Questo signor Trump è davvero molto cattivo

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 scritto da  il 02 Aprile 2017

SISTEMA SOLARE

Trump è molto cattivo. Trump non vuole bene ai globalisti, Trump non vuole gli accordi globalisti (TTIP, TTP) e vuole anche uscire dal Nafta. Trump non ama la Vespa, il pomodoro pachino e il cioccolato italiano (noi italiani si sa siamo famosi per le nostre vaste coltivazioni di cacao). Di questo passo, sui media (che amano Trump, non dimentichiamolo) si dirà che Trump mangia anche i bambini (dopotutto si sa: lui adora Putin e Putin è un famoso comunista russo che odia i globalisti, e come tutti i comunisti mangia i bambini).

Ora nel caso in cui qualche lettore non adori pendere dalle labbra di certi nostri illustri inviati in America, esiste un’altra realtà che si dovrebbe considerare. Già un’analisi molto interessante dibatteva dei differenti standard di lavoro (e regole su assunzioni/licenziamenti) che sussistono tra Europa e Stati Uniti. In questa notevole analisi si argomentava sul rischio lapalissiano di un sistema di lavoro meno tutelato (e quindi ampi licenziamenti “selvaggi”).

Già nel 2016 l’allora critico accordo del TTIP dipingeva uno scenario piuttosto pericoloso per le produzioni di qualità italiana (ora parlo di cibo).

schermata-2017-04-02-alle-11-10-03Per semplificare, una lettura più interessante potete trovarla sui documenti originali, dove il governo globalista del premio Nobel per la pace Obama (che ha stabilito un record anche nelle morti accidentali da bombardamento di droni) prevedeva una maggior libertà per gli esportatori di autoveicoli europei (ricordiamoci che noi in Italia non abbiamo più una azienda che fa auto chiamata Fiat, ma solo i suoi stabilimenti, mentre la sede fiscale è altrove). In cambio l’amministrazione del pacifista Obama chiedeva ampi spazi per esportare la produzione alimentare agricola americana. Un vantaggio per i produttori (non italiani) di auto (che possono ulteriormente automatizzare i processi produttivi) a sfavore delle tante perle di qualità nel settore agroalimentare (parlo di quelle supportate da Coldiretti per fare un nome) che hanno un’occupazione importante (leggasi anche voti alle elezioni, se qualche politico stesse leggendo).

Se il TTIP fosse stato firmato così com’era in soldoni avremmo avuto i venditori di autoveicoli contenti e una larga fetta di agricoltori schiacciata (diciamola tutta, buttati fuori dal mercato) da un dumpingcommerciale di cibo made in Usa prodotto con standard alimentari e farmacologici (leggasi ormoni o Ogm) che l’Unione Europea ha, sino ad oggi, con molta fatica tentato di arginare. Senza dimenticare che i famosi prodotti copia (tipo il ben noto parmesan) esistono e sarebbero stati importanti qui (certo cambiando il nome per non infrangere gli standard di etichettatura) a, sicuramente, un prezzo più basso e quindi comunque a danno delle nostre produzioni.

Il cattivo Trump ha deciso di bloccare le importazioni di Vespe, di acqua San Pellegrino (che è di un gruppo svizzero, la Nestle) e altre realtà del cibo di qualità.

In verità i dazi per esportare alcuni di questi prodotti sono già cresciuti nel tempo quindi non è che Trump si è svegliato oggi e zac ha distrutto le nostre esportazioni.

E c’è da ricordare che Trump sta minacciando di applicare nuovi dazi. In realtà l’uomo più orocrinito del mondo fa i suoi interessi sovranisti (come il TTIP era rappresentante degli interessi delle Big Agropharma). Come ben spiega questo articolo il suo concetto è semplice: “O tu italiano te magni la mia mucca all’ormone, o la spaghettata alla salsa di pomodoro pachino, il piccolo italiano di broccolino la fa con il pachino californiano”.

Trump quindi è cattivo e non vuole bene a noi italiani (consideriamo che queste idee il presidente le ha suggerite ad ampio raggio, non certo contro di noi)?

