Pechino, 9 nov. (Adnkronos) – “Un’altra area che sollecita l’impegno di tutti per bloccare la spirale di violenza è il Medio oriente, martoriato dal criminale attacco terroristico di Hamas contro inermi cittadini israeliani, dalla inaccettabile scia di violenza contro la popolazione civile di Gaza, dall’allargamento del conflitto al Libano meridionale con altre sofferenze ai civili. Occorre fermare subito la guerra, per avviare soluzioni anche all’immane crisi umanitaria che ne è derivata. Confido, sono certo, che la Cina aggiungerà la sua voce affinché diversi attori regionali esercitino moderazione e possa essere finalmente applicata una soluzione a due Stati tra Israele e la Palestina”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella sua lectio magistralis all’Università di Beida.
Sono stati condannati in primo grado i ragazzi responsabili dello stupro di gruppo di Palermo, avvenuto in un cantiere del Foro Italico, il 7 luglio 2023, a danni di una diciannovenne. In misura significativamente inferiore, però, rispetto alle richieste dei pm al processo: i giovani dovranno scontare pene tra i 7 e i 4 anni, mente La procura aveva chiesto condanne tra i 12 e i 10 anni e 8 mesi. Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, commenta la vicenda in un’intervista a Repubblica: “Siamo nel 2024, non possiamo ragionare come se fossimo all’inizio del Novecento. Questi giovani non hanno scusanti, sono dei delinquenti e da delinquenti vanno trattati”. Tuttavia “il carcere, così come è strutturato in Italia, non credo sia il luogo più adatto per fare capire a questi giovani la gravità di ciò che hanno fatto”. Cosa servirebbe? Nelle carceri “la pena non servirà a nulla”, per “capire cosa hanno fatto” questi giovani “dovrebbero essere condannati a trascorrere per anni interi il loro tempo in un centro antiviolenza e aiutare le donne che hanno subito violenza. Oltre che andare a mungere le vacche”, commenta Crepet. Lo psichiatra invita a tutti a concentrarsi sulle responsabilità delel famiglie nella crescita dei giovani. “Non esistono, indipendentemente dai ceti sociali di appartenenza. Lei pensa che la figlia del dentista di Palermo che frequenta ambienti chic della città, faccia una vita così diversa? Forse correrà meno rischi perché di sera sarà accompagnata dal fidanzato con la Mercedes”, commenta Crepet ch sui “colpevoli” siega: “Siamo noi. Da trenta anni ripeto che la scuola va riformata, che vanno investiti tanti soldi, e soprattutto dovremmo togliere i materiali digitali ai ragazzini”. Le famiglie sono le grandi assenti? “Se mio padre mi sgancia 100 euro per andare a fare una serata. Chi è questo padre? Come fai a chiamarlo padre?”. Alla ragazza vittime dello stupro Crepet consiglia di “andare in un contesto completamente diverso da quello in cui vive, magari al nord, dove confrontarsi con ragazzi e ragazze diversi per cultura e formazione. Rimanere a Palermo frequentando gli stessi gruppi non credo possa portare a un futuro sereno”. La ragazza è stata accusata di esporsi troppo. “I social sono fatti per esporre e non per mediare e il processo non è sull’esposizione della giovane. Il fatto che questa ragazza dopo che ha subito lo stupro non abbia trovato meglio da fare se non ricominciare ad apparire sui social, purtroppo fa parte non del mondo magico di Amelie, ma del mondo distopico secondo cui se non hai niente da fare, passi tutto il tempo sui social. Ma attenzione, questo non c’entra niente con lo stupro, perché si stuprava anche quando i social non esistevano”, commenta lo psichiatra.
Guai a fare il funerale sportivo a Novak Djokovic prima del previsto. È vero che il serbo ha concluso la stagione con zero titoli Atp per la prima volta dal 2005, ma al tempo stesso ha dimostrato di poter essere ancora competitivo ai massimi livelli. Tra infortuni e acciacchi vari il 2024 di Djokovic è stato a dir poco complicato: la gestione del fisico e delle energie sarà cruciale per ritornare al top nella prossima stagione. A 37 anni suonati il serbo potrebbe essere ancora in grado di vincere uno Slam. D’altronde in estate si è messo al collo un meraviglioso oro olimpico, battendo Alcaraz in finale: un traguardo che vale moltissimo per Nole, dato che era l’unico che non aveva ancora tagliato nel corso della sua leggendaria carriera. La rinuncia alle Atp Finals di Torino non ha stupito: Djokovic ha bisogno di riposare, non aveva altro da dare a questa annata tennistica.
