La diffusione dell’epidemia da Covid-19 ha portato molti Paesi a chiudere le frontiere sia in entrata sia in uscita; questi provvedimenti hanno avuto conseguenze rilevanti sui flussi migratori verso il nostro Paese. Nei primi sei mesi del 2019 erano stati rilasciati oltre 100 mila nuovi permessi di soggiorno mentre nello stesso periodo del 2020 ne sono stati registrati meno di 43 mila, con una diminuzione del 57,7%.Lo evidenzia il report dell’Istat sui cittadini non comunitari, segnalando che il calo dei flussi di ingresso nel nostro Paese era cominciato già nel 2019.
Linee guida pubblicate il 20 marzo ma mai applicate finora
Con un’impennata di contagi da Covid-19 in Svizzera, dove ieri sono stati segnalati 6.592 nuovi casi, si torna a parlare del protocollo medico per affrontare un eventuale sovraffollamento delle terapie intensive. Le norme prevedono che in caso di scarsità di posti il medico può decidere di non accogliere “persone che hanno un’età superiori agli 85 anni” e persone con un’età superiore ai 75 anni che presentino una di queste patologie: ” cirrosi epatica”, insufficienza renale cronica stadio III, insufficienza cardiaca di classe NYHA superiore a 1 e sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi”. Intitolato ‘Pandemia Covid-19: triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di scarsità di risorse’ il protocollo di otto pagine è stato pubblicato dall’Accademia svizzera delle scienze il 20 marzo scorso ma, come ricorda oggi La Stampa, di fatto non è mai stato applicato. “A causa della rapidità di diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2) si è venuta a creare una situazione straordinaria che determinerà un massiccio afflusso di pazienti negli ospedali per malattie acute”, si legge nell’introduzione delle linee guida che sottolineano: “Se le risorse a disposizione non sono sufficienti, occorre prendere decisioni di razionamento”. Quindi, a pagina 5, la parte intitolata ‘Triage iniziale: criteri per il ricovero nei reparti di terapia intensiva’ ovvero l’elenco dei criteri in base ai quali il medico dovrà prendere la difficile decisione su chi ricoverare in caso non ci siano abbastanza posti in terapia intensiva.
(ANSA) – NAPOLI, 24 OTT – Due persone sono state arrestate dalla Digos per gli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti che si sono verificati nella tarda serata di ieri a Napoli. Si tratta di due persone, già note alle forze dell’ordine per reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti, del quartiere Vasto. Al momento gli inquirenti della Procura sono impegnati a raccogliere informazioni sull’accaduto per delineare un quadro piu’ chiaro di quanto accaduto in città, in particolare nelle immediate vicinanze della sede della Regione Campania, dove c’è stato un fitto lancio di oggetti che hanno colpito Polizia e Carabinieri. Durante le fasi degli scontri di ieri sera a Napoli decine di scooter sono stati usati dai manifestanti per ostacolare e ritardare l’intervento delle forze dell’ordine. E’ uno degli elementi che emergono dalle indagini della Digos, e che delineano il carattere di una “azione preordinata”, come affermato poco fa dal viceministro all’Interno Matteo Mauri.
Sette gli uomini delle forze dell’ordine rimasti feriti. (ANSA).
(ANSA) – BOLOGNA, 19 OTT – Sorpresi a passeggiare nel centro di Bologna senza la mascherina, hanno offeso e in un caso anche aggredito i Carabinieri che li invitavano a indossarla. È successo nel fine settimana appena trascorso, durante i controlli svolti dall’Arma per verificare il rispetto delle norme e dei comportamenti sociali da tenere per evitare la diffusione del Covid-19. In Piazza Verdi, zona universitaria, una delle piazze toccate dal divieto di stazionamento dalle 18 alle 6, un ragazzo di 25 anni ha insultato e poi preso a calci i militari che gli avevano detto di mettersi la mascherina.
Oltre alla sanzione prevista, è stato denunciato per resistenza a un pubblico ufficiale. Un episodio simile è successo nella vicina via delle Belle Arti, dove una studentessa di 20 anni ha insultato i militari che l’avevano gentilmente invitata a indossare la mascherina. Per la giovane, insieme alla sanzione, è scattata una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale. Complessivamente, nel corso dei controlli le persone identificate sono state più di 2.200. (ANSA).
(ANSA) – ROMA, 17 OTT – A Roma una mamma cinghiale e sei cuccioli sono stati uccisi dopo essere stati narcotizzati. Nei giorni scorsi la famiglia di cinghiali, attirati da cumuli di rifiuti si erano rifugiati nel giardino Mario Moderni, in via della Cava Aurelia, che per la mamma-cinghiale poteva rappresentare un rifugio sicuro per tutta la sua famiglia, mentre è subito scattata la trappola con i cancelli del giardino che sono stati chiusi per bloccarli. Per Piergiorgio Benvenuti, presidente del Movimento Ecologista Ecoitaliasolidale sottolineando: “Responsabilità della Regione, l’inerzia della Sindaca Raggi, l’incapacità di raccogliere e gestire i rifiuti nella città, hanno condannato a morte una inerme famiglia di cinghiali”, osserva Piergiorgio Benvenuti, presidente del Movimento Ecologista Ecoitaliasolidale.