Trump fa il suo lavoro. Che consiste nell’aumentare l’occupazione (generata tra l’altro anche da leggi sovraniste che, ponendo dazi, possono stimolare la produzione autoctona di prodotti alimentari). Favorire l’esportazione dei prodotti made in Usa. L’occupazione a cui Trump chiaramente mira può essere anche creata imponendo a compagnie straniere o americane (che sono scappate in offshore) di aprire impianti di produzione in Usa. Ford per citare il caso più eclatante.

È un tiranno? Le stesse politiche di “produci qui vendi qui senza sovrattasse” sono state imposte da Cina, India, Brasile (tanto per citare tre membri dei Brics) e le aziende straniere si sono adattate.

Restiamo noi europei con il nostro mito del libero scambio (che non è sostenuto nemmeno dal fratello maggiore americano) a voler imporre libertà per tutti.

E cosa otteniamo? Il mercato dell’acciaio massacrato grazie al dumping cinese (i disoccupati di questi impianti sono certo che troveranno un nuovo lavoro, magari andranno a insegnare liberismo nelle università).

Solo ora l’Unione Europea si accorge che queste regole devono esser modificate, ora che molti impianti di acciaio vanno a chiudere (mandando sul lastrico generazioni di operai, i centri urbani dove esse abitano e tutto l’indotto di piccolo commercio locale). Noi europei abbiamo una visione di libero scambio tutta particolare. Ci bastoniamo le mani perché non vogliamo esportare in Russia (un danno per l’economia italiana misurabile in miliardi) ma accettiamo l’acciaio cinese.

Trump non è certo il presidente più politically correct e illuminato (gentilmente qualcuno mi dica l’ultima volta che in Usa, dopo Kennedy, morto per un incidente con una pallottola, ne abbiamo visto uno). Ma fa il suo lavoro.

schermata-2017-04-02-alle-11-08-37Certamente i pii inviati (sottopagati si intende), ai quali forse Trump non sta molto simpatico, spiegheranno come il cattivo mangia bambini Trump voglia affondare l’Italia. Già Nouriel Roubini, economista noto con il soprannome di dottor Doom (si tradurrebbe dottor Tragedia) spiegava alcuni anni fa che la disoccupazione nelle nazioni occidentali può portare a movimenti nazionalisti.

Il concetto era facile da capire per chiunque: “Io italiano perdo il lavoro, o peggio ancora ho lavori pagati con soluzioni che non mi danno sicurezza. Dall’altro lato vedo i miei politici che approvano leggi che abbattono le tariffe doganali e permettono ad aziende straniere di portare qui prodotti più economicamente competitivi. Questi prodotti uccidono l’azienda per cui lavoro (dove magari l’imprenditore si è pure fatto la cresta nei periodi di vacche grasse). Chi mi protegge? Una Clinton? Un Pd globalista?”.

Sarebbe opportuno, a mio avviso, che in Italia si facesse largo una schiera di politici che scelgono, per primo, l’interesse nazionale. E forse che gli italiani valutassero con attenzione, in fase di voto, leggi e progetti che abbiano a che fare con un sano piano industriale nazionale.

Invero dovremmo ringraziare Trump. Con il suo modo di fare, belligerante e “America first”, ci tiene svegli. Ci impone di combattere su tariffe e regole, mettere attenzione su questi temi. Invece di un soffice, morbidoso accordo generale (TTIP) che, una volta firmato, sarebbe diventato vincolante e non avremmo avuto più possibilità di modificare (abbiamo già una Unione Europea, per questo) ecco che potremo discutere ogni singola regola e tariffa, potendo, noi cittadini comuni, esser partecipi e cercare di influenzare gli accordi (Coldiretti con le sue proteste fa, parlando di cibo, un ottimo lavoro).

Si possono anche trascurare i saggi ed esperti che pontificano della cattiveria di Trump (dall’alto, magari, dei loro contratti a tempo indeterminato e lauti stipendi con rimborsi e case pagate). I politici italiani dovrebbero ricordare che, dopo tutto, i loro elettori, sono qui in Italia, non in Cina o America.

