Cosa prevede la plastic tax che divide il governo

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La nuova tassa sui prodotti di plastica monouso e sugli imballaggi, prevista dalla bozza della manovra finanziaria 2019, dovrebbe portare nelle casse dello stato poco meno di 3 miliardi

La plastic tax, che dovrebbe entrare in vigore dal 2020, è contenuta nella bozza della prossima legge di Bilancio e prevede imposte su prodotti monouso come bottiglie di plastica, buste e vaschette in polietilene. Sono compresi nella tassa – fino a un euro al chilo – anche il polistirolo, i tappi delle bottiglie, le etichette e materiali plastici usati per protezioni e imballaggi. L’obiettivo è quello di sviluppare un’economia circolare, ridurre la quantità di rifiuti e l’inquinamento, tutelando così l’ambiente.

Di fatto, la tassa sulla plastica recepisce, almeno in parte, la direttiva europea su determinati prodotti in plastica monouso, adottata lo scorso maggio dal Consiglio Ue. La norma stabilisce una regolamentazione più severa e vieta addirittura l’utilizzo di alcuni prodotti in plastica usa e getta per i quali esistono valide alternative. Secondo le nuove norme europee, i piatti, le posate, le cannucce, le aste per palloncini e i bastoncini cotonati in plastica monouso saranno vietati entro il 2021. Le bottiglie di plastica, inoltre, dovranno avere un contenuto riciclato di almeno il 25 per cento entro il 2025 e di almeno il 30 per cento entro il 2030.

Nella bozza della manovra italiana non tutti i prodotti monouso sarebbero però colpiti dall’aumento. Ne sono un esempio le siringhe, le taniche e tutti quegli oggetti di plastica che – al di fuori dell’ambito sanitario – possono avere un uso più duraturo. Se da un lato la tassa è un’opportunità e una virata verso una politica ambientale più consapevole, dall’altro rappresenta un rischio per l’industria del settore. Per questo, sempre nella bozza, sono previsti incentivi per le aziende che operano con la plastica e decideranno di produrre materiali biodegradabili e compostabili. Si parla di un credito d’imposta del 10 per cento sulle spese sostenute.

Maggioranza divisa

La nuova tassa fa però tremare l’esecutivo, con posizioni divergenti proprio nella maggioranza. Matteo Renzi di Italia Viva ha attaccato la manovra e chiede il ritiro della tassa. Luigi Di Maio, del Movimento 5 stelle, sostiene invece che va mantenuta in quanto rappresenta un passo importante verso una politica ambientale giusta. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è sulla stessa linea e si dice sorpreso dalle critiche e sottolineando che “c’è un uso smisurato della plastica” e tutto il mondo va nella direzione di ridurlo. Ma dall’Emilia Romagna, regione leader nel comparto del packaging e dell’imballaggio, il presidente Stefano Bonaccini (Pd) ne chiede una revisione, preoccupato per le possibili ripercussioni che la misura potrebbe avere sul voto regionale di gennaio.

Le polemiche sono alimentate da alcune stime, e soprattutto dal timore che le aziende possano scaricare il prezzo della tassa al consumatore. Federcosumatori prevede infatti che l’aumento potrebbe aggirarsi intorno ai 138 euro per famiglia, mentre per Codacons la stangata della plastic tax può arrivare a 165 euro. Intanto, stando alla bozza della manovra, con la tassa sulla plastica entreranno nelle casse dello stato 1,1 miliardi di euro nel 2020 e 1,8 nel 2021.

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