo fece ammazzare nel 1981 – era affiliato a una loggia segreta “che era un’articolazione in Sicilia della P2 di Licio Gelli”.

Il 3 settembre 1982 viene ucciso Dalla Chiesa: un omicidio politico, non solo mafioso. E qui Scarpinato ha rivelato ai commissari dell’antimafia che Gioacchino Pennino, medico, uomo di Cosa nostra e massone, diventato collaboratore di giustizia ha raccontato di aver saputo da altri massoni che “l’ordine di eliminare Carlo Alberto dalla Chiesa arrivò a Palermo da Roma, dal deputato Francesco Cosentino”. Nessuno dei commissari lo ha interrotto, nessuno ha chiesto spiegazioni. Scarpinato ha proseguito il suo racconto, mettendo a fuoco i complessi rapporti con la massoneria dei corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano, dopo l’eliminazione di Bontate. Riferisce che un fedelissimo di Riina, Giuseppe Graviano – che è uno degli strateghi dell’uccisione di Giovanni Falcone e delle stragi del ’93 – partecipa a riunioni massoniche.

Le relazioni continuano fino a oggi, tanto che alcune fonti indicano come massone anche il superlatitante Matteo Messina Denaro: il boss che ha progettato attentati nei confronti di magistrati di Palermo “per interessi che sembrano non essere circoscritti alla mafia, ma riconducibili a entità di carattere superiore”.

Per l’omicidio di Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo, sono stati condannati all’ergastolo, come mandanti, i vertici di Cosa nostra dell’epoca: i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Nel 2002 è arrivata la condanna anche per gli esecutori: Vincenzo Galatolo, Antonino Madonia, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci. Nella sentenza si legge: “Si può senz’altro convenire con chi sostiene che persistano ampie zone d’ombra, concernenti sia le modalità con le quali il generale è stato mandato in Sicilia a fronteggiare il fenomeno mafioso, sia la coesistenza di specifici interessi, all’interno delle stesse istituzioni, all’eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacità del generale”.

Ora abbiamo qualche indicazione in più sugli “specifici interessi, all’interno delle stesse istituzioni”, che hanno portato all’uccisione del generale, in “coesistenza” con quelli di Cosa Nostra. Sul ruolo di Cosentino, Scarpinato in Commissione antimafia non ha fornito altri dettagli. Morto nel 1985, è “figlio d’arte”: suo padre Ubaldo, anch’egli massone, fu segretario generale della Camera dei deputati dal 1944 fino alla sua morte, nel 1951. Il figlio Francesco ebbe la stessa carica dal 1962 al 1976, quando fu coinvolto nello scandalo Lockheed. Fu poi per breve tempo parlamentare europeo. Nel 1981 il suo nome fu ritrovato negli elenchi della P2, scoperti dai magistrati milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone negli uffici di Gelli a Castiglion Fibocchi.

Una ventina dei 962 nomi dell’elenco trovato in cassaforte erano segnati con un evidenziatore giallo: tra questi, quello di Francesco Cosentino, come quello di Licio Gelli, di Michele Sindona, di Roberto Calvi, di Silvio Berlusconi… Il nome Cosentino compare più volte anche sulle agende di un altro noto fratello della P2, il direttore di Op Mino Pecorelli, che segnava meticolosamente i suoi appuntamenti: “Costa-Berlusconi-Licio-Gregori-Cosentino” (5 settembre 1977): “Berlusconi-Cosentino” (16 ottobre 1977); “Cosentino-Berlusconi Montedison” (27 ottobre 1977). Nel 1979, il Maestro Venerabile della P2 Licio Gelli apre una trattativa con il petroliere Attilio Monti per comprare i suoi giornali, Il Resto del Carlino di Bologna e La Nazione di Firenze. A Monti dice che sta lavorando per Cosentino, che è lui il possibile acquirente. La trattativa non andrà in porto. Ma anni più tardi, il ruolo preminente di Cosentino nella P2 fu messo in rilievo dalla moglie del banchiere Roberto Calvi, Clara Canetti, che alla commissione P2 di Tina Anselmi il 6 dicembre 1982 dichiarò: “Gelli era solo il quarto… Il primo era Andreotti, il secondo era Francesco Cosentino, il terzo era Umberto Ortolani, il quarto era Gelli”.