SCOPERTO LO SCANDALO! Voi forse non sapete chi è, ma nel Pd lo conoscono molto bene. Guardate cosa faceva

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sabato 1 aprile 2017

Donne romene ridotte a schiave e sfruttate per votare alle primarie del Pd. E’ quanto scoperto dalla procura distrettuale antimafia di Salerno e dai carabinieri del Ros nel corso di un’indagine più ampia. Riporta Il Corriere del Mezzogiorno

Falsi certificati di residenza e codici fiscali per stranieri in cambio di un voto alle primarie del Pd per le elezioni comunali. Era questo uno degli accordi che Giuseppe Mazzini, dirigente dell’Ufficio anagrafe del Comune di Eboli, padre di un consigliere comunale uscente, aveva stabilito con un gruppo criminale della Piana del Sele specializzato nello sfruttamento di lavoratori stranieri. Il funzionario garantiva la documentazione falsa dal Comune e in cambio otteneva voti da poter gestire a seconda delle necessità alle primarie del Pd. Le indagini sono, adesso, a un ulteriore punto di approfondimento per capire in che modo questi potenziali voti siano stati utilizzati. Nell’indagine è coinvolto anche un imprenditore, Emanuele Valletta, titolare di un camping a Marina di Eboli, anche lui in manette perchè riferimento territoriale del gruppo criminale. L’uomo, 35 anni, era stato già arrestato per una truffa all’Enel e per sfruttamento di stranieri nell’aprile dello scorso anno. Il blitz dei carabinieri di Salerno è scattato questa mattina all’alba. Ai domiciliari sono finiti anche alcuni stranieri: Liviu Boldijar, Monica Romocea, Florin Erdei, Elena David, Said Bougataya, Tariq Laazar, El Khadir Ounaissi.

L’indagine nasce da una inchiesta più ampia, che sempre oggi ha portato all’arresto di nove persone della procura distrettuale antimafia di Salerno e dei carabinieri del Ros contro la tratta di esseri umani. Al centro delle indagini un’organizzazione transnazionale multietnica specializzata nella tratta di cittadine romene da sfruttare in aziende agricole, sottopagate e vessate con minacce e violenze. In questa operazione è stato scoperto il rapporto con il funzionario del comune di Eboli, Giuseppe Mazzini, che facilitava il rilascio dei documenti per la regolarizzazione delle donne che poi venivano sfruttate dall’organizzazione che faceva riferimento a Valletta“.

IL PD E’ FINITO! ECCO IL CLAMOROSO SONDAGGIO: IL PARTITO DEI LADRI E’ FINALMENTE IN CADUTA LIBERA!

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domenica 2 aprile 2017

I dati di Ipr per Cartabianca e Piepoli per la Stampa. Nel primo caso si registra il distacco più ampio tra Cinquestelle e democratici, mentre nel secondo i due partiti sono dati per appaiati in testa. Il centrodestra conferma lo stallo, ma è vicino agli altri due poli. Primarie: Renzi trionfa

In parità con il Pd, come dice l’istituto Piepoli? O i Cinquestelle hanno il vantaggio più ampio mai misurato finora dai sondaggi, come dice Ipr Marketing? Le certezze sono due, comunque: il M5s è primo partito – solo o non – e la tendenza lo dà in crescita, a differenza dei democratici, in depressione ormai da oltre un mese secondo tutte le rilevazioni. L’altra conferma, rispetto ai giorni scorsi, è che il centrodestra si ritrae, mentre i sondaggisti hanno evidentemente qualche problema a misurare la forza del Movimento dei Democratici e Progressisti, cioè i fuorusciti del Pd, che secondo Ipr possono arrivare addirittura al 6.

