MatteoSalvini incassa l’attacco di #GiulianoFerrara, “un leader da quattro soldi che annaspa nello stagno dei propri errori e nello specchio dei propri marchiani difetti. Gestisce l’opposizione come una clava, da primitivo, con il nervosismo e l’immaturità di un bambino viziato e cattivo, disposto a tutto per stare in palcoscenico, e magari a trasformare la Bce o l’intera Europa in un nuovo mitico ‘porto chiuso’”.
L’editorialista de Il #Foglio è convinto che, se fosse al governo, Salvini “sarebbe capace di isolare l’Italia in un padiglione speciale, in un lazzaretto di appestati. Quando cerca facile popolarità, spazio mediatico a buon prezzo, quando insegue la suggestione di una leadership ondeggiante, cafona, bugiarda, urlata, deformata dal nichilismo narcisista, tra gli annunci mortuari dell’Eco di Bergamo e la tragedia mondiale potenzialmente ‘di proporzioni bibliche’, e quando fa le sue flessioni muscolari in calzoncini e canotta, dopo aver invano aspettato di vedere se si potesse attribuire il virus ai negher, questo scampolo di razzismo e di frustrazione autoritaria all’italiana è solo una tremenda vergogna, una sciagura nazionale”.
E ancora: “Non ha la minima credibilità per affrontare con persone normali questioni infinitamente più grandi e più dolorose di lui e delle sue mattane nevrotiche, è un soggetto pericoloso per le istituzioni.
Che dirvi ha detto tutto Ferrara di quel che penso del capitone avariato 💩 alias CAZZARO VERDE
Ci segnalano in tanti che oggi il #TG1 delle 13,30 ha mandato un servizio in TV che crea un gravissimo allarme sociale. “Assalto ai supermercati a #Palermo (un episodio di qualche giorno fa di poche persone che volevano andare via senza pagare la spesa); i piccoli commercianti distruggono le banche a #Bari (una signora ha lanciato un mazzo di chiavi contro una vetrina di una banca); a #Napoli uno scippo ad un’anziana signora e in tutto il #Sud si attende la mobilitazione innescata dalle #mafie.” La preoccupazione #ECONOMICA è un dato reale e serio ma questo messaggio che stanno mandando, #VOLUTAMENTE, è preoccupante e da #DENUNCIA all’ordine dei giornalisti. STANNO #INNESCANDO #PAURA E #DISORDINE SOCIALE.
ATTENZIONE figli del #SUD, non facciamoci FREGARE, lo stanno facendo apposta! QUINDI NERVI SALDI E #USIAMO LA #TESTA…LA NOSTRA!
“Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?” “Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?” “Non è questo, Capitano, non sopporto di non poter scendere a terra, di non poter abbracciare i miei cari”. “E se vi facessero scendere e foste contagioso, sopportereste la colpa di infettare qualcuno che non può reggere la malattia?” “Non me lo perdonerei mai, anche se per me l’hanno inventata questa peste!” “Può darsi, ma se così non fosse?” “Ho capito quel che volete dire, ma mi sento privato della libertà, Capitano, mi hanno privato di qualcosa”. “E voi privatevi di ancor più cose, ragazzo”. “Mi prendete in giro?” “Affatto… Se vi fate privare di qualcosa senza rispondere adeguatamente avete perso”. “Quindi, secondo voi, se mi tolgono qualcosa, per vincere devo togliermene altre da solo?” “Certo. Io lo feci nella quarantena di sette anni fa”. “E di cosa vi privaste?” “Dovevo attendere più di venti giorni sulla nave. Erano mesi che aspettavo di far porto e di godermi un po’ di primavera a terra. Ci fu un’epidemia. A Port April ci vietarono di scendere. I primi giorni furono duri. Mi sentivo come voi. Poi iniziai a rispondere a quelle imposizioni non usando la logica. Sapevo che dopo ventuno giorni di un comportamento si crea un’abitudine, e invece di lamentarmi e crearne di terribili, iniziai a comportarmi in modo diverso da tutti gli altri. Prima iniziai a riflettere su chi, di