​Sono un Avvocato.

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Sono quello da cui vieni quando sei nei guai, quando sei arrabbiato, quando hai un problema e non sai dove sbattere la testa.
Sono quello che ti apre la porta di studio quando non ne puoi più del tuo matrimonio, quando lui/lei ti ha lasciato, quando ti pignorano casa, quando non paghi i tuoi debiti e quando i tuoi debitori non pagano te.
Sono quello che viene svegliato alle tre del mattino perché ti sei fatto fermare in stato di ebbrezza, che salta la comunione del nipotino perché ti hanno fissato l’interrogatorio il sabato mattina, che non vede il saggio di danza della figlia perché la tua udienza finisce alle dieci di sera.
Sono quello che sta dalla tua parte quando gli altri ti vorrebbero linciare, che ascolta le tue cazzate quando nemmeno tua madre ne vuole più sapere di te.
Sono quello che per fare il suo lavoro ha studiato tanti anni, poi ha fatto una pratica faticosa e spesso gratuita, e dopo di nuovo l’esame, la gavetta, l’incertezza, la paura, la responsabilità e l’aggiornamento continuo.
Sono quello che per andare a lavoro ogni giorno paga: l’affitto, le bollette, la macchina, la segretaria, la carta, le marche da bollo, il caffè per stare svegli a studiare.
Sono quello che ti fa uscire da studio anche se non hai versato quanto dovuto, mentre nemmeno al discount ti fanno portare via un litro di latte senza averlo pagato.
Sono quello che quando gli sparano alle spalle in un tribunale, in una mattina di inizio primavera, lo pensano solo gli altri Avvocati, perché sono tutti preoccupati del magistrato e delle misure di sicurezza.
Sono un Avvocato, forse lo sono sempre stato, anche prima di cominciare a esercitare, e sicuramente lo sarò tutta la vita, anche quando non metterò più piede in tribunale.
Sono un Avvocato, e prima di usare questa parola senza sapere quanta sostanza c’è dentro, quanta fatica e passione c’è dietro, ecco prima di usare questa parola devi pensare.

Poi magari taci che è meglio.

(Cit. Avv. Sara Fusi Serangeli )

Martin Schulz: ‘Senza l’euro la Germania dovrebbe temere l’Italia, non la Cina’

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Martin Schulz, Presidente del Parlamento Europeo, potrebbe diventare il nuovo cancelliere tedesco.

Il suo pensiero, però, non è in linea con quelli che sono gli interessi del nostro Paese, perciò è giusto che i cittadini siano informati. Vocidallestero.it ha tradotto un’intervista rilasciata nel 2012 da Schulz al Der Spiegel in cui emerge appunto il suo pensiero: l’Europa è vitale per gli interessi nazionali della Germania, e soprattutto lo è l’euro.
Senza la moneta unica l’industria automobilistica tedesca, fiore all’occhiello del paese, sarebbe molto meno competitiva, a tutto vantaggio di paesi come Italia e Francia.
A dirlo è Schulz stesso. Ecco i passaggi fondamentali dell’intervista:
“SPIEGEL: Nemmeno la maggioranza dell’opinione pubblica tedesca è d’accordo su una condivisione del debito.
Schulz: Purtroppo questa affermazione è assolutamente vera, e mi preoccupa molto. Ciò di cui abbiamo bisogno è di spiegare alla gente quali sono le alternative.
Schulz: Reintrodurre il marco tedesco. Sarebbe una valuta estremamente forte, che renderebbe le esportazioni tedesche molto più costose. L’industria automobilistica tedesca dovrebbe temere non più la Cina, ma la Francia e l’Italia, la Peugeot, la Citroën e la FIAT. La Germania diventerebbe troppo grande per l’Europa ma troppo piccola per il mondo. A questo dovrebbero pensare quelli che chiedono un’uscita della Grecia dall’eurozona.
Schulz: Se continuiamo ad andare nella direzione in cui stiamo andando è difficile. Imponendo tagli non otterremo nessuna crescita in Grecia. Sarebbe preferibile una zona economica speciale per la Grecia.
Schulz: Ma non lo è. Le aziende investiranno in Grecia solo se ci saranno tre condizioni. Primo, ci deve essere un chiaro impegno verso l’euro. Nessuna azienda investirà se ha il timore che a un certo punto la Grecia uscirà dall’euro. Secondo, il governo greco deve essere pronto a lavorare insieme alle istituzioni europee per la ristrutturazione del paese”.
Martin Schulz è presidente dell’Europarlamento, ma prima di tutto, per lui, vengono gli interessi di Berlino.

Salvataggio l’Unità, Di Maio: ‘Minaccia di querela non può essere la risposta, Renzi deve spiegare’

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Eni ha smentito “lo scambio tra salvataggio l’Unità e appalti in Kazakistan”, che ci sarebbe stato secondo un’inchiesta di Report, mentre Matteo Renzi ha minacciato querele.

