Salvini è ricchissimo, ma continua la farsa del povero leghista costretto a vivere in un misero monolocale

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La Lega di Sassuolo pare odiare il povero Salvini dato che i leghisti vogliono multare e punire chi fa la carità ai disperati mentre il loro leader dichiara di essere un povero diavolo che percepisce SOLO ventimila euro al mese a cui si sommano le sue speculazioni finanziarie in Lussemburgo.
E già. È nel corso di una diretta Facebook che il padano è tornato a dire che lui sarebbe un uomo del popolo costretto a vivere in un bilocale che ci tiene a farci sapere venga gestito come un porcile. Forse sperando ci commuovere operai che campano con 700 euro al mese, il padano dice che lui non sarebbe «un riccone, un milionario come quelli di sinistra che più si dicono compagni più hanno soldi sul conto corrente. Ho un bilocale, sono misero ma c’è tutto il necessario come tanti italiani. Se preferisci i milionari buon per loro, io mi accontento di quello che il buon Dio e la fortuna mi danno».

Non è la prima volta che il padano cerca consensi elettorali cercando di aizzare i suoi proseliti contro chi ha soldi, tra le sue accuse a Fabio Fazio e il uso andare in giro a screditare i suoi contestatori sostenendo che Carola Rackete sarebbe una «ricca comunista tedesca», che Richard Gere sia un «ricco attore che viene in Italia a fare il fenomeno buonista», che Saviano sia un «ricco ‘intellettuale’ amico dei clandestini» e che Balotelli sia «un ricco e viziato giocatore».
Peccato che Salvini sia ricco, anzi, ricchissimo. Per 11 anni ha fatto l’assenteista europarlamentare, con un ruolo che prevedeva uno stipendio di 7.956,87 euro lordi a cui si somma una indennità di 4.299 euro al mese. E come senatore poteva guadagnare oltre 17.625 euro euro lordi al mese. E non è male per un tizio che i giudici hanno appurato sia lecito sostenere non abbia mai lavorato un solo giorno nella sua vita.

Un’inchiesta di The Visionspiegava che:

A ottobre 2018, Salvini dichiarava un reddito di 13.228 euro, a cui si deve però aggiungere quello proveniente dalla sua attività di europarlamentare, relativo al 2017: circa 100mila euro. Ma ci sono altri dettagli più interessanti di queste cifre, come quelli delle partecipazioni societarie: Salvini, oltre a possedere 3mila azioni in tre grossi nomi del settore energetico, A2A, Enel e Acea, ne ha altrettante in BG Selection, una Sicav di Banca Generali. Quest’ultima società ha però sede a Lussemburgo, il paradiso fiscale europeo, dove i cosiddetti fondi “estero-vestiti” o round trip – fondi esteri istituiti da intermediari italiani – godono di grossi vantaggi fiscali che non avrebbero nel nostro Paese.

Insomma, si intasca centinaia di migliaia di euro, gioca in borsa, fa speculazioni e piange miseria, magari acclamato da quei poveracci che in tutta la vita non vedranno neppure una frazione di quello che Salvini si è intascato mentre fa finta di essere povero.
E non era lui che durante la campagna elettorale in Umbria giurava che si sarebbe comprato una casa lì e che si sarebbe trasferito? Se davvero spende oltre 20mila euro al mese e non gli restano spiccioli per la casa, come poteva promettere di potersene comprare una?

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Mentre gli italiani muoiono, i leghisti fotografano mozzarelle e denunciano gli account paradoy

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È senza dire il nome di chi l’avrebbe denunciato e quale reato sarebbe la lesa maestà alla propaganda leghista che Il Giornale annuncia tutto tronfio che i poteri forti legati alla ricca élite leghista avrebbero costretto al silenzio un utente che esprimeva il suo dissenso attraverso un parody account.
Secondo il quotidiano populista di Salluti, il problema è che i seguaci del “capitano” sarebbero così ignoranti e sprovveduti da non risultare in grado di capre che i messaggi arrivavano da un account parodia e dice che «secondo la denuncia sono state molto numerose le persone a non aver compreso che si trattava di un falso account». Ed è così che, tirando inspiegabilmente in ballo il Coronavirus, titolano:

Va notato che effettivamente potrebbe risultare difficile riconoscere un account sia falso dato che quello vero pare più ridicolo della sua parodia, soprattutto se osserviamo come in piena emergenza sanitaria il vero Salvini si metta a parlare di quello che lui trangugia con tanto di selfie ad un improbabile basilico ligure:

Con una sterpazzola, Il Giornale cerca di usare politicamente la denuncia tirando in ballo movimento che poco avrebbero a che fare con i fatti:


L’autore è stato identificato e denunciato, grazie alla consulenza di un ingegnere informatico: ha mandato trentamila post via twitter ai suoi oltre settemila follower, nella media di centocinquanta al giorno. L’account è riconducibile a un residente a Genova, che in precedenza risiedeva in Emilia Romagna, che intratteneva molte interazioni con soggetti attivi nella sinistra alternativa e legati all’hastag «facciamo rete». L’unica cautela legale utilizzata era stato proprio mettere alla fine dell’account twitter la dicitura Fan parody, ma secondo la denuncia sono state molto numerose le persone a non aver compreso che si trattava di un falso account.



Ancora una volta Salvini ci spiega che lui vuole poter mettere dei minorenni alla gogna sulla sua pagina, vuole andare in giro a citofonare a minorenni incensurati per accusarli di essere degli spacciatori ma esige che si punisca chiunque osi esprimere dissenso. In fondo il suo idolo è Orban e ci sarà un motivo se l’assenteista padano pare eccitarsi con i dittatori.

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Pur di attaccare Conte, Sallusti invita i suoi lettori a prendersi gioco delle misure di contenimento del contagio

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È cercando di fomentare rabbia sociale che Alessandro Sallusti firma un editoriale dal titolo “Torniamo liberi” in cui il populista pare voler sostenere che abbia ragione il suo Salvini a dire che saremmo prigionieri di chi contrasta un’epidemia e chi non lascia che il virus possa ucciderci tutti. Ed è partendo dal presupposto che i suoi elettori siano così ignoranti da non conoscere l’esistenza del congiuntivo che scrive:

Che differenza c’è tra un congiunto e un congiuntivo? Nessuna, entrambi i termini sono difficili da definire per chi non ha almeno tre lauree, figuriamoci per i ragazzi delle forze dell’ordine che da domani, già traballanti sul congiuntivo, dovranno stabilire la verità sul congiunto raggiungibile a norma di legge.

Se è chiaro a tutti che dal 4 maggio si potrà fra visita agli affetti stabili ma che si dovrà evitare di esporsi a rischi di contagio inutili attraverso assembramenti o incontri evitabili, il populista preferisce sparare a zero dicendo che Conte avrebbe dovuto specificare ogni singolo caso in modo che Salvini potesse sbraitargli contro che lui avrebbe permesso tutto a tutti.
Quasi come se Sallusti non ritenesse che evitare di infettarsi e rischiare di morire sia nell’interesse dei singoli, si mette a suggerire ai leghisti come violare la norma per poter fare i propri porci comodi:

Per uscire di casa, questa è la realtà, basterà usare la frase magica «visita a congiunto» o vestirsi con abbigliamento consono a uno sport individuale, che da domani è permesso anche fuori dal proprio isolato. Voglio vedere chi potrà contestare che abbiamo un «affetto stabile» da incontrare dall’altra parte della città come della regione o che non stiamo facendo sport solo perché pratichiamo il walking camminata, che è una disciplina riconosciuta dal Coni.

Invitando i suoi a sfottere i carabinieri e ad evitare ogni comportamento di buonsenso quasi come se non fossero loro a rischiare per ogni loro scelta imprudente, è nel suo populismo di bassa lega che il direttore de Il Giornale conclude:

Se non vuole cadere nel patetico il governo abolisca da subito l’inutile e mortificante autocertificazione e mi auguro che a qualche solerte prefetto o sindaco non venga in mente di riempire le città di posti di blocco, altrimenti non sarà una rivolta ma una risata a seppellirli. Ecco, se qualcuno oserà fermarci nel nostro ritrovato esercizio di libertà costituzionali, affrontiamolo con il sorriso: «Sto andando da un congiunto facendo sport. E mi saluti sua eccellenza e pure il premier».