La voglia di competere al massimo livello è però sempre presente: «Il tennis è ancora il mio obiettivo ha dichiarato ai microfoni di Sport Klub – sono pronto a spingere durante la off-season. Avevo solo bisogno di ricaricarmi e riposarmi un po’ dopo un anno stancante». Insomma, il piano di Nole è sfruttare i prossimi due mesi per tirare a lucido il fisico e farsi trovare pronto nel 2025: «Giocherò nella prima settimana della stagione, ma non so ancora dove. Poi, ovviamente, l’Australian Open».
Jannik Sinner avrebbe un problema secondo taluni babbei poco amanti del talento che nobilita il ragazzo di Sesto Pusteria, in campo domani alle 20.30 contro l’australiano De Minaur nella prima sfida delle Nitto Finals di Torino: vive a Montecarlo e, quindi, non paga le tasse in Italia. Orrore, sempre secondo costoro. Pensano sia l’unico sportivo che ha scelto di andare a vivere in Costa Azzurra – luogo davvero… orripilante per il clima, il sole, la sicurezza, la tranquillità e il bel vivere- soltanto per lucrare sulle imposte. Sinner, come una tigre annoiata dagli insetti, replicò così a suo tempo: «Montecarlo è un luogo dove un tennista professionista gode di tutta la tranquillità possibile, può camminare per strada senza essere travolto dalla popolarità e allenarsi in impianti super per all’anno mesi otto -nove all’aperto». Ma questo, i babbei, non lo sanno e pensano soltanto che Jannik se ne sia andato là perché truffa. Noi replichiamo: Matteo Berrettini sta a Montecarlo ma nessuno gli ha, giustamente, mai fatto le pulci; l’intero parco dei piloti di Formula 1 vive da quelle parti; e così molti calciatori e star dello show-business. Ma a costoro nessuno dice nulla. Sinner invece viene crocifisso dai benpensanti-babbei. CAMPIONISSIMO Una grande risposta l’ha fornita lui stesso e a modo suo, ficcante e senza possibilità di vedersi rimandata la pallina, pardon la replica, nel proprio campo: da campionissimo e da numero 1 del tennis, ha chiarito una cosetta mica da ridere: i sei milioni di euro vinti per aver battuto Carlos Alcaraz nella finale del Six Club Slam in Arabia, ha deciso che non finiranno nello stellare conto in banca o negli investimenti della sua holding: «Mi chiedete del prize-money di Riad? Sto per varare una Fondazione, penso sia importante poter aiutare persone, animali, famiglie o bambini in difficoltà. Da un po’ di tempo ci stavo pensando e non voglio dire altro fino a quando non sarà ufficiale. Penso che diventerà realtà l’anno prossimo. Ogni giocatore ha una visione un po’ diversa sul come aiutare gli altri ed è un punto molto importante per chi sta nella nostra posizione. Per questo motivo ho deciso che il prize-money del Six Club Slam lo metterò tutto nella Fondazione».
Un gesto di enorme generosità che conferma la sensibilità del giovane campione, peraltro già emersa in tanti minuscoli episodi della sua ancor giovane avventura tennistica. Ricordate l’ombrellino gentilmente tenuto sulla testa di una raccattapalle a Indian Wells, e poi la partita con un tennista in carrozzina oppure il gesto tenero nel soccorrere un’altra raccattapalle durante i tornei in Cina? Queste sue parole in favore della nascitura Fondazione Sinner, ideata sulla falsariga della Fondazione Federer e delle iniziative benefiche firmate Nadal in Spagna e Djokovic in Serbia, dovrebbero finalmente zittire quei babbei che ancora gli contestano la casa a Montecarlo. Il tennis, d’altronde, è lo sport più in ascesa sul piano dei flussi di denaro e dei premi, sta per avvicinare il golf e quando è stato annunciato il montepremi delle Nitto Finals non ci si deve meravigliare: il prize money è salito a 13 milioni di euro con un aumento di 200mila circa rispetto al 2023. Il campione del singolare guadagnerà 3.8 milioni di euro ma il suo malloppo potrebbe arrivare a 4.5 se rimarrà imbattuto (cinque vittorie su cinque). Se Jannik vincesse senza mai cedere un match potrebbe così elevare a 30 milioni di euro gli incassi in soli premi dell’ultimo anno. Un’altra conferma che non si è numeri 1 per caso ma lo si diventa anche negli affari e nella beneficenza. Parolina della quale i suddetti babbei blateranti non conoscono neppure il significato.