La mossa dell’ex-premier non bastano, però, secondo Luigi Di Maio. Il deputato 5 Stelle nella tarda serata di ieri ha pubblicato un messaggio su Facebook in cui chiede a Renzi e al dem Bonifazi di spiegare se c’è correlazione tra i due fatti e ha annunciato che il M5S oggi terrà una conferenza stampa per porre a Renzi alcune domande sulla vicenda.
Di seguito il post di Di Maio:
“Avete visto Report? Allucinante!

Dopo il caso Consip, la trasmissione apre lo scandalo del salvataggio de l’Unità. Da Romeo a Pessina. Da Tangentopoli a Renzopoli. Gli interrogativi posti non possono avere come risposta una minaccia di querela. Renzi e Bonifazi hanno il dovere di spiegare. Come hanno convinto Pessina a finanziare l’Unità sapendo che gli sarebbe costato una perdita secca di 400.000 euro al mese? C’entrano gli appalti in Kazakistan? C’entrano altri appalti? Sono stati commessi atti di corruzione? Che qualcosa non torni é chiaro. Domani faremo una conferenza stampa per porre a Renzi queste e altre domande. Renzopoli è durata fin troppo”.

“Siamo tra il maggio del 2014 e il gennaio del 2015. A fine 2014 prende forma la società che salverà l’Unità e diventerà il nuovo editore del quotidiano. La società si chiama Unità Srl, il nuovo socio finanziatore è il costruttore milanese Massimo Pessina, proprietario della Pessina Costruzioni Spa, insieme al suo braccio destro e amministratore delegato Guido Stefanelli. Altra quota di Unità Srl è del Partito Democratico attraverso la fondazione Eyu.
Come cambiano le sorti della Pessina Costruzioni da quando i suoi proprietari sono diventati soci del Partito Democratico?

Report ha ricostruito la storia di alcuni lavori ottenuti da Pessina a partire da allora. Proprio mentre era in corso la trattativa per il salvataggio de l’Unità, la Pessina Costruzioni – secondo quanto riportato da Report – apre una filiale in Kazakhistan, nella cittadina di Aksai, nel nord-ovest del paese, un piccolo centro nato e sviluppatosi attorno a uno dei più grandi giacimenti di gas e petrolio, quello di Karachaganak. Lo sfruttamento del giacimento è gestito dal consorzio Kpo, del quale Eni è socio principale insieme a Shell. Che tipo di lavori ha svolto ad Aksai la Pessina Costruzioni KZ? – si chidee Report che poi prosegue: «Eni ci scrive che il consorzio KPO non ha mai assegnato lavori alla Pessina KZ e la Pessina precisa che Pessina Costruzioni KZ è una società inattiva. Eppure da quanto risulta alla camera di commercio kazaka, la Pessina KZ è dotata di un consistente capitale sociale, di dipendenti e di mezzi». (Ciò non vuol dire che la società sia comunque necessariamente attiva)”.

Il made in Italy di Farinetti: operai romeni a tre euro l’ora

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Denuncia Cisl sulla ristrutturazione del teatro Smeraldo che ospiterà lo store di Eataly a Milano: “Lavori a una ditta di Suceatra. Stipendi da meno di 200 euro a settimana”

