Views: 0
“Riorganizzazione della città perché Aversa diventi nodo di una rete”
Per la città non servono, banalmente, più soldi ma occorre un’azione che riformi profondamente il suo modo di funzionare, che sappia ridisegnare la mobilità, gli orari, i servizi, la vivibilità, l’estetica; che usi le grandi poten-zialità dell’innovazione telematica. Nella città servono, paradossalmente, i cittadini: almeno quelli che negli ultimi tempi sono stati praticamente espulsi dai centri antichi per la fatiscenza sempre più evidente.
Ma la chiave del successo di una grande strategia sta probabilmente nelle capacità di prescindere dagli interessi particolari ovvero di sollecitarli fa-cendo una mediazione tra i vari interessi per giungere al “bene comune”. Si tratta, in effetti, per mutuare una espressione oggi abusata, di trovare lo “in-teresse sostenibile”. Occorre ricercare il dialogo fra Governo delle Ammini-strazioni sovraordinate e Città, Città ed Imprenditori, Imprenditori e Lavora-tori, Pubblico ed Utenti privati attraverso la condivisione di obiettivi ed il coordinamento di azioni. Mettendo “in equilibrio”, quindi, i vari “interessi” e trovando, infine, lo “interesse comune” ovvero lo “interesse sostenibile” cioè l’unico interesse utile per il bene della Città.
E’ evidente, quindi, che tutto lo sviluppo della città non può che essere incentrato su una programmazione contrattata tra tutti : Organi Istituzionali e cittadini che partecipano al processo produttivo.
Aversa ha grandi potenzialità. È Terra colma di beni culturali con una Storia gloriosa fin dalla fondazione della città. È sicuramente già nodo fer-roviario. È sede di localizzazione di funzioni di primo livello quali le uni-versità e scuole di ogni ordine e grado, il Tribunale di Napoli Nord che conta un’Utenza di oltre un milione di cittadini ma anche di sistemi di at-trezzature quali zone commerciali specializzate ed è il nucleo di una po-tenziale grande città in grado di veder realizzato un sogno come fu per New York oltre cento anni fa..
Il sogno realizzatosi a New York fu riportato in un articolo di Mauro Ca-lamandrei sui 100 anni di quella città dal titolo: “La città imperiale verso il terzo millennio”. Testualmente si leggeva:
New York compie cent’anni. La città che è diventata sinonimo di tutto quello che c’è di meglio e di peggio nella vita moderna, era stata inventata la notte di capodanno del 1898, fra discorsi, spari di cannoni e fuochi di ar-tificio, col matrimonio fra l’isola di Manhattan, la città autonoma di Brooklyn e i quartieri di Queens, Bronx e Staten Island.
Ad un secolo di distanza è difficile non ammirare la lungimiranza di quei primi esponenti della città. Il trionfo della loro strategia dimostra ancora una volta che le grandi città sono creature dell’immaginazione e della volontà degli uomini almeno quanto del convergere di forze naturali e di circostanze. Negli ultimi decenni del secolo scorso non c’è dubbio che le città sono state il motore della storia, ma i due centri con maggiori probabilità di diventare la metropoli più importante sembravano essere Filadelfia e Chicago. La prima era stata la culla della repubblica ed era allora la sede d’importanti istituzioni artistiche e culturali e di alcuni dei più potenti gruppi finanziari e industriali; mentre Chicago sembrava il centro meglio preparato a dominare il futuro perché era il punto di convergenza di laghi, canali e ferrovie ed il fulcro di una delle regioni più ricche di risorse naturali del mondo. New York invece era un’isola rocciosa in una zona priva di risorse particolari. Però aveva la fortuna di avere cittadini decisi a farla diventare “la città imperiale”.