privazioni, ne ha molte e per tutti i giorni della sua miserabile vita, per entrare nella giusta ottica, poi mi adoperai per vincere. Cominciai con il cibo. Mi imposi di mangiare la metà di quanto mangiassi normalmente, poi iniziai a selezionare dei cibi più facilmente digeribili, che non sovraccaricassero il mio corpo. Passai a nutrirmi di cibi che, per tradizione, contribuivano a far stare l’uomo in salute. Il passo successivo fu di unire a questo una depurazione di malsani pensieri, di averne sempre di più elevati e nobili. Mi imposi di leggere almeno una pagina al giorno di un libro su un argomento che non conoscevo. Mi imposi di fare esercizi fisici sul ponte all’alba. Un vecchio indiano mi aveva detto,anni prima, che il corpo si potenzia trattenendo il respiro. Mi imposi di fare delle profonde respirazioni ogni mattina. Credo che i miei polmoni non abbiano mai raggiunto una tale forza. La sera era l’ora delle preghiere, l’ora di ringraziare una qualche entità che tutto regola, per non avermi dato il destino di avere privazioni serie per tutta la mia vita. Sempre l’indiano mi consigliò, anni prima, di prendere l’abitudine di immaginare della luce entrarmi dentro e rendermi più forte. Poteva funzionare anche per quei cari che mi erano lontani, e così, anche questa pratica, fece la comparsa in ogni giorno che passai sulla nave. Invece di pensare a tutto ciò che non potevo fare, pensai a ciò che avrei fatto una volta sceso. Vedevo le scene ogni giorno, le vivevo intensamente e mi godevo l’attesa. Tutto ciò che si può avere subito non è mai interessante. L’ attesa serve a sublimare il desiderio, a renderlo più potente. Mi ero privato di cibi succulenti, di tante bottiglie di rum, di bestemmie ed imprecazioni da elencare davanti al resto dell’equipaggio. Mi ero privato di giocare a carte, di dormire molto, di oziare, di pensare solo a ciò di cui mi stavano privando”. “Come andò a finire, Capitano?” “Acquisii tutte quelle abitudini nuove, ragazzo. Mi fecero scendere dopo molto più tempo del previsto”. “Vi privarono anche della primavera, ordunque?” “Sì, quell’anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela piu”.
LATINA. Ha cercato di bloccare un uomo che stava tentando di allontanarsi dalla zona rossa e per questo un agricoltore di 69 anni sarebbe stato aggredito e ucciso a colpi di mazza. L’assurdo omicidio è avvenuto a Fondi, la cittadina del Lazio che nei giorni scorsi è diventata area ad alto rischio contagio. Al delitto ha assistito praticamente in diretta, anche se collegato al telefono, il figlio dell’anziano che stava consigliando al padre di non mettersi nei guai e di lasciar perdere quell’uomo (un bracciante di 44 anni) che aveva deciso di attraversare la campagna per «evadere» dall’area sottoposta ai vincoli sanitari.
Emilio Maggiacomo, un contadino che stava lavorando nella sua vigna nella zona di San Raffaele, al confine con il vicino Comune di Itri, ha notato l’arrivo di un’auto sospetta. Una Lancia che di solito non passava mai da quelle parti. Per questo si è insospettito e ha cercato di capire chi fosse il conducente. Al volante c’era un ragazzo di origine pachistana che da tempo abita e lavora a Fondi: la sua idea, dalle prime informazioni raccolte dai carabinieri di Latina, era quella di andar via dalla zona rossa attraversando una zona di campagna. Prima ha provato ad aggirare i blocchi di cemento armato e poi ha pensato di aggirare l’ostacolo passando sullo sterrato. Una stradina solitamente deserta, quella migliore per evitare tutti i posti di blocco delle forze dell’ordine. Il 69enne però l’ha fermato subito e gli ha chiesto dove stesse andando. Gli avrebbe detto di tornare indietro e che altrimenti avrebbe chiamato i carabinieri.
