Islam: Corte Appello Milano conferma divieto burqa in luoghi pubblici

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La corte d’Appello ritiene corretta la delibera della Regione Lombardia che vieta l’ingresso alle donne con il volto coperto dal velo in luoghi pubblici. L’Associazione degli studi Giuridici sull’Immigrazione, gli Avvocati per Niente Onlus, l’Associazione Volontaria di Assistenza sociosanitaria e per i diritti dei Cittadini stranieri, Rom e sinti e la Fondazione Guido Piccini per i Diritti dell’Uomo Onlus avevano portato in tribunale Regione Lombardia dopo l’approvazione della delibera del 2015 che vietava, per ragioni di sicurezza, l’ingresso alle donne con il burqa in luoghi pubblici. La Corte ha confermato quanto già stabilito con sentenza il 20 aprile 2017 in primo grado dal Tribunale di Milano e cioè “il divieto di ingresso a volto coperto posto nella delibera appare giustificato e ragionevole alla luce della esigenza di identificare coloro che accedono nelle strutture indicate, poiché si tratta di luoghi pubblici, con elevato numero di persone che quotidianamente vi accedono per usufruire di servizi ; pertanto è del tutto ragionevole e giustificato consentire la possibilità di identificare i predetti fruitori dei servizi”.

”Finisce così il secondo round di una vicenda che aveva visto l’Associazione degli studi Giuridici sull’Immigrazione, gli Avvocati per Niente Onlus, l’Associazione Volontaria di Assistenza sociosanitaria e per i diritti dei Cittadini stranieri, Rom e sinti e la Fondazione Guido Piccini per i Diritti dell’Uomo Onlus portare in Tribunale la Regione per la delibera di Giunta n.X/4553 /10.12.2015, che vietava, per motivi di sicurezza, l’ingresso alle donne con il volto coperto dal velo in luoghi pubblici”, ha commentato l’assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. “La Corte, nel nuovo procedimento, ha bocciato – continua – lo strenuo tentativo proposto dai ricorrenti, cioè quello di consentire l’identificazione mediante rimozione temporanea del burqa. E’ al quanto strano che associazioni per i diritti degli indifesi si battano per il riconoscimento del burqa, pratica alquanto discriminatoria verso le donne, considerate di proprietà esclusiva dai loro compagni musulmani al punto che nessun altro le può guardare”. La sentenza “non lascia altre interpretazioni – conclude – per le associazioni: la Corte condivide integralmente la motivazione del giudice di primo grado, ma questo sicuramente non basterà loro ed è scontato che si appelleranno in Cassazione.” e

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