La fantomatica «rivolta di massa» sarebbero quelle manifestazioni richieste da Salvini che persino i leghisti hanno annunciato di voler disertare dato che sarebbe folle protestare contro chi ci tutela per inneggiare al padano che ci vuole far infettare?

Giletti sei il solito savoiardo

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Chi mette in discussione l’indipendenza o l’integrità morale di Alfonso Bonafede non sa di cosa parla. Alfonso è stato il Ministro della Giustizia che, con il MoVimento 5 Stelle, ha firmato la legge anticorruzione più dura d’Europa, la norma sul voto di scambio politico mafioso e in questi giorni ha reso ancora più stringenti le norme sul regime carcerario per i mafiosi.

Stasera da Giletti è stato sollevato il dubbio che i boss avrebbero influito sulle sue nomine ai vertici dell’amministrazione giudiziaria. Un’accusa senza prove, gratuita e priva di senso, fatta in diretta TV e senza contraddittorio. Lui si collega per difendersi e dire la sua. Giletti lo interrompe, lo incalza, alla fine dice che a Di Matteo aveva proposto il ruolo di vertice nella Direzione Giustizia Penale, un posto di frontiera contro la lotta alla mafia. Il ruolo che era di Giovanni Falcone. Di Matteo ha poi rifiutato.

Qualcuno sta già usando questo scambio di battute per chiedere la testa di Bonafede. Se Italia Viva spera di portare in dote a Forza Italia il Ministero della Giustizia, sappia che il Movimento 5 Stelle non lo permetterà MAI.

Francesco Berti

Un altro esponente di Fratelli d’Italia arrestato per mafia. E’ il quinto in otto mesi

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di Federico Rucco

Un neo consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Calabria, Domenico Creazzo, è stato arrestato ieri e posto ai domiciliari nell’ambito di una operazione antindrangheta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. L’operazione ha determinato 65 ordinanze di custodia cautelare di cui 53 in carcere e 12 agli arresti domiciliari.

Domenico Creazzo non è però l’unico politico coinvolto, è stata infatti chiesta anche una autorizzazione a procedere, con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, per il senatore di Forza Italia Marco Siclari, fratello del sindaco di Villa San Giovanni, a sua volta coinvolto, nel dicembre scorso, in un’altra inchiesta della Procura di Reggio. Per il parlamentare sono stati invocati gli arresti domiciliari.

I 65 arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, vari reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, reati aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta, nonché di scambio elettorale politico mafioso.

Creazzo è il sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte e risultava fino a poco fa era vicino al centrosinistra calabrese (anche questo piuttosto “poroso” alle infiltrazioni ndranghetiste, ndr). Recentemente era passato nelle fila di Fratelli d’ Italia, grazie al quale il 26 gennaio scorso, per la prima volta è stato eletto in consiglio regionale, portandosi dietro un pacchetto di di 8mila preferenze personali.

Un caso isolato? Non si direbbe. E i ripetuti arresti sollevano legittimi dubbi sulla inquietante natura della crescita di consensi a Fratelli d’Italia. A luglio scorso, dopo alcuni arresti di esponenti politici del partito nel nord, il capogruppo di FdI alla Camera Francesco Lollobrigida aveva dichiarato a Il Fatto che “Gli anticorpi ci sono e funzionano”.

Ma passato appena un mese, i fatti sembrano aver smentito clamorosamente questa tesi.

Ad agosto Giorgia Meloni in Calabria aveva fatto Una sorta di “campagna acquisti” e il gruppo di Fratelli d’Italia alla regione era diventato in poche settimane il secondo, subito dopo quello del Partito Democratico. Poi a gennaio la georgrafia politica della Regione Calabria è nuovamente cambiata piuttosto brutalmente.

Con i nuovi acquisti calabresi la Meloni aveva organizzato addirittura una kermesse di presentazione a Roma per i 7 neoconsiglieri. In gran parte si tratta di ex Forzaitalia, vecchi centristi, trasformisti di vario tipo, pronti a salire sul carro del vincitore, fiutato il vento.