Milano – «Eataly» di nome. Oscar Farinetti apre martedì a Milano un nuovo tempio del gusto. A sentir lui, addirittura «un luogo dei miracoli».*Prenderà il nome dello storico Teatro Smeraldo che sorgeva nello stesso stabile di piazza XXV Aprile e l’inaugurazione è fissata (non a caso) il 18 marzo, inizio delle Cinque Giornate di Milano e del Risorgimento. «Non saremo noi a far risorgere l’Italia ma è un piccolo passo», ripete da giorni Farinetti, dispensa in tv e sui giornali l’elogio del made in Italy e le ricette per il rilancio del Belpaese. I sindacati leggono, ascoltano. E «fumano».
«Viene il nervoso a sentirlo professare l’eccellenza italiana e la cura del dettaglio…» protesta senza mezzi termini Fabio Del Carro, segretario generale della Filca Cisl di Milano. Ha seguito dall’inizio la trasformazione dell’ex teatro in polo del gusto. E puntualizza che a occuparsi della ristrutturazione non è stata un’impresa edile locale (benché il patron di Eataly professi un’«adorazione per i lombardi» e abbia persino fatto pace con il governatore leghista Roberto Maroni) ma la Cobetra Power di Suceatra, in Romania. Capitale sociale dichiarato: 500 ron, che equivalgono a circa 110,2 euro. Anche Farinetti ha raccolto l’occasione, sempre più diffusa tra le grandi aziende italiane, dei «distacchi». Si fa ricorso con i subappalti a imprese bulgare, romene, polacche che hanno filiali sul territorio. Per la legge, i contributi non vengono versati in Italia ma nel Paese d’origine. «Ma vengono versati?» è il grande punto interrogativo del sindacato, che sul caso Eataly ha interessato gli ispettori della Cassa Edile. Ma «a Milano sono una cinquantina, riescono a malapena verificare i contratti che hanno inizio e fine sul territorio figuriamoci avviare controlli in Romania».Dei 25 lavoratori edili che fanno capo a Cobetra e si sono occupati di demolire e ricostruire l’interno dell’ex teatro, come si legge sui contratti trasmessi alla Cassa edile, 23 sono «operai non specializzati in costruzioni», uno solo è esperto in restauri. C’è poi un addetto che nel 2012 ha firmato la «promozione» da amministratore della società a «operaio non specializzato». La legge europea recepita anche in Italia stabilisce che i lavoratori romeni in distacco debbano avere una busta paga non inferiore ai minimi contrattuali italiani. Ma è quello che la Cisl definisce un «grande buco nero». Perché «dietro al sistema dei distacchi si nascondono forme di sfruttamento, ed è quasi impossibile che gli operai stranieri facciano denuncia, c’è un’omertà assoluta». I contratti che hanno firmato i 25 operai con Cobetra mediamente si aggirano tra i 500 e gli 800 ron di stipendio base lordo (dunque tra i 110 e i 176 euro) per 40 ore settimanali di lavoro. Tradotto: tra i 2,75 e i 4,4 euro all’ora. Sul Libro unico del lavoro però, quella che possiamo equiparare a una normale busta paga, nella parte bassa dedicata ai contributi la cifra schizza a 2.100 euro. «Che non sarebbero male per un manovale non specializzato – rimarca il segretario Cisl – Anzi, se fossero davvero corrisposti verrebbe da chiedersi come mai non vengono assunti operai italiani, visto che sarebbero più economici dei romeni. Ma è proprio la parte �extra� che sfugge ai controlli italiani. Abbiamo il forte dubbio che al manovale straniero rimanga in tasca quanto ha firmato sul contratto».
Il modello di lavoro «Eataly» d’altra parte alimenta i sospetti. Di recente diversi precari che lavorano negli store del gusto già sparsi tra Torino, Roma, Firenze o Napoli hanno denunciato stipendi da fame, 800 euro al mese per quaranta ore settimanali, domeniche comprese. E si aggiunge la pratica delle perquisizioni a fine turno, raccontata nei negozi del Centro-Sud. I dipendenti vengono controllati prima di uscire, sai mai che abbiano infilato in borsa qualche conserva «doc».

La maggior parte dei dipendenti che da martedì prossimo serviranno i clienti in panetteria, macelleria, salumeria, formaggeria, pescheria, all’ortofrutta, nel bistrot e nella serie di ristoranti sparsi tra i tre piani di «Eataly Smeraldo» ha un contratto a tempo determinato. Ma «dopo due anni l’ottanta per cento verrà stabilizzato – garantisce Farinetti – Se un imprenditore ha i conti in ordine e non lo fa, è un bastardo». Da Milano partirà una svolta?


CLAMOROSA NOTIZIA CONFERMATA. HANNO ARRESTATO IL SINDACO DEL PD..

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lunedì 10 aprile 2017

Un falso contratto di sponsorizzazione da 396mila euro, “utile solo ad ottenere la benevolenza di quella parte della popolazione che vedeva la costruzione di un nuovo centro commerciale come un duro colpo all’economia locale, fatta di piccoli artigiani e commercianti”. Con questa accusa la Guardia di Finanza ha notificato gli arresti domiciliari a Claudio Battazza, sindaco Pd di Morciano, in provincia di Rimini. 

Le indagini sono nate dall’esposto presentato da un comitato di commercianti, che lamentava “poca trasparenza nei rapporti tra esponenti di vertice dell’amministrazione e una società che aveva ottenuto le autorizzazioni per la riqualificazione dell’area Ex pastificio Ghigi”. 

Con il sindaco sono indagate per il reato di falso altre 9 persone tra cui il vice sindaco, assessori e il segretario dell’ufficio contabilità e ragioneria del Comune. (FONTE: ilfattoquotidiano.it

Photo by fabiolopiccolo:

Tra poco è il Pasqua 

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Ma quale scatola di cioccolatini… la vita è come un casatiello… ti aspetti di trovare i pezzettini di salame, il provolone e i cicoli e invece ti attocca la fella con l’uovo sodo. Dici vabbè mo mi consolo con la pastiera, che quelle a Pasqua te ne arrivano almeno venti versioni diverse dalle varie zie, amiche di famiglie, commarelle, vicine di casa, ex insegnanti di salto dal palo in frasca, conoscenti lasche e perfette sconosciute con cui tre anni prima avevi scambiato due parole in croce mentre eravate a fare la fila alla cassa del supermercato, ma che ci teneva assai assai a fartela assaggiare che quella come la fa lei… vai per tagliartene na felluccia e cominci a vedere che una è appicciata sotto, un’altra è cruda, una tiene i canditi che ognuno è un metro quadrato, in un’altra ci sta il riso al posto del grano, incappi persino in quella vegana fatta con la ricotta di soia della sora e là ti passa definitivamente il genio. Ti dici mo, a tipo premio di consolazione, mi mangio un pezzicciullo di uovo di cioccolato; lo vai a aprire e quello niendemeno è fondente al novantanovevirgolanovantanove per cento con le scarde di zenzero e i mattoncini di papaya che tu a quel punto ti butti sulla sorpresa e ti agliotti direttamente il portachiavi placcato argento che sicuro è più saporito.

Riflessioni di Francesca Prisco 

Marika Cassimatis non è e non sarà la candidata sindaco del MoVimento 5 Stelle a Genova

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Marika Cassimatis non è e non sarà la candidata sindaco del MoVimento 5 Stelle a Genova

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di MoVimento 5 Stelle

Il tribunale di Genova oggi ha sospeso l’efficacia della decisione assunta da Beppe Grillo in qualità di Garante e titolare del simbolo del MoVimento 5 Stelle di non concedere alla Cassimatis l’uso del simbolo stesso per le elezioni comunali del 2017 a Genova (e non di escludere la Cassimatis dal percorso selettivo). Ha inoltre sospeso l’efficacia della votazione del 17 marzo in cui si chiedeva a tutti gli iscritti di esprimersi sull’importante decisione di partecipare o meno alle comunali di Genova. La sentenza specifica la “natura interlocutoria delle odierne statuizioni”, che non sono, quindi, definitive. Si tratta di un provvedimento cautelare di sospensione suscettibile di modifiche sia in sede di (eventuale) reclamo che di merito. 
Rispettiamo la sentenza, che, tra l’altro, riconosce la validità e la legittimità del Regolamento del MoVimento 5 Stelle (“le apprezzabili regole statutarie più volte richiamate, sottolineate ed apprezzate”) riservandoci, però, di tutelare in ogni sede le nostre ragioni.
In ogni caso non possiamo non rilevare come in nessun passo della predetta sentenza si sostenga che la Cassimatis è la candidata sindaco del MoVimento 5 Stelle, come lei ha affermato. Marika Cassimatis è stata sospesa e la votazione del 14 marzo è stata annullata, pertanto la stessa non è né sarà candidata con il MoVimento 5 Stelle a Genova alle elezioni dell’11 giugno.

A Pasqua siamo tutti più buoni. 

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Guardate che quello veramente gli extracomunitari in Italia fanno una vita di merda. Cioè mo che siamo sotto Pasqua, un piccolo esame di coscienza, tra un casatiello e una Via Crucis, una pastiera e un sepolcro, io me lo farei. Senza che ve ne uscite a modello bastardo leghista che “vanno aiutati a casa loro”, questa è roba che manco un tesserato al Ku Klux Klan – sezione di Pontida; che sfaccimma che quelli se vengono da noi è per trovare una vita migliore, per coltivare la speranza di costruirsi un futuro più dignitoso e invece vengono sfruttati senza ritegno. Mo, a parte quei puverielli che per campare sono costretti a vendere i fazzolettini ai semafori e beccarsi i chitemmuorti quando puliscono un parabrezza a tradimento, ci sta un altro fenomeno ingiustamente ignorato che merita una campagna di sensibilizzazione adeguata: i ballerini cubani assoldati per le feste di compleanno di cinquant’anni. No ja ma veramente, a voi vi sembra giusto che un marcantonio di un metro e novanta, scolpito da un maxi tronco di cioccolato Novi fondente e che ci mancano solo le nocciole per essere la sintesi perfetta di tutti i vizi capitali messi assieme, deve sbattersi di quella maniera, fare il bellillo con la tardona in tubino animalier col culo, altro che culita, che le arriva sui talloni e che, senza scuorno, si concede pure una palpatina a quelle chiappe marmoree (e cazzarola quello sì che è un culo vivaddio)? Cioè vi rendete conto che stu puveriello è un forzato del trenino e succube delle imbarazzanti richieste del reparto geriatrico avanzato di Villa Arzilla? Questi so traumi veri e non possiamo continuare ad ignorarli. RIcordatevi: il silenzio rende complici.

Dal profilo Facebook di Francesca Prisco. 

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