Secondo l’istituto diretto da Antonio Noto per Cartabianca, il Movimento Cinque Stelle è al 31 per cento, una cifra che conferma i dati di altri istituti elaborati negli ultimi 15 giorni. Magro, invece, è il risultato del Pd che non va oltre il 24 per cento, un risultato che se fosse vero sarebbe peggiore di quello del partito a guida Bersani nel 2013, le elezioni “non vinte”. Forza Italia e Lega Nord sono appaiate al 12 e insieme a Fratelli d’Italia (al 5) il centrodestra unito raggiungerebbe il 29. In questo quadro, dunque, si confermerebbe lo scenario perfettamente tripolare con M5s al 31, centrosinistra (Pd più Mdp) al 30, centrodestra al 29. Fuori dalle alleanze, come ha ripetuto più volte in questi giorni Angelino Alfano, Alternativa Popolare che comunque conferma di essersi ripresa e tocca quota 4 per cento. Non supererebbe invece la soglia di sbarramento Sinistra Italiana, ferma al 2,5. Non pervenute le forze “nuove” come il Campo Progressista di Giuliano Pisapia.

Per l’istituto Piepoli che ha pubblicato oggi un sondaggio sulla Stampa, i Cinquestelle sarebbero invece un po’ più bassi, cioè al 29, ma comunque in crescita di mezzo punto rispetto alla settimana precedente. In questo caso è il Pd che appare paralizzato, sempre al 29. La Lega Nord raccoglierebbe il 12,5, Forza Italia l’11,5 e i Fratelli d’Italia il 4,5, per un totale di coalizione di poco meno del 29. Tra i partiti che supererebbero la soglia di sbarramento dell’Italicum, al 3 per cento, i Democratici e Progressisti (che Piepoli dà a un livello non proprio brillante, al 3,5) e l’Alternativa Popolare degli alfaniani, comunque non oltre il 3. Gli altri di centrosinistra, da Sinistra Italiana (al 2,5) a Pisapia (non pervenuto), sarebbero fuori dal Parlamento.

Piepoli ha confermato la tendenza in vista delle primarie del Pd in programma il 30 aprile. Matteo Renzi sembra avere davanti a sé una prateria, mettendo insieme il 65 per cento dei consensi degli intervistati, mentre gli avversari sono parecchio distanti: Andrea Orlando non va oltre il 21 per cento, Michele Emiliano raggiunge il 14. Tutte cifre che – se vere – darebbero di nuovo la leadership del partito all’ex presidente del Consiglio.

Infine la fiducia nell’attuale capo del governo e nei ministri. Paolo Gentiloni ha la fiducia di un complessivo 46 per cento degli intervistati che però si dividono in un 10 di chi risponde “molto” e 36 di chi dice “abbastanza”. Non ha per nulla fiducia nel presidente del Consiglio il 20 per cento, mentre poca fiducia viene espressa dal 31 per cento. Dario Franceschini, ministro della Cultura, è il ministro che gode della maggiore fiducia, con il 62 per cento. A seguire il ministro dell’Interno Marco Minniti e quello ai Trasporti Graziano Delrio, entrambi appaiati al 58. Ultimo, staccatissimo dalla penultima (Valeria Fedeli), è il ministro degli Esteri Angelino Alfano che gode della fiducia del 25 per cento degli intervistati.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/30/sondaggi-m5s-record-7-punti-davanti-al-pd-bersaniani-al-6-ministri-fiducia-top-a-franceschini-il-peggiore-e-alfano/3486820/

La nuova denuncia di Giordano: ecco cosa ci stanno nascondendo

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Vitalizi: una nuova denuncia di Mario Giordano.