Nello stesso momento ha chiamato il figlio per raccontare la situazione e quando ha visto l’anziano con il telefono in mano il giovane pachistano ha perso la testa. Ha aggredito Emilio Maggiacomo e lo ha massacrato. Pugni di sicuro, ma non si sa se abbia utilizzato anche qualche arnese o un ramo secco. «Sul corpo dell’agricoltore abbiamo riscontrato parecchie lesioni soprattutto sul volto – spiega il tenente colonnello Paolo Befera, comandante del Reparto operativo del comando provinciale di Latina – Ipotizziamo che quelle ferite non lo abbiano ucciso sul colpo, ma che durante la drammatica colluttazione l’anziano sia stato colpito da un infarto».
La telefonata si è interrotta improvvisamente e il figlio del contadino ha capito subito che fosse successo qualcosa. È corso verso la vigna e ha trovato il padre a terra, già privo di vita. Il giovane responsabile dell’omicidio pare sia già stato rintracciato e fermato dai carabinieri, che ora lo stanno interrogando. «Il pachistano è stato rintracciato nel giro di poco tempo, grazie a un lavoro condotto insieme ai colleghi della polizia – spiega il colonnello Befera – Lo abbiamo trovato a casa, quindi diciamo che dopo questo drammatico episodio aveva anche rinunciato all’intenzione di allontanarsi dalla zona rossa».
“Nel 1888 Re Francesco II di Borbone è in esilio a Parigi. Nel Sud, dopo l’Unità d’Italia, i suoi soldati, ancora fedeli, combattono con determinazione contro l’invasore piemontese… ma il Generale Cialdini, Comandante dell’esercito di occupazione, è spietato: ordina a un Battaglione di Bersaglieri di radere al suolo il paese dei rivoltosi. Nicola, ex Sottufficiale del Reggimento degli Ussari della Guardia Reale di Re Francesco, raduna un gruppo di coraggiosi per difendere la loro terra; come riconoscimento portano all’occhiello una Coccarda Rossa ma per il Generale Cialdini loro sono solo dei “Briganti”…”.
I Briganti arrivano sulle pagine di un fumetto, con l’albo “La coccarda rossa” edita da Segni d’Autore. Al centro delle vicende narrate, come è possibile intuire, vi è la storia del Risorgimento italiano narrato così come non si fa a scuola, dove tutto è ridotto a una favoletta edulcorata piena di contraddizioni, falsità e omissioni, dove si fanno passare i combattenti legittimisti dell’ex Regno delle Due Sicilie come briganti, fuorilegge dediti ad omicidi e razzie. Un Risorgimento che è stato tale solo per una parte della penisola italiana, mentre per l’altra non ha significato altro che soffocamento e affossamento, povertà, emigrazione, ignoranza, fame, denigrazione, memoria cancellata; Risorgimento rinnegato dallo stesso Giuseppe Garibaldi, marionetta nelle mani del conte di Cavour e di Vittorio Emanuele II.
Chi non riesce a stare a casa dimostra di avere cara la propria libertà di movimento. Non c’è nulla di meglio per costringere al rispetto delle regole che toccare proprio questa libertà mediante un provvedimento amministrativo che sospenda l’uso della patente per almeno 3 mesi, 5 in caso di recidiva. La restrizione riguarderà anche la patente per i motocicli.
Multe da 3.000 euro
Gli italiani amano più il denaro che non la fedina penale immacolata. E solo una sanzione economica immediata potrebbe costringerli a rispettare le regole per il bene del Paese. La sanzione dovrebbe, quindi, partire da 3.000 euro per arrivare a 10.000 nei casi più gravi (assembramenti).
Negazione dei benefici socio-assistenziali
Sempre nell’ottica di toccare il reddito di chi viola le norme a tutela della collettività, dovrebbe poi sospendersi la possibilità di usufruire delle erogazioni pubbliche come il Reddito di cittadinanza o l’assegno di disoccupazione.
Negazione dei bonus previsti dal Cura Italia
Chi violerà le norme sulle restrizioni non potrà accedere ai benefici del decreto Cura Italia previste per il successivo rilancio del Paese.
È scattata la macchina del fango su Paolo Ascierto dopo l’attacco rivoltogli da Massimo Galli a “Cartabianca”. “Striscia la Notizia” ha deriso volgarmente l’oncologo ricercatore napoletano, come se fosse un fessacchiotto allo sbaraglio e forse non sapendo che si tratta di un oncologo al top nel mondo secondo la comunità scientifica, come testimonia il sito specializzato Expertscape.com. ►http://expertscape.com/ex/molecular+targeted+therapy/p/earth
Fa tutto parte di una dinamica sociale ben consolidata in Italia, quella che vuole il Nord sempre avanti e il Sud sempre dietro. Indecenti questi meridionali che lasciano il Nord per andare a infettare i parenti al Sud, come se i settentrionali non fossero andati via, magari a sciare o a riempire le case al mare; ignominiosi i medici napoletani che si danno alla macchia, salvo poi scoprire che non è proprio così; ridicolo il provinciale ricercatore napoletano che ha scippato una scoperta alla ricerca milanese, che dice di essere arrivata prima. Ma se è arrivata prima, perché non ha comunicato e redatto un protocollo per l’AIFA affinché tutti potessero beneficiarne, a partire proprio dalla Lombardia che è in stato di crisi sanitaria?
Da questa domanda essenziale, ho ascoltato gli interventi dei due luminari nelle varie rubriche televisive e ho consultato alcuni ricercatori per capire cosa sta accadendo, e qualcosa l’ho messa a fuoco. Partiamo da un’evidenza che può tradursi in assunto:
Galli e la comunità scientifica di Milano non credono fortemente al Tocilizumab. Ascierto e la comunità scientifica di Napoli credono fortemente al Tocilizumab.
Da ciò nascono due atteggiamenti rispetto alla sperimentazione:
Galli e la comunità scientifica di Milano stanno lavorando su diverse strade, il che comporta lentezza di risoluzione delle complicazioni causate dal Coronavirus. Ascierto e la comunità scientifica di Napoli stanno puntando (e rischiando) sul Tocilizumab, accelerando per la risoluzione delle complicazioni causate dal Coronavirus.
E questo è il motivo per cui, pur essendo entrambi a conoscenza dell’esperienza cinese circa il medicinale su 21 pazienti, Galli si è opposto ferocemente ad Ascierto.
La polemica tra Galli e Ascierto nasce da una diversa concezione del rapporto scienza-collettività: lo scienziato si isola da ciò che avviene fuori il suo laboratorio, sperimenta e divulga solo dati certi, partendo dalle pubblicazioni scientifiche, alle quali si devono rifare i giornalisti. Questo è il percorso.
Ascierto e il suo team hanno invece rotto questo protocollo scientifico. Hanno intuito l’utilità del Tocilizumab, si sono consultati con il cinese Ming con cui hanno una collaborazione e hanno avuto conforto. Quindi hanno immediatamente somministrato il farmaco a Napoli e comunicato ai giornalisti i primi esiti della somministrazione. Niente pubblicazioni scientifiche, niente razionalità ma informazione di massa immediata e velocità di produzione di un protocollo per L’AIFA in un momento di crisi sanitaria globale, con tutti i rischi del caso in termini di speranze e illusioni. È questo che ha fatto irritare Galli e i suoi. È questo il motivo per cui Ascierto non ha risposto a Galli, limitandosi a vantare la redazione del protocollo approvato dall’AIFA. Il luminare napoletano sa di aver aggirato l’etica scientifica per abbracciare un’etica umanistica. Potremmo metterla sul piano dello stereotipo, del Nord obbediente e del Sud anarchico, che in un contesto tragico come quello che viviamo può rendere uno scienziato meridionale più umano di uno scienziato settentrionale. Siamo di fronte a due concezioni diverse influenzate da due convinzioni diverse:
Ascierto, che crede fortemente nel Tocilizumab, mette al centro le vite umane, e accelera. Galli, che non crede fortemente nel Tocilizumab, mette al centro le regole rigide della comunità scientifica, e frena.
Rischiano entrambi, uno sulla propria carriera e l’altro sulla pelle delle cittadini, perché mentre il medico studia il malato muore. Alla fine vedremo chi avrà avuto ragione. Si tratta di scegliere con chi stare. Io, da profano, scelgo Ascierto, e non perché napoletano di cittadinanza come lui ma perché non c’è regola alcuna che valga la vita umana, e di fronte alla morte mi sento anch’io profondamente anarchico.