Bisogna mutuare l’atteggiamento dei cittadini di New York: per il rilan-cio della città occorre realizzare la “Grande Aversa”. Esaltare la cultura ed il turismo, nonché l’artigianato ed il commercio intimamente indotti da quelli, avendone la città normanna tutte le premesse essendo intrinseche ad Aversa le caratteristiche di: “città normanna” ( da Aversa partì la civiltà normanna che portò a Federico II detto lo Stupor Mundi), “città della musi-ca, del commercio e dell’artigianato” ( città natale di Cimarosa, Iommelli ed Andreozzi nonché “patria” della mozzarella, delle scarpe, della “polacca”, della “pietra di S. Girolamo” etc.), “città degli studi” ( sede delle facoltà di Architetura ed Ingegneria nonché di scuole secondarie di ogni tipo di “specializzazione” con una antica tradizione di studi classici ma con una presenza di indirizzi scientifici e tecnici tra i più completi in Campania). Da poco Aversa è anche “città del diritto” essendo sede del grande Tribunale di Napoli Nord.
Bisogna partire dalla considerazione che Aversa, sin dalla sua fondazione, viveva in sinergia con i “suoi” borghi (Tuberola, Luxanum, S. Nicola a Piro – Casaluce ecc.) essendo nata essa stessa dalla acquisizione da parte di Rainulfo Drengot del borgo Sancte Paulum at Averze.
Come scriveva lo storico sindaco Gaetano Parente: “ Nella serie degli undici conti normanni di Aversa fu Rainulfo il fondatore della città. Ebbesi questi donato, fin dal 1022, un territorio dall’imperadore Errico. Fu del pari gratificato dall’imperador Corrado il Salico nel 1027. Alcuni altri territori (forse poderi privati) in luogo detto in Octabo o ad Septimum gli elargiva Sergio duca di Napoli, salutandolo conte di Aversa nel 1030.”
Tra Aversa, Lusciano, Trentola Ducenta, Teverola, Casaluce, Carinaro e Gricignano ecc. non ci sono più, già da alcuni anni, soluzioni di continuità: è naturale pensare, quindi, la fondazione di una “Grande Aversa” mediante l’aggregazione dei summenzionati Comuni ottenendo una città di oltre cen-tomila abitanti e, conseguentemente, ben degna di essere protagonista, molto più che per essere il capoluogo della non più proponibile Provincia di Aversa.
Ma “unire” per concentrare gli sforzi sui grandi temi di interesse comune, sarà solo un passo successivo. Almeno dopo che si sarà realizzata la costi-tuzione dei Quartieri che può essere utile per decentrare i problemi circo-scrivibili ad un ambito ristretto quale è una Municipalità.
Tenendo conto di alcuni fattori, quali la concentrazione della popolazione residente in alcuni ambiti, la formazione “storica” degli agglomerati urbani ecc., possiamo esprimere una vera e propria proposta di delimitazione dei confini delle Municipalità che, anche in ossequio alla “memoria storica” , comunque in sintonia col PRG del 2001 (ancora vigente ed in proroga per un ulteriore anno!), abbiamo voluto così nominare: S. Paolo-Centro Nor-manno; S. Lorenzo; Savignano; Annunziata; Cirigliano.
Le delimitazioni dovrebbero dare un dato demografico di popolazione re-sidente di circa 10.000 abitanti per ogni Municipalità.
Si avrà, così, un funzionamento della città per “mini Comuni”, assimilabili proprio ai Comuni di Lusciano, Parete, Trentola Ducenta, S. Marcellino, Frignano, Casaluce, Teverola, Carinaro, Gricignano che, quindi, potendo funzionare come Municipi della Grande Aversa, chissà, potrebbero anche aderire ad una vera e propria “fusione” senza sentirsi privati del proprio “campanile” e dei propri rappresentanti politici. Il sogno che fu realizzato a New York potrebbe rimaterializzarsi per Aversa Normanna!
Aversa, accresciuta di dimensioni ed importanza strategica, può ben esse-re considerata, allora, un nodo imprescindibile di una rete non solo nazionale ma che interessi tutta l’area del Mediterraneo secondo i migliori studi di urbanistica recente.