Lo ripeterà il 2 febbraio 1989 a Michele Santoro nella trasmissione tv Samarcanda: “Mio marito mi aveva detto che sopra Gelli e Ortolani c’erano Andreotti e Cosentino”. Il secondo era tutt’uno con il primo. Nel suo diario personale, Dalla Chiesa racconta che il 5 aprile 1982, poco prima di andare a Palermo, ebbe un colloquio con Andreotti al quale disse che non avrebbe avuto riguardi per “la famiglia politica più inquinata del luogo”. Era quella andreottiana. Ora Scarpinato rivela: “L’ordine arrivò da Roma”. Dall’andreottiano Francesco Cosentino.

Come si divide la spesa di acqua in condominio: criteri di ripartizione per il consumo d’acqua e pagamento dei proprietari secondo millesimi

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Chi vive in condominio e partecipa alle riunioni dell’assemblea sa bene come le decisioni sulla ripartizione dei consumi di acqua determinino puntualmente lo scontro tra i proprietari. Eppure la legge è molto chiara nello stabilire che la spesa di acqua in condominio si divide per millesimi. A stabilirlo è il codice civile [1] che, nel definire le modalità di ripartizione delle spese necessarie per i servizi di interesse comune (tra cui appunto l’acqua) stabilisce che ciò debba avvenire «in misura proporzionale al valore della proprietà di ciascuno, salvo diversa convenzione. Se si tratta di cose destinate a servire i condomini in misura diversa, le spese sono ripartite in proporzione dell’uso che ciascuno può farne. Qualora un edificio abbia più scale, cortili, lastrici solari, opere o impianti destinati a servire una parte dell’intero fabbricato, le spese relative alla loro manutenzione sono a carico del gruppo di condomini che ne trae utilità».

Tutto ciò si riassume in un’unica parola: millesimi. I millesimi sono la misura e il criterio per determinare la partecipazione dei condomini alle spese comuni, salvo che il regolamento di condominio – approvato all’unanimità – stabilisca regole differenti.

Non è quindi corretto ritenere, come spesso si vorrebbe far credere, che l’acqua in condominio si divide in base al numero di persone presenti in ogni appartamento. Fino a prova contraria, a valere sono solo i millesimi di proprietà. Millesimi che non vengono determinati solo in base alla dimensione dell’immobile, ma anche tenendo conto di altre caratteristiche strutturali (ad esempio il piano), estetiche (la vista e il panorama) e di comodità (l’esposizione, le linee delle pareti, ecc.). Quindi ben potrebbe avvenire che un appartamento più piccolo presenti maggiori millesimi rispetto a uno più grande.

Come dicevamo, il regolamento di condominio potrebbe contenere regole differenti. Ma tale regolamento deve essere stato approvato all’unanimità. Il che può avvenire:

o con votazione in assemblea a cui abbiano partecipato tutti condomini e tutti abbiano condiviso la decisione (cosiddetto regolamento assembleare);
o con l’approvazione dal notaio, in sede di acquisto dell’appartamento (cosiddetto regolamento contrattuale).
Se il condomino ha più contatori e uno di questi è per il giardino, la spesa verrà ripartita in modo uguale tra tutti i condomini e non per millesimi. Difatti il cortile spetta ai condomini in parti uguali. Tutti, infatti, godono in misura uguale degli spazi verdi, dell’estetica e dell’ombra. Pertanto i relativi costi (come l’acqua di irrigazione) vengono divisi non per millesimi.

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