Tra questi spiccava, Alessandro Nicolò, ex berlusconiano, e detentore di un bel gruzzolo di voti nella provincia di Reggio Calabria. Meloni lo aveva sponsorizzato come capogruppo in regione ed era una sorta di fiore all’occhiello della campagna calabra di Fratelli d’Italia.

Ma ad agosto la polizia, su mandato della Dda di Reggio lo ha prelevato dalla sua abitazione e tradotto in carcere. Le accusa contestate a lui ed altri indagati sono a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno e tentata corruzione.

Ancora prima, a luglio, c’erano stati gli arresti nel giro di pochi giorni di altri esponenti di Fratelli d’Italia per inchieste legate alle infiltrazioni ndranghetiste nelle amministrazioni pubbliche. Erano finiti in carcere Giuseppe Caruso, presidente del consiglio comunale di Piacenza, e il consigliere comunale di Ferno (Varese) Enzo Misiano.

Più recentemente, nel dicembre 2019 invece era toccato al Piemonte, dove è stato arrestato l’assessore Roberto Rosso, anche lui approdato a Fratelli d’Italia e accusato di voto di scambio con la ‘ndrangheta. Il 59enne, in politica da 40 anni e per cinque legislature era stato parlamentare di Forza Italia, poi aveva deciso di passare a Fratelli d’Italia.

L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato ad esempio condannato a sei anni. La sentenza, connessa a uno dei filoni dell’inchiesta Mondo di mezzo, è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Roma. Secondo il tribunale Alemanno avrebbe ottenuto illecitamente denaro dall’organizzazione capeggiata da Massimo Carminati. L’ex sindaco è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici. E il movimento creato da Alemanno (Movimento Nazionale per la Sovranità), il 7 dicembre scorso ha deciso di aderire a Fratelli d’Italia. E sempre nel Lazio già nel 2013, agli esordi di Fratelli d’Italia, c’era stato un arresto eccellente, quello del consigliere regionale Giancarlo Righini.

Insomma tra luglio e febbraio sono stati arrestati cinque esponenti di peso su quel “territorio” che Fratelli d’Italia e la Meloni iconizzano come terreno di crescita elettorale. Una crescita e una campagna acquisti che sembra con tutta evidenza molto legata a cordate/pacchetti di voti trasferibili dai contorni piuttosto inquietanti. Le connessioni tra organizzazioni fasciste con le reti malavitose su vari territori (la Calabria certo ma anche il Lazio) non sono certo un fulmine a ciel sereno, al contrario. Ma qui si delinea una proiezione politica generale di queste connessioni, e allora il discorso si fa enormemente più serio.

Da settimane la Meloni viene coccolata e amplificata – anche da un certo giornalismo “progressista” –  per farne un fattore di indebolimento di Salvini. Ma gli apprendisti stregoni non possono sottovalutare che, ancora una volta, potrebbero aiutare a covare le uova di un serpente.

Come noto abbiamo l’allergia alle campagne sulla legalità, ma l’allergia diventa totale soprattutto quando a farsene promotore sono partiti che stanno rivelando troppi scheletri nell’armadio, e poi magari chiedono di mettere fuorilegge… i comunisti.

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L’informazione è libera?

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Cos’hanno in comune La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, Il Tirreno, la Nuova Sardegna, Il Mattino di Padova, Il Messaggero veneto, Il Piccolo di Trieste, La Gazzetta di Mantova, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, L’Huffington Post, Business Insider Italia, Mashable Italia, La Nuova Ferrara, La Nuova Venezia, Il Corriere delle Alpi e ancora L’Espresso, Limes, Micromega e poi Radio Deejay, Radio Capital e altre testate, radio, webTv e siti internet? Semplice, lo stesso PADRONE: John Elkann.

Elkann è a capo di EXOR, la holding finanziaria olandese proprietaria, tra le altre cose, di FCA (Fiat Chrysler Automobiles, sede legale ad Amsterdam e sede fiscale a Londra), Ferrari, Juventus, The Economist (un prestigioso settimanale inglese) la quale si è appena assicurata il controllo del gruppo editoriale GEDI, un tempo in mano a De Benedetti.

