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di Annamaria Pisapia (Vice Presidente Movimento 24A Equità Territoriale)
Con lo scrittore Luca Doninelli, si allunga la lista dei lombardi presuntuosi, tronfi, avidi e arroganti dopo Feltri, Severgnini, Sala, De Bortoli, per citare solo quelli post covid andando un po a ritroso nel tempo come dimenticare il sindaco di Cantù Bizzozero, che nel 2017 definì Napoli “una fogna infernale”: alla giusta indignazione da parte dei napoletani seguì l’invito dei consiglieri comunali a visitare la città partenopea per ricredersi (sic!); dopo le “scuse” e poiché il pensiero razzista di Bizzozero rimase invariato, com’era prevedibile, nel 2019 ci riprovò con “Meridionali di fatto da terzo mondo”; “Sud appendice africana che, a parte la pizza, esporta droga, ndrangheta, camorra e cosa nostra”).
L’allucinante intervista rilasciata da Doninelli (che stento quasi a credere abbia potuto conseguire qualche successo scolastico, dopo le esternazioni da troglodita) mette in luce una visione comune a molti lombardi di grandeur che, con magnanimità accoglievano gli emigranti così rozzi, arretrati, una roba da terzo mondo: “Era già tutto nello stupore che gli emigrati meridionali provavano quando arrivavano a Milano.
Appena scesi alla Stazione Centrale, si trovavano davanti il Pirellone. Comprendevano immediatamente di essere in un altro mondo, diverso da quello da cui venivano, ma anche dal resto d’Italia. Questo generava un’aspirazione e insieme un rancore: il desiderio di diventare come Milano, ma anche la considerazione che è facile essere Milano se hai tutte quello che ha Milano: collegamenti, ricchezza, opportunità, posizione geografica”.
Ma i vaneggiamenti non finiscono qui e il Doninelli (sicuro che è scrittore?) forte del fatto che qualcuno lo abbia ascoltato senza mandarlo al diavolo prosegue: “Ho la sensazione che tra gli italiani e la Lombardia sia successo qualcosa di simile a quello che succede a un padre severo, che è sempre stato saldo, nel momento in cui si rivela fragile, incapace di far fronte alla difficoltà il figlio se la prende con lui, gli vomita addosso il suo disorientamento, perché scopre che anche il suo punto di riferimento è vulnerabile, e lo considera imperdonabile.
Come dire: ‘Tu sei il capo del plotone, sei stato ferito: noi ora come accidenti ce la caviamo?”. Non pago e mostrando chiaramente di essere affetto da “disturbo delirante Doninelli si spinge a dichiarare ” Io Napoli senza le sue debolezze non la vorrei. Così come Roma tutta precisa non riuscirei a riconoscerla. Milano è la città che deve far dire: “Per fortuna c’è lei”. Bene, la diagnosi è confermata: Doninelli soffre di una patologia psichiatrica.
L’inquietudine viene dal fatto che ad esserne colpiti siano molti lombardi che necessiterebbero di una terapia d’urto: un opportuno ripasso storico (ad libitum) di quando la Lombardia non era altro che una colonia dell’Impero Austriaco e come tale sottoposta a pressioni fiscali tali che, se un colonizzato milanese avesse osato fare affermazioni come quelle di Doninelli avrebbe visto spalancarsi le porte, si ma del manicomio.