Gentiloni, ore di panico. Il ribaltone lo manda a casa:così cade (subito) il suo governo

Views: 1

sabato 1 aprile 2017

1. TENETE IN CALDO LA TESSERE ELETTORALE PERCHE’ RENZI VUOLE VOTARE A NOVEMBRE
2. ARRIVARE A SCADENZA DELLA LEGISLATURA, PER MATTEUCCIO SIGNIFICA FINIRE BOLLITO E LA SUA ULTIMA TENTAZIONE E’ ANDARE ALLE URNE ALLA PRIMA DATA DISPONIBILE: IL 19 NOVEMBRE
3. PER ARRIVARE ALLO STRAPPO E FAR SALTARE GENTILONI, IL BULLETTO VUOLE DIMOSTRARE A MATTARELLA CHE NON C’E’ POSSIBILITA’ D’INTESA TRA LE FORZE POLITICHE PER RIFORMARE LA LEGGE ELETTORALE. PER FARLO HA GIA’ IN MENTE IL PIANO: ECCO QUAL E’ LA SUA STRATEGIA


Francesco Verderami per il “Corriere della Sera” da DAGOSPIA
Le elezioni a scadenza naturale sono un lusso che Matteo Renzi ritiene di non potersi permettere, perciò è in cerca di un escamotage che gli offra la via di fuga dalla legislatura. La prima data utile per andare alle urne è diventata il 19 novembre. L’ ultima trovata per arrivarci è farsi bocciare dal Parlamento una mozione sul Mattarellum.

Il documento sul modello elettorale scelto dalla direzione del Pd – ma che non piace nemmeno ai deputati e ai senatori del Pd – verrebbe presentato apposta per essere affossato. Servirebbe a certificare che non c’ è possibilità d’ intesa tra le forze politiche per riformare il sistema di voto.
Sarebbe il modo per giustificare il varo di pochi correttivi per venire incontro alle richieste del Quirinale, da dove si osserva con disincanto lo sfrenato tatticismo collettivo di quanti dovrebbero provarci a cambiare una legge che porta la firma della Consulta, e che invece nemmeno fanno finta. Il canovaccio non è destinato a mutare, sebbene l’ incontro tra Pd e Cinquestelle – rivelato da Repubblica – sembrava dovesse stravolgere il finale.

In realtà ognuno si attiene al proprio ruolo nel copione, che è stato infatti rispettato due settimane fa da Romani e Lotti, accolto dal capogruppo forzista nel suo studio al Senato subito dopo il voto con cui l’ Aula aveva respinto la mozione di sfiducia presentata contro il ministro dello Sport. Ogni partito si prepara ad ottenere parte di quanto chiede sulla legge elettorale, è la logica del compromesso. Resta una divergenza sulla tempistica dell’ approvazione, non una cosa da poco, visto che da quel momento ogni giorno sarebbe buono per andare alle urne.
E su questo punto Renzi è prigioniero di un’ ossessione che periodicamente riaffiora e che in questi giorni il portavoce della sua mozione per il congresso, Richetti, ha ripetuto ad alcuni compagni di partito: liberarsi dalle catene (e dagli impegni) del governo è un’ aspirazione e una necessità. Fino ad oggi ogni tentativo è stato vano, nonostante l’ ex premier fosse persuaso di poter andare alle urne già a giugno, «come mi aveva promesso Mattarella». Certo, se il Parlamento avesse prima approvato una legge elettorale. Perciò Renzi ha dovuto ancora spostare l’ appuntamento.

E siccome le assise del Pd stanno andando come lui voleva, ecco tornare il desiderio. Fosse possibile, il regalo se lo farebbe anche a settembre. Ma per votare il 24 di quel mese, le Camere andrebbero sciolte con decreto il 25 luglio, le liste andrebbero presentate nel week-end di ferragosto, la campagna elettorale andrebbe fatta sotto gli ombrelloni. Persino i fedelissimi, se il capo davvero ci provasse, sarebbero pronti a scommettere su un’ ennesima delusione.
È pronto a scommetterci anche D’ Alema, che infatti non si preoccupa di certi giochi di Palazzo, concentrato com’ è «su temi epocali, diciamo, come i destini del mondo nell’ era della globalizzazione», descritti in un libro redatto a quattro mani con il premio Nobel Stiglitz, e di cui sta preparando la presentazione.

Renzi, che non può concedersi il lusso di arrivare a fine legislatura e perciò non può permettersi distrazioni, freme quotidianamente. E quotidianamente tocca a Gentiloni «cercare di tenerlo calmo».

Uno sforzo fisico e nervoso che il premier cerca di non trasmettere in Consiglio dei ministri, dove semmai ieri si è preso cura di «tre di noi che sono sotto pressione»: Lotti per le sue traversie giudiziarie, la Madia per la storia del plagio nella tesi di laurea, e Poletti per le sue sortite estemporanee. «Teniamo botta», ha detto per solidarizzare con i colleghi. Ma tra il muso lungo di Padoan e quello di Renzi, anche per Gentiloni le urne avrebbero un che di liberatorio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *