Cosa impedisce al robot di fare clic sul pulsante “Non sono un robot”?

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Il pulsante “Non sono un robot” è stato sviluppato da Google ed integrato nel loro servizio reCAPTCHA.

Questo servizio si occupa appunto di fornire a provider di servizi web (come ad esempio siti web) una modo per tenere alla larga sistemi software automatizzati creati con lo scopo di danneggiare i servizi stessi (come ad esempio registrazioni multiple a scopo di phishing).

Il pulsante in questione utilizza degli algoritmi di intelligenza artificiale, addestrati per differenziare gli umani dai “robot” tramite il riconoscimento dello “stile” di movimento del puntatore (mouse) o delle dita (nel caso di dispositivi con touch screen) sulla pagina Web.

Ebbene sì, le pagine ove questo pulsante è presente, tracciano in continuazione il movimento del cursore (o dita) analizzandone direzione e velocità ed eseguendo poi su questi dati precisi calcoli. I movimenti che noi umani effettuiamo sulla pagina non sono infatti ne casuali ne tantomeno geometricamente perfetti, ma sono unici e seguono certi schemi che algoritmi di machine learning riescono a riconoscere autonomamente. Gli algoritmi devono essere addestrati con dati reali di movimenti del mouse e probabilmente anche tu hai contribuito a tale addestramento semplicemente navigando su internet.

Praticamente è un Test di Turing (Test di Turing – Wikipedia) ma tu essendo umano non te ne sei mai accorto. E ciò è normale per gli esseri umani. CAPTCHA infatti sta per Completely Automated Public Turing-test-to-tell Computers and Humans Apart (CAPTCHA – Wikipedia).

Tuttavia, come ogni algoritmo basato sull’intelligenza artificiale, assieme al risultato dei propri calcoli, fornisce anche una percentuale di confidenza con gli stessi. Quindi, quando il pulsante ha dei dubbi sul fatto che tu sia o meno un “robot”, chiede altre prove e ti sottopone ad un altro Test ma questa volta un po’ più esplicito, mostrandoti delle immagini che difficilmente possono essere comprese da un’intelligenza artificiale, ma che tu puoi comprendere in un batter d’occhio.

Vuoi provare? Ecco qui una demo: ReCAPTCHA demo

Oltre ai movimenti sulla pagina, reCAPTCHA utilizza anche i dati inviati dal browser. Se il browser è “fidato” (ad esempio stai usando Google Chrome) e magari hai anche effettuato il login su Google con quest’ultimo, molto probabilmente sarà più sicuro della sua scelta e ti lascierà proseguire senza ulteriori verifiche.

Come suggerito da User-13754219784819182860 (che ringrazio) nei commenti, aggiungo qui “l’altro lato della medaglia” della tecnologia di verifica con selezione di immagini reCAPTCHA: “Alcune immagini mostrate non sono etichettate, e si sfrutta proprio l’utente per farlo ed aumentare così la già grande mole di dati etichettati in possesso di Google, aiutandolo così a sviluppare sistemi di riconoscimento immagini sempre più accurati. Paradossalmente in alcuni casi l’utente potrebbe cannare alcune scelte – quelle corrispondenti ad immagini per cui nemmeno la macchina conosce l’etichetta – e superare lo stesso il test.

Captcha e RECaptcha sono una genialata: far lavorare gratis gli utenti illudendoli che si tratti di un test, quando il vero test avviene col movimento del mouse.”

Riccardo Montanari · Ha studiato Ingegneria informatica presso Alma Mater Studiorum – Università di BolognaAggiornato in data 4 anni