Credo che un tale accentramento di potere mediatico non si sia mai visto nel nostro Paese. E’ vero, abbiamo vissuto l’era berlusconiana ma allora, un minimo di opposizione (più che politica mediatica) a B. veniva fatta. Proprio Repubblica tuonava contro i conflitti di interesse di B. e contro il suo intollerabile potere sull’informazione.

Ma adesso chi lo fa? Chi si indigna di fronte ad uno scenario così pericoloso? Pensate che Repubblica farà battaglie sui conflitti di interesse tra grande impresa (quindi politica perchè Elkann è un politico anche se non si candida) e media?
E’ vero, i giornali sono in crisi, perdono lettori, ma occhio, ancora influenzano il dibattito pubblico. Come? Telegiornali, talk-show, trasmissioni di approfondimento politico, spesso costruiscono le loro scalette in base alle prime pagine dei giornali usciti la mattina. In TV si parla di quel che pubblicano i giornali anche se i lettori calano. Per non parlare del web.
E’ vero, Berlusconi aveva le televisioni. Tuttavia provate a sommare i follower di tutti i prodotti editoriali che hanno oggi Elkann come padrone. Ne ho calcolati (per difetto) oltre 12 milioni. Anche molti di voi, senza saperlo, avrete messo un like ad una pagina che appartiene, di fatto, ad un gruppo finanziario, EXOR, con sede in Olanda e con a capo John Elkann. E’ evidente, non si tratta di un potere inferiore a quello che aveva Berlusconi!

Pensate davvero che al Dott. Elkann interessi la libertà di informazione (che interessa, sia chiaro, alla stragrande maggioranza dei giornalisti che lavorano nel suo gruppo, anche loro vittime di questo sistema)?

Io me ne infischio degli attacchi mediatici, delle menzogne che vengono scritte ogni giorno su di me, delle ingiurie politiche che arrivano, puntualmente, appena apro bocca. Non me ne infischio, grazie a Dio, delle ingiustizie. Ed è profondamente ingiusto che un potere così grande sia nelle mani di un solo uomo (tra l’altro a capo di una holding estera). In molti Paesi è proibito dalla legge.

Che dobbiamo fare, smetterla di lottare su questo perché Berlusconi ormai ha 83 anni? Ancora non è stata fatta una legge sul conflitto di interessi e mai si farà se la pubblica opinione non tornerà a comprendere che l’accentramento di potere (soprattutto mediatico) è uno dei principali pericoli per la democrazia e per la giustizia sociale.

Capisci che il “sistema” sta vincendo quando senti pronunciare la parola “fake-news” più di quella “conflitto di interessi”. Le balle della politica e dei giornali ci sono sempre state, ma un tale sistema di potere no!

Siamo chiusi in casa, bombardati da notizie, pensiamo ai nostri cari, sogniamo la libertà, ci preoccupiamo, giustamente, della nostra salute, del nostro posto di lavoro, della nostra azienda in crisi e forse, adesso, non abbiamo la testa per pensare ad altro.

Ma dobbiamo sforzarci, dobbiamo vigilare, informarci prima di mettere un like, prima di prendere per oro colato quel che leggiamo. E dobbiamo farlo soprattutto adesso che si avvicina la fase della ricostruzione.

L’establishment, un certo establishment, è in crisi. Aveva scommesso sulla disgregazione degli Stati tuttavia oggi, l’emergenza coronavirus ha mostrato al mondo intero quanto sia solo lo Stato l’istituzione capace di proteggere i cittadini. La crisi del “sistema” liberista non farà altro che acuirne l’aggressività. Nei prossimi mesi vanno riprese alcune battaglie con tutte le conseguenze del caso. Meglio un cittadino tormentato, sotto attacco ma vigile che un asservito consumatore di notizie.

Alessandro di Battista

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Mai ci Fermeremo

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La situazione economica del Paese dovrebbe richiamare tutti noi alla CONSAPEVOLEZZA e porre in essere un PIANO STRATEGICO di MOBILITÀ sia per le persone che per le nostre FILIERE PRODUTTIVE tese ad aggredire i MERCATI RICCHI del 🌍🌎🌏 dov’è richiesta l’alta GAMMA (la quarta).