Il giornalista, che ha pubblicato lo scorso mese l’ultimo libro inchiesta sulle pensioni d’oro “Vampiri”, ha mostrato in un video un documento regione della Calabria, nel quale sono elencati tutti i parlamentari che ricevono il vitalizio.
L’occhio di Giordano cade in particolare su un nome, Alberto Sarra, che la maggior parte degli italiani non conoscono, ma che ogni mese incassa un ricchissimo vitalizio.
“Voglio raccontarvi una storia oggi, fresca fresca. Questo è un documento del Consiglio Regionale della Calabria pubblicato oggi 31 marzo. È l’elenco dei vitalizi che sono attualmente in corso, che si stanno pagando. Tra i vitalizi che si stanno pagando, guardate qua: Alberto Sarra, 7490,33 euro, a 50 anni. È un ex consigliere regionale, ex sottosegretario regionale, prende questa pensione da quando ha 44 anni, considerati gli arretrati.
Perché? Perché nel 2012 è stato giudicato invalido, ebbene sì, è stato riconosciuto invalido. Gli invalidi normali prendono 290. E siccome questo qua è consigliere regionale, quando è invalido prende 7490 euro.
E se è invalido, io non metto dubbi sulla certificazione dell’invalidità, ho semplicemente notato, raccontato nel mio libro Vampiri, che questa invalidità non ha impedito a Sarra di continuare a fare attività politica, ricevere diplomatici, inaugurare strade, ponti, farsi filmare, persino a giocare a pallacanestro.
Ma non è tutto, c’è anche un altro fatto. Il signor Alberto Sarra, che nel documento di oggi 31 marzo prende 7490 euro avendo 50 anni, è in carcere. È stato arrestato nel luglio scorso nell’operazione “Mammasantissima”.
Dunque ricapitolo questa storia di oggi: dai documenti pubblicati oggi dalla Regione Calabria risulta che c’è un signore che a 50 anni incassa 7490 euro dall’età di 44 anni in quanto invalido e che sta in carcere, ed è coinvolto in una brutta storia di mammasantissima. Io gli auguro di dimostrare che sia innocente, ma mi domando: un invalido per avere 7490 euro cosa deve fare? Deve diventare consigliere regionale? Giocare a basket con l’ex-governatore? Farsi arrestare? Così bisogna fare?”

DEPUTATO NON SA DI ESSERE RIPRESO E SVELA LA COMPRAVENDITA DEI DEPUTATI ALLA CAMERA.

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sabato 1 aprile 2017

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=fombMngogcU] 



Razzi e la compravendita: “Per dieci giorni mi fottevano la pensione”

In Parlamento? “Siamo qui a fare i cazzi nostri”. Ecco il racconto di come si diventa “responsabili” in parlamento, da gli Intoccabili, in onda su La7. Dalla fiducia del 14 dicembre alla Svizzera, tutto finalizzato a prendere il vitalizio. Perché, come dice l’onorevole Razzi: “Qui sono tutti malviventi, se non fai da solo ti si inculano loro”.

Solitudine e speranza di un Pubblico Ministero

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dalla pagina Facebook di Michele Ruggiero, Pubblico Ministero Trani

È davvero incredibile quanto talvolta ci si possa sentire soli nel fare il proprio dovere! 

Ad un Pubblico Ministero – il magistrato promotore di giustizia nel sistema penale italiano – capita spesso di avvertire questa sensazione di solitudine nel corso di processi particolarmente delicati: delicati come le verità che in quei processi si tenta di fare emergere, dapprima durante le indagini, poi nel corso del pubblico dibattimento.
Verità che spesso restano sullo sfondo, perché lì è bene che restino…
Verità che finiscono esse stesse sotto processo rischiando la più grave tra le condanne, quella all’oblio.

Un processo decisamente “delicato” è quello celebrato a Trani e concluso ieri…in primo grado.
Un processo ormai a tutti noto, a carico di agenzie di rating accusate di avere decretato e divulgato una serie di declassamenti e giudizi negativi nei confronti della ‘nostra’ Repubblica Italiana nel secondo semestre del 2011 ‘manipolando il mercato’, così calpestando la dignità del nostro Stato sovrano: perché – sia chiaro – subire continui declassamenti e stroncature come era capitato all’Italia in quello scorcio del 2011, passando agli occhi della comunità finanziaria internazionale per un Paese che avrebbe potuto non onorare i suoi debiti, era (ed è) una questione di dignità delle sue istituzioni e, prima ancora, del suo stesso popolo.

