Pista ciclabile dal Sannio a Carditello: il progetto della più grande pista del Sud

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Nasce la “Ciclovia Benevento-Reggia di Carditello” che ci porterà in bici dalla Reggia di Caserta a quella di Carditello, per poi proseguire fino a Telese attraversando i bellissimi territori della Falanghina seguendo le vecchie linee ferroviarie dismesse.

E’ stato firmato in questi giorni un’importante protocollo d’intesa tra la Fondazione Real Sito di Carditello, i Comuni di Dugenta e di Melizzano e l’Unione dei Comuni della Città Caudina per la progettazione della “Ciclovia Benevento-Reggia di Carditello“, che sarà la più grande pista ciclabile del Sud Italia.

Dalla splendida Reggia di Caserta la pista consentirà di arrivare in bicicletta fino a Telese, Amorosi e Melizzano passando per i Ponti Vanvitelliani della Valle di Maddaloni, la Reggia di Carditello e gli straordinari territori della Falanghina.

Un progetto importante firmato per il Real Sito di Carditello dal presidente Luigi Nicolais che consentirà di procedere, assieme a tutti i vari soggetti coinvolti, nella progettazione e poi al reperimento di fondi e alla rimozione di tutti gli ostacoli per la realizzazione di questa opera straordinaria.

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NAPOLI NON E’ CAMORRA E IO NON VI GIUSTIFICO.

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Non c’è morte, non c’è dolore e non c’è lutto che possa giustificare quello che avete fatto stanotte.
Se la morte di un figlio potesse giustificare la violenza, quando morì Annalisa suo padre avrebbe dovuto dare fuoco a tutta Forcella. Invece ha aperto una libreria dedicata a lei. Se l’omicidio di un fratello potesse giustificare la vendetta, quando morì Giancarlo, Paolo avrebbe dovuto far saltare in aria le auto degli assassini. Invece ha dedicato la vita agli ammalati e ai bambini.
Quello che avete fatto voi stanotte invece non ha nessuna giustificazione. Avete devastato l’ospedale che ha provato a salvare la vita di vostro figlio. Avete costretto i medici a trasferire i pazienti in altri Pronto Soccorso. Avete negato le cure a chi oggi correrà lì per una emergenza.
Oggi Giletti o la D’Urso racconteranno a milioni di Italiani una storia di camorra. Ci vergogneremo di nuovo davanti alla TV. Ci sentiremo per l’ennesima volta rappresentati dal degrado e dall’inciviltà nelle pagine della cronaca nera.
E non è giusto.
Perché LA CAMORRA è il tumore, non il paziente.
Non si può indentificare la malattia, non con chi cerca di combatterla. La camorra con la città. Il dolore con quello che avete fatto.
Voi siete la vergogna di Napoli e avete calpestato anche il lutto che meritava vostro figlio. Io non lo accetto.

Un napoletano verace.

Napoli, rapinatore ucciso a 15 anni: “Chi va per questi mari, questi pesci piglia. Si vergognino i genitori”

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L’opinione di Marilena Natale, nota giornalista anticamorra, che punta il dito sui genitori del giovane morto stanotte.

NAPOLI – Sta facendo discutere la tragica storia della scorsa notte quando un ragazzo di 15 anni, Ugo Russo, ha tentato di rapinare un carabiniere, che ha reagito ferendo mortalmente il giovane con colpi di pistola alla testa e al torace. Il 15enne è morto all’ospedale Pellegrini di Napoli. 

Il carabiniere era in abiti civili, alla guida dell’auto, quando è stato affiancato da uno scooter con in sella due ragazzi che, armati di pistola – poi rivelatasi finta – hanno provato a rubargli l’orologio. E’ successo in via Generale Orsini a Napoli. Il militare, nelle concitate fasi della rapina, avrebbe impugnato la sua arma e colpito il 15enne, poi morto in ospedale. All’alba il Pronto soccorso del Pellegrini è stato devastato dalla rabbia dei parenti della vittima. Il servizio è stato sospeso e i pazienti sono stati trasferiti nei reparti e in altri ospedali.

Sulla questione interviene anche Marilena Natale, nota giornalista anticamorra che sui suoi canali social scrive:

“Due ragazzini hanno tentato di rapinare con una pistola un carabiniere che si è difeso spara. I familiari anziché chiudersi in casa e capire dove hanno sbagliato, capire come mai il loro figlio 15 enne prende una pistola e va a fare le rapine? Pensano bene di distrugge l’ospedale e dopo poco viene attaccata la caserma del comando provinciale dei carabinieri a colpi di pistola. Ma stiamo scherzando? Non possiamo legittimare un comportamento simile. I genitori invece di vergognarsi, stanno ricevendo i giornalisti a casa loro, perché vogliono giustizia. La giustizia la voglio io!!! Voi non avete saputo adempiere al vostro ruolo, perché vostro figlio minorenne era per strada dopo mezzanotte? Perché aveva una pistola, perché sul suo profilo social scriveva “perché uccidere quando si può torturare”. Al mio paese mi si dice chi per questi mari va.. questi pesci piglia! A me fa pena Annalisa Durante, lei avrà 14 anni per sempre.. morta uccisa senza colpe, non un bullo di 15 anni che armi alla mano gioca a fare il camorrista”.

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La moda oggi.

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È incredibile come l’essere umano abbia perso ogni briciolo di morale e dimostra di non aver più rispetto per nulla quando l’unico fine è vestirsi alla “MODA”. Com’è possibile che questo giovanotto vada in giro senza calzini. In che mondo siamo finiti?

Quando Zaia mostrava con orgoglio i topi mangiati dai Veneti durante la fame della guerra mondiale

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Cinesi mangiatori di topi vivi? Spunta una foto postata da Zaia sui roditori mangiati dai veneti negli anni di carestia.

“Topi messi ad essiccare a Belluno durante “l’an de la fam”, l’anno della fame. Questa straordinaria immagine è esposta, insieme a moltissime altre, nella straordinaria mostra documentaria, iconografica e multimediale su Belluno durante la Prima guerra mondiale appena inaugurata a Palazzo Crepadona”. Così il governatore del Veneto Luca Zaia nel novembre 2018 in un post su Facebook. La stessa persona che giovedì 27 febbraio, aveva proprio detto “I cinesi non mangiano come noi e li abbiamo visti tutti mangiare topi vivi” intervenuto in una trasmissione locale per parlare dell’emergenza Coronavirus.

Una gaffe quella del presidente della regione Veneto che ha rischiato di trasformarsi in un incidente diplomatico con la Cina. Eppure anche i veneti durante la prima guerra mondiale per far fronte alla mancanza di viveri in ristrettezze estreme mangiavano topi. E Zaia nel post di due anni mostrava con orgoglio la foto di Pietro De Cian, condivisa con tanto di hashtag #VenetoDaAmare.

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