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«La definizione esatta di Savoini è nazista», così l’ex Direttore de La Padania Gigi Moncalvo dipinge in poche parole un ritratto del “faccendiere” (che bella questa parola da prima repubblica) Gianluca Savoini. Che i due non si stimino è cosa nota, fu proprio Moncalvo a cacciare Savoini dal giornale della Lega quando nel 2002 venne nominato direttore da Umberto Bossi.
Da dove viene la storia di Savoini “neonazista”
Savoini, iscritto alla Lega dal 1991 dal 1997 faceva il giornalista per il quotidiano del partito (quello che prendeva i fondi pubblici). Curiosità: anche Matteo Salvini ha iniziato in quell’anno la sua attività come cronista per La Padania. Ma Moncalvo non è l’unico a parlare delle simpatie “neonaziste” di Savoini. Ad esempio Repubblica riporta un commento di Stefania Piazzo, ex caporedattrice del giornale, che del presidente dell’Associazione Lombardia-Russia dice «nessun altro come lui aveva quelle pulsioni fascistoidi-naziste». Un altro ex direttore, Gianluca Marchi, dice che Savoini «apparteneva al filone nazionalsocialista».
Deve essere per questo che il 25 agosto Savoini – in qualità di “consigliere politico” della Lega – ha partecipato ad un incontro organizzato dal gruppo parlamentare di Alternative für Deutschland, il partito di ultradestra tedesco con simpatie naziste che all’Europarlamento fa parte dell’EAPN, il gruppo dei sovranisti europei cui appartiene la Lega (inizialmente invece era all’interno di ECR, il partito dove per l’Italia c’è FdI). Tema dell’incontro ovviamente i rapporti con la Russia, che come sappiamo è il pallino di Savoini.
Chi è che dice che Savoini è un “postnazista”
A dipingere un ritratto più dettagliato di Savoini è il giornalista Claudio Gatti, autore del libro I demoni di Salvini. I postnazisti e la Lega che indaga quella che secondo l’autore è la più clamorosa infiltrazione politica nella storia italiana. Nel libro Gatti dedica un capitolo a Savoini che definisce “il terzo infiltrato postnazista” dopo Alberto Sciandra e Mario Borghezio. Lui nega di aver mai avuto contiguità con gruppi politici che non fosse la Lega, ma nel libro Gatti riporta testimonianze di compagni di strada (e addirittura di scuola) tutti concordi nel definirlo “un fascistone”. Savoini nega di essere mai stato iscritto a gruppi o “cespugli” della galassia neonazista lombarda, ma quello che è sicuro è che frequentasse le stesse persone che in certi circoli si ritrovavano.