Una questione di “dignità nazionale”, anche se quelle stroncature fossero intervenute nel più rigoroso rispetto della normativa europea; figurarsi se, invece, si fosse dimostrato in un processo che quelle stroncature – sentenziate dai supremi giudici dei mercati, quali appunto le agenzie di rating – fossero maturate in spregio ai principi di legalità e trasparenza!

Ho condotto personalmente le indagini preliminari ed ho cercato di capire il come ed il perché di quella singolare sequenza di sonore bocciature: ad un magistrato, in fondo, non si chiede solo di sapere ma anche e, direi soprattutto, di capire.

Ho, dunque, iniziato ad investigare su quei ripetuti declassamenti decretati nei confronti dell’Italia e dell’Europa, misurandomi con la difficoltà di accertare fatti transnazionali complessi e maturati al di là dei confini del nostro Paese; all’esito delle indagini sono riuscito ad ottenere il rinvio a giudizio degli imputati. 
Iniziato, quindi, il processo dinanzi al Tribunale, ho seguito ogni singola udienza dibattimentale avvertendo, ogni volta, una profonda ed amara sensazione di solitudine.

Sì, ho detto solitudine: un sentimento che mi assaliva non solo durante le udienze – mentre mi scontravo contro un autentico esercito di esperti avvocati e blasonati consulenti ingaggiando una serrata battaglia tra mille eccezioni, repliche, opposizioni e discussioni – ma anche al termine di esse; ed era proprio alla fine di quelle maratone dibattimentali che quel sentimento si faceva più forte: forse perché lo Stato, tecnicamente parte lesa da quei reati e perciò legittimato a costituirsi parte civile per azionare una pretesa risarcitoria nei confronti degli imputati, non era sceso in campo a lottare a fianco del Pubblico Ministero?

Devo, comunque, ammettere che tutte le volte in cui quell’amara sensazione mi pervadeva, un pensiero in fondo assai semplice giungeva in mio soccorso facendomi compagnia: quello che, nonostante la sproporzione tra le forze in campo all’interno dell’aula d’udienza e nonostante quell’inspiegabile assenza processuale dello Stato, lì fuori c’era tutto un popolo silenzioso che sentivo straordinariamente vicino; uomini e donne che lottavano nel lavoro di ogni giorno, faticando e rischiando, soli anche loro, forse molto più di me. 

Era per quella gente semplice e silenziosa, il Popolo Sovrano, che dovevo farmi coraggio, resistere ed andare avanti in quell’ardua battaglia giudiziaria.
Se è vero – come qualcuno ha detto – che è impossibile vincere contro chi non si arrende mai, è altrettanto vero che in questo processo sapevo per certo che non avrei perso mai, come non avrebbe perso mai il mio Paese silenzioso, perché non ci saremmo arresi mai.

A tutti i miei fratelli d’Italia, piccoli e grandi, dedico questo enorme sforzo, con l’amarezza di non avere raggiunto – per ora – l’obiettivo, ma con la serenità che mi deriva dall’intima consapevolezza di aver fatto il mio dovere, tutto e fino in fondo.

Quando ci si impegna tenacemente per realizzare quello in cui si crede, si intraprende un cammino ed il risultato finale non conta più, diviene solo un trascurabile dettaglio.

Tutta la vita è un cammino: dovremmo affrontarla con determinazione, entusiasmo e fiducia, animati dallo stesso spirito di chi partecipa ad una staffetta e, dopo aver percorso il proprio tratto, passa nelle mani di un altro il testimone e con esso la Speranza.
Siamo anelli di una catena, siamo parte di un Tutto.

