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«Al sud l’epidemia avrebbe arrecato danni incalcolabili, dicevano». Ricordate l’incipit di quel post che forse in molti avrete letto, non su queste colonne?
Cosa è successo un mese dopo quel post e tre dall’arrivo del virus?
Il sud è ancora in piedi ma deve ringraziare l’assessore Gallera, dicono. Cioè, dice: perché ci crede solo lui. C’era un forte rischio ecatombe perché «i nostri cittadini non rispettano le regole, dicevano». Però, strano ma vero, abbiamo rispettato le regole con la più bassa percentuale di infrazioni ai DPCM. Il principale pericolo, narrato dalla cronaca di questi ultimi mesi era rappresentato dalla presunta impossibilità del sistema sanitario meridionale di reggere ”l’urto”, qualora fosse arrivato.
«I nostri ospedali non all’altezza, dicevano» ma hanno dimostrato eccellenza. Quella del Cotugno di Napoli, faro per l’Italia e il mondo. Del GOM di Reggio Calabria, autore di una nuova terapia che spegne l’infiammazione da Covid in 120 ore. Dei ricercatori dell’Istituto Zoopotrofico di Puglia e Basilicata che hanno sequenziato due ceppi di Sars Cov-2.
Di queste eccellenze si dirà che torneranno a timbrare il cartellino per poi andar a fare la spesa, perché «i nostri medici, infermieri ed operatori sanitari sono noti assenteisti cronici». Intanto l’indice di contagio è crollato ma alcuni esperiti, giustamente, dicono che la lotta al virus è in discesa ma in corso.
Altri, quelli che ci hanno salvato, dicono che l’R0 è 0,5: ovvero, per infettarti devi incontrare due infetti allo stesso tempo, difficile. Ed è merito loro che hanno gestito tutto bene, continuano a ribadirlo.
Di quelli bravi, talmente bravi che in tre mesi tra il loro operato governativo/politico e l’inferiorità (presunta) del sud hanno preferito raccontare quest’ultima, in uno storytelling profondo come una pozzanghera in debito di pioggia.
Intanto siamo ancora qui. Ma non siamo più gli stessi. La pandemia ci ha aiutato, si fa per dire, a ricordare che siamo un grande popolo, perché l’avevamo dimenticato.
Un popolo generoso che ha inviato alle regioni in difficoltà cibo, donazioni, medici ed infermieri. Oculato, perché 32 nuovi posti di intensiva a Messina sono costati 2,7 milioni, non i 25 investiti altrove. Un popolo finalmente più felice perché il virus fa meno paura, ormai. Ma non smemorati, perché lo sappiamo che il cammino è ancora lungo. E consapevoli, di tre cose. La prima: ci hanno usato per distrarre le masse. La seconda: i Gallera li battiamo con la satira, che come diceva Dario Fo «è un punto di vista e un pò di memoria».La terza: non siamo perfetti, ma questo lo sapevamo già.
Ringraziamo l’assessore alla sanità lombarda per averci salvato, e facciamo (ancora!) attenzione: siamo passati in vantaggio ma la partita con il Covid non è finita.
Doveva andare diversamente, dicevano.
Non è stato così.