9.54 “Abbiamo un interscambio che in 6 anni, dal 2016 al 2022,è raddoppiato passando da 38 a 74 miliardi nel 2022,ma è ancora al di sotto del potenziale e quindi c’è la volontà di aumentare il flusso commerciale; poi c’è l’esigenza di un riequilibrio nello sviluppo dei rapporti commerciali di importazione-esportazione.Così il presidente Mattarella incontrando a Pechino il premier Li Qiang Quanto agli investimenti,”abbiamo a cuore quelli cinesi in Italia e incoraggiamo gli italiani in Cina che sono cresciuti e arrivati a 15 mld nel 2023″
La minaccia: “Dacci la droga o ti diamo fuoco”, la banda gli imputava la sparizione di un chilo di cocaina. L’agguato sotto casa, poi il viaggio nel baule di un’auto, infine le torture nel bosco con una pinza, dopo averlo spogliato. E ottennero 8mila euro di riscatto dalla famiglia
L’Estragon di Bologna ha ospitato una serata per raccogliere fondi per Medici Senza Frontiere, Medical Aid for Palestinians e Palestinian Red Crescent Society, tre organizzazioni che forniscono assistenza medica e sanitaria a Gaza. Nur Al Habash, una delle organizzatrici, anticipa che potrebbe esserci nel 2025 un analogo appuntamento a Roma. IL RACCONTO E LE INTERVISTE
Si, certo, i tifosi delMaccabi sono in parte violenti (come tutte le frange estreme del tifo calcistico).Si, certo, allo stadio si sono comportati male e non hanno mostrato il rispetto dovuto al momento di silenzio per le vittime del nubifragio di Valencia. Si, certo, in alcuni casi (documentati su YouTube) hanno strappato bandiere palestinesi dalle finestre ed hanno intonato cori inaccettabili verso Gaza. È tutto vero, va tenuto presente, non può essere giustificato in alcun modo. Poi c’è il resto, che adesso conviene descrivere con pacatezza e con altrettanta fermezza. C’è il dopo partita, che presenta uno scenario di violenza deliberata, pianificata e vigliacca. Gruppi di 30/40 giovani maschi adulti delle varie comunità islamiche a caccia di persone in qualche modo riconoscibili come provenienti da Israele, con perfetto tempismo sparpagliati nei luoghi più frequentati della città. Armati di bastoni e manganelli, pronti a raccogliere quanto trovavano in grado di offendere, mettono in atto una spietata caccia all’uomo (o alla donna) meglio se solo o comunque in decisiva inferiorità numerica. In molti casi si accaniscono su persone già finite a terra, prendendole a calci anche quando sono palesemente non più in grado di reagire. Il tutto assai lontano da ogni forma spontanea di reazione o azione, lo dimostra un fatto decisivo (e documentato): molti conducenti di taxi (ovviamente mussulmani) pronti a raccogliere gruppi di picchiatori per portarli lontano dal centro non appena iniziano a suonare le sirene della polizia. Cos’è allora questa storia? È la reazione di persone esasperate per la durissima risposta israeliana dopo il massacro voluto da Hamas e dall’Iran il 7 ottobre 2023? Anche, ma non solo. È la frustrazione di persone che in qualche modo si sentono (o si mettono) ai margini della ricca e secolare società occidentale? Forse un po’ si, ma quella società è esattamente il posto dove si coniugano libertà e opportunità anche per loro. È la ribellione di fronte a uno stile di vita ormai senza valori tradizionali di riferimento? Direi basta con questa storia ridicola, che appassiona solo i patiti dell’inclusione a tutti i costi, avvolti nella loro bandiera arcobaleno. Nella notte di Amsterdam (la città ha il 10 % di popolazione di religione islamica) c’è l’antipasto di quel che attende un’Europa che danza sull’orlo del baratro fingendo di non capire, di non vedere, di non sentire. C’è tutta la volontà di potenza di nuove generazioni islamiche che vogliono imporre con la forza la loro regola di vita: siamo di fronte ad un battaglia di potere e di egemonia. È il califfato in salsa europea, ennesima versione di una volontà egemonica che affonda la sue radici nella notte dei tempi. Quanto più balbettante sarà la nostra risposta quanto più ci proveranno con convinzione la prossima volta. A Roma, a Londra, a Parigi: ovunque. Nella storia c’è rispetto solo per chi si fa rispettare.