Tap, Chicco Testa: “200 ulivi? E’ un grande progetto”. Cerno (L’Espresso): “Ulivi? Ci sono criminali che ci mangiano”

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di  | 31 marzo 2017

Confronto a L’Aria che Tira (La7) tra il manager Chicco Testa e il direttore dell’Espresso, Tommaso Cerno, sulla Tap, il gasdotto che porterà il gas naturale dal mar Caspio alle coste italiane. “Questo è un grande progetto” – osserva Testa – “perché ci consente di portare 9 miliardi di metri cubi di gas e l’impatto ambientale è praticamente zero. Si protesta per questi famosi 200 ulivi. In Puglia ce ne sono 60 milioni e negli anni passati sono stati esportati migliaia e migliaia di ulivi secolari verso le ville della Brianza, pagati 4-5mila euro cadauno e nessuno ha mai detto niente”. Poi accusa: “Il Sud non è abbandonato, ma si è auto-abbandonato per larghe parti. La Puglia 10 anni fa ha cancellato un investimento importantissimo nel porto di Brindisi, ora fa l’opposizione a questo progetto e quando si farà il collegamento alta velocità tra Napoli e Bari, vedrete quante ne salteranno fuori. Io ho fatto il presidente dell’Enel per 6 anni” – continua – “e non ho mai avuto un problema autorizzativo al Centro-Nord Italia, ma per fare la linea elettrica di collegamento tra la Campagna e la Puglia ci son voluti 20 anni per le solite cose: comitati locali, ricorsi al Tar, consigli di Stato”. Cerno annuncia l’inchiesta sulla Tap nel prossimo numero dell’Espresso e obietta: “Dobbiamo cominciare a capire cosa è veramente questa Tap. Il problema non è dato certamente dagli ulivi, ma dai criminali che da anni ci stanno mangiando sopra. Spieghiamo chi sono le persone dietro questo progetto hanno guadagnato già un sacco di soldi, quali sono le loro pendenze penali. Altro che 20 anni autorizzativi, qui sono 20 anni di galera a testa“. E aggiunge: “Come mai qui in Italia si parla di ulivi e non di chi c’è dietro, di come nasce questo progetto, delle società svizzere finte che l’hanno fatto partire con delle strutture finanziarie che non avrebbero consentito di aprire una salumeria e che oggi sono passati nelle mani di amici di oligarchi di mezzo pianeta? Vanno analizzati tutti gli affari internazionali” – continua – “e ovviamente in Italia ricompaiono tutti i soliti personaggi che abbiamo visto nei peggiori momenti della storia di questo Paese, soprattutto del Sud. Il problema degli ulivi è sacrosanto dal punto di vista ambientale, ma è una goccia insignificante nel disastro di ignoranza che questo Paese ha in maniera dolosa, perché la politica protegge tutto questo con interessi precisi

MERDA AL POSTO DELL’OLIO DI OLIVA? ECCO I 7 “GRANDI MARCHI” SOTTO INCHIESTA A TORINO

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L’olio d’oliva spacciato per extravergine da 7 grandi marchi, alcuni recentemente acquisiti da gruppi stranieri. A scoprire il raggiro sono stati i carabinieri del Nas di Torino dopo le verifiche partite a seguito di una segnalazione di una rivista di consumatori alla procura torinese. Secondo le analisi eseguite a campione dai laboratori dell’agenzia delle Dogane e dei Monopoli su oli di note marche, il prodotto non era extravergine come invece pubblicizzato sulla bottiglia. Per questo il pm Raffaele Guariniello ha iscritto nel registro degli indagati una decina di rappresentanti legali di varie aziende per frode in commercio. Il magistrato ha anche informato il ministero delle politiche agricole. Nel mirino sono finite Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina,Prima Donna e Antica Badia.

GIA’ UN ANNO FA QUALCUNO RACCONTO’ LA VERITA’ IN MERITO
La denuncia di Coldiretti – A favorire le frodi è certamente il record di importazioni con l’arrivo dall’estero nel 2014 di ben 666mila tonnellate di olio di oliva e sansa, con un aumento del 38% rispetto all’anno precedente. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’indagine torinese: “Occorre fare al più presto luce per difendere un settore strategico del Made in Italy con l’Italia che – sottolinea la Coldiretti – è il secondo produttore mondiale di olio di oliva dopo la Spagna con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni, con un fatturato del settore è stimato in 2 miliardi di euro con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative”. L’Italia, continua Coldiretti, è però anche “il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Un comportamento che favorisce le frodi che vanno combattute anche con l’applicazione della disciplina del settore”.

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