Elezioni politiche 4 marzo ? che succede fino al voto.

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Non si tratta di elezioni anticipate ma quasi. La XVII Legislatura si doveva concludere il 14 marzo 2018 ma si concluderà dieci giorni prima, il 4 marzo, quando gli italiani saranno chiamati alle urne per rinnovare i due rami del Parlamento ed arrivare alla nomina di un nuovo Governo.

Che succede fino al voto per le elezioni politiche del 4 marzo? Qual è l’iter dettato dalla nostra Costituzione per porre fine all’attuale Legislatura? Dallo scioglimento delle Camere fino all’insediamento del Parlamento e del Governo, chi amministra il Paese? Quanto dura la campagna elettorale? Vediamo.

Elezioni 4 marzo: che significa lo scioglimento delle Camere?

In base alla facoltà che gli concede l’articolo 88 della Costituzione, il presidente della Repubblica (Sergio Mattarella) convoca al Quirinale i presidenti Senato e Camera (in questo caso, rispettivamente, Pietro Grasso e Laura Boldrini) e, successivamente, scioglie i due rami del Parlamento con un decreto controfirmato dal presidente del Consiglio (fino alla fine di questa Legislatura, Paolo Gentiloni).

Che succede fino al voto? Il Parlamento perde i suoi poteri? In un certo sì, ma senza che ci sia un vuoto di potere. La Costituzione pensa anche ad evitare questa eventualità, consentendo alle Camere, anche dopo lo scioglimento, di esercitare temporaneamente il proprio ruolo fino all’insediamento del nuovo Parlamento. In pratica, Camera e Senato si occupano di garantire la normale amministrazione o di affrontare una situazione di emergenza. Quello che, invece, il Parlamento non può fare in questa fase di «limbo» è eleggere un nuovo presidente della Repubblica.

Sciolte le Camere, tocca al presidente del Consiglio salire al Quirinale – eventualmente accompagnato dal ministro dell’Interno – per firmare il decreto che indice le elezioni politiche. Quel decreto viene, poi, portato in Consiglio dei Ministri per fissare la data inaugurale del nuovo Parlamento che, in base all’articolo 61 della Costituzione, non deve essere oltre i 20 giorni dal voto. Quindi, e poiché le elezioni si tengono i 4 marzo, l’insediamento delle nuove Camere non deve avvenire oltre il 23 marzo.

Elezioni politiche 4 marzo: quanto dura la campagna elettorale?

Questa è una domanda che fa spesso sorridere. La campagna elettorale, cioè quell’insieme di attività di propaganda che si svolgono per promuovere idee e candidati dei diversi partiti, deve durare ufficialmente trenta giorni e concludersi due giorni prima del voto.

Vuol dire che, in vista delle elezioni politiche del 4 marzo, la campagna dovrebbe iniziare il 2 febbraio (mese che nel 2018 porta 29 giorni) e finire il 2 marzo. Trenta giorni giusti giusti di calendario. Il 3 marzo, cioè il giorno prima del voto, è la cosiddetta giornata del silenzio o il giorno di riflessione in cui non è consentito fare dei comizi o dei proclami elettorali.

Perché il fatto di chiedersi quanto dura la campagna elettorale fa sorridere? Perché per molti (e, a ben vedere non avrebbero tutti i torti) la campagna elettorale ha una data ufficiale di chiusura ma mai di apertura. Quasi tutti i politici (dire «quasi» è usare una forma di cortesia più che di prudenza) sfruttano mesi prima microfono e taccuini per portarsi avanti, per iniziare a vendere agli elettori idee e programmi e per screditare l’avversario. Quindi, la pratica supera l’ufficialità: la campagna elettorale si sa quando finisce, ma mai quando inizia. Sono cose della politica, vero?

Che succede dopo le elezioni politiche del 4 marzo?

Dopo il voto, il presidente della Repubblica dà il via ad un giro di consultazioni con i leader dei partiti con rappresentanza parlamentare. Il Capo dello Stato affida, di norma, all’esponente politico del partito o della coalizione che ha vinto le elezioni l’incarico per la formazione di un nuovo Governo.

Il presidente del Consiglio incaricato dal Quirinale apre una trattativa con le forze politiche per esporre il suo programma e sondare l’appoggio dei leader politici. In definitiva, per cercare una coalizione che tenga in piedi nel modo più solido possibile il suo Governo. Se, a suo avviso, i presupposti ci sono, si rimette alla fiducia del Parlamento. Altrimenti, rinuncia all’incarico.

Se il premier incaricato ritiene di essere in grado di formare un nuovo Governo che possa ottenere la fiducia del Parlamento, dopo averlo comunicato al Capo dello Statoviene nominato con decreto presidente del Consiglio, sceglie e rende pubblica la sua squadra di Governo e, insieme ai suoi ministri, presta giuramento al Quirinale.

Affinché il nuovo Governo sia pienamente operativo, deve ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento, cioè della Camera e del Senato, entro 10 giorni dalla data del giuramento. Il presidente del Consiglio espone nelle aule di Palazzo Madama e di Montecitorio il suo programma. Dopo la discussione tra i vari gruppi parlamentari, sarà la votazione finale ad approvare o a bocciare le linee guida del nuovo Governo che, a meno di brutte sorprese, dovrà restare in carica per 5 anni.

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