Non dimenticando che i nostri prodotti e la nostra BIODIVERSITÀ unica sul Pianeta pone la nostra filiera TURISTICA-RICETTIVA in un moltiplicatore che potrebbe arrivare a “TRIPLICARE l’aggregato del TURISMO” e raggiungere la quota di oltre il 30 percento di PIL nazionale.

Per questo dobbiamo partire da un’ottica in cui la nostra AMATA REGIONE si “APRE”.
Veniamo all’analisi dei elementi: gli Aeroporti di Napoli, di Pontecagnano “Costa d’Amalfi”, Grazzanise che si deve aprire al traffico CIVILE con la realizzazione della
“CARGO CITY” per le filiere di Terra di Lavoro e del Mezzogiorno e diventare l’HUB Logistico come avvenuto per ORIO AL SERIO (BERGAMO), BRINDISI (Porta del SALENTO), GROTTAGLIE tra i pochissimi SPAZIOPORTI al 🌍🌎🌏 (si arriverà da LOS ANGELES 🇺🇸 nel Salento In 2 ore), la rete di mobilità su FERRO che per adesso sta solo “accelerando” la Linea Napoli-Bari ma non prevede una linea in Hyperloop Salerno-Avigliana-Matera-Brindisi- Taranto-Metaponto-Potenza-Salerno in CIRCLE, una Circumvesuviana – EAV che dovrebbe raddoppiare le linee (partendo con la linea di SORRENTO) ed adeguarne lo standard “Binari” a quello Nazionale.
Una Penisola SORRENTINA – COSTA d’AMALFI che diventa Mobilità Alternativa-Elettrico con Entry Point (Tunnel Cava-Maiori)- VIETRI sul Mare Stazione-NOCERA 🚠 Valico di Chiunzi-Maiori – Castellammare 🚠 – Sorrento 🚠– Sant’Agata 🚠 – Positano 🚠 – Bomerano 🚠 e così via oltre le Vie del 🌊.
L’anno di Matera – Capitale Europea della Cultura ha consentito alla stessa di superare ampiamente e di molto il Milione di Turisti ma non è in Rete con gli Aeroporti summenzionati.
E TARANTO la cui immagine AEREA rende al meglio la VOCAZIONE di una CITTÀ che diventerebbe una PERLA dello IONIO e di BRINDISI unica realtà al MONDO con l’Aeroporto del SALENTO ubicato a ridosso del suo PORTO ed alle Via del MARE e della VELA per la GRECIA ed il Mediterraneo Orientale.
Ed arriviamo alla necessità che la REGIONE CAMPANIA lanci queste PROGETTUALITÀ STRATEGICHE – UTILIZZANDO il REIMBURSABLE ADVISORY SERVICE – FONDI STRUTTURALI EUROPEI – FOREIGN DIRECT INVESTMENTS tramite una Conferenza Internazionale da tenersi a NAPOLI sotto egida della WORLD BANK.
Questa è la VISION di una REGIONE che guarda lontano unitamente ad un MEZZOGIORNO che INSIEME (TUTTI superando in campanilismi) cerca quel riscatto SOCIALE ed ECONOMICO atteso da troppi e lunghissimi anni.

NOI per la CAMPANIA
NOI CONSUMATORI
NOI per il PAESE 🇮🇹

Mai ci Fermeremo
🦅🦅🦅🦅🚠 🚞🚆 ✈️ 🌊 🛳 🌎🌏🌍🇺🇸🇮🇹🇺🇸🇮🇹🚀👨‍🌾

Capitano NINCO NANCO

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L’eccellenza Lumbard……

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Sotto la lente della GdF una delibera che trasferiva i malati di COVID-19 nelle case di riposo, un’altra che garantiva al PAT una retta giornaliera di 150 euro, pagato dalla Regione. E alcuni enti potrebbero aver celato l’assenza dei requisiti pur di incassare ricchi finanziamenti. La terza è la delibera XI/3018, con cui la giunta ha disposto il divieto di accesso nelle residenze per anziani ai familiari e dato indicazione di non trasferire nei pronto soccorso gli ultra 75enni