“Ho sempre saputo che quella dei Cinque stelle “animalisti” era una leggenda. Ora lo sanno tutti. Avevo dato la disponibilità ad accogliere i sette cinghiali chiusi nel parco del quartiere Aurelio a Roma, per salvarli. Loro li hanno uccisi. E il dirigente del Comune di Roma che ha dato l’ordine mi ha anche insultato con epiteti sessisti irriferibili”, attacca Michela Vittoria Brambilla (Fi), presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, annunciando un esposto per uccisione di animali e una querela per diffamazione. “Cara Brambilla, dov’eri ieri sera mentre il sottoscritto tentava in tutti i modi di fermare una decisione presa unicamente dalla Regione? Eri forse sul divano di casa tua a fare “l’animalista da salotto”? E dov’era Zingaretti? Assieme alla Sindaca, avvieremo di una indagine interna per verificare l’operato di chi è intervenuto. Il tutto, nella consapevolezza che solo la Regione può (per legge) decidere la sorte dei cinghiali”, replica il presidente della commissione Ambiente di Roma Capitale Daniele Diaco (M5s) (ANSA).
(ANSA) – VENEZIA, 17 OTT – Per il terzo giorno consecutivo Venezia fa i conti con l’acqua alta: stavolta non sono entrate in funzione le paratoie del Mose e la marea ha toccato i 105 centimetri, allagando Piazza San Marco. Ancor più alta la quota raggiunta dall’acqua al Lido, con 110 centimetri, e a Malamocco, che ha segnato una massima di 112. (ANSA).
(ANSA) – GENOVA, 17 OTT – Mascherine usate per nascondere la droga o, smontando il ferretto da stringere al naso, per aprire le manette. L’allarme è partito dall’Interpol ed è passato al ministero dell’Interno che ha mandato una circolare a tutte le questure d’Italia e alle altre forze dell’ordine.
“Non abbiamo avuto ancora casi di aperture delle manette – si legge nel documento – ma invitiamo tutti gli operatori a prestare la massima attenzione nelle fasi del fermo, trasporto e sorveglianza delle persone sottoposte a controllo di polizia. Al momento le segnalazioni sono arrivate dall’estero”. Da Bruxelles è stato allegato anche un video che mostra come il ferretto possa essere usato per aprire le manette. (ANSA).
In film Infascelli ‘il capitano’ si racconta passo dopo passo
Il cuore di Totti fa piangere davvero tutti: è inevitabile vedendo il documentario MI CHIAMO FRANCESCO TOTTI di Alex Infascelli passato oggi alla 15/ma edizione della Festa di Roma e che ha visto il forfait de ‘il capitano’ che ha mancato al l’attesissimo ‘incontro ravvicinato’ con Pierfrancesco Favino per il lutto che lo ha colpito. La scelta di non venire, dopo la recente morte del padre, Enzo ‘lo sceriffo’ è per molti il gesto di un uomo buono, generoso e forte che crede nella famiglia. “La sua decisione di non venire – conferma oggi in conferenza stampa Infascelli – è vero può essere considerato l’ultimo capitolo del mio documentario. Credo che Totti abbia fatta questa scelta perché alla fine parlasse solo il film per lui e per avere anche il giusto tempo per pensare a una cosa così intima che gli è appena capitata”. Dal campione solo un lungo Instagram il 14 ottobre dedicato al padre in cui dice: “Senza di te non ce l’avrei mai fatta. Scusa per le parole non dette…”. E ancora: “Ciao papà, ho trascorso i 10 giorni più brutti della mia vita, sapendo che stavi là “da solo” combattendo contro il male e non potendoti vedere, parlare, abbracciarti, stringerti, avrei fatto qualsiasi cosa pur di stare là vicino a te”. MI CHIAMO FRANCESCO TOTTI – tratto dal libro Un Capitano scritto da Francesco Totti con Paolo Condò (edito da Rizzoli) e in sala con Vision il 19-20-21 ottobre e poi dal 16 novembre su Sky – è un singolare film che parte proprio con un super otto della famiglia Totti che si apre con un immagine del padre Enzo al mare insieme alla moglie Fiorella e con un Francesco che appena cammina, ma che già si accanisce con un pallone più grande di lui. Si passa poi alla notte che precede il suo addio al calcio e da qui, passo dopo passo, si ripercorre tutta la sua vita come se il campione la vedesse proiettata su uno schermo insieme agli spettatori. Tutte immagini ed emozioni che lui commenta solo in voce, sempre fuori campo, tra ironia e amarezza.